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Capitolo 9.Tradimenti

Quando raggiunse il suo migliore amico, davanti al portone della scuola, mancavano ancora dieci minuti al suono della prima campanella, aveva fatto i salti mortali per essere puntuale.

Attraversando la strada, spostò lo sguardo alla sua destra e vide che Chadye era intenta a parlare con la Wilson, per questo la evitò passandole alla larga, era più che certo che, se si fosse avvicinato alle due ragazze, Betthy non l'avrebbe più lasciato andare, dopo Gijsbert Hill, il sogno proibito della ragazza era Kyle Clark, quella ragazzina era più appiccicosa della carta moschicida.

Chadye aveva visto arrivare il suo migliore amico e sicuramente, il ragazzo, stava cercando Gijsbert, alzò la mano per salutarlo, ma venne distratta dalla voce della ragazza mora che le stava accanto. La Wilson, quella mattina, aveva deciso di attaccarsi a lei come una cozza e pensare che non erano neanche grandi amiche, di certo, pensò Chadye, la ragazza aveva bisogno di qualcosa e quel qualcosa, conoscendola, riguardava sicuramente Gijsbert.

«Guarda un po' chi sta arrivando?!» Chadye seguì lo sguardo di Betthy e appena vide il ragazzo alto, con i Dreadlocks che, con passo svelto, stava attraversando la strada per raggiungerla, il suo cuore prese a battere come impazzito nel petto e le sue guance si tinsero di un color porpora.

«Ehi! Che ti prende?!» La Wilson la osservò preoccupata, non riuscendo a capire la sua strana reazione.

Il respiro di Chadye si era fatto irregolare, sembrava proprio che Daren avesse intenzione di parlarle quella mattina, perché si stava dirigendo proprio verso di lei come un tornado pronto a travolgerla, non era stata certa, fino a quel momento, che il messaggio che gli aveva inviato la sera precedente, potesse sortire quell'effetto. Era più che sicura che il ragazzo fosse ancora arrabbiato con lei. Si guardò attorno in cerca di una via di fuga, che cosa doveva fare, ormai scappare era impossibile, ma le parole dei suoi due migliori amici le risuonarono nella testa e forse Gijsbert aveva ragione, doveva trovare il coraggio di parlargli, magari, quella mattina, avrebbe risolto una volta per tutte quella faccenda.

Intanto Kyle aveva raggiunto Gijsbert che, in disparte, se ne stava con la schiena poggiata al muro e le braccia conserte, lontano dalla confusione e il ciarlare dei suoi compagni. Il ragazzo stava ancora cercando di svegliarsi, constatò l'amico, era raro che Gijsbert, a quell'ora della mattina, fosse socievole. «Ciao Gijs, cazzo, ho un sonno che muoio, questa mattina non riesco a tenere gli occhi aperti. Se non mi avesse svegliato Maria, sarei ancora a letto.»

«Nottata movimentata?» Fu il suo buongiorno.

Era nervoso quella mattina, constatò Kyle.

«Ieri sera ti ho chiamato quando sono tornato a casa, che diavolo ti è successo?! Da dopo la festa di beneficenza sei sparito?!» Gli chiese Gijsbert nonostante fosse già a conoscenza della risposta.

«Mi dispiace.» E Kyle non seppe dire se quel "mi dispiace" gliel'avesse detto perché realmente era dispiaciuto per averlo lasciato da solo alla festa, oppure per aver evitato le sue chiamate o forse si stava scusando con lui per quel segreto che gelosamente stava custodendo. «Ero troppo stanco, sono tornato a casa e sono crollato a letto.» Di nuovo gli stava mentendo e si sentì un perfetto stronzo.

Ma Kyle non notò l'indurirsi della mandibola dell'amico nel sentire quelle parole, se l'avesse visto, avrebbe compreso che era del tutto inutile continuare a mentirgli, perché Gijsbert era già venuto a conoscenza del suo segreto.

Gijsbert scosse la testa era stanco di essere preso in giro da lui, ma se Kyle voleva "giocare" di certo lui non si sarebbe tirato indietro e tra i due, a quel gioco, sapeva giocarci meglio di lui. «Com'è andata con tua madre ieri? Poi non c'è stato il tempo di parlarne.» Gli chiese sviando la conversazione. Tutto a tempo debito, pensò il ragazzo.

«Come immagini. Abbiamo litigato, io le ho detto qualche parola di troppo, lei si è arrabbiata e io l'ho cacciata di casa.» Fu il riassunto molto esaustivo di kyle sulla discussione avuta con la madre il giorno precedente.

«E ne è valsa la pena? Potevi sorvolare, tanto lo sai com'è, non cambierà mai.»

«Non questionare, per favore, non sono dell'umore adatto per tollerare una tua paternale.»

«Kyle, non voglio questionare, sto solo cercando di capire, cazzo amico! Ti stai ostinando a combattere questa battaglia contro i tuoi genitori e non ti rendi conto che tanto non cambierà mai niente. Ogni volta tu ne esci distrutto e loro restano comunque sia i soliti stronzi di sempre. Devi tagliare definitivamente i rapporti con loro. Almeno tu che puoi.» Gijsbert, nonostante fosse arrabbiato con lui, era preoccupato per il ragazzo, sapeva che, ogni qualvolta che l'amico litigava con i suoi genitori, ne usciva sempre più distrutto.

«Non posso farlo, se mi allontano Alexia rimarrà da sola e non posso permettere che le facciano quello che hanno fatto a me o a Fabian, non posso accettarlo Gijs, lei è così dolce, innocente, vuole solo compiacerli, mentre loro sono così...» Kyle cercò la giusta parola per definirli.

«Così stronzi...?!» Gli andò in aiuto il suo migliore amico. «Lo so Kyle, ma del resto lei si sta comportando con loro come hai fatto tu fino a poco tempo fa, lo capirà da sola di che pasta sono fatti, come del resto hai fatto tu e Fabian prima di te.» Gli ricordò Gijsbert. «E' brutto dirlo, lo so, ma non puoi continuare a combattere le battaglie di tua sorella, è giusto che lei trovi da sola la sua strada, oltretutto, i tuoi genitori, non accetterebbero mai una tua intromissione, lo sai, pensano che tu sia un cattivo esempio per lei, come a suo tempo lo pensavano di Fabian nei tuoi confronti e se non è cambiato niente fino ad oggi, è inutile continuare a sperare che cambi qualcosa in futuro, è uno stillicidio continuo fratello.»

Kyle afflitto, non tanto per le parole dell'amico, ma per l'amara verità, annuì, consapevole che Gijsbert aveva pienamente ragione.

«Ti ricordi?» Continuò Gijsbert, nella speranza di farlo ragionare e farlo smettere di soffrire. Nonostante in quel momento avrebbe tanto voluto prenderlo a pugni, gli voleva bene e odiava vederlo stare male. «Non facevi altro che esaudire tutte le loro richieste, esaudivi ogni loro minimo capriccio o forse l'hai dimenticato.»

«No, non l'ho dimenticato.» Lo guardò con rammarico, ed era vero, aveva camminato nell'ombra dei suoi genitori per anni, ma in cambio non aveva ricevuto altro che rimproveri e ulteriori regole, nuove imposizioni, decise che era meglio cambiare discorso, non aveva voglia di pensare ai suoi genitori di prima mattina, gli avrebbe rovinato l'umore e la giornata. «Tu invece che cosa hai fatto?»

Gijsbert scrollò le spalle, comprendeva il motivo per cui l'amico avesse deciso di cambiare repentinamente discorso, sapeva che per Kyle, l'argomento genitori, era complesso e delicato. «Io e Chadye siamo sgattaiolati via dalla festa e siamo finiti alla baia. Poi l'ho riaccompagnata a casa e mi sono fatto un giro per la città.» Se ne uscì e attese in silenzio la sua reazione, reazione che non si fece attendere troppo.

Kyle, sentendo quelle parole, nervosamente, si passò le dita tra i capelli, tanto che, il suo ciuffo ribelle, si scompigliò più di quanto già non lo fosse. «E...e...dove sei andato?»

Kyle lo conosceva e notò subito il sorriso beffardo apparso sul volto del suo migliore amico e un campanello di allarme risuonò nella sua mente, quel sorriso non prometteva mai niente di buono, l'aveva visto fin troppe volte.

«Che cosa c'è!» Gli chiese Gijsbert notando la sua espressione turbata.

«N...n...niente!» Balbettò Kyle e notò che il sorriso era diventato più sfrontato.

«Perché ti interessa sapere dove sono stato?» Gijsbert stava ottenendo quello che voleva, metterlo in difficoltà.

«Niente... io...ero...beh... solo curioso.»

Gli aveva dato un ultima possibilità per fargli dire la verità su quello che stava succedendo, ma Kyle, non recependolo, l'aveva deluso. Pertanto, stufo dei suoi balbettii andò dritto al punto. «Quanto ancora deve durare questo gioco.»

Kyle si voltò di scatto verso di lui. «Di cosa stai parlando?!» Si rese conto che l'amico doveva aver scoperto qualcosa, ma cercò di ignorare quella vocina dentro la sua testa che gli stava intimando di dirgli la verità.

Gijsbert, infastidito dal suo comportamento, perse quel poco di pazienza che gli era rimasta. «Sul serio Kyle?! Mi credi realmente così stupido? Pensi veramente che non sappia che ti stai scopando la mia ragazza?!» Lo spiazzò Gijsbert con quell'affermazione.

Kyle, sentendo quelle parole, impallidì, perché diamine non aveva dato ascolto alla sua coscienza. Fece un passo indietro senza mai distogliere lo sguardo da quello di Gijsbert. «Gijs, io...io...»

«Sei a corto di parole amico?! Strano, non è da te.»

E la parola amico era stata pronunciata con un tono che a Kyle fece venire i brividi. Adesso sì che era fottuto, Gijsbert difficilmente perdonava un torto, soprattutto se a farglielo, era stata una persona a cui lui teneva molto, come in quel caso, il suo migliore amico.

«Gijsbert non è come credi, ti prego! ...»

«Ti prego no Kyle! Non continuare a insultare la nostra amicizia, dimmi almeno il perché non me l'hai mai detto?! Ce ne sono state di opportunità e per mesi, mi hai preso per il culo e ti dico, da lei me lo sarei anche potuto aspettare, ma da te no! Cazzo Kyle, sono io, il tuo migliore amico, tuo fratello, potevi evitare di fare lo stronzo proprio con me.»

Kyle si sentì in trappola, non riusciva a intravedere una via di fuga, Fanculo! «...Gijs ascoltami, per favore, non è come credi...io...io...» Sospirò e infine si zittì. Non sapeva proprio cosa dirgli. Aveva sbagliato, ne era più che consapevole. Ma litigare con Gijsbert avrebbe voluto dire: non solo di struggere la loro profonda amicizia, ma anche rischiare di sfasciare il gruppo. Doveva cercare di chiarire con lui, ma Gijsbert non aveva un carattere facile, tutt'altro. Kyle si passò una mano tra i capelli scompigliandoli, era a corto di parole, sapeva di meritare la sua rabbia, si era comportato veramente da stronzo e non esistevano scusanti per quello che gli aveva fatto.

«Cos'è, adesso vuoi parlare?! Bene parliamo.» Ma l'amico rimase in silenzio, Kyle sapeva perfettamente che nessuna motivazione avrebbe potuto placare la sua ira, lo conosceva fin troppo bene. «Ok! Visto che non hai niente da dirmi, parlo io: so che per primo ho fatto lo stronzo con lei e credimi, non me ne sarebbe fottuto un cazzo se fosse stato un altro ad approfittarsene, ma non tu, cazzo, mio fratello, questa cosa mi fa veramente incazzare Kyle.»

«Gijs, mi dispiace, devi credermi, non volevo ferirti, andiamocene da qui e lascia che ti spieghi come sono andate realmente le cose.»

Gijsbert lo guardò, come si può guardare un moscerino da schiacciare, poi scosse la testa. «No!» Un no secco, deciso «vaffanculo Kyle.» Gli voltò le spalle, voleva allontanarsi da lui prima che la situazione gli sfuggisse di mano. Ma Kyle non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare via, sapeva che se non avessero chiarito subito con lui, Gijsbert non sarebbe più tornato sui suoi passi e c'era troppo in gioco. «Gijsbert aspetta! ...» Cercò di fermarlo afferrandolo per un braccio, ma la reazione dell'amico non fu quella che il ragazzo biondo si era aspettato, il pugno lo colpì in pieno volto.

Chadye, vedendo quella scena, urlò «Oh Dio! ...» Corse verso i due amici, seguita da Daren e dalla Wilson. «Gijsbert! Che diavolo sta succedendo?!» Con il respiro affannato, incredula, osservava i due ragazzi.

Kyle si stava massaggiando la mandibola, mentre Gijsbert, massaggiandosi la mano con la quale aveva colpito l'amico, aveva impresso sul viso uno sguardo amareggiato. «Chiedilo a lui, io me ne vado.»

«Gijsbert...! Gijsbert aspetta, dove diavolo stai andando! Gijsbert!» Gli urlò per cercare di fermarlo. Ma l'amico, ignorandola, si era già allontanato.

Daren fece l'atto di seguirlo, ma Chadye glielo impedì. «No, non ora, lascialo andare.» Era confusa, non riusciva a comprendere cosa diavolo potesse essere successo tra i due, non li aveva mai visti litigare in quel modo, ma sapeva, conoscendolo, che Gijsbert in quel momento non avrebbe ascoltato nessuno.

Si voltò verso Kyle che era rimasto lì, impietrito, un rivolo di sangue gli stava scendendo dal labbro spaccato, lo vide sputare a terra per poi pulirsi con il dorso della mano. Kyle voleva togliersi quel sapore ferroso che aveva invaso la sua bocca e Chadye osservandolo, notò che il labbro si stava già gonfiando. «Kyle!» Provò, facendo un passo verso di lui, ma il ragazzo, senza dire una parola, si chinò, afferrò lo zaino, che nella colluttazione era caduto per terra e, seguendo l'esempio dell'amico, se ne andò, prendendo la direzione opposta a quella di Gijsbert, lasciando sbigottiti sia Chadye che Daren.

«Che diavolo è successo! ...» La Wilson, incredula, spostò il suo sguardo da destra a sinistra dove erano spariti i due ragazzi.

«Non lo so, non li ho mai visti litigare così.» Chadye era veramente preoccupata, doveva essere successo qualcosa di grave per far comportare Gijsbert in quel modo.

A pochi passi da loro, Adriane, aveva assistito alla scena, ed era rimasta sconcertata da quello che era successo tra i due amici, Gijsbert era passato a pochi passi da lei, la mascella contratta, l'espressione più cupa del solito, aveva cercato di fermarlo, sapeva di essere lei la responsabile di tutta quella storia, era più che sicura che, i due ragazzi, avessero litigato per colpa sua, Gijsbert, in qualche modo, era venuto a conoscenza della sua infedeltà con l'amico e anche se non era nella sua indole, si sentiva in colpa per averli fatti litigare, ma lo sguardo che le aveva lanciato il suo ex, l'aveva fatta rabbrividire " se uno sguardo potesse uccidere " pensò, lei sarebbe morta sul colpo.

Gijsbert, per evitare la mano di Adriane, scansandola, si scontrò contro una ragazzina mora che era accanto alla sua ex e senza neanche scusarsi la sorpassò, per poi sparire dentro il portone della scuola.

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