Capitolo 5
'Originariamente le parole erano magie e, ancora nel tempo, la parola aveva conservato molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo avrebbe potuto rendere felice l'altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l'insegnante trasmetteva il suo sapere agli allievi, con le parole l'oratore trascinava con sé l'uditorio e ne determinava i giudizi e le decisioni. Le parole potevano suscitare affetti ed erano il mezzo comune con il quale gli uomini si influenzavano tra loro. Non avremmo dovuto sottovalutare quindi l'uso delle parole nella psicoterapia'
(Sigmund Freud)
Nathalie
Era passato un anno preciso da quando James Von König mi aveva violentata nella mia auto.
Ricordavo ancora quella notte. Ricordavo come lui in precedenza avesse provato a conoscermi affascinato dalla mia voce lì al Crowe.
Ci aveva provato a conoscermi, ma mi ero rifiutata e la ricompensa era stata che al terzo rifiuto non si era fatto più vedere. Mi ero illusa però, perché James si era fatto vedere ed anche sentire la settimana dopo e quella dopo ancora. Alla fine si era preso quello che io non avevo voluto dargli.
Subire la sua violenza mi aveva scossa enormemente tanto che in un primo momento ero scappata da New York rifugiandomi a Londra e successivamente a Dubai.
Ma nonostante a Dubai mi fossi rifatta una vita, nonostante avevo recuperato me stessa e la mia voglia di vivere, nonostante tutto... mi mancavano le mie amiche e la mia famiglia quindi dopo sei mesi ero ritornata. Avevo preso a frequentare lo studio di Aileen e lei era stata la mia psicanalista di fiducia.
Le raccontavo tutto, come mi sentivo e come ancora trovavo difficile farmi toccare da un uomo.
Poi quando era arrivato Adam una breccia si era aperta, lui aveva scalfito un po' quelle mie paure. Addirittura ad Adam avevo concesso qualche bacio e mi facevo abbracciare. Aileen lo aveva definito un enorme progresso.
Progresso che si era andato portando nel tempo, adesso ero più sciolta nei confronti degli uomini. Dopo che Adam era sparito nel nulla non avevo più quella paura che qualcuno mi facesse del male.
Ero tornata a svolgere la mia vita di sempre e sì, stavo bene. O era quello che credevo fino a quando alle Bahamas non avevo incontrato di nuovo James.
Rabbia era quello che avevo provato nel ritrovarmelo davanti. Rabbia e paura. Eppure lui non mi aveva fatto nulla, anzi! Si era scusato, mi aveva detto che non sapeva cosa gli fosse preso.
Aveva cercato in tutti i modi di farmi capire di essere pentito. Conoscevo il suo nome è sapevo che era uno dei maggiori filantropi di New York e che donava spesso delle somme ingenti alle associazioni che miravano agli stupri, alle violenze psicologiche ed alle percossi su donne e bambini.
Questo mi aveva portato a chiedermi perché allora mi avesse stuprata, cosa si nascondeva dietro quell'uomo. Una facciata per nascondere i suoi crimini forse?
Mi voleva all'epoca. Questa era stata la sua risposta anche alle Bahamas e quando gli avevo detto più di una volta che non poteva provarci con me oppure usare altre maniere mi ero condannata. Lo avevo rifiutato sì, non gli avevo dato modo di farsi conoscere. Era quindi stata tutta colpa mia? Ero stata tanto codarda da non dargli un'occasione. Ma mi meritavo quell'abuso? Non lo so.
So solo che qualcosa era cambiato e ad un anno da quel giorno sapevo che sarebbero tornati gli incubi.
Ma non che sarebbero cambiati.
Il sogno era sempre lo stesso. James mi braccava, si impossessava della mia bocca mentre le mani fameliche mi carezzavano e mi spogliavano frenetiche. Gli dicevo di no, ma se in un primo momento si allontava poi tornava alla carica, insisteva: tu mi vuoi, mi vuoi quanto io voglio te. E in lacrime piangevo mentre entrava in me, il suo volto si deformava sempre diventando quello di un mostro ed invece di accarezzarmi come aveva iniziato mi braccava, mi faceva male e mi picchiava... ero disperata come sempre.
La sorpresa quelle notti però fu che d'improvviso il sogno cambiava, mi sentivo accaldata ed i miei gemiti di dolore si trasformarono in gemiti di piacere. Non piangevo più, al contrario la mia voce ansimava e lo invitava a continuare. James mi guardava, il viso era dolce, non più deformato e gli occhi azzurri si perdevano nei miei
Mi svegliavo di colpo! Sconvolta e rossa in viso. Quel giorno avrei rivisto Aileen e non vedevo l'ora di incontrarla
Erano le 17:00 e sapevo che Aileen mi aspettava puntuale per il nostro appuntamento. I miei lunghi capelli biondi erano sciolti mossi sulle spalle. Un vestito giallo aderente con i bordi bianchi e le ballerine a decolté bianche completavano il tutto. Dissi alla segretaria che avevo appuramento, sorridevo ma era un sorriso che non arrivava agli occhi.
Così quando finalmente entrai cancellai quella maschera e guardai la donna alla scrivania bella come sempre di fronte a me.
"Finalmente. Avevo bisogno di vederti."
Aileen era nel suo lavoro una persona molto comprensiva, che sapeva come mettermi sempre a mio agio e che mi dava sempre modo di esprimere tutto ciò che avevo dentro. Senza farmi sentire sporca, cosa che era accaduta, oppure una poco di buono. Mi osservò entrare ed appena mi vide subito capì che qualcosa non andava in me. Mi chiese di accomodarmi e con gentilezza mi invitò a prendere un thè e a parlargli di ciò che mi passava per la testa.
"Non mi chiedevi un appuntamento con urgenza da molto tempo. Sono felice di vederti, lo sai, ma speravo di non doverti più ricevere così. Siediti Nat, respira e raccontami tutto... Senza filtri. Ci siamo già passate, lo sai. Intanto ti preparo un the. Ti va?"
Guardai Aileen di fronte a me. E appena iniziò a parlare con la sua dolce voce accomodante iniziai già a rilassarmi. Raggiunsi la sedia come mi chiese e feci un paio di respiri per calmarmi.
"Mi conosci bene! Sì, prendo con piacere un po' di the." Dissi, ed intanto intrecciavo le mani con gesti convulsi. Ero nervosa e subito mi aveva capito.
Le lasciai il tempo di preparare il the ed intanto iniziai a parlarle, a spiegarle di quello che era stato l'inizio di tutto.
"Mese scorso sono stata in crociera. Avevo un matrimonio a Cuba e tutto è partito dalla crociera. La sposa voleva fosse così."
Iniziai, guardai Aileen che intanto venne a sedersi al suo posto e mi porgeva la tazza. Chiunque sarebbe voluto stare nei miei panni. Una crociera pagata ai Caraibi non era da tutti. Anche Aileen lo capì... le sorrisi ed allora iniziai a raccontarle della partenza e di come mi ero dedicata a quel matrimonio ed una volta terminato della mia presenza a bordo in assoluta libertà.
Dopo il matrimonio infatti potevo godermi la mia meritata vacanza e lo avevo fatto viziandomi su una delle spiagge di Coco Cay nelle Bahamas.
"Tutto parte da lì... non so quale infausto destino si sia messo di mezzo. Ma mi sono trovata di fronte James. Ho avuto paura ma l'ho affrontato Aileen. Gli ho detto che doveva starmi lontano e che non doveva più azzardarsi ad avvicinarmi o altro." Terminai
Guardai la donna mentre le mie dita tamburellavano sulla tazza nervosamente. Portai la bevanda alle labbra e ne sorseggiai un po' per poi tornare al mio discorso.
"Lui ha reagito in modo del tutto inaspettato. Mi ha chiesto scusa. Che non si perdona per quello che è accaduto quella notte. Che non sa neanche lui perché lo abbia fatto e queste cose qui. Lui mi ha chiesto scusa eppure io sentivo il suo sguardo sul mio corpo." Posai la tazza e scossi la testa. "Gli ho risposto che ci sono tanti modi per poter avere una donna che escludevano la violenza. Modi tipo conoscere una persona. Poi ho ricordato, lui mi ha fatto ricordare... ho ricordato che io non ho voluto tassativamente dargli questa occasione."
Le dissi. Ed allora le raccontai di come in un mese, quello antecedente la violenza, lui avesse provato ad avvicinarmi. E di tutti i miei rifiuti categorici. Non avevo voluto avere nulla a che fare con lui e ne avevo poi pagato le conseguenze. Non avevo più rivisto James dopo quel incontro. Mi aveva promesso che sarebbe stato lontano da me e lo aveva fatto, anche se in più di un occasione mi era sembrato di avvertire la sua presenza al locale.
Guardai Aileen. "È passato un anno da allora e da quando l'ho rivisto i miei sogni sono sempre gli stessi. Gli incubi sono tornati, lui che mi violenta e diventa un mostro poi... io che trovo il suo sguardo e rispondo con desiderio e gli chiedo di continuare.... nei miei sogni io lo voglio. Ed io non voglio desiderarlo." Le dissi disperata.
Aileen mi guardò dolcemente, accavallò le gambe cercando di assimilare tutto ciò che le avevo detto. Nei suoi occhi una consapevolezza che sembrava dire: ce la faremo, sapevamo che non sarebbe stato tutto rosa e fiori e prima o poi i tuoi sensi di colpa sarebbero emersi.
Aileen mi era stata molto vicino all'inizio della terapia, mi aveva fatto capire che non era stata colpa mia all'epoca. Ma avevo bisogno di lei anche in quel momento, perchè invece ero sicura che fosse colpa mia
"Rivederlo è stato un bel colpo, ma anche solo il fatto che tu lo abbia ascoltato e abbia avuto la fredda tranquillità di ragionarci su e poi venirmelo a raccontare è tantissimo, te ne rendi conto? E non devi essere spaventata dal tuo... Chiamiamolo "finto desiderio" per lui. Perchè è normale, sebbene sembri sbagliato. Ma è anche finto piccola, questo non devi temerlo.
Ricordi le mie parole quando ci vedevamo inizialmente per le sedute? Alla fine, quando ci salutavamo, ti ripetevo sempre: Non addossarti mai nessuna colpa di quello che è successo. Mai.
Perchè adesso tu credi di aver meritato quello che è successo visto i tuoi rifiuti nei suoi confronti, ma ti pongo una domanda allora. Non volere un uomo è una colpa? La risposta è no. Noi donne dovremmo desiderarli tutti e andare con tutti solo perchè ci viene fatta la corte o chiesto di uscire? Ancora qui la risposta è no. Cosa ci differenzierebbe dalle poco di buono Nathalie?
Tu hai ricevuto delle avance, che non hanno attecchito e hai gentilmente declinato le sue offerte. Questo non ha dato il diritto a James di farti del male gratuito, lo capisci? Era stato rifiutato da te e questo poteva dispiacergli, farlo arrabbiare magari, ferirlo nel suo orgoglio virile, ma non gli ha mai, mai e mai dato il diritto di stuprarti. Sono stata chiara Nathalie?
Nessuno sa cosa sarebbe potuto accadere se tu gli avessi dato modo di farsi conoscere ma... Un uomo che reagisce abusando di una donna al suo rifiuto, non si sarebbe certo rivelato il fidanzato dell'anno, Nat. Non condanno James, sai bene come la penso, gli uomini che compiono atti del genere, sono uomini che lanciano fortissime grida d'aiuto. James ha bisogno di essere aiutato, ha dei problemi dentro se, delle zone oscure sul quale fare luce, ma non è colpa tua. I sogni, sono la rappresentazione onirica dei tuoi sensi di colpa, nient'altro. Se capirai di non doverti sentire tu la causa del tuo abuso, passeranno...
Come ti senti al riguardo? Cosa ne pensi tu?"
La voce di Aileen era un sussurro nel silenzio di quella stanza. Era tranquilla, ispirava serenità e parlava senza accusare nessuno. Non me per i miei sogni che riteneva anzi fossero giusti. Non mi accusava di essere la causa del mio male, il che mi rincuorò non poco. Ed infine affrontò quello che era il mio problema. Lui, il suo atteggiamento e tutto quello che mi era accaduto, io e le mie reazioni. Sospirai osservando la donna e poi alzai il capo cercando i suoi occhi rassicuranti.
"Si. Per ora mi sento in colpa... in colpa per non averci provato. Se lo avessi fatto forse non avrei sofferto così tanto e non mi sarei sentita così... -Alzai le mani ed indicai il mio corpo. Non sapevo come esprimermi-... abusata?!"
Adesso non capivo, non riuscivo a dare una spiegazione a ciò che avevo fatto ed alle mie azioni. Ero sempre stata un tipo propenso ad ascoltare le persone, a venire loro incontro e non essere prevenuta. Mi piaceva essere amica di tutti e avevo avuto dei flirt durante la mia giovane vita. Però con James era stato diverso, gli avevo dato un no secco. Da subito, senza dargli occasione qualsiasi di farsi conoscere, nonostante avesse avuto ragione lui alle Bahamas, c'era attrazione.
Lo dissi ad Eileen, gli spiegai come aveva influito sulla sua scelta essere 'abbordata' in un night. Certo io non ero stata una di quelle spogliarelliste, quindi James non era stato provocato dal mio corpo nudo. Ma gli avevo detto no.
"Devo abituarmi a questa nuova situazione. Venire a patto col fatto che ci sono dei se e dei forse. Ecco cosa penso. Mi dispiace per tutto e se come dici tu, lui è una persona che ha lanciato un segnale...- la guardai- mi dispiace anche per lui. Non volevo essere la donna che avrebbe fatto uscire il lato oscuro nelle persone. Ma hai ragione, non è colpa mia! Non sono neanche la donna che può leggere i suoi segnali di aiuto. Perché io non lo conosco, giusto?"
Quella conversazione mi stava un po' confondendo. Io non avevo sbagliato ma in fondo si, lui aveva sbagliato lanciando forse dei segnali, era tutto così ingarbugliato. Portai le mani tra i capelli a volere svuotare la mente. Poi scossi la testa.
"È tutto complicato... siamo complessi. Eppure in tutto ciò io voglio salvare me stessa."
Terminai, per quanto volessi giustificare lui avevo bisogno di stare bene io. James veniva in secondo piano e non potevo pensare a quello che poteva soffrire ed a cosa teneva dentro. Forse avrei potuto cercare di capirlo semmai ci fosse stata occasione di rivederlo un giorno, parlargli, ma adesso la persona più importante era me stessa.
"Voglio non più sentirmi opprimere da quello che mi è successo. E semmai dovessi incontrare di nuovo James... - la guardai cercando un consiglio- gli parlerò? Cercherò di conoscerlo e capirlo, cosa farò?"
James
Tornato dalla vacanza ai Caraibi ero galvanizzato. Mi sentivo decisamente bene, avevo lanciato dei segnali a Nathalie e le avevo soprattutto chiesto scusa di quanto era avvenuto. I miei anche notarono in me un certo miglioramento al brunch che seguí il mio ritorno a New York, mia madre cercò ovviamente di indagare per scoprire cosa mi avesse portato il buonumore.
"Nulla. Non è accaduto nulla." Incredibile ma vero, non era accaduto nulla di che e lei ingigantiva il mio stato d'animo
"Ne parlerai mai James?" Mi chiese sconfortata.
Le sorrisi con sguardo birichino! "Certo, non appena torno negli Emirati, con Gale sicuramente."
Fece una smorfia, mia madre non accettava il fatto che a Gale raccontassi tutto ed a lei no. Ma il motivo era semplice, Gale era tenuta dal segreto professionale a non rivelare nulla, lei al contrario era una pettegola, a cominciare da mio padre a finire con le ragazze che avrebbe voluto appiopparmi.