Capitolo 11.Maria
Le tre ore successive passarono velocemente e quando Adriane, seguita da Raina, raggiunse la sala mensa, questa era già colma di studenti. Con lo sguardò andò alla ricerca dei suoi amici e quello che vide non le piacque, Gijsbert, Chadye e Daren erano seduti a un tavolo, in fondo alla sala e stavano parlando tra di loro, mentre Kyle, a lato opposto della sala, se ne stava seduto con due ragazzi amici suoi. Questo voleva dire che Gijsbert non le aveva dato ascolto e non aveva chiarito con lui.
Incerta sul da farsi, individuò un tavolo libero, proprio a metà della sala e prese la decisione che non si sarebbe seduta né con Gijsbert e né tanto meno al tavolo di Kyle, avrebbe voluto dire schierarsi con uno o con l'altro e lei voleva restarne fuori. Troppo tardi! Tanto ormai il danno l'hai fatto.
Decise di ignorare la sua coscienza, per il suo modo di essere si era già prodigata abbastanza per aiutarli, se Gijsbert voleva continuare a comportarsi da orgoglioso, non ascoltandola, non erano fatti suoi. «Vieni, seguimi.»
Raina la seguì con il vassoio in mano, raggiunsero il tavolo e Adriane, dopo aver posato il vassoio, con sopra il suo pranzo, mise lo zaino sulla sedia libera accanto a lei, nella speranza che nessuno vi sedesse e dando le spalle ai suoi amici, si sedette indicando a Raina il posto libero davanti a lei. «Siediti.»
Raina, spostando lo sguardo tra Adriane e il tavolo dove era seduto Gijsbert, si sedette, guadandola incerta. «Non vai dai tuoi amici?» le chiese speranzosa, Adriane si voltò appena e osservò il tavolo dove Chadye, Daren e Gijsbert erano seduti e stavano ridendo. «No, sto bene qua, è più tranquillo.» Le rispose criptica, poi aprì la bottiglietta dell'acqua e ne bevve un lungo sorso, con la speranza che l'amica non le chiedesse ulteriori spiegazioni.
Raina era sempre più convinta che Adriane le stesse nascondendo qualcosa, era da quella mattina, all'entrata della scuola, che l'amica si stava comportando in maniera strana.
Intanto, al tavolo di Gijsbert, sia Daren che Chadye stavano cercando di capire cosa fosse successo tra i due ragazzi, anche se, la ragazza, era più che certa che avrebbe avuto più fortuna se avesse chiesto a sua madre il permesso di suonare in una rock band. Gijsbert, quando voleva, sapeva essere così testardo. «Che cosa è successo! Perché non me ne vuoi parlare.»
«Per la centesima volta, Chadye, fatti i cazzi tuoi.»
Appunto, pensò stizzita, non lo sopportava quando si comportava in quel modo, sembrava un bambino intento a fare i capricci. Per niente intimorita dal suo atteggiamento scontroso, provò a incalzarlo. «Devi andare da lui.»
«Non farmi pentire di essermi seduto qui con voi, mi conosci, se volevo parlare con lui, l'avrei già fatto, non credi?» Gijsbert afferrò il suo sandwich e gli diede un morso. Magari, avendo la bocca piena, era giustificato a non risponderle. Ma conoscendola avrebbe dovuto immaginarsi che non sarebbe bastato per distoglierla dal suo intento.
«Quanto ancora lo vuoi far soffrire?!»
Gijsbert alzò gli occhi al cielo. «Fino a quando non lo riterrò sufficiente e poi scusa, chi ti dice che non sia io la parte offesa, come sempre devi difendere lui, povero Kyle! L'incompreso.»
«Gijsbert! Smettila di fare il bambino, lo sai anche tu che non è vero, non lo difendo sempre, solo che...»
«Chadye basta!» Le intimò, gli occhi ridotti a due fessure, la mandibola serrata, la sua migliore amica faceva sempre così, anche da piccoli, se doveva difendere qualcuno, tra lui e Kyle, sceglieva sempre Kyle. «Sta bene dov'è, il più lontano possibile dai miei coglioni e il discorso è chiuso.»
Chadye, contrariata, scosse la testa, era una battaglia persa, quando Gijsbert era arrabbiato diventava irragionevole, ma perché doveva essere così testardo. Capendo che l'amico si stava arrabbiando, Daren decise di andargli in aiuto e di cambiare repentinamente discorso. «Avete conosciuto la nuova ragazza? È un'amica di Adriane.»
«No, non l'ho vista, non so nemmeno di chi diavolo stai parlando.»
Daren fece cenno a Gijsbert di guardare verso il tavolo dove erano sedute le due amiche, seguì il suo sguardo e vide una ragazzina mora che se ne stava seduta, composta, a mordicchiare la cannuccia del succo di frutta. Ma la voce di Chadye lo distrasse, facendogli distogliere lo sguardo. «Si, è molto carina e gentile, abbiamo condiviso il banco durante la terza ora, a educazione civica, lei non aveva il libro e il professor Nixon ci ha messo di banco insieme. Si è trasferita qui da New York, suo padre è un militare, è di stanza presso la base militare dell'aeronautica a Bangor.»
«Come si chiama.» Chiese curioso, era certo di averla già vista, aveva un'aria così familiare, ma non ricordava dove.
«Se fosse per me, la chiamerei Maria, come la santa vergine.» Rise divertito Daren, facendo ridere anche l'amico, guardandola, Gijsbert, non poté fare altro che dargli ragione.
Per quella battuta infelice, Daren, si meritò uno scappellotto da parte della sua ragazza. «Daren, smettila di fare lo stronzo, e comunque, il suo vero nome è Raina.» Lo riprese Chadye che, per solidarietà femminile, non aveva gradito la battuta del suo ragazzo. Quel cretino e quei due idioti dei suoi migliori amici, avevano preso a etichettare, con il nome Maria, tutte quelle ragazzine che a parere loro potevano essere ancora vergini o troppo puritane.
Raina alzò lo sguardo, Hill era solo a due tavoli di distanza da lei e ne aveva la perfetta visuale, certa di non essere notata, prese a osservarlo, bello era bello, non poteva negarlo, lo vide ridere a una battuta dell'amico, aveva un sorriso stupendo, sentì il suo cuore accelerare i battiti, che diavolo le stava succedendo!
Gijsbert si distrasse dalle chiacchiere dei due amici, c'era qualcosa di strano... si sentiva osservato e, pensando che fosse Kyle, si volto con sguardo accigliato verso di lui, ma notò che l'amico stava fissando un punto imprecisato fuori della finestra ed era assorto nei suoi pensieri, perciò non poteva era stato lui a dargli quella sensazione... chi diavolo...! Vagò con sguardo noncurante nella sala e i suoi occhi si soffermarono sulla nuova arrivata, era lei che lo stava scrutando incuriosita.
Divertiamoci un po' pensò. E il suo inconfondibile sorriso di scherno, comparve sul viso e per provocarla, la salutò facendole l'occhiolino. Raina, comprendendo di essere stata scoperta, arrossì. La sua insolenza, aveva sortito l'effetto voluto, la vide distogliere lo sguardo, abbassandolo timidamente, aveva ragione Daren, con quella sua gonna lunga sotto il ginocchio, il maglioncino più grande di una taglia, con le scarpe da tennis, le mancavano i calzettoni e avrebbe potuto benissimo somigliare a una "bambina" del primo anno invece che a una ragazza della loro stessa età, dell'ultimo anno di liceo. Ma nonostante tutto, non riuscì a toglierle gli occhi di dosso, era attirato dalla sua espressione innocente, quel viso senza un filo di trucco, aveva i capelli a caschetto neri, lunghi fino alle spalle, raccolti da un lato con una piccola molletta. Quella ragazzina stonava con i suoi gusti, a lui piacevano le bionde con i capelli lunghi, ma soprattutto più "smaliziate". La osservò attentamente, sicuramente l'avevano colpito i suoi occhi, verdi come il mare in tempesta, ma il suo corpo, beh, quello era tutt'altra storia, non c'era niente di attraente in lei, era magra e troppo acerba e, da quello che aveva potuto notare, era anche molto, troppo timida. Bene, ci sarà da divertirsi...
«Gijsbert! ... Terra chiama Gijsbert!»
Gijsbert distolse lo sguardo per riportarlo sull'amico. «Cosa stavi dicendo?»
«Ti sei reso conto che la Wilson si è messa in posa apposta per te?» Daren gli fece segno di guardare verso la sua destra. Gijsbert si voltò e il suo sguardo si posò sul fondo schiena della Wilson, che al tavolo accanto al suo, restando in piedi, si era chinata con le braccia poggiate sul tavolo e ondeggiava i fianchi, di sicuro, vista la posizione, era un implicito invito per lui. Scosse la testa contrariato e, annoiato, distolse lo sguardo. «Come se non l'avessi mai visto, ha un bel culo, non lo nego, ma onestamente è una minestra riscaldata, mi sono stufato, il sesso con lei è diventato così monotono.»
Raina incredula, sentendo quelle parole rimase a bocca aperta, aveva ragione Adriane, chi diavolo credeva di essere, quel ragazzo era tanto bello quanto stronzo, lei non conosceva quella ragazza dai lunghi capelli castani, ma un minimo di rispetto! Non le balenò nella testa che forse, quella ragazza, era tanto stronza quanto lo era Hill, se non di più. Ma purtroppo, l'avrebbe capito, molto più tardi, a sue spese.
«Ehi! Raina... Raina! Ma mi stai ascoltando?» Adriane richiamò la sua attenzione, constatando che l'amica si era persa a osservare la Wilson. «Che cos'ha di tanto interessante la Wilson!»
In risposta Raina alzò le spalle, non aveva nessuna intenzione di parlare con Adriane dei suoi pensieri su Hill e su quella ragazza dai lunghi capelli castani. Era così che si chiamava, ripetette mentalmente il suo nome: Wilson. «Niente, che cosa stavi dicendo?»
«Dammi l'agenda, controllo i tuoi orari.»
Raina frugò nello zaino e passò l'agenda alla ragazza, Adriane l'aprì ed estrasse il foglietto che l'amica aveva preso in segreteria.
«Hai lezione di nuoto, edificio 4 con la professoressa Melby, il tuo stipetto è il numero 6, dentro troverai anche il costume e l'accappatoio. Come per l'uniforme, anche questi te li fornisce la scuola.»
«Cosa!» Urlò, attirando su di sé li sguardi di alcuni compagni, compreso quello di Hill. Rendendosi conto di aver urlato, cercò di riprendere un contegno. «Io ho lezione di nuoto?»
«Si, c'è scritto qua.» Adriane le mostrò l'orari che la segretaria le aveva dato. «Scusa, ma, sei tu che hai scelto il tuo piano di studi, come fai a non sapere che avevi le lezioni di nuoto incluse.»
Raina mortificata abbassò lo sguardo. «Io...io...non...»
E fu in quel momento, vedendo la sua reazione, che Adriane comprese e preferì sorvolare per non metterla ulteriormente in difficoltà. «Tranquilla dai! Se ci pensi bene non è male, un'ora lontano dai libri, sai nuotare no?»
«S...sì...so stare a galla. Tu non ci sarai?»
«No, ho scelto atletica, io e il nuoto non andiamo molto d'accordo, comunque ci sarà Chadye, la ragazza che hai conosciuto durante l'ora di educazione civica, è una mia amica ed è molto simpatica, per qualunque cosa puoi chiedere a lei.»
Raina prese l'agenda, la mise nello zaino e poi, afferrandolo, si alzò in piedi, il tutto sotto lo sguardo incuriosito di Adriane.
«Dove stai andando? Non è ancora suonata la campanella?»
«Preferisco avviarmi adesso, voglio evitare di essere l'ultima a entrare, magari passo inosservata, è tutto la mattina che gli insegnanti mi costringono a presentarmi alla classe.» E senza guardarsi indietro, uscì dalla mensa, ignara che, due occhi grigi come il ghiaccio, la stavano scrutando incuriositi.