Capitolo 2
La violenza è una malattia, una malattia che danneggia tutti coloro che lo usano, indipendentemente dalla causa.
(Chris Hedges)
Marzo era ormai entrato a dare il benvenuto su New York. Le giornate scorrevano serene ed io cercavo nel lavoro e nelle mie amiche di evadere dal pensiero della rottura con Adam. Le mie amiche cercavano di essermi vicine e non farmi pensare a quel gran bluff che era stata quella storia ed il mio lavoro mi dava sempre più soddisfazioni.
Proprio quel giorno per esempio avevo un appuntamento importante. Caroline mi aveva contattata il giorno prima per informarmi che eravamo stati contattare da una principessa che giungeva da Londra per un lavoro che se fosse andato bene ci avrebbe potuto conferire un contratto molto importante.
La principessa Rosemary di Windsor infatti era ben conosciuta per i suoi eventi a scopo benefico in cui metteva se stessa in prima linea. Io di lei sapevo che era giovane e ne avevo seguito la sua crescita quando vivevo a Londra visto che eravamo coetanee. Una volta partita per la scuola di pasticcieri in Francia anche aveva avuto modo di seguire i gossip sulla donna, poi una volta tornata a New York aveva messo da parte quel mondo.
I tabloid avevano sempre parlato di lei anche fanciulla ed una persona come lei non passava inosservata. Ovviamente Caroline aveva voluto affidare a me quell'incontro poiché io non solo ero per metà inglese, ma essendo vissuta a Londra ed avendo avuto un educazione rigida quale il mio stato richiedeva, per tredici anni conoscevo gli usi ed i costumi più di lei.
Per questo quel giorno mi preparai per bene. Non indossai i jeans come facevo di solito ma indossai un abito aderente viola scuro, elegante e raffinato. Arricciai i capelli, un trucco elegante e senza forzature e mi diressi agli uffici che si trovavano nello stesso stabile della pasticceria dove lavoravo quando non avevo nulla da organizzare.
In anticipo di una buona mezz'ora mi sedetti alla scrivania iniziando a disegnare un paio di torte per una sposa che avrei rivisto di lì a giorni quando Caroline mi raggiunse.
"Sta arrivando e tu sei perfetta." Mi disse tutta eccitata, le sorrisi andandole incontro e rimisi le décolleté color bronzo ai piedi, visto che fino a pochi attimi prima le avevo tolte, mi alzai ed andai ad accogliere la principessa.
"Augurami buona fortuna." Dissi a Caroline stringendole le mani e poi allontanandomi.
Raggiunsi l'atrio e ad attendermi c'era una ragazza dall'aspetto delicato, capelli rossi e ricci tenuti legati in una coda elegante e viso sottile e delicato come il suo fisico. Sorrisi alla principessa e schiacciai l'occhio alla mia collega che intanto si chiudeva la porta del suo ufficio alle spalle.
"Buongiorno principessa di Windsor, sono Nathalie Winter e sono a sua disposizione per qualsiasi necessità."
La ragazza fece un leggero inchino sorridendomi. "Il piacere è tutto mio Nathalie. Spero vivamente che voi della Dream's possiate aiutarmi in ciò che cerco."
Le aprii la porta del mio ufficio e attesi che mi seguisse osservando l'uomo che poco distante da lei si girava intorno guardingo. Doveva essere la sua guardia del corpo, attesi comunque la principessa che mi seguì in ufficio. Ella entrò elegantemente in stanza e con la stessa finezza mi sorrise tendendo la mano. Ricambiai il suo sorriso e mentre si guardava intorno io chiusi la porta alle nostre spalle.
"È un onore per me conoscervi principessa. Ma prego si accomodi. Sono curiosa di sapere in che modo possiamo aiutarvi."
Attesi che prendesse posto e poi mi sedetti io stessa al mio posto. Accavallai le gambe e le sorrisi. Sicuramente il mio ufficio non era il massimo dell'ordine, la scrivania in ciliegio era coperta dei disegni su cui stavo lavorando e alle mie spalle c'erano le foto di alcuni matrimoni, sulla sinistra uno schedario e sulla destra una finestra larga dava sulla Broadway avenue.
"Quando ci avete contattate avete affermato che era per un evento benefico. Vorremmo quindi partecipare prendendoci solo le spese di costo in questa collaborazione. Per il resto ditemi cosa cercate ed io vi verrò incontro in tutto."
Terminai continuando a sorriderle, le mani che si incrociavano sulla scrivania di fronte a me.
Non eravamo ricche ma lavorare in quel campo da ormai cinque anni poteva farci prendere delle scelte a livello sociale di quel tipo.
Osservai la principessa che sorridendomi annuì "Per favore chiamami Rosemary. Ad occhio dovremmo essere coetanee e dovendo lavorare insieme vorrei avere un rapporto più confidenziale."
La ascoltai e portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio accennai con la testa. "Per me non ci sono problemi. La chiamerò Rosemary, lei si senta pure libera di chiamarmi Nat."
La donna comoda nella sua sedia posò la borsetta sulla scrivania e incrociò le mani sulle ginocchia.
Misi la mano sotto il mento ascoltandola parlare.
"I temi dei miei eventi variano, ho avuto sempre a cuore la gente che ha bisogno di aiuto: bambini, anziani, persone incurabili e altro. Ho sempre tenuto questi eventi a Londra ma adesso - scrollò le spalle- mi trovo qui ed è qui che vorrei continuare la mia opera. Questa volta concentrandomi su un tema molto importante, la violenza sulle donne. Ho fatto alcune ricerche e pare che alcune di queste vivano in una comunità di recupero e spero con i fondi di di ricavare qualcosa per loro. Farle reintegrare in società."
Parlava dei vari eventi che aveva organizzato per la società ed annuivo interessata, fino a quando mi disse cosa avrebbe riguardato quello che dovevamo organizzare noi e lì mi raggelai.
Mi misi seduta ritta sulla sedia e cercando di sorriderle sempre annui. Il sorriso non arrivava agli occhi azzurri, si capiva che qualcosa non andava.
Purtroppo quello era un argomento che mi stava molto a cuore visto che solo circa un anno prima avevo subito violenza sessuale.
"Si, io..." tossii per allietare il groppo alla gola. “Loro vivono in centro di recupero, anche se a loro serve anche tanto sostegno psicologico e non economico, la presenza di volontari è molto importante. "
Chinai il viso e portai una mano sull'orlo della gonna, a lisciarlo per metterlo a posto anche se in realtà non ce n'era bisogno.
"Essere sostenuti è molto importante. Molte delle donne che si trovano nei centri danno la colpa di tutto a se stesse. E noi dovremmo prima combattere questa guerra."
Alzai il viso e la guardai sorridendole.
Adesso ero più rilassata, io avevo avuto tutte quelle cose, ma c'erano donne che invece erano sole e così non doveva essere.
"Penso che usare come tema le rose bianche e rosse ed i gigli sarebbe perfetto. Dolci ed un buffet di cibo con tante scelte e varianti. Ha già idea di chi dovrà cucinare per noi, della location e di altro? Oppure vuole che pensiamo a tutto noi?"
Ascoltandomi la principessa mi diede ragione e ne fui contenta.
"È vero, ma vorrei devolvere il fondo appunto alla costruzione di edifici e strutture più avanzate, con medici e psicologhi sempre disponibili. Vorrei anche poter organizzare dei corsi di autodifesa e creare per loro una sorta di nido in cui si trovino al sicuro sempre."
Era entusiasta e si vedeva, prese la borsa e mi passò un foglio con una lista. Non volevo deluderla sulle aspettative che aveva su quell'evento che aveva progettato, soprattutto perché anch'io volevo che riuscisse.
"Qui trova le mie proposte per il Catering e per la location. Il Plaza ha una sala ricevimenti al suo interno e mi sono permessa di sondare il terreno. Per eventuali prenotazioni non ci saranno problemi visto che sarò io stessa a chiedere di venirci incontro."
Conoscevo il Plaza avevo già fatto qualche cerimonia e dei matrimoni anche in quel hotel. Era un posto straordinario e fantastico.
Scrivevo tutto ciò che mi diceva annotandolo, poi lo avrei trasposto a computer.
Lessi i nomi sull'elenco che mi aveva lasciato e notai un paio di chef conosciuti ed i loro ristoranti ormai rinomati. Conoscevo Tony Della Rosa, lui stesso ci aveva contattato per organizzare l'apertura del suo nuovo ristorante sulla quinta strada. Grandi nomi per un grande evento quindi.
Guardai la donna, senza conoscerla notavo che bene o male avevamo le stesse idee e la stessa linea di pensiero.
"Penso sia giusto invitare qualcuno di celebre. Anche volti noti dello sport, e direi uomini. Vorrei che la donna capisse che l'uomo non è un nemico. E... niente rosa, mi da la sensazione di sognatore e noi donne siamo forti, che ne pensa del rosso o del verde come colori da usare per il tema. Rosso come la passione, verde invece è la speranza. E noi donne dobbiamo sperare che tutto cambierà ed in meglio."
Terminai, in fondo avevo le idee chiare già su tutto, a me serviva solo che lei mi desse l'ok ed il via per iniziare.
Rosemary mi regalò un ampio sorriso ed annuendo prese carta e penna e trascrisse dei dati.
"Mi piacciono le tue idee e mi piaci tu. Direi che è più che perfetto, affidarvi questo evento è stata un'ottima scelta. Mi fido di te e so che non fallirai."
Posò la penna e prese la sua borsa alzandosi.
"Questo è il mio numero privato, chiamami a qualunque ora e quando avrai una lista degli ospiti che vorrai invitare. Io penserò invece ai vip che si trovano a New York. Se avrai problemi con la prenotazione al Plaza chiamami pure. Vorrei che l'evento sia la prima settimana di giugno."
Dovevo ammettere che ero orgogliosa e contenta dell'opinione che Rosemary aveva di me e del mio lavoro. Anche del fatto che i miei gusti spesso semplici non le erano dispiaciuti.
"Perfetto, le scriverò nel caso abbia bisogno" Le dissi mentre mettevo il biglietto che mi aveva appena consegnato nella mia rubrica personale. Mi aveva dato i suoi contatti e dovevo averne molta cura.
Una volta terminato di accordarci invitai Rosemary a prendere il thè insieme e quando la donna accettò mi allontanai per andare a prepararlo.
Tornai con del thè aromatizzato al gelsomino e dei pasticcini da te e li portai al tavolo dove iniziammo a parlare del più e del meno. Mentre sorseggiavamo il thè le raccontai del periodo in cui ero vissuta a Londra e anche della famiglia con origini nobili da cui discendevo, lei invece mi raccontò della sua istruzione e della decisione di venire a New York e trasferirsi per amore.
***
Dopo quell'incontro vidi raramente Rosemary, mi ero subito mobilitata alla creazione dell'evento. Avevo prenotato il Plaza come richiesto, chiamato il miglior servizio di Catering a New York e invitato come ospiti d'eccezione Michael Mitchell, uno dei campioni promettenti degli Yankee ed altri suoi colleghi del mondo dello sport. Rosemary invece si era premurata di invitare sua cugina e la sua migliore amica, la campionessa di pattinaggio sul ghiaccio, Irina Müller.
In pratica ci stavamo mettendo l'anima per quella serata e quando finalmente arrivammo agli sgoccioli io e Caroline eravamo tesissime.
La data dell'evento si stava avvicinando, il tema per me era molto importante e questo lo sapevamo io e le mie amiche. Mi ci misi dentro anima e corpo e quando finalmente giunse la sera dell’evento ero emozionata.
Avevo indossato un abito in seta rosso e raccolto i capelli biondi in un semplice chignon, la schiena era nuda e la borsa era d'argento, i sandali rossi, proprio per il simbolo della lotta alla violenza sulle donne.
Con l'auricolare all'orecchio restai collegata con le mie amiche e mentre accompagnavo gli ospiti ai tavoli il mio sguardo incontrò quello di un uomo. Restai impalata sulla porta mentre questo si avvicinava, gli occhi erano chiari e gelidi, i capelli neri e il viso sembrava incastonato nella roccia. Era James, lo stesso James che quasi un anno prima aveva abusato di me. Ed ora era lì, dove a farla da padrona era la lotta contro la violenza sulle donne.
Mentre si avvicinavano a noi restai in silenzio ad accogliere lui e la donna con cui era accompagnato, osservai l'invito indicando loro il tavolo cui erano stati assegnati passando poi al prossimo invitato. La serata doveva andare avanti e non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da lui. Con dignità avrei fatto il mio lavoro e sorriso a tutti senza far trapelare le mie emozioni.
La serata era calda, sentivo il sudore imperlarmi la schiena e poi un brivido. Doveva essere solo sensazione indubbiamente, la presenza di James mi causava una leggera tachicardia dovuta alla tensione.
Non so se non mi avesse visto, meglio se non mi aveva riconosciuta, perché era entrato e senza alcun cenno mi era passato davanti con la sua compagna a braccio.
La conoscevo, conoscevo entrambi, sui tabloid erano coppia fissa. Ad ogni evento, ogni festa ed ogni serata che si presentava. Erano considerati una coppia d'oro, James Von König e Laura Parker, in tanti si aspettavano un fidanzamento da mesi, un fidanzamento che non arrivava. Forse per rispetto al fratello di lei, John era il miglior amico di James e da come scrivevano i giornali non vedevano di buon occhio quell'unione.
Continuai a fissare la coppia ancora un po' fin quando non mi riscossi, quella serata per me e le mie amiche sarebbe stato il salto di qualità e non l'avrei rovinata a causa dell'uomo che aveva abusato di me.
Quando finalmente gli ospiti furono arrivati come da copione, Rosemary aveva aperto la serata facendo un discorso introduttivo molto bello e incoraggiante per le offerte.
Mi sorpresi quando tra coloro che facevano propaganda alla causa arrivò a fare un discorso anche James Von König.
Seduta nel mio angolo in penombra lo ascoltai, anche se a credere alle sue parole non riuscivo proprio, d'improvviso durante il discorso un brivido percorse la mia schiena. Mi alzai di scatto riconoscendo lo sguardo di lui sulla mia persona. Restai immobile mentre parlava dando voce a quello che aveva dentro, non aveva nessun discorso preparato, le mani erano fisse sul leggio e le dita vi si muovevano contro come a cercare un ancora, una fissa dimora.
"Non c'è nulla di più ingiustificato della violazione di una persona. Donna, bambino o qualsiasi persona emotivamente instabile.
Siamo esseri umani, sbagliare fa parte di noi! Lasciarsi andare agli impulsi ed agli istinti primordiali. Siamo deboli, facciamo i forti agli occhi del mondo. Poi quando meno te lo aspetti arriva una persona che ti fa scattare la scintilla, impazzire e farti perdere la ragione."
Stava dicendo, ero immobile sembrava proprio che quelle parole fossero dirette a me e che cercasse di giustificarsi. Scossi la testa mentre continuavo ad ascoltare il suo discorso.
"Dobbiamo imparare ad essere forti seriamente per far sì che ciò non accada, trovare una soluzione. Aiutare chi subisce le violenze così come fermare chi le causa. Ogni donna è madre, madre di uomini talmente vili che quando alzano il braccio non si rendono conto che in quella donna è la loro madre. Dobbiamo difendere le nostre madri, mogli e figlie, questo è il nostro scopo..."
Sentivo il cuore martellarmi in petto, avevo bisogno di prendere aria e allontanarmi da lì, da lui e dai ricordi che portava. Soprattutto dovevo allontanarmi dalle sue parole e subito.
Corsi in bagno dove la prima cosa che feci fu rinfrescarmi.
Posai la borsettina sul lavabo e presi a sciacquarmi il viso, il cuore stava prendendo battiti regolari ed anche la mia mente iniziava a calmarsi. Presi una salvietta e mi asciugai il viso, quando la scostai però nel bagno non ero sola.
Una donna, alta ed elegante, non giovane. Le rughe intorno agli occhi e la bocca, mi ricordava la mamma, come gli stessi occhi azzurri dolci ed accomodati. Voleva rassicurarmi? Non la conoscevo però sapevo che dovevo averla incontrata qualche volta perché il viso mi era familiare, incontravo ormai tanti visi che spesso mi sfuggivano i nomi. Mi sorrise ed io feci altrettanto aspettando che mi dicesse qualcosa.
"Tu sei Nathalie vero?" Mi chiese spiazzandomi, mi si gelò il sorriso sulle labbra.
"Sono Helena Freeman. La madre di James, appena ti ha vista mi ha cercato tra gli ospiti della festa." Mi disse, ed allora mi focalizzai su di lei.
Ecco dove l'avevo vista, sui giornali anche lei. Mi chiesi cosa sapesse mai di me quella donna e cosa voleva da me. La mia denuncia non era partita, gli avvocati di James avevano troncato tutto sul nascere senza far trapelare della violenza che avevo subito. Lui era più forte di me ed io potevo poco o niente contro il suo esercito di avvocati.
Gettai la salvietta nella pattumiera e presi la mia borsa per andarmene.
La donna però mi prese per il braccio gentilmente per fermarmi.
"Quella notte... si la notte in cui ti hanno fatto del male." Disse per farmi capire che sapeva, lei sapeva la verità. "Lui venne a casa da noi, invocava il tuo nome e si dava degli epiteti che a sentirli ti metteresti le mani sulle orecchie. Diceva che aveva sbagliato tutto, che era un bastardo e non sapeva cosa gli era successo. Disse a me e a mio marito che avevi avuto un abuso e che non era riuscito a fermarlo. Nathalie, lui stava male per ciò che ti aveva fatto." Disse giustificandolo.
Ero scossa, avrei voluto piangere ma cercai di rimanere inflessibile e anzi reagii urlandole contro.
"Lui stava male! IO STAVO MALE! MI HA FATTO DEL MALE, VOLUTAMENTE." Strattonai il braccio perché volevo mi lasciasse mentre i singhiozzi riempivano la stanza. Non si piangeva in pubblico, era sbagliato ed io stavo per farlo.
"Lei non può capirlo, non può giustificarlo." Mi sentii avvolgere dalle sue braccia calorose, non capivo cosa voleva da me e perché era lì a rivangare tutto.
"Non voglio giustificarlo. Ha fatto cose sbagliate verso di te, non si spiegava perché era arrivato a questo, non mi ha raccontato tutti i particolari di quella notte. Non ti chiedo di giustificarlo Nathalie. Ma potresti perdonarlo, così per poter andare avanti tutti e due?” Disse la donna, la sua voce era ovattata mentre mi cullava nel suo abbraccio.
Mi calmai dopo un po', mi rassettai i capelli e scostandomi lentamente mi allontanai verso la porta.
"Io non ho più fiducia negli uomini, io non ce la faccio a perdonarlo. Se vuole che io faccia cadere la denuncia mi dispiace. Ma la mia risposta è no... non posso, lo devo alla mia dignità."
"Non ti sto chiedendo questo... ma perdonalo per favore."
Scossi la testa ed uscii dalla stanza. "Mi dispiace, non posso farlo."
Uscii di corsa dai bagni, in sala andai alla ricerca di Caroline o di mia sorella Kaylee, notai solo una cosa. Di James Von König non c'era più ombra e ne ero completamente sollevata.
***
Poggiai il giornale sulla mia scrivania, un sorriso albergava sul mio viso mentre osservavo la copertina che spiccava su tutte le notizie. In prima pagina c'era la principessa Rosemary ed ai suoi lati io e Caroline raggianti nei nostri abiti da sera.
L'evento era stato un successo, sia per i risultati ottenuti sia per la pubblicità gratuita ottenuta senza volerlo. Spiccavamo sulla copertina di Vogue ed eravamo state citate sul New York Times. Ovviamente come event planner ormai conosciute nel campo Matrimoniale non era mancato un articolo su di noi sul magazine New York Wedding, stavamo crescendo in popolarità soprattutto perché la nostra clientela ormai era di un certo livello. La voce girava nell'alta società New Yorkese ed eravamo veramente molto richieste.
L'unica pecca nel mio momento d'oro era l'uomo che spiccava sulla prima pagina del New York time.
«James Von König, uomo di successo, filantropo, scapolo d'oro ambito da tutte le donne della East Coast.»
Non invidiavo la donna che se lo sarebbe preso, ma quello che non sopportavo era che quella nuova medaglia gli era stata assegnata grazie ad un mio evento.
Quando pensavo che il mio passato fosse ormai un libro chiuso lui rispuntava come i funghi dopo una giornata di pioggia. La mia fortuna era che raramente partecipavo a eventi aziendali, ne preparavo solo il catering dolciario ma mai ero presente.
Ai grandi eventi ed ai matrimoni c'ero, sempre sia come pasticciera, soprattutto sul finale quando arrivava la mia opera d'arte, sia come organizzatrice. Per i grandi eventi dovevano sempre esserci tutte e quattro, anche April che era solo socia a livello di quota amministrativa. Se si sbagliava o si aveva successo dovevamo metterci tutte e quattro la faccia era una regola che ci eravamo imposte sin dall'inizio e ci portava bene, eravamo molto unite e sapevamo che nulla ci avrebbe intaccato, insuccessi compresi.
Anche adesso, dopo l'evento che ci aveva portato ulteriore notorietà non ci fermavamo, anzi eravamo oberate di lavoro, talmente tanto che quando Caroline entrò nel mio studio, tappezzato di disegni di torte di vario tipo e forma, mi sorprese.
"Non parto!" Annunciò.
"Come?" Le chiesi sollevando un sopracciglio, non aveva organizzato nessuna vacanza e l'unica partenza prevista da lì a quindici giorni era la crociera sulla royal cruise. Avevamo un matrimonio a Cuba quel mese ed una di noi doveva partire in crociera con gli sposi e le famiglie per festeggiare la coppia che sarebbe convolata a nozze ad Havana, loro città natia. Noi avevamo e stavamo ancora organizzando il matrimonio ed a partire sarebbe stata Caroline così da seguire la sposa in tutto il viaggio. Io sarei partita in aereo due giorni prima così da poter lavorare sul dolce e presentarlo alle nozze.
"Non parto. Vai tu in crociera! Ci è arrivato un cliente improvviso e sinceramente è un contratto troppo succulento Nat. Organizzare la presentazione del Tribeca è una grossa pubblicità." Annunciò.
Saltai dalla sedia ed andai ad abbracciarla, il TriBeCa era un grosso passo avanti. Però subito tornai con i piedi a terra.
"E il matrimonio. Come facciamo?" Chiesi pensando agli sposi ed al lavori degli ultimi mesi con la coppia cubana.
"Puoi andare tu.., in fondo già dovevi partire no?"
Cado dalle nubi! La guardai accigliata poi finalmente capii... "ma no! Le crociere si fanno con le persone che ami. Ed io non ho un accompagnatore."
"Neanch'io... partiamo per lavoro ricordi?"
La guardai sconcertata, "Si però c'è il rientro ed è una settimana di assoluto relax." Precisai.
"E tu ti rilasserai in santa pace poi. Vai Nathalie e riposati anche per me."
Presi per le braccia la mia amica e la guardai seria "Non ce la fai a preparare prima il matrimonio e poi il Tribeca?"
"Il Tribeca inizia il diciannove Nat e sai meglio di me che il diciannove sarei ancora in alto mare verso Cuba. Hai letto il programma delle nozze? Quindici partenza, ventuno arrivo a Cuba, ventitré matrimonio e poi ritorno. Se anche dovessi prendere un aereo per tornare mi sarei persa cinque giorni di Tribeca lasciando solo Michelle e April qui. Siamo sincere, nessuna di voi tre può pensare all'organizzazione, tu fai dolci, April tiene l'amministrazione e Michelle è stilista. "
Sbuffai, aveva ragione lei purtroppo, io ero quella che poteva sostituirla, sia perché sarei dovuta comunque andare per la presentazione finale del dolce, sia perché passando più tempo con lei sapevo come muovermi. Osservai il calendario, era il sei, avevo dieci giorni di tempo per organizzarmi.
"Ok portami il programma del matrimonio ed avverti tu la Hernandez del cambio di programma. Io non voglio discutere, sai che non mi piace."
"Perfetto. Tu pensa alle prenotazioni ed io penso alla Hernandez, sarà un gioco da ragazzi parlare con lei."
Disse Caroline sorridendo ed andando via, richiusa la porta alle sue spalle.
Osservai la copertina del New York Times con James che vi esplodeva. Si, sicuramente quella vacanza mi avrebbe fatto bene.