CAPITOLO 4
ASHLEY'S POV
Dopo circa un'ora di cammino qualcosa attira la mia attenzione c'è qualcosa, un pezzo di tessuto strappato, bagnato, coperto dalla neve solo in parte ma non deteriorato, ciò a significare che non è lì da molto. Lo prendo in mano e il mio cuore quasi perde un battito, il colore del pezzo di stoffa è e un rosso scuro simile al Bordeaux e osservandolo meglio mi rendo conto che non è un semplice tessuto strappato ma è un foulard. Senza ombra di dubbio è quello di mio fratello. Non lo confonderei mai poiché prima di darglielo gli ho ricamato a mano la lettera E che si vede chiaramente.
Mille domande mi si affollano nella mente: mio fratello è passato di qui, quando? Perché ? Era con Nick ? Che mio fratello sia stato catturato o peggio ucciso? Che sia ferito ?
NO , non è così, sono certa che questo è un indizio che mi ha lasciato.
Non devo sottovalutarlo non è inesperto e sapeva del pericolo, altrimenti perché mi avrebbe lasciato un messaggio criptato? Non può aver commesso un errore così banale come quello di farsi catturare.
Un rumore mi distoglie dai miei pensieri, una volpe ha appena catturato un coniglio .
Controllo l'ora , sono le 13:30, comincio anche io ad avere fame, con Meg riusciamo a trovare un posticino che sembra tranquillo e ci appostiamo per mangiare. Mi siedo su un masso e appoggio la schiena sull'albero alle mie spalle, tiro fuori dalla borsa un termos abbastanza grande dove c'è del riso cucinato per Meg, visto che non le potevo portare la carne .
Da domani dovrà procacciarsi il cibo da sola poiché ho potuto preparare solo una porzione giornaliera per lei . Entrambe siamo molto affamate, in pochi minuti finiamo il pranzo e ad essere onesta non mi sento neanche sazia. Riesco a malapena a ad alzarmi che qualcosa mi sfiora il braccio: un coltello è rimasto conficcato nell'albero vicino a me e il mio braccio è rimasto lievemente ferito. L'ho schivato in tempo, un minimo di ritardo e mi si sarebbe conficcato nella spalla.
Subito prendo delle fascie mediche dalla mia borsa, dove dentro ho riposto per le situazioni di emergenza un kit di primo soccorso: meticolosamente avvolgo intorno all'arto queste particolari bende che contengono sostanze estratte da erbe che facilitano la cicatrizzazione, tra mezz'ora sarà già guarito totalmente. Questo è un grandissimo vantaggio degli immortali, le nostre ferite guariscono autonomamente molto più velocemente degli umani non lasciando, nella maggior parte dei casi, alcuna cicatrice sulla pelle.
Subito mi metto in ascolto e sento delle voci venire da dietro di me, due per l'esattezza, giovani ma non riesco a capire il contenuto dellaconversazione. Entrambe sono relativamente vicine da dove mi trovo io adesso, ma nessuno sta venendo in questa direzione almeno per adesso, probabilmente sono stata ferita da un coltello vagante, meglio così, mi risiedo con l'intenzione di non intromettermi. Poco dopo sento dei piccoli passi e una voce di una bambina che chiede aiuto, potrebbe essere una trappola quindi velocemente salgo sull'albero al quale ero appoggiata cercando di fare meno rumore possibile e mi nascondo tra i tra i rami ad osservare la scena. Quando la piccola si vvicinaa mi rendo conto che non è come pensavo. La figura che mi trovo davanti è esile, i suoi occhi sono di un marrone chiaro leggermente scavati, spalancati, la pupilla è dilatata, la sua pelle ha assunto una colorazione cadaverica, continua a gridare e a cercare aiuto e non emette alcun tipo di aura pericolosa. Saltata giù dall'albero lei sembra presa dal panico, terrorizzata e ormai stanca non scappa ma si appoggia al tronco vicino a lei tenendosi a malapena in equilibrio appoggiando il peso sulla mano destra:
«Vai via ! Vai via ! Non farmi del male vai via !», mi urla .
Io mi avvicino con cautela, lei scoppia in un pianto disperato e non ne capisco il motivo, non cercava aiuto? Ad un certo punto, come rassegnata, si porta le gambe al pettoe chiude gli occhi mentre appoggia la testa sulle ginocchia. Sta tremando come una foglia a causa dal freddo. *Uccidila, non sopravviverà alla prossima ora e lasciarla agonizzante è troppo pietoso perfino per me.* Mi fermo a pochi passi da lei incerta sul da farsi, mi tolgo la giacca pesante e scostandola dall'albero gliela poso sulle spalle. Ha una leggera ferita d'arma da taglio sulla schiena che si sta rimarginando. Prendo delle fasce e le avvolgo il bacino sollevandole un po' la maglietta, lei lo capisce e guardandomi stupita non si ribella.
Ora che è finalmente più calma decido di parlarle:
«Chi sei ? Chi cerchi ? Chi ti ha ferito ?» cerco di parlarle nel modo più tranquillo possibile per non spaventarla ulteriormente. Lei si alza di scatto e mi prende la mano.
«C'é un ferito in fondo al bosco aiutalo ti prego» e ricomincia a piangere come una fontana.
«Chi sei ? In quale direzione si trova la persona di cui parli?», subito lei si gira e mi indica con il braccio la strada.
«Io sono Karin, mio fratello è laggiù» la direzione é proprio quella da cui prima provenivano gli urli e il coltello che mi ha colpito per sbaglio.
Mi concentro e sento ancora due persone che combattono. Subito prendo Karin in braccio e comincio a correre molto velocemente in quella direzione, lasciarla lì significherebbe esporla a nuovi pericoli, in pochi secondi sono arrivata. Nella scena che mi si presenta ci sono due ragazzi, appena arrivo entrambi mi percepiscono. Uno dei due si gira, i suoi occhi sono di un viola demoniaco. L'altro invece è sdraiato sulla neve con la testa rivolta altrove e la schiena pressata dal piede del primo che mi ha guardato con sguardo assassino. Immediatamente appoggio Karin vicino ad un albero e ordino a Meg di proteggerla, io invece mi prendo due coltelli e mi preparo ad attaccare.
Lui toglie il piede dalla schiena del ragazzo che tossisce rumorosamente e cerca di respirare. È in gravi condizioni e come se non bastasse è sdraiato su un laghetto di sangue intorno ad una ferita che gli si è aperta sul petto, devo essere il più veloce possibile. Attivo il il mio potere, divento elettrica e muovendomi velocemente mi avvicino al ragazzo e lo colpisco sul busto, lui non è riuscito a reagire, lo colpisco ripetutamente e mi accorgo della sua debolezza, probabilmente è per via dello scontro precedente.
La situazione va a mio vantaggio, prima che potessi infierire di nuovo per finire l'incontro la mia vista si appanna per un secondo e il ragazzo davanti a me scompare. Qualcuno lo ha salvato con il teletrasporto, e a molti metri lontano da me vedo il ragazzo di prima e un altro scappare.
Chi sono? Cosa cercano?
Subito vado dal ragazzo sdragliato a terra che Karin mi ha detto essere un suo parente. Non ho molto tempo, lui è già in stato di incoscienza, lo carico in spalla mentre prendo con l'altro braccio Karin a mo' di sacco. Riesco a portarli entrambi in una grotta. Arrivata lì accendo un fuoco spirituale così che non crei fumo che potrebbe farci localizzare.
Ora viene la parte più difficile e più lunga, prendo della neve, la scaldo fino a farla diventare acqua e con molta attenzione pulisco tutto il suo petto e schiena dal sangue per vedere bene le ferite. So che è un immortale perché la ferita sulla schiena sanguina poco e si sta rimarginando da sola, è debolissimo, i sigilli del suo demone emettono una luce fioca, ciò vuol dire che si sta riprendendo molto lentamente. Oltre al busto gli pulisco il viso e la spalla destra, ancora sporchi di terra. I suoi lineamenti sono delicati, il suo viso è perfettamente simmetrico con un perfetto naso leggermente all'insù, la sua colorazione è olivastra, opposta alla mia che sono cadaverica, chissà di che colore ha gli occhi; noto piacevolmente che la sua espressione non è più sofferente quanto prima. Non riesco a vedere il colore dei capelli perché sono sporchi ma mentre lo curo vedo sul collo un tatuaggio che mi ricorda qualcosa, ma non so bene cosa. Comunque sia lo stesso segno è riportato anche sul coltello che mi ha ferito, quindi probabilmente appartiene a lui. Ha senza dubbio molta massa muscolare ma la corporatura non è eccessivamente massiccia, senza dubbio le sue ossa sono più spesse delle mie. Il suo corpo ampio e robusto tralasciando il fatto che è notevolmente più alto di me. Mentre respira vedo il suo torace alzarsi e abbassarsi in modo più o meno regolare: sta visibilmente meglio rispetto a prima.
Sono passate circa due ore da quando sono qui e presto si sveglierà, non voglio che sappiano chi sono, per questo richiamo Meg, ancora accucciata vicino alla bambina e andiamo via. Lei cammina davanti e mi avverte se il percorso è sicuro, io cerco sul lato destro e lei sul lato sinistro per trovare un'altra grotta da usare come rifugio. Continuiamo a guardarci le spalle a vicenda, è già quasi ora del tramonto e non è sicuro aggirarsi in questi territori di notte, comincia a fare davvero molto freddo non so quanto ancora potrò camminare prima che le mie gambe si blocchino completamente per il gelo e come se non bastasse la giacca l'ho lasciata a Karin. Il sole sta tramontando e più vado avanti più sento gli animali notturni svegliarsi e mettersi in movimento. Improvvisamente Margot ringhia, c'è qualcuno: tre bestie selvatiche che non saprei identificare in quanto non ne ho mai viste, ci accerchiano e provano ad attaccarci, la risposta di Meg non si fa attendere, spalanca le fauci e con un solo attacco ne uccide uno mordendolo al collo e ne spinge un altro contro un albero. Io mi limito a fulminarne uno, devo risparmiare energie e soprattutto ora che non posso usare l'elemento del fuoco non devo esagerare, l'altro invece, senza dubbio più perspicace degli altri, coglie il momento e scappa. Meg è già pronta ad inseguirla ma la fermo, non abbiamo tempo per questo, raccolgo le ultime forze e, aiutata da Meg mi rimetto in marcia. Finalmente trovo un altro rifugio e mi apposto li a notte già inoltrata. Nel cuore della notte mi sveglio in preda a un forte male alla testa. C'è qualcosa di strano , mi sento poco bene , penso dipenda dallo stress accumulato. Mi alzo da terra ma la vista mi si appanna una seconda volta , sento dei fortissimi crampi allo stomaco e cado violentemente a terra appesantita dalle armi, l'ultima cosa che vedo è Meg che mi abbaglia contro e poi buio.