Capitolo 3.Adriane Russel
Gijsbert, giunto a casa della sua ragazza, parcheggiò l'auto proprio dietro a quella di Adriane. Dopo aver fatto una coccola a Heaven, aprì lo sportello e scese dalla macchina. La cagnolina fece l'atto di seguirlo, ma il ragazzo le intimò di rimanere lì, seduta. Purtroppo tra Heaven e Adriane non correva buon sangue, forse per gelosia o forse perché Adriane era intimorita da lei, ma ogni volta che la ragazza lo abbracciava o anche solo si avvicinava a lui, Heaven cominciava a ringhiargli contro.
«Tranquilla, torno subito, tu resta qui e fai la guardia all'auto.» Un'ultima coccola e Gijsbert chiuse lo sportello. Quando raggiunse la porta di casa, prese un profondo respiro e, preparandosi allo scontro, suonò il campanello.
La sentì urlare oltre la porta «arrivo!» Ma quando Adriane l'aprì, rimase ferma con la mano sulla maniglia.
«Ciao.» La salutò Gijsbert, ignorando il suo sguardo risentito.
«Ah! Sei tu.» Lo sguardo che Adriane gli lanciò, sembrava quello di una belva inferocita pronta ad attaccarlo.
«Adry!» tentò, ma dalla sua espressione infuriata, sapeva che sarebbe stato difficile rabbonirla.
«Adry cosa! Ti rendi conto di quello che hai fatto?» Lo assalì lei a conferma dei suoi timori e senza dargli il tempo di replicare continuò «cavolo Gijsbert, ti ho aspettato per più di mezz'ora, come una stupida idiota davanti alla scuola.»
Il ragazzo si guardò attorno e notando alcuni passanti troppo curiosi le chiese «possiamo parlarne dentro o vuoi dare spettacolo proprio qui, in mezzo alla strada.»
Dopo un attimo di incertezza si fece da parte facendolo passare. Attese che entrasse e chiuse la porta con troppa foga sbattendola, tanto che, il quadro appeso alla parete tremò. Senza dargli il tempo di rispondere o fare alcunché, riprese a inveirgli contro, era veramente arrabbiata, constatò Gijsbert. «Dove diavolo sei stato?!»
Non si scompose minimamente per la sua sfuriata, quando aveva raggiunto casa della sua ragazza, sapeva già cosa l'attendeva. «Ho saltato le ultime due ore di matematica, avevo una verifica e non avevo studiato, così con Kyle abbiamo deciso di andarcene in sala giochi, è stata una decisione presa all'ultimo momento, mi dispiace.»
«Ti costava tanto dirmi che non saresti potuto venire a prendermi?» gli urlò lei contro, Dio! Quanto avrebbe voluto prenderlo a schiaffi.
«Si, avrei dovuto, ma sinceramente mi è passato di mente, sul serio Adry mi... mi dispiace.»
Per lo meno è sincero, pensò la ragazza. Adriane sospirò profondamente, passandosi le mani sul viso, era stanca di quella storia. «Non posso farlo, io non ce la faccio più.»
«Cosa non puoi fare» le chiese Gijsbert con espressione confusa.
Realmente non capiva di cosa stesse parlando? Adriane era incredula, non poteva essere così stupido... «Sul serio? Davvero non capisci?» Fu la risposta esasperata della ragazza. «Cristo Santo Gijsbert, sono rimasta a casa fino adesso ad aspettare una tua telefonata, te ne rendi conto o no!»
«Che cosa vuoi da me Adry!»
La ragazza non mancò di notare una nota di esasperazione nella sua voce. «E me lo chiedi? Vorrei più rispetto, vorrei che tu mi...»
Ma il ragazzo sapeva già dove voleva andare a parare, avevano già fatto quella discussione centinaia, migliaia di volte. Raggelandola con i suoi occhi grigi, le impedì di continuare quella frase. «Non dire quella parola, ti prego, lo sai, non sono quel tipo di ragazzo.»
«No, è vero, tu non lo sei, tu non sai cosa voglia dire amare e io mi sento così stupida per sperare ancora che tu ti accorga di me.»
Gijsbert era incredulo, comprendeva la sua rabbia, ma quella sfuriata, inutile per lui, lo stava alquanto infastidendo. «Sei o non sei la mia ragazza! Quindi mi sono accorto di te, che altro vuoi da me?» Adesso anche lui si stava arrabbiando, stavano insieme ormai da più di un anno, lei l'aveva sempre saputo che tipo fosse, non le aveva mai mentito al riguardo, era il suo ragazzo certo, ma non voleva un legame con il cappio al collo. Le voleva bene, stava bene insieme a lei, ma non era il tipo di ragazzo da portare alle cene in famiglia o girovagare per le strade della città mano nella mano, sotto lo sguardo di tutti.
«Vorrei essere l'unica e invece vai a letto con ogni ragazza che ti capita sottomano, fregandotene, senza alcun riguardo dei miei sentimenti» gli rispose rassegnata.
«Quando ti sei messa con me, un anno fa, sapevi com'ero fatto.» Gijsbert sbuffò spazientito, era tutto così frustrante. Che cosa pretendeva da lui! Si ok, aveva sbagliato quel giorno a dimenticarsi dell'appuntamento, ma Blue Hill era una piccolissima città e lei sapeva perfettamente dove avrebbe potuto trovarlo, se fosse stata così in pena, avrebbe anche potuto andare lei da lui! Gijsbert non vedeva il motivo di tutte quelle paranoie assurde e senza senso. Sbuffando, poggiò la schiena al muro incrociando le braccia al petto e attese, con speranza, che la crisi esistenziale della sua ragazza si placasse il prima possibile. Non aveva mai avuto pazienza per quelle scenate, Kyle avrebbe saputo come calmarla, ma non lui, ma la sua speranza sfumò in un attimo sentendo le sue parole. «Già, lo sapevo, ma speravo anche che tu cambiassi, che tu provassi realmente qualcosa per me. Dio, se ci penso, tu mi hai preso in giro per tutto questo tempo.»
Eh no cavolo! pensò, osservandola incredulo, non riusciva a credere alle sue orecchie e la rabbia, già mal controllata, esplose, non poteva pensarlo veramente, si allontanò dal muro affrontandola «no Adry! Non lo accetto, io non ti ho mai presa in giro, ti ho sempre detto quali fossero le mie reali intenzioni. Mi piace stare con te e mi piace fare sesso con te, ma si tratta solo di questo, di sesso e adesso non puoi venire qui a fare la fidanzata sconvolta, gelosa, tradita e offesa da me, perché non ti si addice, ma soprattutto, non mi sembra che tu, fino a ieri, ti fossi mai lamentata del nostro rapporto, cos'è cambiato adesso? Spiegamelo, sono proprio curioso.»
Adriane sapeva che il ragazzo aveva ragione, lo conosceva da anni, ed era a conoscenza della sua nomina di "bastardo". Quando aveva deciso di stare con lui, si era presa tutta la responsabilità, ma aveva sperato che, con l'avanzare della loro storia, lui cambiasse, si accorgesse di lei, ma invece, sotto certi aspetti, in quegli ultimi mesi, la situazione era peggiorata, era come se lui si fosse annoiato della loro relazione, era diventata più un'abitudine quella di stare insieme che una vera e propria unione.
«Sei un bastardo!» Sentenziò a denti stretti.
«Adry, ti prego, che diavolo ti prende, sei petulante e fastidiosa quando fai così, dimmi che cosa vuoi veramente e facciamola finita con questa sceneggiata.»
Adriane lo squadrò, doveva dirglielo «questa mattina ti ho visto con Betthy nello stanzino del bidello. Vi siete dimenticati di chiudere la porta.»
L'espressione di Gijsbert non lasciò intravedere il suo turbamento. Con gli anni e grazie a sua madre, aveva imparato a mascherare bene i suoi sentimenti. Non credeva che lei li avesse visti, certo, non aveva fatto neanche niente per nascondersi, aveva sempre ritenuto il suo rapporto con lei aperto, ma comprese, in quell'esatto momento, che la sua ragazza non la pensava come lui. Che idiota era stato... «Mi dici dove vuoi arrivare con questa sceneggiata? Non ti è mai importato un cazzo, in questo ultimo anno, del mio comportamento, perché adesso fai così.»
«Niente, non mi sta succedendo niente, sto sbagliando io ok! Lascia stare, finiamola qua, fai finta che non ti abbia detto niente, tornatene da Kyle, vatti a scopare la Wilson, vai a casa, insomma, fai quello che ti pare, vattene e lasciami in pace.» Adriane sembrava realmente rassegnata e amareggiata. Era del tutto inutile continuare a parlare con lui, non sarebbe mai cambiato e lei non era più intenzionata a farsi prendere in giro. Basta, era finita.
Prendendolo di sorpresa, si avvicinò alla porta, sotto lo sguardo perplesso del ragazzo. «Adry! Che diavolo...!»
Adriane mise la mano sulla maniglia. «Ti ho detto di andartene Gijsbert, tanto parlare con te è come parlare con un muro.»
«Adry cazzo!... aspetta! Parliamone...»
Adriane afferrò la maniglia, ma Gijsbert l'anticipò, mettendo una mano sulla porta, impedendole di aprirla. «Ehi! Ti vuoi fermare un attimo? Almeno fammi spiegare.»
«Dimmi che cosa c'è da spiegare, ti sei scopato la Wilson sì o no?»
I due si affrontarono, testardi e orgogliosi, come solo loro sapevano esserlo.
«Si, è successo e lo sapevi già che ogni tanto me la scopo, ma... ! Adry... Adry ascoltami...!» Adriane, delusa, allungò la mano per aprire una buona volta quella dannata porta, lo voleva fuori da casa sua. Ma Gijsbert glielo impedì... di nuovo. «Guardami cazzo!» La bloccò tenendole il braccio e con uno strattone la strinse a sé, incatenando i suoi occhi di ghiaccio a quelli blu della ragazza. «Mi dispiace, sul serio piccola, cercherò di essere più discreto.»
Non erano proprio quelle le parole che si era aspettata di sentire. Delusa si liberò dalla sua stretta. «Vattene al diavolo». Visto che lui non aveva intenzione di lasciarla in pace, decise che si sarebbe rinchiusa in camera sua, nell'attesa che lui decidesse di andarsene. Ma aveva fatto solo pochi passi quando si sentì afferrare di nuovo e si trovò contro il muro con il corpo del ragazzo a bloccarle la fuga, era in trappola, sapeva già cosa sarebbe successo. Era così difficile resistergli, perché, nonostante tutto, lei lo amava e lo desiderava da impazzire.
La lingua di Gijsbert sfiorò le sue labbra.
«Non farlo... ti prego...!» Protestò debolmente.
«Lo so che mi vuoi, il tuo corpo non mente, ti conosco» le sussurrò sulle labbra.
Si era vero, lei lo desiderava, ma non poteva cedere, non dopo tutto quello che le aveva fatto. «Cristo Gijs, non puoi comportarti così, non sono la tua bambola gonfiabile da usare a tuo piacimento» sibilò contrariata lei.
«Gonfiabile, no, ma la mia bambolina si» mormorò lui, un sorriso di scherno stampato sulle labbra.
Perché doveva fare così, pensò Adriane. Sapeva come giocare con lei, era così bravo a farla cedere. «Fottiti...» ringhiò furiosa assottigliando gli occhi, sfidandolo a replicare. Ma doveva sapere che era difficile metterlo in difficoltà, il suo ragazzo aveva una faccia tosta senza eguali, senza contare che adorava le sfide e lei, in quel momento, era diventata una sfida per lui.
«In tua compagnia?» rispose ancora più divertito. «Allora lo vedi che ho ragione io?!» Posò le labbra su quelle di lei, facendo una lieve pressione con la lingua, ma lei non accennò a schiuderle, affondò una mano tra i suoi capelli biondi, erano così morbidi e setosi e avevano un buon profumo. «Cristo piccola, tu mi fai impazzire!»
Adriane impresse le unghie sulle spalle del ragazzo per ripicca. Gijsbert le afferrò le mani e con un solo movimento, le bloccò sulla sua testa contro il muro poi le morse le labbra facendola gemere e lei, istintivamente, le dischiuse per protestare, ma la lingua del ragazzo le invase la bocca e lei, nonostante tutto, cedette approfondendo il bacio, perché era difficile dire di no a Gijsbert, ci sapeva fare e ogni volta sapeva come farla cedere al suo volere. Per la centesima volta in quel giorno pensò che doveva mettere fine alla sua storia con lui o realmente si sarebbe fatta del male. Lei lo amava, ma lui non poteva dargli quello che lei voleva.