Riepilogo
Allyson, è una ragazza molto semplice, decide insieme alla sua migliore amica di andare a studiare al college in California, per allontanarsi dalla sua famiglia un po' troppo opprimente.. Ethan, è un ventisettenne, che non crede nell'amore, egocentrico che vive la sua vita nel club di motociclisti di cui ne fa parte.. Cosa succede, se i due mondi lontani luce entrano in collisione?
Capitolo 1 Allyson
Sento una lieve pressione sul braccio e spalanco subito gli occhi trovandomi davanti ai due occhi azzurri della mia migliore amica, Isabel. Due pozze del colore del cielo nella giornata più limpida, accolte da un sorriso in grado di illuminare la giornata più buia e piovosa.
"Svegliati, bella addormentata. Tra un’oretta atterriamo!" faccio roteare gli occhi e scoppio a ridere, perché praticamente ha urlato, facendo voltare quasi tutti nella nostra direzione. Alcuni passeggeri seduti due file più avanti ci sorridono, mentre altri la fulminano con lo sguardo, cosa che lei si diverte a ricambiare. E io inevitabilmente divento rossa come un peperone. Ah sì, una curiosità su di me: sono timidissima, quindi tendo a diventare come un pomodoro.
Ma bando alle ciance. Io e Isabel ci troviamo in volo per la California, dove tra poche settimane inizieremo il college alla Berkeley. In effetti, ci siamo allontanate parecchio da casa. Siamo entrambe nate e cresciute in un paesino dell'Idaho. I nostri genitori si conoscono da sempre; tant'è che mia mamma e la sua hanno frequentato lo stesso college e, ovviamente, io e lei non potevamo non diventare migliori amiche. Già da quando avevamo quindici anni, sedute in veranda di casa mia tra un pettegolezzo e l'altro, progettavamo di andare nello stesso college e di frequentare lo stesso corso, ovvero giurisprudenza. Nel nostro immaginario da quindicenni, ovviamente vivevamo assieme in un piccolo appartamentino tutto nostro.
Beh, che dire, tutti i nostri sogni si stanno avverando. Volto di nuovo lo sguardo verso Isa e vedo che mi fissa, così decido di parlare.
"Sono sveglia, Isa. Non iniziare a fare la logorroica come al tuo solito." Lei sbuffa, facendo roteare gli occhi, ma in effetti sono elettrizzata anch'io all'idea che fra qualche ora saremmo finalmente atterrate in California, dove finalmente posso iniziare a studiare al college che sognavo di entrare fin da bambina. Ma in realtà non è l'unica ragione per cui mi sono allontanata così tanto da casa.
Non fraintendetemi: amo la mia famiglia e vado molto d'accordo con entrambi i miei genitori. Anzi, a dire la verità, sono la classica cocca di papà, ma sono molto oppressivi e insistenti nelle mie scelte, volendo solo il meglio per me. Ne sono felice e orgogliosa che aspirino a tanto per la loro figlia. Ho sempre avuto ottimi voti a scuola e praticamente un fidanzato modello approvato dai miei genitori. Ma per una volta nella mia vita voglio poter decidere da me come far svolgere la mia vita... voglio poter sbagliare e correggermi da sola. Anche se so che loro saranno lì a sostenermi nel caso sbagliassi, voglio sbagliare da sola.
Non sono una persona egoista. Apprezzo davvero molto i sacrifici che entrambi i miei genitori hanno fatto per farmi studiare. Mi hanno cresciuto con dei valori e voglio dare il meglio di me per renderli più orgogliosi possibile.
Loro per me vedono in un futuro un buon marito che mi sappia rispettare, un buon lavoro e magari anche dei figli...
Un piccolo sorriso nasce sulle mie labbra al pensiero che, in questo momento, loro siano seduti sul divano con il telefono sul tavolino, aspettando una mia chiamata per dire loro che sono atterrata. Staranno fissando il telefono insistentemente, papà con le braccia incrociate e mamma che le fa scorrere sulle sue gambe. Mi mancheranno e sicuramente partirà una chiamata da parte loro non appena apparirà sul loro orologio appeso al muro l'ora che ho detto loro che dovrei atterrare!
Finalmente, dopo interminabili ore di volo e di posizioni scomode sul sedile, il mio sedere ringrazia che siamo atterrate. Certo, potrebbero fare i sedili un po’ più comodi, visto il tempo che la gente ci passa seduta sopra.
Ci stiamo dirigendo con molta calma verso il ritiro bagagli, visto che qualcuno qui accanto a me ha deciso di mettersi i tacchi... Sospiro rassegnata, non riesco a farle cambiare idea in nessun modo. Mi guardo intorno e spero di non perderci in questo enorme aeroporto, che non ha niente a che vedere con quello che abbiamo nell'Idaho. Gli spazi qui sono immensi ed è molto più frequentato.
Già appena atterrata, ho notato che l'aria che si respira è notevolmente diversa da quella di casa. Qui è molto più afoso.
Finalmente, dopo venti minuti davanti al nastro trasportatore, riusciamo a recuperare i bagagli e, superati i vari controlli, riusciamo a uscire. "Allyson, dobbiamo fermare un taxi, altrimenti non arriveremo mai più, e i tacchi mi stanno distruggendo i piedi..." Sorrido, amo la mia migliore amica, ma amo di meno quando decide di mettersi in tiro anche per viaggiare. Io, a differenza sua, indosso un paio di jeans abbinati a una t-shirt semplice e le mie immancabili Converse.
"Avevi solo da mettere un paio di scarpe più comode," dico, facendole scorrere gli occhi addosso. Lei mi guarda male.
"Ally, la classe non è acqua... Comunque, sbrighiamoci." Non le do neanche il tempo di finire la frase che si getta in mezzo alla strada. Riesco prontamente ad afferrarla per un braccio, tirandola indietro. Se continua così, finirà per farsi ammazzare subito. Scuoto la testa, ormai rassegnata dal suo carattere così estroverso.
Dopo aver trovato un taxi e caricato le valigie, finalmente partiamo.
Una ventina di minuti dopo, il taxi si ferma e quasi mi catapulto fuori, stanca dell'incessante chiacchiericcio tra Isabel e il tassista.
Quando il taxi parte, noi ci troviamo davanti a una palazzina a quattro piani molto moderna, di un colore bianco sporco. Guardandola da fuori, sono molto soddisfatta.
"Ally, non riesco ancora a credere che siamo qua."
"Nemmeno io, Isa." Sono già entusiasta senza neanche aver visto l'interno. Da lontano vediamo avvicinarsi una signora sulla quarantina, sui tacchi alti e in un tailleur bordeaux. Ha i capelli neri legati in un elegante chignon ed è abbronzatissima. Sarà sicuramente la proprietaria di casa, che deve farci firmare dei fogli e darci le chiavi. Neanche il tempo di finire il pensiero, si ferma davanti a noi e ci sorride.
Io e Isa abbiamo cercato per quasi due mesi sui vari siti internet un appartamento che piacesse a entrambe e, dopo un'accurata selezione, abbiamo scelto questo. È situato in un posto strategico, a metà strada tra l’università e il centro.
"Salve, sono Tiffany Brown, padrona di casa. Ho qui con me già i fogli e le chiavi." Ci sorride mostrandoci una dentatura perfetta e bianchissima. Ha un sorriso genuino, di quelli che ti fanno subito ispirare fiducia. Magari lo fa per via del suo lavoro, ma a me ha già ispirato simpatia e fiducia... spero solo di non sbagliarmi.
"Salve!" esclamiamo all'unisono.
"Piacere, io sono Allyson Parker e lei è Isabel Williams. Piacere di conoscerla." Si allunga e porge la mano a entrambe in una stretta decisa. Apprezzo il fatto che ci tratti come adulte.
"Ragazze, datemi pure del tu. Qua ci sono le chiavi dell'appartamento," dice, facendole penzolare sotto il nostro naso per poi porgercele. "L'appartamento si trova al secondo piano e il numero è 2B. Per qualsiasi cosa, o qualsiasi problema, ho lasciato il mio numero sul frigorifero. Chiamatemi e provvederò a mandarvi subito qualcuno. Detto questo, buona giornata e buona permanenza." Ci sorride ancora.
"Grazie mille!" esclamiamo in coro, entrambe con un sorriso smagliante ed euforico.
Vedo Isa iniziare a saltare sul posto e battere le mani come una bambina, da quanto è entusiasta, e io non posso fare a meno di unirmi a lei. La gente intorno ci guarda male e qualcuno ci sorride, magari contagiati anche loro dal nostro stesso entusiasmo.