Capitolo 2.Gelosia
Gijsbert, uscito dalla sala giochi, fece subito ritorno a casa. Aperta la porta lo raggiunse la voce di sua madre, si voltò verso la cucina e la vide. La donna era intenta a rimproverare la nuova cameriera, sicuramente, pensò il ragazzo, conoscendola, la sta licenziando, per questo motivo Dorette non si accorse dell'arrivo del figlio. Contrariato scosse la testa, non aveva mai tollerato quel comportamento, era più che certo che non sarebbe mai cambiata. Odiava il suo modo di essere, così spocchiosa, troppo ipocrita. Voleva far credere al resto del mondo che la sua vita era perfetta "una perfetta famiglia Americana", ma nella sua famiglia "di perfetto" non c'era proprio un bel niente. Facendo meno rumore possibile, per evitare che la donna si accorgesse del suo arrivo, sgattaiolò verso le scale. Raggiunse la sua camera al primo piano indenne, per fortuna sua madre era troppo impegnata nel ruolo che tanto adorava, fare la padrona di casa.
Aperta la porta il suo sguardo cadde sulla piccola cucciola, grigio e bianca, rannicchiata sul letto. Heaven era una femmina di Pitbull. Gliel'aveva regalata suo padre circa un anno prima, dopo svariate discussioni con la moglie, visto che la donna non era un amante degli animali. Lui e il padre erano riusciti a convincerla a fargliela tenere a patto che fosse lui a occuparsene e che, la piccola cucciola, non girovagasse libera per la casa. Il cigolio della porta fece aprire gli occhietti azzurri di Heaven che, riconoscendo il rumore, si voltò e quando vide il suo padroncino, scodinzolando, scese giù dal letto raggiungendolo. Se Dorette Hill avesse scoperto che Heaven dormiva nel suo letto, ne era più che certo, li avrebbe cacciati ambedue di casa. «Ehi bella! Stavi dormendo beatamente, non mi hai sentito arrivare.» Dopo aver fatto le coccole alla cagnolina, il ragazzo buttò malamente lo zaino a terra, si tolse l'uniforme scolastica, gettandola sulla sedia e indossò i primi pantaloni da ginnastica che gli capitarono tra le mani, restando a dorso nudo, si buttò di peso sul letto. Il suo intento era di studiare i due capitoli di storia ma, dieci minuti dopo, con il libro aperto sul petto, si addormentò profondamente.
Fu svegliato un'ora dopo dal suono del cellulare. Assonnato allungò il braccio e afferrò il telefono, con un occhio aperto e uno chiuso lesse il messaggio che Kyle gli aveva inviato: " Tra un'ora alla baia, non tardare ". Sbuffando guardò Heaven che, curiosa, lo osservava con i suoi occhioni celesti. «Tranquilla, vieni anche tu con me, non ti lascio sola a casa con quell'arpia.»
Fece una doccia veloce, indossò i primi vestiti che trovò dentro l'armadio, un paio di jeans neri e un maglioncino beige e mezz'ora dopo era pronto per uscire. «Dai andiamo pelandrona.» Messo il guinzaglio a Heaven sgattaiolò fuori di casa come un ladro, quel giorno la fortuna era dalla sua parte, era riuscito a non incrociare sua madre per ben due volte.
Fece salire Heaven sul suo Land Rover e poi partì verso la parte ovest della città per raggiungere la baia. Lui e Kyle avevano in mente di parlare con Chadye. A occhi estranei poteva sembrare la solita Chadye, ma non per loro che la conoscevano bene, entrambi sapevano che qualcosa stava turbando la ragazza e avevano tutte le intenzioni di scoprire cosa l'affliggeva ormai da giorni.
***
Chadye Parker, finite le lezioni, aveva recuperato il suo cellulare dallo stipetto e, dopo averlo acceso, aveva trovato un messaggio molto criptico di Kyle: "Ci vediamo alla Baia, ore 17.00 non tardare ".
Le venne istintivo chiedersi cosa diavolo fosse successo, sembrava più un ordine che un invito. I suoi due migliori amici, certe volte, erano veramente strani. Uscita da scuola non era riuscita a incontrare i due ragazzi, per questo, curiosa e impaziente, si era diretta a casa per cambiarsi per poi raggiungere i due alla Baia, il loro ritrovo abituale.
Raggiunta la spiaggia trovò già i due ragazzi ad attenderla. Entrambi non si erano accorti della sua presenza, impegnati a giocare con Heaven e Sky.
Solo quando fu a pochi passi da loro, Gijsbert la notò per primo. «Ehi ciao!»
Kyle, dopo aver lanciato la palla a Sky, il suo fedele cucciolo, un American Pitbull terrier, fratello di Heaven, lasciò che i due cagnolini la rincorressero, per poi voltarsi a salutarla. «Ciao tesoro.»
Chadye Parker aveva una capigliatura rossa, raccolta in piccole treccine e con una pioggia di lentiggini sul viso, gli occhi erano di un color nocciola molto chiaro e la sua corporatura era minuta, tanto che, vicino ai due ragazzi, quasi scompariva.
«Ciao ragazzi.» Li salutò con la sua aria sbarazzina. «Scusate il ritardo, mia madre voleva che l'aiutassi con la preparazione per la festa di beneficenza, sono riuscita a sgattaiolare via senza che lei mi vedesse.»
«Tranquilla, noi siamo arrivati da poco» gli rispose Gijsbert, spostando lo sguardo su Heaven. La cagnolina, per prendere la palla, stava per tuffarsi in acqua «Heaven, vieni subito qui, non puoi fare il bagno... muoviti.»
I tre amici presero a camminare sulla spiaggia, lasciando Heaven e Sky liberi di giocare con la palla. A rompere il silenzio fu proprio Chadye. All'uscita della scuola aveva incontrato Adriane e si era accorta subito che l'amica era infuriata e quando ciò avveniva, il novanta per cento delle volte, il responsabile era sempre Gijsbert, per questo osservandolo non riuscì a non chiedere, al diretto interessato, cosa fosse successo con la sua ragazza. «Gijs! Che cosa hai fatto ad Adry, ci siamo incontrate ed era così arrabbiata che ha risposto male anche a me!»
Nel sentire il nome della sua ragazza, Gijsbert sbarrò gli occhi e imprecò ad alta voce, portandosi una mano a scompigliare i capelli, come aveva fatto a dimenticarsene, guardò l'orologio. «No...no...no... cazzo...!»
«Che cosa hai fatto questa volta?!» Gli chiese Chadye con espressione rassegnata.
La ragazza ormai era abituata al comportamento indolente del suo migliore amico. Gijsbert aveva un carattere difficile. A occhi estranei poteva sembrare un perfetto stronzo, ma loro, che lo conoscevano ormai da anni, sapevano che il suo modo di comportarsi, era solo una maschera. Il ragazzo odiava esternare i suoi sentimenti, molte volte poteva sembrare menefreghista e ingrato, ma non era così, lui sapeva amare, ma gli era difficile fidarsi e lasciarsi andare con gli altri, ma soprattutto, non riusciva a fidarsi delle persone e spesso tendeva, con il suo comportamento, ad allontanarle.
«Ho lasciato il cellulare spento e ho dimenticato che dovevo andare a prenderla all'uscita della scuola.» Imprecò. «Questa volta mi uccide.»
«Ok dai! Niente di nuovo, è da te.» Gli fece notare Kyle scuotendo la testa. Avvilito dal comportamento poco maturo del suo migliore amico.
La storia tra Gijsbert e Adriane andava avanti ormai da un anno. I due erano perennemente in lotta l'uno con l'altro purtroppo a entrambi piaceva primeggiare sull'altro e si facevano deliberatamente del male. Chadye era più che convinta che non erano fatti per stare insieme.
«Grazie tante amico!» Gli rispose Gijsbert mostrandogli il dito medio.
«Mi dispiace ma, io proprio non capisco, perché vi ostinate a restare insieme?! Lei ti vuole bene, lo so, ma tu... dai Gijs, siamo tutti quanti consapevoli che non la ami. Adriane stessa lo sa, ma è troppo presa da te da non riuscire a guardarsi attorno» precisò Chadye guardandolo in malo modo.
Gli uomini sono tutti uguali, stronzi e menefreghisti, pensò amareggiata.
«Io e Adry stiamo insieme solo per il sesso, con lei è fantastico! Lei stessa sa che tra di noi non potrà mai esserci di più, sono sempre stato chiaro al riguardo.» Lo disse con una semplicità che fece storcere la bocca all'amica.
«Credi realmente che Adry la pensi come te? Io non ne sono del tutto convinta» ribadì la ragazza con convinzione. «Forse è quello che tu speri, ma prima o poi si stancherà di questo tuo comportamento.»
«Lei sa che non voglio legami fissi mi conosce, sa cosa penso al riguardo, l'amore, secondo me, è alquanto sopravvalutato.» Rimarcò Gijsbert con la massima convinzione delle sue parole.
« Io credevo che lo fosse il sesso!» Sussurrò Chadye, non aveva notato che Kyle era solo a un passo da lei. Di fatti era stato l'unico tra i due ad averla sentita, si voltò di scatto, osservandola con sguardo perplesso.
Gijsbert era troppo preso dal trovare una soluzione, per il casino che aveva combinato, per dare attenzione ai due amici. «Scusatemi Kyle, ci vediamo più tardi a casa tua, ordina le pizze, io devo andare, a dopo.»
E senza lasciarli il tempo di ribattere, Gijsbert richiamò Heaven e con lei corse verso la macchina, lasciandoli soli.
«L'abbiamo perso.» Sorrise Chadye vedendolo scomparire oltre la boscaglia che divideva la spiaggia dalla strada.
«Già!» Le rispose Kyle, spostando lo sguardo da Gijsbert a Chadye. Osservandola ripensò alle sue parole, sicuramente doveva aver capito male. Non c'erano segreti tra di loro, questo era il patto, fin da quando erano bambini. Chadye era ancora vergine, per quanto ne sapesse lui, o forse no, doveva andare a fondo di quella storia, l'amica non poteva aver deciso di andare a letto con Daren. Il solo pensiero che fosse accaduto, sentì un moto di stizza e cercando di non farlo notare alla ragazza, strinse la mano che teneva dentro la tasca dei pantaloni, fino a conficcarsi le unghie nel palmo. Poi si chinò, per prendere la palla da tennis che Sky aveva portato ai suoi piedi. Se si fosse voltato lei, che lo conosceva meglio di chiunque altro, avrebbe visto quel piccolo barlume di rabbia e gelosia riflettersi nei suoi occhi.