Capitolo 4.Sospetti
Adriane, la mattina dopo, era in ritardo mostruoso, non aveva sentito la sveglia suonare. Stava correndo a perdifiato per la strada, nella speranza di arrivare in tempo prima che il portone della scuola venisse chiuso, sicuramente la prima campanella era già suonata. Quella mattina, scendere dal letto, era stata una vera tortura. La sera precedente aveva impiegato un po' per addormentarsi, quello che era successo con Gijsbert non l'aveva di certo aiutata a conciliare il sonno, invece di chiudere con lui, si era ritrovata a farci l'amore no, pensò, abbiamo fatto sesso, correggendosi nell'esatto momento in cui aveva pensato quella parola. Dopo avevano ripreso a litigare e lo avevano fatto per gran parte della serata, senza però trovare una vera soluzione al loro reale problema. Gijsbert era irremovibile sul suo ideale di coppia, per lui non sussisteva nessun problema al contrario di lei che, nella loro storia, vedeva tutto un problema. Stanca, per il poco sonno e la corsa appena fatta, sbuffò, pensando con ferma convinzione che non ci fosse nessuna possibilità di un lieto fine per loro. Entrambi avevano mantenuto le proprie idee senza trovare un punto di incontro, solo alle due di notte, esausti, Gijsbert si era deciso ad andarsene.
Giunta davanti al portone si rese conto che, anche la seconda campanella, era già suonata. Di prendere una punizione non ne aveva nessuna voglia, per tanto, decise di tornare sui suoi passi e di entrare direttamente alla seconda ora, avrebbe usato quel tempo per pensare e prendere così una decisione definitiva per cercare di mettere la parola fine alla sua storia con lui.
Si era nascosta dentro una piccola caffetteria all'angolo della scuola. Sapeva che in pochi frequentavano quel locale, molti lo consideravano troppo alla moda, quella città era così conservatrice e conformista, ma per lei andava bene così, non voleva che gli altri la vedessero ridotta in quello stato, dopo la notte insonne, aveva delle profonde occhiaie e gli occhi erano ancora arrossati per le lacrime che aveva versato. Oltretutto non aveva nessuna voglia di incontrare Gijsbert, odiava farsi vedere debole da lui. Aveva ordinato un caffè e un Bagel glassato. Dopo aver fatto la firma falsa per giustificare l'assenza della prima ora e dopo aver dato una lunga sorsata al suo caffè, si era persa a guardare le foto di lei e Gijsbert che teneva ancora sul cellulare. Quante volte Chadye e lo stesso Kyle le avevano ripetuto che non erano fatti per stare insieme, ma lei, stupida, non aveva voluto sentire ragione, ma doveva ammetterlo almeno con sé stessa che Gijsbert non era capace di amare, era un ragazzo egoista e insensibile. Non è vero, pensò, Gijsbert sapeva essere dolce e sapeva anche amare, ma questo lato del suo carattere lo esternava solo con Chadye e Kyle, tutto il resto del mondo non lo sfiorava minimamente.
Certa di essere più calma, guardò l'ora e decise che era il caso di avviarsi verso la scuola, mancava poco all'inizio della seconda ora. Ripose il cellulare nello zaino, pagò la colazione e uscì dal locale per poi dirigersi verso la scuola.
Giunta in classe, i suoi occhi d'istinto, andarono a cercare il suo incubo peggiore... Gijsbert era in piedi, al suo banco in seconda fila e stava parlottando con Daren e Miller. Daren stava facendo vedere all'amico qualcosa di interessante sul cellulare e i tre ragazzi presero a ridere divertiti.
Adriane cercò di evitare il suo sguardo e prese posto all'ultimo banco, proprio dietro di lui, ma il suo ragazzo, troppo preso dalla conversazione con gli amici, non si era neanche accorto della sua presenza.
Il professore entrò poco dopo, ordinando a tutti di mettersi seduti, odiava l'ora di letteratura, il professore era così noioso, un vecchio bacucco, con una voce soporifera. La lezione era cominciata da meno di mezz'ora e metà della classe era già annoiata.
«Ebbene signorina Robinson, che cosa ci può dire di Oscar Wilde.»
Eurasia abbassò lo sguardo per cercare di sbirciare sul libro che la sua migliore amica, Betthy Wilson, stava tenendo aperto apposta per lei, ma non c'era molto da vedere, per questo ripetette a memoria le parole scritte sotto la foto. «Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde, nacque a Dublino nel 1854 in un ambiente colto e spregiudicato, era un drammaturgo e scrittore irlandese, omosessuale per eccellenza.»
«Spero che le sue informazioni su Oscar Wilde vadano ben oltre alle sue preferenze sessuali.» Il professore si voltò verso i suoi alunni e si accorse che Daren Chioke non era attento alla lezione. «Signor Chioke, lei vorrebbe aggiungere altro?»
Daren, intento a parlare con Gijsbert, guardò il professore con un'aria scocciata. «Oscar Wilde ha scritto Il ritratto di Dorian Gray?»
Il professore avvilito osservò Chioke in uno strano modo, in quei momenti gli veniva così facile pensare ai giorni che lo dividevano dal suo pensionamento e pregava con tutto il cuore che arrivassero il prima possibile. «Me lo sta chiedendo o è la sua risposta ?!»
Dubbioso Daren osservò il professore «È la mia risposta!»
«Bene signor Chioke, questa notte potrò dormire tranquillamente tra due cuscini dopo un'esposizione così accurata.»
«Non amo molto Oscar Wilde.» Fu la giustificazione del ragazzo.
«Non ama Oscar Wilde, la scorsa settimana mi ha detto che detesta William Shakespeare e se non erro, non sopporta Emily Bronte, sono proprio curioso di sapere come distruggerà la scrittrice in programma per la prossima lezione, Jane Austen.»
Daren, con uno sguardo perplesso stampato sul volto, scosse la testa, come se realmente fosse interessato all'argomento. «Non la conosco.»
«Spero per lei che riesca a trovare qualcosa d'interessante da dirmi, visto che il compito della prossima settimana verterà proprio su Jane Austen.»
«Vedrò di impegnarmi.» Fu la sua risposta sbrigativa.
«È proprio questo che mi preoccupa» sussurrò il professore sbuffando esasperato. Quei mocciosi l'avrebbero fatto impazzire. Nuovamente contò i giorni che lo dividevano dalla pensione, ancora 120 giorni e sarebbe stato libero.
Il suono della campanella mise fine a quella discussione futile, destando il professore dai suoi sogni sull'imminente libertà e liberando i ragazzi da quella atroce tortura.
«Bene signor Chioke, lei ha un santo in paradiso che la protegge, l'ha salvata la campanella. Comunque, per la prossima settimana, per la sua gioia, la mia e quella dei suoi compagni, ci sarà il compito in classe. Preparatevi, voglio un saggio su Jane Austen, chi era, com'è vissuta, cos'ha scritto e il perché l'ha scritto ed è questa la cosa fondamentale del compito, il motivo per cui ha scritto le sue opere.» L'uomo preferì ignorare l'espressione di alcuni suoi alunni, certo che, la metà di loro, non sapesse nemmeno di cosa stesse parlando. «Adesso potete andare.»
***
Dopo la seconda ora, che avevano passato divisi, Gijsbert e Kyle si erano ritrovati allo stipetto del ragazzo biondo, per poi incamminarsi nel corridoio del secondo piano, diretti all'aula di biologia.
«Cavolo, la lezione con il professor Davis non finiva più, ed è solo la seconda ora...» Sbuffò esasperato Gijsbert, quella scuola lo rendeva claustrofobico.
«Non me né parlare, la Edge è sempre più stronza, ci ha riempiti di compiti per domani.»
«Ti giuro, non comprendo il motivo per cui continui a frequentare l'ora di religione.» Gli chiese curioso Gijsbert.
«Per i crediti ovviamente! E poi perché è più facile di altre materie.» Fu la semplice risposta di Kyle, cambiano poi repentinamente il discorso.
«Scusa, mi dici che cazzo di fine hai fatto ieri sera? Io e Chadye ti abbiamo aspettato... alla fine ci siamo mangiati anche la tua pizza.»
«Sono rimasto da Adry» gli rispose sbrigativo, non gli andava di parlare con lui della sua ragazza, negli ultimi tempi Kyle era sempre più propenso a difendere Adriane e "incriminare" lui.
Ma l'amico non sembrava del suo stesso avviso. «Deduco che avete litigato tutta la sera?! Non ci hai inviato neanche un messaggio. Se l'avessi fatto, almeno, non avremmo mangiato le pizze fredde, grazie tanto amico!»
«Si e no... abbiamo litigato, poi abbiamo fatto "pace" e poi abbiamo litigato di nuovo...»
«Credo che Chadye non abbia torto, quando deciderai di farla finita con Adry è inutile che tu la tiri alle lunghe, non siete fatti per stare insieme, come fai a non capirlo, devi lasciarla andare amico, ormai è finita tra voi.»
Gijsbert si fermò. Kyle, prima di rendersi conto che si era fermato, aveva fatto un paio di passi in più dell'amico, si fermò a sua volta e si voltò verso di lui. «Che c'è!» gli chiese non riuscendo a comprendere la sua espressione.
«Ho una domanda che è già da un po' mi frulla per la testa e vorrei una risposta da te: Non riesco a capire il motivo per cui ogni volta che io e lei litighiamo, tu sei sempre lì, pronto a difenderla. Non riesco a comprendere se ti preoccupi per me oppure pensi che...»
«Che diavolo dici?» Scattò sulla difensiva Kyle interrompendolo. Aveva già intuito i pensieri dell'amico, ed eccola la conferma che Gijsbert aspettava, gli era bastato osservarlo per capire che i suoi sospetti erano fondati, ma decise di tenersi quel piccolo "sospetto" ancora un po' per sé.
«Mi preoccupo per entrambi, credo che sia del tutto inutile che tu continui a perdere tempo in una storia ormai finita, volta pagina e basta! Vi state facendo solo del male.» Tentò Kyle cercando di nascondere il nervosismo che gli aveva trasmesso Gijsbert con la sua domanda, ma soprattutto fu il suo sguardo a metterlo a disagio, uno sguardo che la diceva lunga su quello che pensava realmente della sua risposta.
Gijsbert riprese a camminare e Kyle, dopo un attimo di smarrimento per quel repentino cambiamento di umore dell'amico, lo seguì. «Ehi! Tutto ok ?!» gli chiese preoccupato.
«Si» fu la sua risposta sbrigativa e prima che Kyle gli facesse ulteriori domande, Gijsbert sviò la conversazione. «Hai parlato con Chadye ieri sera?»
Kyle annuì «si.»
«E...!» Lo incalzò Gijsbert.
«Mi ha confidato una cosa.»
«Cosa!» Adesso era proprio curioso.
I due erano giunti davanti all'aula di biologia.
«È andata a letto con Daren e lui adesso l'ha lasciata.»
Gijsbert si voltò verso di lui, incredulo, era rimasto senza parole, stava per ribattere, quando la voce della professoressa li invitò a entrare in classe.