

Capitolo 3: Il primo allenamento vero e proprio
Un’attesa troppo lunga
Atena si svegliò con i muscoli ancora tesi dall’allenamento del giorno prima.
Non era il dolore fisico a tenerla inquieta. No.
Era il ricordo.
Il modo in cui Paride l’aveva guardata. La sensazione delle sue mani sulla sua pelle. La voce bassa, quel “Lasciati andare” che sembrava essere rimasto impresso nel suo corpo più di qualsiasi esercizio.
Era solo il primo allenamento e già sentiva di aver perso il controllo.
“Devi smetterla.”
Si alzò dal letto con decisione, andò verso la doccia e lasciò che l’acqua bollente le scorresse addosso, nel tentativo di lavare via il calore che ancora sentiva sotto pelle.
Ma non ci riuscì.
Perché sapeva che presto lo avrebbe rivisto.
E quel pensiero la tormentava più di quanto volesse ammettere.
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Incontro magnetico
Entrò in palestra con passo deciso, fingendo di essere più sicura di quanto fosse in realtà.
Ma appena lo vide, la sua determinazione vacillò.
Paride era già lì, appoggiato alla parete con le braccia incrociate, un’espressione rilassata sul volto. Indossava una maglietta aderente grigia, leggermente sudata, e pantaloncini che lasciavano intravedere la potenza delle sue gambe.
Era appena finito di allenarsi.
E sembrava dannatamente bene.
Atena deglutì, cercando di non far trapelare il tumulto interiore che la stava divorando.
Ma quando lui sollevò lo sguardo su di lei, il suo respiro si bloccò.
Quella calma apparente. Quella sicurezza assoluta.
Come se sapesse esattamente l’effetto che aveva su di lei.
“Puntuale anche oggi,” commentò, lasciando che il suo sguardo indugiasse su di lei un istante di troppo.
Atena si schiarì la gola. “Cerco di non fare aspettare il mio allenatore.”
Paride sorrise lentamente, un sorriso che sembrava carico di significati nascosti. “Vediamo se hai la stessa disciplina quando iniziamo.”
Un brivido le percorse la schiena.
Dannazione.
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Il gioco della resistenza
Paride la fece riscaldare con esercizi semplici, ma non distolse mai lo sguardo da lei.
E Atena lo sentiva.
Ogni volta che si muoveva, ogni volta che si piegava o allungava i muscoli, sapeva che lui la osservava.
Non in modo inappropriato.
Ma in modo troppo attento.
Come se stesse leggendo ogni sua reazione.
“Ora iniziamo davvero.”
Le fece segno di seguirlo verso l’area con i pesi.
“Faremo squat con il bilanciere.”
Atena annuì, posizionandosi sotto il bilanciere. Ma non appena provò a sollevarlo, lui fu subito dietro di lei.
Troppo vicino.
“Poggia bene i piedi.” La sua voce era bassa, vicina al suo orecchio. “Il peso lo devi controllare, non subirlo.”
Atena deglutì, concentrandosi sul movimento. Ma quando scese in posizione, sentì le mani di Paride sfiorarle i fianchi per correggerle la postura.
Un tocco leggero. Sicuro.
Ma il suo corpo lo percepì in modo completamente diverso.
“Così va meglio.”
La sua voce era ancora lì. Troppo vicina.
Atena cercò di mantenere la calma, ma quando si guardò nello specchio, vide il riflesso di Paride.
I suoi occhi erano fissi su di lei.
Non solo sulla sua postura.
Su lei.
E in quel momento, Atena capì che lui sapeva esattamente quello che stava facendo.
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Il tocco che incendia
Il circuito di esercizi continuò con gli affondi.
Paride si posizionò accanto a lei, eseguendo il movimento con la solita grazia che sembrava contrastare con la sua fisicità possente.
“Ora tocca a te.”
Atena cercò di concentrarsi, ma ogni volta che lui la correggeva con una pressione leggera sulla sua pelle, il suo corpo reagiva con un’ondata di calore incontrollabile.
Ma fu quando la prese per i fianchi, stabilizzandola dopo un piccolo sbilanciamento, che la tensione esplose.
Un tocco più fermo. Più intimo.
Atena trattenne il fiato, consapevole che se si fosse voltata in quel momento, lo avrebbe trovato troppo vicino.
E lui non si staccava.
“Rilassa le spalle.”
La sua voce era un sussurro.
Un sussurro che scivolò dentro di lei come un brivido liquido.
Quando finalmente la lasciò andare, Atena sentì le gambe molli.
Non per lo sforzo.
Ma perché il suo corpo aveva risposto troppo bene a quel contatto.
E Paride lo sapeva.
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Il controllo sta svanendo
L’allenamento continuò, e ogni esercizio sembrava diventare più difficile, non per la fatica, ma perché Atena sentiva il suo autocontrollo sgretolarsi.
Paride non faceva nulla di esplicito.
Ma ogni suo gesto sembrava carico di un’intenzione silenziosa.
Un gioco pericoloso in cui lui dettava le regole.
Alla fine, quando l’allenamento terminò, Atena si sedette su una panca per riprendere fiato.
Ma Paride non si allontanò subito.
“Hai lavorato bene.”
Lei sollevò lo sguardo su di lui, ancora con il respiro affannato.
Lui la osservò per un lungo istante, poi si chinò leggermente in avanti, riducendo ancora una volta lo spazio tra loro.
“Sei rigida, Atena. Non solo nei movimenti.”
Lei sgranò gli occhi. “Cosa?”
Paride sorrise, inclinando la testa. “Devi imparare a lasciarti andare.”
Atena sentì un brivido attraversarle la pelle.
Non sapeva più se parlava di allenamento o di qualcosa di molto più pericoloso.
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Un messaggio che accende il desiderio
Dopo essersi cambiata e aver lasciato la palestra, Atena sentì il telefono vibrare.
Un messaggio.
Paride: Ottimo lavoro oggi. Sei migliorata. Ma possiamo fare molto di più.
Lei deglutì, fissando lo schermo.
Poi, un secondo messaggio.
Paride: Ci vediamo domani, Atena. E stavolta voglio vedere se sai davvero lasciarti andare.
Atena sentì un’ondata di calore esploderle nel petto.
E capì che questo non era solo un gioco di fitness.
Era un gioco di seduzione.
E lei non era sicura di riuscire a vincerlo.

