Sottoterra chiama Kyle
KYLE
"Credo che il tuo piano stia funzionando." Disse Michael.
Gli stavo raccontando le ultime cose successe con Jade, dalla festa alla confraternita al film in camera sua.
Anche io avevo la sensazione che presto si sarebbe fidata di me.
Portarla nel regno di mio padre sarebbe stato facile, anche se con la sua entrata io sarei stato ignorato di nuovo. Ma quella volta non potevo fare passi falsi, o non solo sarei stato ignorato, ma sarei stato direttamente decapitato.
"Lo penso anch'io, devo solo pensare alle prossime mosse. Secondo te dovrei azzardare di più?"
Lui mi guardò pensieroso.
"Credo sia meglio fare le cose con calma, quello che le devi dire non è facile e lei deve davvero fidarsi di te, o rovinerai tutto."
"Hai ragione, e poi ho intenzione di restare qui ancora un bel po'." Dissi e mi appoggiai allo schienale della sedia.
"Quindi ti sta piacendo stare qui, all'inizio ti ho dovuto supplicare."
Rise Michael.
"È vero ma sto cambiando idea, credo.
Non me ne ero reso conto ma da quando siamo qui non sento l'angoscia e la pressione che avevo ogni giorno... Lì." Sospirai. Ed era vero, quella missione stava diventando una pausa da mio padre e il suo mondo, che poreva essere divertente quanto terribilmente opprimente.
"Anche io mi sento più rilassato, e poi qui ci sono tante belle ragazze e nessuno ci dice: 'Ehi, non guardarla perché tecnicamente è tua sorella!'"
Rise e io con lui. Nostro padre ci considerava tutti suoi figli e a causa di questa cosa i rapporti con le ragazze erano strani. Ma ovviamente il sesso non mancava, infondo si trattava comunque del regno degli Inferi, un posto perverso e oscuro, dedito solo al piacere e alla gloria personale.
Un telefono iniziò a squillare interrompendo le nostre risate.
Michael guardò il suo telefono - che non sapeva usare- e spalancò gli occhi. "Kyle, è lui." Scattai dalla sedia.
"Da quando mio padre ha un telefono?!" Urlai. "Ma che cazzo ne so, ora prendilo, non lo voglio!"
Me lo lanciò e io lo afferrai con le mani che tremavano.
Schiacciai qualcosa a caso e sospirai.
"Papà...?"
"KYLE" Allontanai il telefono dall'orecchio e deglutì.
"COME STA ANDANDO?"
Non capivo perché urlava in quel modo, stupidi boomer.
"Bene, papà. Tutto secondo i piani."
"BENE. VI RIVOGLIO QUI ENTRO SEI MESI."
"Okay, padre. Sarà fatto."
"MIGUEL, ACCENDI LA MUSICA."
La chiamata si chiuse e io tornai a respirare.
Michael mi guardava terrorizzato.
"Possiamo andare da qualche altra parte? Riesco a sentire la sua presenza in questa stanza." Michael annuì senza dire una parola e in un secondo lasciammo la nostra camera che sembrava infestata.
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Andammo nella biblioteca del campus, che era silenziosa e piena di gente che studiava, un posto perfetto per me.
"Da quanto tempo è che non usiamo i nostri poteri eh?" Sussurrò Michael.
"Pensa che sto dimenticando alcuni incantesimi e il teletrasporto ormai non so più cosa sia, qui si deve solo camminare e camminare, bleah." Sbuffai.
"E io? Ti pare che possa incendiare qualcosa con le mani così dal nulla?
Per non parlare delle mio ottime abilità nel karate." Disse Michael mettendo le mani in una strana posizione. "Okay, Daniel LaRusso."
Risi.
"Ehi! Chissà la biondina quali doti nasconde." Disse.
"Qualcosa di banale, suppongo. Ma lo sai che a lui piacciono i finti visi angelici." Alzai gli occhi al cielo.
Mio padre ci trattava come tante bambole vecchie, e dopo aver giocato un po' con ognuna di noi ci buttava e passava alla prossima.
"Parlando del diavolo..." Disse e alzai subito lo sguardo. "Pessima battuta."
Riconobbi subito i capelli di Jade che entrò seguita dalla sua amica.
Seguì i suoi movimenti per tutto il tempo, lei se ne accorse e mi fece un piccolo sorriso che non ricambiai, per poi sedersi a un tavolo poco distante dal nostro.
"Sottoterra Chiama Kyle."
La mano di Michael mi si piazzò davanti e lo guardai.
"Cosa c'è?" Chiesi.
Lui alzò le spalle e lanciò un'occhiata al loro tavolo. "E che la guardi in un modo..." Mi girai verso di lui.
"Quale modo?"
"Come se fosse l'ottava meraviglia del mondo." Feci una smorfia.
Continuai a fissarla intensamente e Michael mi diete una gomitata.
"Fermo!" Disse. "Guarda cosa stai facendo!" Girai lo sguardo e notai che alcuni oggetti che erano sul tavolo mi fluttuavano attorno. Tornai con i piedi per terra e feci tornare gli oggetti al loro posto. "Non capisco perché ogni volta che sei nervoso o felice fai fluttuare gli oggetti." Disse preoccupato che qualcuno ci avesse visti. "Non lo faccio apposta, ma mi succede sempre." Sospirai e tornai a guardarla.
"Comunque, sapevo già che ti sarebbe piaciuta prima o poi, ma non pensavo così presto." Disse con aria infastidita.
"La sto solo tenendo d'occhio, mi piace studiare i suoi movimenti." Spiegai.
"Tuo padre non ti ha chiesto di guardarla, ma se vuoi trovare un'altra giustificazione per il modo in cui l'hai fatto fai pure, ti guarderò fare il clown."