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Capitolo 7 Ethan

Mi sveglio di soprassalto, alle prese con il solito incubo. Mi chiedo se mai se ne andranno o se riuscirò a passare una sola notte dormendo. Ormai stufo di guardare il soffitto, mi alzo e vado a farmi una bella doccia, sperando che allevi un po' lo stress. Dopo un'infinità di tempo, esco dalla doccia e mi vesto con dei semplici jeans aderenti neri, strappati sulle ginocchia, e una maglietta semplice bianca, il tutto accompagnato dai miei anfibi e dal mio solito giubbotto nero del club.

Sono pronto a iniziare un'altra bellissima giornata di merda.

Prendo il telefono e vedo che c'è una chiamata persa di mia mamma e, subito sotto, un suo messaggio. Decido di leggere il messaggio, così se riesco evito di chiamarla.

Non ho niente contro i miei genitori, ma mi sono staccato molto da loro dopo la morte di Viki. A quanto pare, non andava a genio a nessuno della famiglia, e come sempre me lo hanno tenuto nascosto per non vedermi soffrire.

Apro il messaggio...

"Mi serve un favore." Bene, perfetto, devo chiamarla per forza perché non può scrivermi direttamente cosa le serve.

"Pronto!" esclama al secondo squillo, già allegra. Come fa ad esserlo già di prima mattina? Che domanda stupida, lei non ha i miei incubi... Alzo gli occhi al cielo sapendo che non può vedermi.

"Mamma, ciao. Cosa ti serve?"

"Ciao anche a te, tesoro mio. Come stai? Quando passi a cena?" Perché deve riempirmi di domande?

"Mamma, non iniziare e dimmi cosa ti serve."

"Va bene, che figlio burbero che ho. Devi passare a prendere il manuale di tuo fratello; l'ha dimenticato a casa e io sono in giro per fare commissioni e non riesco a portarglielo. È sulla sua scrivania." Sbuffo un po' scocciato, anche se in realtà non ho niente da fare.

"Va bene, ciao mamma." Stacco il telefono senza neanche aspettare una sua risposta.

Vado in cucina e mi faccio un bel caffè nero. Prendo le chiavi della moto e vado a casa dei miei.

Dopo aver preso il manuale che serve a Benjamin, mi dirigo verso il college a tutto gas. Adoro la mia moto e adoro andare in moto; mi fa sentire libero.

Arrivo davanti al college e gli scrivo un messaggio.

"Sono fuori con il tuo manuale." La risposta mi arriva subito, solito perfettino. Io e lui siamo completamente diversi e a volte mi diverte prenderlo in giro. A differenza mia e di mio fratello più grande Samuel, Ben non ha niente a che fare con il club; vuole diventare avvocato.

"Va bene, dieci minuti e finisce la lezione." Sbaffo. Perfetto, devo pure aspettarlo, così decido di fumarmi una sigaretta mentre lo aspetto.

Esattamente dopo dieci minuti lo vedo uscire. Lo guardo scrutandolo; siamo proprio l'opposto io e lui. Io pieno di tatuaggi e piercing, lui nemmeno uno. Io conduco una vita nell'illegalità, lui studia per diventare avvocato. Io pieno di donne, lui non so nemmeno se ha mai fatto sesso. Io con jeans e giacca in pelle, lui con il cardigan.

"Ehi, fratellone," mi saluta allegro come sempre.

"Ehi Ben, come va?" Lo saluto a mia volta.

"Tutto bene. Mi hai portato il manuale?" Certo, perché se no che ci farei qui? È proprio buffo a volte. Alzo il sellino e glielo porgo. Mi guardo intorno e vedo davvero delle bellissime ragazze... forse dovrei tornare al college.

"Quasi quasi torno a studiare solo per le ragazze che ci sono all'università." Scoppio a ridere da solo mentre vedo che lui diventa un po' rosso sulle guance. Davvero, si sta imbarazzando solo per questo. Allora decido di calcare un po' la mano e prenderlo in giro.

"Ehi Ben, non puoi imbarazzarti per una battuta. Hai bisogno di scopare? Se ti va, vieni al club; ti faccio conoscere ragazze che ti faranno venire in pochi minuti." Se è possibile, diventa ancora più rosso e cerca di guardare altrove.

"Perché sei così?" Così come? Decido di lasciare perdere, tanto non cambierà mai... Lo saluto e sto per partire quando la mia attenzione viene catturata da una ragazza che sta parlando con il classico giocatore di football. Quando si gira, la riconosco subito; è la barista dell'Harry's. Cavolo, studia qui. Devo ammetterlo, alla luce del sole è ancora più bella. Mi guardo intorno e noto che parecchi ragazzi la stanno guardando. Lei nemmeno se ne rende conto, non sa nemmeno lei quanto cazzo sia bella... Vorrei andare da lei, ma con che scusa? E quello con cui sta parlando deduco sia il suo fidanzato. Guardo lui e penso che una ragazza come lei possa avere di meglio, ad esempio me. Decido di andarmene, anche perché mi sto rendendo conto che sembro un maniaco. Accendo la moto e sgommo via...

Un'oretta dopo decido di andare al club; dobbiamo parlare dell'incontro di stasera, che tra l'altro si terrà qui al club.

Entro e ci sono le solite facce da culo che però sono la mia famiglia e io morirei per loro. Bussò alla porta di mio padre e, dopo avermi detto di entrare, mi accomodo sulla sedia.

"Allora, figliolo, come stai?" Cerca sempre di interessarsi a me. Voglio bene al mio vecchio.

"Sto bene. Allora, cosa mi dici?"

"Che stasera combatterai contro Kevin, un ragazzo che si allena in una palestra privata. È molto forte e le scommesse sono già partite e sono alle stelle, quindi ti voglio carico." Gli sorrido, tanto sa che vinco anche stasera...

"Dobbiamo parlare anche di un'altra cosa." Lo guardo alzando un sopracciglio.

"Quando è morta Viki, abbiamo scoperto che c'era un infiltrato, ma non abbiamo ancora capito di chi si tratta." Mi alzo dalla sedia. Non voglio sentire parlare di lei. Non gli rispondo e lui lo capisce.

"Lo troveremo, figliolo. Anche se è scappato, non potrà lasciare il suo club per sempre." Annuisco, ma ormai ho perso le speranze. Sono anni che quel figlio di puttana si nasconde.

Ormai è sera. Scendo nel seminterrato per prepararmi al meglio. Stanno già iniziando ad arrivare un sacco di persone.

"Ehi, fratello," alzo lo sguardo verso Ryan e gli faccio un cenno con la testa in segno di saluto.

"Senti, ti dispiace se io stasera non ci sono? Devo uscire con una..." e inizia a fare gesti osceni con il bacino. Scoppio a ridere e acconsento con il capo.

"Divertiti, ma domani voglio i dettagli più scabrosi." Stavolta è lui a scoppiare a ridere.

"Ci puoi scommettere. E mi raccomando, fagli il culo come sempre." Detto questo, si alza, mi dà una pacca sulla spalla, gira sui tacchi e se ne va.

Finalmente è arrivata l'ora dell'incontro. Sento la voce metallica che sta presentando il mio avversario, poi arriva il mio turno e un boato più forte del suo si alza tra la folla. Salgo sul ring e ci guardiamo a vicenda fino a quando l'arbitro non dà il via. Subito lui si avvicina a me e mi dà un gancio destro. Lo lascio fare e poi subito dopo uno nello stomaco; lo lascio fare anche questa volta, anche perché la gente qui scommette anche per avere un po' di spettacolo. Sta per colpirmi di nuovo, ma stavolta non glielo lascio fare e mi scaravento su di lui, iniziando a colpirlo a mia volta in faccia e nello stomaco. Dopo all'incirca un minuto buono che prende colpi da me, vedo che si accascia a terra.

L'arbitro si avvicina a me sollevando la mia mano e, a quel punto, decido di alzare lo sguardo sulla folla. Subito il respiro mi si ferma, perché la vedo nella sua più totale bellezza che mi guarda con la bocca spalancata. Non riesco a capire se dallo stupore o dalla paura.

Ma in tutto questo io non riesco a capire cosa ci faccia lei qui, una ragazza come lei qui. Ancora non me ne capacito. Poi vedo la sua amica al di fianco che la chiama e lei stacca il suo contatto visivo con il mio, la sta trascinando via.

Devo assolutamente trovarla SUBITO.

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