Capitolo 1
La cicatrice si crea nel passaggio tra ferita e la rinascita. Ed è per questo che deve essere bella, perché è segno di vita.
(BarbaMaura, Twitter)
Erano passati mesi da quando ero stata aggredita. Mesi da quando ero scappata a Londra nella tenuta di famiglia dal nonno, il Marchese di Sulysburry e poi ero andata a Dubai.
Erano passate stagioni, prima un mese a Londra, ad andare incontro all'estate umida e piovosa, poi Dubai con la stagione afosa e l'autunno caldo.
Lì a Dubai ero rinata, il mio inserimento, conoscere nuovi amici e tornare a vivere di nuovo. Avevo aperto una pasticceria anche lì: Alhum, in arabo significava il sogno. Proprio come la Dream's a New York.
Avevo passato il rigido inverno di New York al caldo di Dubai e mi ero affermata anche lì, solo come pasticciera. Ma eravamo conosciute io e la mia nuova socia Kalhida Al Karin, avevo raggiunto degli amici a Dubai.
La mia amica Lena, Leonard Hume ed Alysanne, la splendida ragazza che April mi aveva presentato quando avevo avuto l’abuso e ero partita per quell’avventura, lei con la quale avevo preso casa. Leonard invece l'avevo conosciuto grazie agli eventi che organizzavo per la Dream's due anni prima ancora, piano piano eravamo diventati amici. Lavorava nel settore tessile e da quando aveva intrapreso le vie del cachemire, aveva deciso di espandersi in medio oriente anche, e Dubai era stata la sua meta.
Era stato proprio grazie a Lena e Leonard che avevo deciso di raggiungere Dubai. Quando la mia amica Lena, con la quale avevo fatto le scuole lì a Londra, mi aveva proposto di raggiungerla a Dubai, e così avevo chiamato anche Alysanne e le avevo proposto di venire con me. Avevamo entrambe bisogno di evadere ed eravamo partite.
Adesso avevo una piccola cerchia di amici, la dottoressa Hanira la mia nuova psicologa ed anche un corteggiatore, Samuel. Me lo aveva presentato Leonard quando avevo deciso di aprire Alhum a Dubai, mi serviva un legale e per Leonard lui era uno dei migliori. Ma per me avere dei corteggiatori era presto, li allontanavo tutti concedendo loro solo l'amicizia.
Era stato così per Samuel come anche per Andrew, un fantastico ragazzo insegnante di surf, al quale avevo tenuto spesso anche la piccola figlia di due anni. Andrew era solo, cresceva la sua bambina con dedizione e cercava di non fargli sentire la mancanza di una madre che aveva lasciato tutti e due quando ancora in fasce.
A Dubai avevo trovato una nuova famiglia e sarei rimasta lì per sempre se solo avessi potuto.
Mi rendevo conto che il tempo passava e leniva in parte le ferite, ma appunto per guarire dovevo rientrare a casa. Così avevo deciso di far ritorno a New York. Era giunto gennaio e con esso il mio ritorno nella grande mela. Nonostante tutto partii cercando di aggrapparmi ai ricordi degli Emirati affinché ne prendessi un po' di calore, le temperature a New York erano ancora basse ed abituarsi sarebbe stato difficile. Ma dovevo comunque tornare in carreggiata e lo avrei fatto grazie a me stessa ed alle mie amiche
***
Tornata a casa avevo ripreso la mia routine, prima dell’aggressione e di ciò che ne era conseguito.
Amavo correre con il mio cucciolo di chihuahua, Briciola, mi faceva sentire viva, con tanta voglia di creare e voglia di stare all'aria aperta e vivere la vita a casa per me era importante.
Quindi per me uscire e darmi alle corse o allo shopping era di routine, la mia vita scorreva nonostante mia sorella Kaylee fosse partita per un servizio fotografico a Malibu e April si prodigava nel suo lavoro nella società paterna. E io? Io avevo incontrato ultimamente una persona conosciuta il Natale di un anno prima, quando tutte le cose brutte non esistevano ancora e dell'abuso non c'era traccia. Adam Sanders, un giovane affascinante, simpatico e dal lavoro misterioso.
Misterioso perché all'inizio non mi raccontava mai nulla di quello che faceva, ad un certo punto avevo pensavo che mi nascondesse le cose. Dopo l'esperienza con Jean Pierre, mio primo amore, col quale avevo avuto una lunga relazione. La fiducia verso gli uomini non era tanta, Jean Pierre infatti fraternizzava intimamente anche con altre donne e io non avevo approvato questo suo punto di vista. Così con Adam eravamo arrivati al punto di litigare, lo avevo messo alle strette e mi ero fatta raccontare tutto. Lo avevo accusato delle cose più inimmaginabili e quando mi disse che era un agente della CIA. Ne ero rimasta alquanto sorpresa ma sopratutto preoccupata. Non faceva un lavoro sicuro per questo mi presi un periodo di pausa, lui partiva pe missioni pericolose ed io con quell'ansia non riuscivo a stare. Per cui lo lasciai andare, gli eventi poi si misero tra noi. La mia disavventura ed il fatto che lui non potesse avere contatti al di fuori delle missioni. Ero scappata da tutto e tutti sconvolta e sporca.
Sarei potuta vivere a Dubai dove tutto era tranquillo ma dovevo tornare a casa sopratutto per me stessa. Questa conseguenza mi aveva portato a riallacciare tutti i rapporti compreso quello con Adam e confrontarmi con lui.
Provavo qualcosa per lui ed anche lui per me. Ed allora perché non provarci? Questa volta con più fiducia e più sincerità l'uno con l'altra. La premessa era che non avrebbe comunque potuto dirmi sempre tutto quello che faceva, che non avrei potuto avere contatti o altro e... se gli fosse capitato qualcosa ne sarei stata all'oscuro.
Avevo accettato tutto, in fondo come si dice. Bisogna sempre dare una possibilità all'amore ed io lo stavo facendo, anche se non sapevo ancora se i miei al momento fossero veri sentimenti d'amore. Non volevo solo il cattivo tempo ma anche il bello. Visto che la felicità era sempre un granello di sabbia in una duna immensa, avevo deciso di rischiare.
Quella mattina avevo fatto una sorpresa a Adam, una volta sveglia scesi in cucina e mi misi a cucinare sull'isola in faggio una sana colazione, composi il numero di Adam e nel frattempo preparai un cesto pieno di leccornie.
Quando rispose al telefono gli sorrisi anche se non poteva vedere il mio viso rilassato mentre guarnivo i panini.
"C'è aria di primavera ed ho organizzato un pic nic al giardino botanico. Che ne dici, ti piace come idea?" Incrociai le dita ed aspettai una sua risposta, da quando avevamo ripreso a vederci avevo sempre avuto premura che fossimo in luoghi affollati e sinceramente speravo che non rifiutasse.
Adam accettò con piacere l'invito al parco così dopo aver agganciato, soddisfatta del risultato ottenuto andai nella mia camera dall'arredamento classico in faggio con tonalità verdi e indossai un leggings sportivo con un top. Raccolsi i lunghi capelli biondi in una coda di cavallo. Quando Adam bussò al mio citofono ero già pronta.
Andai a prendere il cesto che avevo preparato con tanta premura ed una volta raggiunto l'uomo alla sua auto lo salutai con un bacio sulla guancia. Gli sorrisi con dolcezza osservando il suo viso sempre abbronzato su cui si riflettevano gli occhi verde chiaro e lo ringraziai della pazienza che mi riservava ogni volta.
Arrivammo al Brooklyn botanic garden dopo circa mezz'ora. Tempo in cui gli parlai degli eventi che avrei dovuto organizzare quel mese, dell'appuntamento mensile con le ragazze e di mia sorella. In tutto ciò lui era sempre evasivo sia che si trattasse del suo lavoro sia della famiglia.
Io in compenso gli avevo rivelato qualsiasi cosa di me, avevo parlato di Adam e del nostro rapporto anche con la mia psicologa, Aileen. Le avevo riportato i miei dubbi su di lui, su come stesse sempre sulle sue e di come nonostante tutto mi stessi aprendo a lui e ad un nuovo rapporto che andasse oltre l'amicizia. Aileen tendeva ad indirizzarmi verso Adam e ad andargli incontro dando a quello che sembrava un bel rapporto una possibilità di riuscita anche per la mia guarigione.
Mi sentivo pronta a ricominciare? Sinceramente non lo sapevo per ora mi godevo l'attimo, semplicemente mi fidavo di lui.
Anche quella giornata fu perfetta, il giardino botanico, la gita in barca ed i fiori e le piante che come sempre mi mettevano di buon umore. Tutto tendeva a farmi sentire bene, dopo aver pranzato e felice dell'apprezzamento di Adam decidemmo di riposarci un po'.
Mi stesi sul telo che avevano portato e lo osservai chinarsi al mio fianco carezzandomi il braccio ed avvicinando le labbra alle mie. Ricambiai il suo bacio per nulla insistente e gli carezzai il viso cercando il suo sguardo. Mi sorrise e prendendomi il viso tra le mani prese a baciarmi il mento e poi il collo scendendo lungo di esso fino ad arrivare alla clavicola. Sussultai prendendo i suoi riccioli castani tra le dita e cercando di rilassarmi al suo tocco, ma fu più forte di me. Quando le sue labbra arrivarono all'altezza dei seni mi irrigidii, lui subito capì che qualcosa non andava.
Adam si sollevò su un braccio e mi guardò preoccupato,
"Tutto bene Nat?"
Annuii osservandolo e cercando i suoi occhi, gli carezzai la guancia e col pollice mi soffermai sul labbro inferiore sfregandolo lentamente.
"Temo di aver paura di andare avanti Adam." Gli confessai dolcemente.
Lui avvicinò il viso al mio e mi sfiorò la guancia con un bacio. "Andiamo con calma. Ammetto che ti desidero, sei bellissima e mi ecciti. Ma saprò aspettare."
I miei occhi si inumidirono, pensavo di essere stata fortunata ad incontrare una persona come Adam e lo pensavo realmente. Aveva tanta di quella pazienza con me ed avevo bisogno di questo in quel momento. Mi sollevai e lo abbraccia di impulso stringendolo forte a me. Presto avrei risolto tutto, ne ero sicura e dopo averne parlato con Aileen sapevo che sarei riuscita a trovare una soluzione.
***
Quel periodo si stava rivelando pieno di sorprese, le cose con Adam stavano procedendo lentamente, ma andavano. Aileen diceva che dovevo far seguire a quel rapporto il suo percorso e che senza che me ne sarei resa conto sicuramente questo si sarebbe evoluto.
Intanto lui sembrava prendere le distanze e quando avevo affrontato l'argomento mi aveva semplicemente risposto che lavorava e che ultimamente la sorella con figlia annessa gli portava via un po' di tempo.
Ne ero rimasta sorpresa, Adam non mi aveva mai parlato di una sorella né tantomeno di una nipotina. Avevo cercato di saperne di più ma era sempre più restio a volermene parlare anche se non ne capivo il motivo.
Speravo sinceramente che quella storia della sorella non fosse una bugia annessa al suo lavoro. Se così fosse stato i progressi ottenuti fino a quel momento nella nostra storia sarebbero stati solo come fumo al vento.
Tentennavo ed iniziavo a brancolare nel buio, solo il lavoro riusciva a farmi evadere e non pensare negativo, come sempre d'altronde.
Era sempre più evasivo e spesso irascibile e non ne capivo il motivo, volevo cercare di capirlo e capire cosa gli stava accadendo. Così tra i vari impegni che avevo decisi di dedicare un po' di tempo per noi due, avrei rischiato come era anche giusto che fosse dopo due mesi che stavamo uscendo insieme. Lo invitai infatti a trascorrere la serata a casa mia, una cena preparata appositamente per noi due e nessun contatto esterno ad ostacolarci.
Adam accettò di buon grado e non potetti che esserne soddisfatta. Così quel giorno mi ero presa del tempo per me ed avevo lavorato solo al mattino.
Ero entrata in casa verso le tredici, avevo posato il dolce che avevo preparato per quella sera in frigo, una cheesecake, il preferito di Adam, poi mi ero dedicata a preparare qualcosa di speciale per quella sera.
La priorità era sistemare la casa, ripulire il salone in disordine ed a ruota la camera da letto che come sempre mostrava la panca a bordo letto piena dei miei vestiti. Feci uno scarto di tutti quelli che andavano da lavare e quelli da posare, poi cambiai le lenzuola e dopo aver passato l'aspirapolvere mi dedicai alla cena.
Avevo optato per qualcosa di molto semplice, sicura che non avrei bruciato nulla. Rosbeef di tacchino con contorno di patate e funghi porcini.
Dopo aver messo tutto in forno e impostato il timer ero andata a farmi un bel bagno rilassante. Affondai nell'acqua bollente e con in sottofondo la musica piacevole di Ed Sheeran iniziai ad immaginare la serata. Avrei messo delle candele per tutta la sala ed una musica non troppo invadente in sottofondo, Adele sarebbe stata perfetta.
Mi sollevai dalla vasca ed asciugandomi minuziosamente progettavo e mi preparavo, la ceretta, la crema alla vaniglia da spalmare sul corpo ed infine decidere cosa indossare.
Volevo stupirlo e volevo che tutto fosse perfetto, scelsi allora un vestito corto viola accompagnato a delle décolleté nere. I capelli sciolti sulle spalle che cadevano morbidi ed un trucco delicato.
Ero pronta, come anche la cena. Lasciai che durante l'attesa i preparativi della sala prendessero il sopravvento. Tovaglia bianca, piatti, posate e candele accese ovunque. Quando Adam bussò alla porta era tutto perfettamente pronto. Andai ad aprirgli e lo sguardo che mi regalò mi fece capire che apprezzava il mio aspetto.
Si avvicinò a me e stringendomi per la vita avvicinò il viso al mio. Ricambiai subito il bacio che mi diede, gli carezzai le spalle larghe e continuavo a rispondere al suo bacio mentre la porta alle nostre spalle si chiudeva.
"Sei bellissima stasera. Come sempre d'altronde." Si complimentò, il suo viso scese nell'incavo del collo e me lo sfiorò con le labbra. Sospirai portandolo in camera e lasciando che si guardasse intorno.
"Che bel profumino. Hai cucinato tu?" Chiese sorridendomi.
Annuii lasciando che si accomodasse, tolse la giacca e mi attirò di nuovo tra le braccia portandomi al divano e sedendomi sulle sue gambe.
"Non vedo l'ora di assaggiare tutto. Ho una gran fame." Disse alludendo a ben altro oltre il cibo.
Tornò a baciarmi, intrecciai la lingua alla sua carezzandogli la schiena e sospiravo ad ogni suo bacio. Le sue mani erano ovunque, sui seni, sulla schiena e sui fianchi, fino a scivolare sotto la gonna. Mi irrigidii ma cercai di andare avanti, chiusi gli occhi e lasciai che mi toccasse fino a quando lo squillo del suo cellulare non ci fermò.
Non gli dissi di non rispondere, il brivido di paura che mi attanagliava dentro era riapparso ed avevo bisogno di cinque minuti di respiro.
Così lasciai che rispondesse mentre il suo volto cambiava espressione diventando serio ed arcigno. "Calmati sto arrivando." Disse al suo interlocutore.
Lo guardai rassettando il vestito e mentre finiva di parlare sperai di aver sentito male. Quando staccò la chiamata mi guardò con un sorriso dispiaciuto.
"Era Elisabeth. Devo andare da lei, ha un problema."
Sbarrai gli occhi incredula, lo fissai e boccheggiai. "Cioè te ne vai? Adesso?" Chiesi.
"Si, mia nipote sembra avere la febbre e lei non sa cosa fare."
"Portarla da un medico sarebbe la soluzione. Perché chiamare te?"
"Perché ha solo me." Disse lui esasperato.
"Anch'io ho solo mia sorella ma cerchiamo comunque di essere indipendenti, soprattutto quando ci sono di mezzo terze persone. Che ci pensasse il marito di tua sorella alla bambina."
"Elisabeth non vuole. Lui la sera lavora."
"E tu sei con me." Dissi incredula. "Sono la tua ragazza e dopo una giornata di lavoro estenuante per entrambi ci meritiamo un po' di privacy e soprattutto di stare insieme."
"Hai ragione Nat, ma vedi non posso lasciarla sola."
Ero esterrefatta, ed anche arrabbiata cosa che accadeva raramente. “Come ieri? O come sabato scorso? O anche domenica?" Iniziai a sfilare contando sulla mano solo le sue mancanze di quella settimana "Adam ci stai pensando a noi?" Chiesi.
Esasperato si mise una mano tra i folti ricci. "Certo che si. Ci penso sempre, sei importante per me."
"E allora non andare. Lascia che tua sorella e suo marito pensino alla loro bambina." Gli dissi speranzosa.
Adam si avvicinò lentamente a me baciandomi la fronte. "Non posso. Devo andare!" Mi disse allontanandosi e prendendo la giacca.
"Adam stavamo per fare l'amore! La nostra prima volta!" Annunciai sconvolta.
Infilò la giacca lasciando scorrere lo sguardo sul mio corpo. Scosse la testa e sbuffò. “Avremo altre occasioni. Te lo prometto."
Si diresse alla porta mentre incredula mi soffermavo sull'ultima frase: altre occasioni? Speravo vivamente che tornasse sui suoi passi e mi dicesse che sua sorella avrebbe pensato da sola alla bambina. Non volevo essere egoista, la bambina stava male ma diamine aveva un padre ed una madre e non poteva accollarsi tutto Adam. Lo vidi aprire la porta e accennarmi un sorriso.
"Mi farò perdonare Nat promesso." Prese tra le mani il pomelo della porta ed uscendo se la chiuse alle spalle.
Mi lasciai scivolare sul divano tenendo lo sguardo fisso sulla porta mentre mi lambiccavo il cervello per capire in cosa avessi sbagliato e perché Adam sembrava così preso da Elisabeth. Non mi aveva mai parlato di lei fino ad allora e se non avessi insistito con il chiedergli perché era diventato così evasivo in quel periodo neanche avrai mai saputo della sua esistenza. Portai le ginocchia al petto e mi strinsi in un abbraccio. Possibile che fossi io a sbagliare?
Non lo sapevo, sapevo solo che mi addormentai sul divano con le luci accese e le candele che alla fine si erano consumate fino allo spegnersi.
***
La mattina dopo avevo la cena già preparata, non era stata consumata così l'avevo conservata in contenitori usa e getta, mi recai quindi al centro di accoglienza per i senzatetto e lasciai tutto ai volontari in modo che avessero da mangiare.
Sulla strada per l'agenzia infine chiamai Aileen per raccontarle quello che era accaduto la sera prima, della comparsa della sorella di Adam e di come da quando lei era apparsa io fossi stata messa da parte da lui.
"Non lo capisco Aileen veramente.. Pensi ci sia qualcosa di sbagliato in me?"
"Ma no tesoro? Piuttosto chiedigli di essere chiaro con te e fagli capire che deve darti attenzioni."
"Attenzioni? Aileen stavamo per fare l'amore ed è scappato! Per colpa della sorella!" Dissi quasi urlando mentre entravo nello stabile della società di eventi. "Cosa dovrei fare? Non voglio elemosinare un po' di attenzione. Non è da me lo sai. Non prego nessuno io."
"Allora allontanati e vedi come si comporta." Mi disse la mia psicologa. "So che non sei un'assetata di attenzioni, ma a volte chiederle non fa male." Sentii delle voci in sottofondo e poi ancora la voce di Aileen. "Adesso vado che ho una riunione, tienimi aggiornata tesoro."
E lo avrei fatto, le dissi mentre riagganciava. Salutai Caroline ed entrai nel mio ufficio dove un'agenda piena di impegni mi aspettava. A breve sarebbero iniziati parecchi eventi e dovevo darmi da fare per portarli avanti.
Terminai tardi di lavorare quella sera. Non ero neanche tornata a casa per il pranzo, un panino al volo che mi ero fatta portare da Caroline era l'unica cosa che avevo messo nello stomaco. Quando alle 19:00 passate Michelle bussò alla mia porta restai sorpresa del fatto di essermi attardata così tanto.
"Oh scusatemi! Arrivo!" Spensi il computer e mi infilai il cappotto rosso di finta pelliccia per uscire dalla sede con la mia amica.
Una volta aperto il portone del palazzo però mi trovai di fronte una bella donna dalla carnagione scura, i capelli neri e gli occhi verde mare, identici a quelli di Adam.
La osservai venirmi incontro, alche salutai Michelle dicendole che ci saremmo viste l'indomani ed attesi che la donna mi dicesse qualcosa. Se era lì un motivo doveva esserci.
"Tu sei Nathalie?"
"Elisabeth giusto?" Le chiesi stringendomi nella giacca.
"Si. Adam mi ha detto che avete discusso per colpa mia."
Annuii e lei sorrise sicura di sé.
"Non ho nulla contro di te Nathalie. Sinceramente non ti conosco neanche, ma non puoi provare ad allontanarmi da Adam. Io e lui abbiamo un rapporto solido e nessun partner potrà mai distruggerlo. Ti conviene accettarlo."
La guardai sbalordita ed inclinai la testa. "E... tuo marito cosa ne pensa di tutto ciò?" Chiesi.
Lei fece spallucce e sorrise. "Questi non sono affari tuoi. Ma non intrometterti tra me e mio fratello. Arrivederci Nathalie."
Restai lì impalata a fissarla mentre andava via. Adesso potevo dire basta, dovevo affrontare Adam e subito!
Cercare di affrontare Adam si stava rivelando più difficile del previsto. Raramente rispondeva alle mie telefonate e quando gli chiedevo di vederci tramite whatsapp rispondeva sempre che era un periodo in cui lavorava tanto. Inutile dire che non gli credevo, ero diffidente ormai e la cosa non andava molto a suo favore, alla fine optai per un messaggio risoluto e deciso così da attirare la sua attenzione
* «Se non vuoi vedermi inutile continuare con questa storia. Chiudiamola qui.» *
Avevo aspettato anche troppo a parere mio, volevo vivere la mia vita serena e questa non contemplava l'esistenza di un amore, quindi non avrei avuto problemi ad essere sola.
Il messaggio era stato visualizzato da un po', ma la risposta ancora non era pervenuta. Il mattino dopo mi recai come sempre al lavoro e prima di entrare in sede andai come sempre a prendere un caffè nella pasticceria affiliata dove preparavo i dolci. Stavo zuccherando il caffè quando mi sentii chiamare, era la voce di Adam.
Feci un respiro profondo prima di voltarmi ed affrontarlo, ero felice di vederlo? Si. Speravo fosse lì per me? Si. Avevo paure? Si
"Adam."
"Ehi.. scusa se non mi sono fatto sentire in questi giorni?" Azzardò un sorriso cercando di venirmi incontro.
"Dovevo minacciarti per convincerti a vedermi?" Chiesi affranta.
"Tu non capisci Nathalie. Il rapporto tra me ed Elisabeth è complicato e molto morboso. So che può non piacerti ma noi siamo molto uniti e lei adesso ha bisogno di me." Lo ascoltai per poi scrollare le spalle.
"E noi... io e te anche avremmo bisogno della tua presenza. È così importante per te Elisabeth per mettere noi da parte? All'inizio della nostra storia?" Gli chiesi.
"Ha problemi col marito ultimamente e non riesce a gestire sua figlia da sola. Tu sei molto paziente Nat, cerca di capirmi."
Quello che capivo in realtà era che forse il matrimonio di Elisabeth aveva come problema di base proprio quel loro rapporto così morboso.
"Si è vero, sono paziente. Ma questo non vuol dire che devo passare in secondo piano. Non penso di meritarmelo." Mi avvicinai a lui carezzandogli una guancia "Possiamo al limite restare amici Adam, sì sono paziente e so ascoltare, so infatti essere una buona amica ed è meglio che tra noi resti tutto così." In fondo se non eravamo andati al di là dei baci un motivo c'era.
Adam annuì "Forse hai ragione. Sei importante per me Natalie ma..."
"... non quanto Elisabeth. Ti auguro il meglio Adam." Avvicinai le labbra alle sue per sfiorarle in un lieve bacio.
"Ti auguro qualcuno che sappia apprezzarti più di me Nat."