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Cloe
Mentre cammino verso il bar, sento il peso delle mie preoccupazioni pesare sulle spalle come un manto di piombo. Ophelia è al sicuro all'asilo, ma il suo pianto straziante quando l'ho lasciata mi riecheggia ancora nelle orecchie, facendomi rabbrividire anche sotto il tiepido sole della mattina.
Appena entro nel bar, i profumi di caffè e dolci mi avvolgono come una carezza, ma la mia mente è altrove, ancora prigioniera dei pensieri che mi tormentano. Reyna mi aspetta al tavolo, un sorriso luminoso sul viso, ma non appena mi vede, l'espressione gioiosa svanisce, sostituita da una furia di preoccupazione.
«Cloe, tesoro, sei agitata».
Osserva Reyna con tono compassionevole, porgendomi una tazza fumante di caffè.
«Cosa succede?»
Mi lascio cadere sulla sedia con un sospiro, sentendo il peso delle mie ansie scivolare via con il respiro profondo.
«È Ophelia».
Confesso con voce flebile, i miei occhi imploranti di comprensione mentre mi volto verso Reyna.
«Prima di andare all'asilo... ha piagnucolato, si aggrappava a me con tutto il suo piccolo cuore».
Reyna mi stringe la mano con affetto, il suo sguardo caldo e compassionevole mentre mi ascolta.
«Capisco quanto ti preoccupi, ma Ophelia è forte».
Mi assicura con gentilezza, cercando d'infondere un po' di conforto nei miei turbamenti.
«È solo il primo giorno, passerà».
Ma il mio cuore è ancora oppresso dal senso di colpa, dall'angoscia di lasciare Ophelia in un luogo sconosciuto e spaventoso.
«Ho paura di aver fatto la cosa sbagliata».
Confesso con voce rotta dall'emozione, le lacrime pronte a spuntare nei miei occhi.
«E se non riesco a proteggerla abbastanza?»
Reyna mi avvolge in un abbraccio caloroso, un gesto di conforto che mi fa sentire meno sola nelle mie paure.
«Tu sei una sorella straordinaria, Cloe».
Mi dice con voce tenera, cercando di sollevare il peso che opprime il mio cuore.
«E Ophelia sa quanto l'amore che provi per lei».
Mi asciugo le lacrime con la manica, cercando di trovare conforto nelle parole di Reyna.
«Grazie».
Dopo aver lasciato Reyna al bar, mi incammino verso la centrale di polizia, dove so di poter trovare Bob. È sempre stato un rifugio sicuro per me, un luogo dove posso sentirmi al sicuro e protetta, anche solo dalla vista di lui.
Appena varco la porta della centrale, i miei occhi vagano nervosi tra i vari agenti, finché non scorgo Nathan, il migliore amico di Bob, che si avvicina con un sorriso amichevole.
«Cloe, ciao! Come stai?»
Mi saluta con entusiasmo, abbracciandomi calorosamente.
«Hey, Nathan».
Rispondo con un sorriso, restituendo il suo abbraccio.
«Sto bene, grazie. Bob è qui?»
Nathan annuisce con un cenno del capo.
«Sì, sta finendo di compilare alcuni report. Lo trovi nel suo ufficio, vai pure».
Ringrazio Nathan con un sorriso e mi avvio verso l'ufficio di Bob. Mentre mi avvicino, sento il mio cuore battere più forte nel petto, l'emozione di vederlo ancora una volta palpitante sotto la pelle. Quando entro nell'ufficio, i nostri sguardi si incrociano e il mondo intorno a noi sembra svanire, lasciandoci soli nel nostro piccolo universo.
«Bob».
Dico con un sorriso radioso, avvicinandomi a lui con passo deciso. Non appena abbastanza vicina, lui si alza in piedi e si avvicina. Mi bacia dolcemente sulle labbra.
«Andiamo a pranzo?»
Annuisco.