Libreria
Italiano
CapitolI
Impostazioni

Capitolo 6.Brutto risveglio

L'indomani mattina i tre ragazzi stavano dormendo profondamente nella camera da letto di Kyle incuranti di aver saltato la scuola. Dopo aver cenato, avevano passato il resto della serata a parlare dei progetti che avevano con la band, della scuola e del loro futuro, fino a che, all'alba, esausti, erano crollati addormentati.

Erano appena scoccate le ore 15.00 dall'orologio nel centro della piazza, i rintocchi si erano propagati per tutta la città, quando una macchina, nera e sontuosa, si fermò proprio davanti a casa di Kyle Clark, l'autista scese e aprì la portiera. «Prego.»

​Una donna bionda, alta e molto raffinata, scese dal sedile posteriore dell'auto. «Jofrey, tu aspettami qua.»

«Si signora.» L'uomo attese vicino allo sportello aperto che anche il barboncino, bianco latte, scendesse dall'auto, per poi chiuderlo e risalire in macchina.

«Sofia andiamo.» Il cagnolino, con aria impettita, seguì la sua padrona. Anche il tono autoritario della donna decantava la sua personalità e il suo stato sociale. Tramite il piccolo vialetto, raggiunse la porta e suonò il campanello, poi attese con impazienza che qualcuno si decidesse di aprirla. Poco dopo, una giovane cameriera, l'aprì. Maria rimase impietrita nel vedere la donna che si trovò di fronte, era cosa rara, per non dire rarissima, vederla in quella casa, da che aveva memoria era solo la seconda volta che si degnava di entrare in casa del figlio. «Mi... mi...mi scusi Signora Clark, non l'avevo riconosciuta» prese a balbettare. Quella donna le incuteva timore.

Daphne Clark, aveva la capacità, con solo il suo sguardo, di farti sentire un essere inetto e inferiore. «Vuoi continuare a tenermi sulla porta o mi fai entrare?» Rispose seccata.

«Io...io...» Maria incerta, guardò dentro casa per poi riportare lo sguardo sulla donna... E adesso che cosa poteva fare, aveva ricevuto ordini ben precisi dal signorino Clark di non fare entrare in casa né la madre, né tanto meno il padre, ma la donna era pur sempre "la signora Clark", difficilmente le si poteva dire di no.

Daphne vedendo il suo tentennamento, contrariata per quella fredda e scortese accoglienza e stufa di stare ad ascoltare i suoi balbettii, decise che non avrebbe atteso oltre, nessuno si azzardava mai a disubbidire a una sua richiesta, malamente la spostò di lato. «Fatti da parte» essere inutile e inetto, pensò scocciata e togliendola da ogni impiccio, senza indugiare oltre, entrò in casa di suo figlio.

Maria terrorizzata, cercò di fermarla «signora Clark, la prego, non può entrare, la scongiuro.» Daphne, con i suoi occhi azzurri, dello stesso colore del figlio, lanciò un'occhiata raggelante alla giovane cameriera zittendola all'istante. Non era abituata a ricevere ordini, soprattutto non dalla servitù. «Mio figlio?»

«Lui... lui non è in casa.» Mentì Maria, ma la madre di Kyle non era una stupida.

«Sono passata da scuola e mi hanno detto che questa mattina non si è presentato e la sua auto e quella del suo amico sono parcheggiate nel vialetto, davanti al garage, pertanto, deduco che siano qui da qualche parte» disse guardandosi attorno. «Quindi non mentirmi, chiamalo e fallo venire immediatamente qui.»

Maria si sentiva tra due fuochi, la lealtà verso il signorino Clark o la sincerità verso la donna che avrebbe avuto la capacità e le conoscenze giuste per renderle la vita un inferno, decise, suo malgrado, di assecondare la donna. «Lui... lui dorme ancora, mi ha detto che non voleva essere disturbato.»

«Assurdo, io mi domando cosa si sia messo in testa quel ragazzino, proprio non lo so, non mi capacito, tale e quale a suo padre, non avrei dovuto dargli il permesso di tornare a vivere da solo in questa casa. Fatti da parte, ci penso da sola.»

«Signora Clark, lei non può, la scongiuro... aspetti!» cercò di fermarla Maria, ma con scarsi risultati, Daphne era già diretta verso le scale.

Maria odiava quella donna, aveva l'innata capacità di far sentire le persone come perfette nullità ed era uno dei motivi per cui, quando Kyle aveva lasciato la casa dei suoi genitori, lei lo aveva seguito, il signorino era l'opposto della madre, sempre gentile, cortese, premuroso, sperò con tutto il cuore che, per quell'incresciosa situazione, lui non la licenziasse.

Daphne Clark, ignorando le suppliche della cameriera di suo figlio, salì la scala che portava al piano superiore dove sapeva che avrebbe trovato la camera del ragazzo, giunta davanti alla porta, senza bussare, entrò come un tornado nella stanza e quello che vide la lasciò senza parole, ed era cosa rara, visto che poche cose nella vita riuscivano a sconvolgerla. «Mah! ...» Suo figlio e i suoi due migliori amici stavano dormendo, beatamente, abbracciati e mezzi nudi. Conosceva molto bene quei due ragazzi che stavano dormendo con lui, l'aveva visti nascere e crescere insieme al ragazzo, Gijsbert Hill e Chadye Parker, erano i figli delle sue due rispettive migliori amiche, Dorette Hill e Caterina Parker. «Kyle Clark!» Scandì il nome di suo figlio a gran voce.

I tre ragazzi si svegliarono di soprassalto.

«Che diamine sta succedendo in questa casa!» sbraitò indignata per quella scena.

«Cazzo... che...che...sta succedendo!? ...» Balbettò spaventato il padrone di casa, il ragazzo era scattato seduto sul letto, una mano a strusciarsi gli occhi ancora chiusi e assonnati, nella penombra della stanza riuscì a intravedere, nonostante l'annebbiamento della vista, la donna che si stagliava ai piedi del letto e quando riconobbe la figura, sbarrò gli occhi. «Mamma! ...» Kyle cercò di mettere a fuoco la madre che, con il suo solito atteggiamento austero, lo stava osservando sconcertata. «Si, sono io, Cristo Santo, ma cosa diamine state combinando, non siete andati a scuola e poi guardatevi, siete mezzi nudi e stavate dormendo insieme nello stesso letto. Vi voglio ricordare che non siete più bambini, non potete più comportarvi così, ormai siete adulti e Chadye è una ragazza»

Kyle spostò lo sguardo confuso da sua madre alla sua migliore amica che, terrorizzata, se ne stava rannicchiata, immobile e in silenzio, come a volersi proteggere da quell'attacco.

«Chadye è una ragazza?! Ma va! Non ce n'eravamo accorti!» Biascicò infastidito per quell'intrusione non richiesta da parte della madre. «Infatti, io e Gijsbert ci stavamo chiedendo cosa mai fossero quelle sporgenze che ha Chadye sul petto e il motivo per cui né io e neppure lui le abbiamo!» Le rispose con tono sarcastico e contrariato.

«Kyle Clark, non ti azzardare a prendermi in giro.» Il suo tono non era stato di gradimento alla madre, Daphne era verde dalla rabbia, quel ragazzino non aveva regole e non conosceva le parole "educazione e decenza".

«Non mi permetterei mai, la mia era solo una constatazione e una risposta alla tua affermazione sciocca e insulsa, so cos'è una ragazza mamma, e so come funziona il sesso e credimi, in questa stanza non è successo niente di quello che pensi tu.» Kyle sbuffando, certo che ormai non si sarebbe più addormentato, scese dal letto e stizzito, afferrò la maglia infilandosela frettolosamente. «Mi dici che diavolo ci fai qui a quest'ora in casa mia? Avevo lasciato indicazioni ben precise a Maria, non volevo essere disturbato, soprattutto da te.»

Daphne, ignorando la sua domanda, continuò imperterrita, minacciandolo con lo sguardo di non interromperla più. «Vi siete dimenticati che tra meno di due ore inizia la festa di beneficenza? Che cosa avete intenzione di fare, voi non potete permettervi di mancare, io, Dorette e Caterina ci abbiamo messo anima e cuore per far sì che tutto fosse perfetto e voi dovrete presenziare o l'opinione pubblica ci affonderebbe, i figli delle tre organizzatrici assenti, nonché, la figlia del sindaco di Blue Hill! Sarebbe uno scandalo, proprio non può succedere, vi siete dimenticati chi siete?»

«Per nostra sfortuna no, non lo dimentichiamo mai e quando questo accade, ci siete sempre voi pronte a ricordarcelo.»

Daphne sorvolò sulla rimostranza del figlio, voltando la testa li osservò attentamente uno ad uno fino a fermarsi sul ragazzo moro che, seduto sul lato sinistro del letto, la osservava contrariato. «Gijsbert, tua madre era preoccupata per te, è da ventiquattro ore che non ti sente, magari una telefonata potevi anche fargliela?» Sentenziò, osservandolo con il suo sguardo intimidatorio, sguardo che funzionava con tutti quanti, riusciva, con il suo solo sguardo ad avere tutti ai suoi piedi, suo marito compreso, ma non con quel ragazzo, tutt'altro. Gli occhi grigi di Gijsbert, ebbero la capacità di metterla in soggezione, quegli occhi così magnetici, di quel colore così inusuale, avevano un che di minaccioso.

«Se avessi voluto avvisarla, gliel'avrei fatta quella telefonata, non credi Daphne?» Al pari della donna anche Gijsbert odiava quando gli si davano ordini o consigli non richiesti, un sorriso di scherno comparve sulle labbra del ragazzo quando la vide abbassare gli occhi.

Daphne, stizzita, osservò la ragazza che, seduta in mezzo ai due amici, si era rannicchiata più vicino a Gijsbert in cerca di protezione. «E tu signorina?»

Al contrario di Gijsbert, Chadye intimorita, fu lei ad abbassarli, aveva sperato di essere scampata alla furia della donna e invece, mai speranza era stata più vana. «Credevo che almeno tu avessi un po' di buon senso. Tua madre non sarà sicuramente d'accordo sul tuo modo di comportarti, ne sono più che certa, ma guardati, dormire mezza nuda e avvinghiata a due ragazzi, io non ho parole.»

«Io...io non... non ho fatto niente, stavamo solo dormendo!» Prese a balbettare, cercando di giustificarsi, non le era sfuggita la smorfia di disdegno che era apparsa sulle labbra della madre del suo migliore amico.

«Come puoi dire che non hai fatto niente.» Sibilò a denti stretti Daphne Clark. «Ma guardati, sei mezza nuda.»

Chadye osservò il suo completino intimo, reggiseno e slip di cotone grigio, non era nuda.

Kyle, stufo di tutta quella pagliacciata, si avvicinò alla madre Inveendole contro. «Mamma... basta!»

Ma Daphne era determinata più che mai a dire la sua, l'atteggiamento di suo figlio, ancora una volta, l'aveva delusa. «Non ci provare Kyle, non sei nella posizione di poter replicare e abbiate almeno la decenza di vestirvi, vi voglio pronti tra dieci minuti giù in salotto, su presto, muovetevi o faremo tardi, i vostri vestiti per la festa sono già a casa di Caterina e tu» disse rivolta alla ragazza «hai appuntamento dalla parrucchiera tra meno di venti minuti»

Vedendo che i ragazzi non si erano mossi di un millimetro, esasperata urlò «forza, giù dal letto, muovetevi!» Raggiunta la porta, prima di uscire, si voltò verso il figlio. «E con te Kyle non finisce qui, parleremo dopo, stanne certo.» Uscì dalla stanza sbattendosi la porta dietro le spalle e lasciando i tre ragazzi confusi e infuriati per il modo in cui erano stati trattati.

Scarica subito l'app per ricevere il premio
Scansiona il codice QR per scaricare l'app Hinovel.