Capitolo 4
"I viaggi, soprattutto quelli dentro noi stessi, riservono sempre delle sorprese."
JAMES
Quella crociera doveva essere semplicemente relax e distensione dei nervi. Ero partito, far preoccupare i miei genitori era l'ultimo dei miei pensieri. Come anche ripensare a Nathalie ed a ciò che era accaduto un anno prima. Cazzo avevo pagato già abbastanza per i miei errori, avevo rinunciato alla donna che volevo, mi ero preso la colpa di uno stupro che non avevo commesso ed ero andato in terapia per le colpe che effettivamente non erano mie.
Era giunto il momento per me di guardare avanti e rifarmi una vita, quella crociera era l'occasione giusta.
Aveva passato così i primi tre giorni di quella vacanza alla scoperta della nave, fin quando non arrivammo a Cuba ritenni ci fosse poco da fare, invece rimasi sorpreso. Ammettevo di non essermi mai concesso una vacanza in quel luoghi esotici né una crociera, i miei genitori avevano una casa ad Aspen ed una alle Maldive, quando tornavo da mio padre in Europa invece restavo chiuso in un appartamento di lusso sulle Alpi svizzere, fin da bambino ero sempre stato recluso e scortato ovunque dopo il rapimento. Non mi ero mai goduto nulla! Avevo iniziato a viaggiare da poco per piacere e non mettevo radici facilmente, perché viaggiavo e tanto per lavoro. Gli Emirati li definivo casa, New York un grosso potenziale per far soldi, ma una vacanza vera e perfetta fino ad allora solo una volta l'aveva fatta. Trovare il luogo perfetto per evadere dalla realtà era stato difficile, solo quell'inverno, dopo essere stato in Canada, finalmente era rimasto folgorato. Aveva quindi acquistato un terreno ad Alberta sul lago Louise e con Ahmad avevano elaborato un progetto di costruzione. Sarebbe sicuramente stato quello un luogo di vacanza fisso, sia per le estati che per gli inverni e già pregustava la pace che avrebbe trovato in quel posto. La crociera fino a quel momento si era rivelata caotica, animatori che ti organizzavano giornate e donne che si gettavano ai miei piedi senza ritegno.
Stava di fatto che adesso finalmente avevo scoperto il piacere di una crociera, dovevo ammettere che lo staff era sempre disponibile e che non mancava nulla sulla royal caraibian. In pratica era una piccola cittadina in mare che dava a loro disposizione tante attività. A parte le ore in piscina fino a quel momento mi ero dato la possibilità di tornare ad allenarmi nelle arti marziali, il karatè non era la sua disciplina, ma si avvicinava al Kalarippayattu disciplina che non facevo da almeno cinque anni, mi ero concesso alla spa della nave ed infine ero scappato da una donna abbastanza insistente che voleva per forza di cosa che lui entrasse nelle sue mutande. Non apprezzavo il tipo di donna invadente e volgare che volevano invadere la mia vita e la mia privacy, sopratutto quando era chiaro che quella donna conoscesse benissimo la mia identità e che con molte probabilità volesse ben di più di una notte di sesso. Ero molto selettivo in fatto di donne e dovevo ringraziare quella nave se in quei giorni ero riuscito a sfuggirle. Non che non volessi divertirmi, ero partito proprio con quell'intento. Ma cercavo una donna attraente sì, eppure doveva essere discreta, mai volgare e sopratutto intelligente e non opportunista. Sì sono decisamente selettivo anche nelle relazioni casuali, forse troppo per mia madre che ormai aveva rinunciato ad un nipote.
Quell'ultimo punto nel mio ambiente era davvero molto difficile da trovare, in pratica per far felice mia madre che avrebbe voluto un nipote a breve avrei dovuto prendere la prima donna che mi capitava a tiro. Ed invece no! Ero molto, forse troppo selettivo.
Sta di fatto che a termine della prima settimana di crociera, sono riuscito a godermi la vacanza. Il paradiso l'ho trovato però giunto a Cuba quando sono sceso a godermi quel paese fuori dagli schemi e colorato e pieno di sorprese.
Ho passato solo tre giorni in giro per Havana, ammetto che mi sono perso ad ammirare più volte le auto d'epoca che erano una delle attrazioni di Havana. Poi avevo seguito la guida fino al muro di Che Guevara. Era stata una bella permanenza, pensare che dopo le Bahamas saremmo tornati a casa quasi mi dispiacque, quindi avevo deciso che godermi quell'ultima settimana prima di tornare nella caotica New York, senza lasciarsi perdere nulla.
La mia vacanza stava andando proprio alla grande, c'era ottima musica ed ogni posto era stupendo.
Quel giorno dopo essere attraccati alle Bahamas, su consiglio degli animatori, mi ero deciso ad andare a Coco Cay, ero rilassato al massimo e farmi un bagno nelle acque cristalline dei Caraibi mi attirava molto più che stare a bordo e 'godermi' le piscine ed il sole.
Ero molto rilassato fin quando qualcosa, anzi qualcuno non attirò la mia attenzione.
Quel viso lo avrei riconosciuto ovunque, era sulla spiaggia e si nascondeva dietro una ridicola paglietta, anche se dovevo ammettere che le stava benissimo.
Come attratto da una calamita nuotai fino a riva, arrivando fino al posto dove avevo le mie cose. Presi il telo e lo cinsi intorno al corpo per asciugarmi ed intanto tenevo lo sguardo su di lei, mangiava un panino. Come cazzo faceva a restare composta anche quando mangiava su una spiaggia?
Gettai il telo sulla mia sacca scuotendo la testa! 'Lasciala stare James... lasciala stare!' Mi dicevo ed intanto avevo lasciato il mio posto dirigendomi verso di lei, adesso beveva, portava i capelli dietro la schiena e poi posando una bottiglia d'acqua si voltò e prese altro dalla borsa che aveva con se.
Mi fermai a pochi passi da lei, non mi aveva ancora riconosciuto, la paglietta le toglieva la visuale. Sollevò il viso e quel sorriso che fino a pochi attimi prima era sul suo volto scomparve
Feci un sorriso tirato, falso, mentre il mio sguardo si puntava nel suo.
"Che sorpresa. Ciao Nathalie!"
Notai subito il suo corpo cambiare postura e diventare rigido. Ed intanto il mio sguardo scorreva su di lei, il corpo perfetto ricoperto solo dal costume.
"Tu non devi neanche nominarmi." Disse e nel frattempo si copriva col telo.
Non serviva a nulla, lei non immaginava neanche come quel suo comportamento così reticente inducesse noi uomini ad insistere sempre di più. A diventare predatori del frutto più bello ed invitante.
Nel mio caso era lei il frutto, forse per questo quella notte ero stato preda di un raptus. Volerla ed averla ad ogni costo. Per fortuna la ragione aveva preso il sopravvento, ma dalle mie azioni purtroppo c'erano state peggiori conseguenze.
"Ehi calma. Ti ho solo vista e sono venuto a... - dirti la verità... scacciai quel pensiero avvicinandomi. - salutarti? Come stai?"
La guardai e lei stessa guardava me, il suo sguardo passava sul mio corpo. Sapevo che lei, come me, mi desiderava. Lo avevo avvertito nei pochi istanti che l'avevo toccata, il suo corpo rispondeva al mio quando la sua testa diceva no.
Ancora non sapeva che era così, che mi apparteneva. Come io a lei e forse mai lo avrebbe saputo.
"Vorrei scusarmi con te. Posso sedermi?"
NATHALIE
L'estate non era ancora iniziate eppure l'agenda dei matrimoni della nostra agenzia era già piena. Eravamo tutte indirizzate a concludere i matrimoni ed ovviamente anche gli eventi che ci circondavano. Il più importante e giunto improvvisamente era stato quello del TriBeCa film festival, evento che aveva portato Caroline a passare il primo matrimonio della stagione nelle sue mani.
Non sapeva sinceramente se Caroline le avesse fatto o meno un favore visto che la loro ultima cliente aveva fatto una richiesta specifica, fare il pre - matrimonio in crociera e sposarsi a Cuba, suo paese di origine. Che dire, una grande occasione per Caroline che non si prendeva una vacanza da anni, ma anche per me visto che poi avrei raggiunto la sposa a Cuba. Ed invece no, Caroline alla fine aveva rinunciato per organizzare il tribeca ed a me era rimasta la gestione completa del matrimonio Cubano. Così dopo aver organizzato al meglio quello che poteva dalla sede, facendo telefonate a destra e manca ero partita al fine di ultimare i lavori in crociera e infine a Cuba. Avevo in pratica due giorni di tempo dall'attracco ad Havana per organizzare gli ultimi preparativi.
Ma ero carica, e mentre mi imbarcavo dagli Hampton pensai che non ci sarebbe stato nulla di più bello di poter passare la settimana antecedente il matrimonio a godermi quella crociera.
Così dopo essere stata a Cuba ed essermi dedicata completamente al matrimonio ne approfittai per godermi il viaggio di ritorno. Le tappe erano le isole caraibiche, tra queste c'erano le Bahamas, non c'ero mai stata e finalmente avrei potuto godermi quel luogo tanto amato da persone di tutto il mondo.
Erano due giorni ormai che la nave era attraccata alle Bahamas. Il giorno prima ero scesa e mi ero goduta una passeggiata tra i luoghi esotici di Nassau. La capitale era molto popolata e sinceramente ero rientrata a bordo cotta. Sia dal sole che dalla stanchezza!
Quel giorno avevo quindi deciso di rilassarmi in un altro modo, avevo chiesto agli animatori dove avrei potuto rilassarmi lì nelle Bahamas e loro mi avevano consigliato la trasferta a Coco cay, le isole epatiche appartenenti alla compagnia Royal. Erano disabitate e potevamo avere accesso alla balneazione, sopratutto c'erano pochi ospiti, in pratica solo noi della nave.
Avevo accettato la loro proposta e mi ero preparata a quella giornata con un cappello a paglietta, lozione, costume e pranzo al sacco. Tutto ovviamente mi era stato procurato dallo staff e con un piccolo gruppo di altre persone di cui non sapevo nulla mi portarono su una delle isole deserte.
Rilassata stesi il telo sulla battigia, misi la crema solare e feci il bagno dove mi dedicai ai fondali stupendi. Ecco avrei dovuto chiedere qualcosa per le immersioni, con una maschera potevo rendere poco e lì sotto era tutto stupendo.
Tornata a riva era ormai ora di pranzo, mangiai il panino al pollo che mi avevano dato, bevvi ed iniziai a spalmare altra crema sulle spalle nude, onde evitare di prendere una scottatura.
D'improvviso un ombra sovrastó la mia persona, sotto la falda del cappello a paglietta che portavo pensai fosse una nuvola, seguii la sagoma ed invece no, era una persona.
Sollevai il viso con un sorriso, sorriso che si spense immediatamente quando notai chi c'era in mia presenza. Un grido mi morì in gola mentre la crema mi sfuggiva tra le mani... cosa ci faceva lui lì, ero riuscita a sfuggirgli a New York ed ora era invece a pochi passi da me.
Spaventata e raggelata cercai di muovermi ed allontanarmi. Ma per andare dove?Per quanto la bellezza fosse fondamentale nella società moderna! Per quanto i miei stessi occhi si voltavano a guardare il bello venendone attirati inesorabilmente. Per quanto l'uomo che avessi di fronte era veramente e decisamente un bell'uomo. Io ero sempre stata strana ed anomala, non ci volevano un bel faccino ed un fisico da sballo a farmi cedere. Cercavo qualcosa che andasse oltre la bellezza fisica, forse quella interiore o forse cosa peggiore non cercavo l'amore eterno di quello che raccontavano nei libri. Questo perché nonostante fossi una wedding planner non credevo che la felicità esistesse. Certo, esisteva l'amore, i miei genitori si erano amati. Ma la morte di papà dopo quattro anni di matrimonio mostravano che la felicità non esisteva, mia madre stessa poi aveva avuto quando capitava relazioni occasionali, eppure mai quel grande amore di cui tanto si parla, con molte probabilità quando papà era morto si era portato via anche il cuore della mamma.
Stava di fatto che per quanto credevo nell'esistenza dell'amore io non pensavo ci fosse spazio nella mia vita per l'amore ma anche per delle relazioni occasionali.
Ecco l'uomo che era di fronte a me,quest'uomo un anno prima aveva cercato da me, una relazione, semplice e puro sesso.
Oh era decisamente un bell'uomo, aveva fascino ma io non ero tipo da botta e via e lo avevo gentilmente rifiutato.
Più di una volta lo avevo fatto e più di una volta era tornato alla carica, senza chiedersi il motivo del mio rifiuto. Tutto questo fino a quando non si era preso da solo ciò che voleva, senza il mio consenso e facendo del mio corpo quello che desiderava.
Indietreggiai sul telo, lo sguardo smarrito in cerca di qualcuno, però c'erano poche persone e tutte leggermente distanti. Voleva sedersi accanto a me
Cercai di trovare coraggio. Perché? Perché dopo tutto quel tempo, quando finalmente iniziavo a sentirmi bene, lui ricompariva? Avrei voluto coprirmi tutta, anche il viso, tutto. Ma non potevo, mi sentivo anzi più nuda che mai sotto il suo sguardo sicuro e il sorriso beffardo.
Voleva che fossi calma. Ah bene! Cercava che mi rilassassi? Per farlo forse sarebbe dovuto sparire dalla mia vita e dai ricordi che offuscavano quella parte di passato. Se prima di lui avevo poca fiducia negli uomini per via del tradimento di Pierre, dopo la diffidenza si era trasformata andando oltre. Non riuscivo a farmi toccare ancora adesso da nessun uomo, e fino a sei mesi prima aveva vissuto di incubi, incubi dove il suo bel viso diventava mostruoso e cattivo. Le labbra carnose sottili ed invadenti e le mani adesso rilassate dure, in una morsa che mi imprigionavano.
Ricordarmi che comunque conosceva il mio corpo non era di nessun aiuto. Cercai di fare respiri profondi mentre continuava a guardarmi e cambiava il tono della voce, sembrava dolce quasi.
Non sapevo se fidarmi, c'erano comunque delle persone in giro per l'isola e sarebbe stato folle da parte sua anche solo sfiorarmi in una situazione del genere.
Cercai di rilassarmi ed andai a sedermi, non mi stesi questa volta, volevo avere tutto sott'occhio ed annuii.
"Siediti. Ma non avvicinarti troppo."
Gli dissi a quel punto, lasciai scivolare il telo e presi il capello che misi sulle gambe, a coprire il punto più intimo di me.
"Sto bene. Dopo mesi di terapia e con le amiche che non mi hanno mai lasciato mi sono ripresa. Certo non grazie a te! E se sei soddisfatto della risposta credo non abbiamo altro da dirci."
"Volevo solo scusarmi. Sono contento che tu abbia avuto delle amiche che ti sono state vicine.
Spero tu potrai perdonarmi un giorno, non immagini quanto la mia vita sia cambiata da allora."
Non sapevo se credergli oppure no. Scossi la testa guardandolo con quell'aria seria ed apparentemente dispiaciuta. Era vero? Gli dispiaceva di quello che aveva fatto?
Non potevo saperlo, non lo conoscevo e non potevo dire chi fosse o come fosse fatto, cosa pensava.
Sapevo solo che era potente, aveva un impero tutto suo ed un nome che era una garanzia, facendo cadere le mie accuse di violenza.
Lo guardai negli occhi azzurri e gelidi. James Von Kogin!
Avevo sentito spesso il suo nome anche prima della violenza o che iniziasse a volermi conquistare. Lui non lo sapeva ma aveva richiesto spesso alla Dream Events di preoccuparsi dei catering e degli eventi della sua società. Non me ne ero mai occupata io poiché alla fine ero quella che si interessava alla pasticceria ed ai matrimoni. Ma conoscevo il suo nome.
James Von Kogin sui giornali!
James Von Kogin King che chiedeva l'intervento della dream's event !
James Von Kogin che faceva un discorso commovente a favore delle donne e donava una cifra ingente all'evento del Plaza...
A quel pensiero mi scossi e lo guardai. Tornai indietro di un mese quando al Plaza avevamo organizzato l'evento della principessa di Windsor in difesa dei maltrattamenti e delle violenza sulle donne.
Ricordavo quell'assegno. Io, la principessa Elisabeth e Caroline ci eravamo guardate sorprese per l'ingente donazione. Sua madre poi! Sapeva tutto di ciò che mi era accaduto e mi aveva chiesto di perdonarlo.
Lo guardai confusa.
"Perché? Perché lo hai fatto?"
Perché mi aveva violentata se faceva donazioni a quella causa, per la violenza sulle donne quando lui era il primo a farlo? Ed io ne ero la testimonianza, lì in quello stesso istante. Non c'era un vero soggetto a quella domanda ma dovevo capire.
Lo vidi avvicinarsi di più. Cercai di allontanarmi ma mi prese la mano, dolcemente senza forzarmi.
"Non posso dirtelo. Posso solo dirti che quando ti toccavo reagivi così." In fondo come spiegare l'inspiegabile? Lei sapeva che ero stato io a violentarla. E io sinceramente non potevo mettermi nei panni di uno stupratore. Potevo solo basarmi sulle poche volte che ci eravamo toccati, che avevamo avuto su un contatto. Alzandomi la guardai restando incollato al suo viso che grazie ai raggi solari aveva lasciato emergere delle piccole lentiggini sul naso e sulle gote.
Lo guardai, mi batteva forte il cuore e tremavo. Era paura! Mi guardò alzandosi e feci lo stesso. Non volevo sentirmi inferiore a James.
"Questo è il tuo corpo che reagisce. Ora come ieri tu mi volevi." Mi disse, ma non era vero! Quel tremolio era paura non eccitazione.
"Non è vero!" Strattonai la mano. Tremavo!
"Non ti ho violentata! Quando ricorderai Nathalie io sarò lì ad aspettarti, perché ancora ti aspetto." Ammise allora James
Si allontanò da me, dandomi le spalle. Tenni lo sguardo sulla sua schiena mentre tremante mi stringevo in un abbraccio.
"Non è desiderio il mio... è rifiuto." o forse aveva ragione lui, pensavo mentre osservavo la sua schiena diritta mentre si allontanava e un brivido scorreva lungo la mia schiena. Quello riconobbi che non era paura, che potesse essere desiderio? Perché? Perché tra tanti uomini il mio corpo aveva scelto di risvegliarsi proprio con quello che lo aveva deturpato?