Libreria
Italiano
CapitolI
Impostazioni

Capitolo 2: Il primo incontro con Paride

Un’ansia inspiegabile

Atena fissava l’orologio sul comodino da almeno dieci minuti.

Le lancette sembravano muoversi più velocemente del solito, eppure ogni secondo pesava come piombo nel suo petto. Sentiva il cuore battere con troppa insistenza, un ritmo nervoso che non riusciva a placare.

Era assurdo. Era solo un allenamento.

Ma dentro di sé sapeva che non era solo quello.

Aveva dormito male, rigirandosi tra le lenzuola, tormentata da un’inquietudine senza nome. La voce di Paride le rimbombava ancora nella mente, con quel tono basso e sicuro che sembrava scivolarle addosso, insinuandosi sotto la pelle.

“Sei pronta a lasciarti guidare?”

Non era stata una semplice domanda. Non con quel tono. Non con quell’intenzione.

Atena si massaggiò le tempie, come se potesse cancellare il ricordo di quella frase. Doveva smetterla.

Era solo un trainer. Niente di più.

---

Prepararsi… per cosa?

Aprì l’armadio con più esitazione del dovuto.

Era ridicolo, ma scegliere cosa indossare per un semplice allenamento si rivelò più complicato del previsto. Afferrò un paio di leggings e una t-shirt larga, poi si guardò allo specchio.

No. Troppo trasandata.

Allora provò una canotta aderente e pantaloncini da corsa. Troppo scoperta.

Sbuffò, frustrata da sé stessa, e alla fine scelse qualcosa di neutro: leggings neri e un top sportivo che scopriva le spalle ma senza esagerare. Un equilibrio tra comodità e… qualcosa che non voleva definire.

Si sistemò i capelli in una coda alta, ma mentre lo faceva si sorprese a chiedersi: “Mi noterà?”

Scacciò subito il pensiero.

Era lì per allenarsi. Non per impressionare un uomo che, probabilmente, vedeva decine di ragazze ogni giorno.

Eppure, mentre chiudeva la porta di casa, non riusciva a ignorare il brivido di anticipazione che le percorreva la schiena.

---

Un primo sguardo che brucia

Il centro fitness era spazioso, con pareti di vetro che lasciavano filtrare la luce naturale. L’aria era densa di suoni: il clangore dei pesi, il ronzio sommesso dei tapis roulant, le voci basse degli allenatori che davano indicazioni ai clienti.

Atena entrò con passo deciso, ma il suo stomaco si strinse quando i suoi occhi si posarono su di lui.

Paride Jackson.

Era in piedi accanto a una parete di specchi, le braccia incrociate sul petto, e sembrava completamente a suo agio nel caos controllato della palestra.

Ma non era solo il suo aspetto a colpirla. Era la sua presenza.

C’era qualcosa in lui che la faceva sentire improvvisamente fuori equilibrio.

Forse era il modo in cui i suoi muscoli si tendevano sotto la maglietta aderente, o come i suoi capelli scuri cadevano con disinvoltura sulla fronte. Forse era il modo in cui i suoi occhi – di un marrone profondo, quasi ipnotico – sembravano registrare ogni minimo dettaglio dell’ambiente circostante con una calma assoluta.

Ma fu quando i loro sguardi si incrociarono che Atena sentì un brivido correre lungo la schiena.

Paride non si limitò a guardarla. La studiò.

E in quel momento, lei capì che lui aveva già intuito più di quanto volesse mostrare.

“Ciao, Atena.”

La sua voce la colpì come un impatto fisico.

Atena si schiarì la gola, cercando di sembrare composta. “Ciao. Spero di non essere in ritardo.”

Lui sorrise. Un sorriso lento, misurato. “Sei perfettamente puntuale. Ma anche se fossi stata in ritardo… ti avrei aspettata.”

Atena si bloccò per un secondo. Non per le parole in sé, ma per il modo in cui le aveva dette.

Come se fosse ovvio. Come se aspettarla fosse qualcosa che avrebbe fatto senza alcun dubbio.

Lei cercò di ignorare il modo in cui il cuore le martellava nel petto. “Allora… da dove iniziamo?”

Paride la osservò per un attimo, poi fece un passo più vicino. Troppo vicino.

“Prima dimmi una cosa.” Il suo tono si abbassò di un’ottava. “Perché sei qui, Atena?”

Lei batté le ciglia, sorpresa dalla domanda. “Come… perché?”

“Non è solo questione di allenamento.” La sua voce era calma, ma le parole la trafissero come un bisturi. “Sei qui perché vuoi cambiare qualcosa. Ma cosa?”

Atena si irrigidì. Nessuno le aveva mai chiesto qualcosa del genere.

Non sapeva cosa rispondere.

E Paride lo notò.

Un sorriso appena accennato gli incurvò le labbra, come se avesse trovato esattamente quello che cercava. “Va bene. Non devi rispondere adesso. Lo capirai con il tempo.”

Poi si voltò, con la sicurezza di chi sapeva esattamente cosa stava facendo. “Vieni. Iniziamo.”

---

L’allenamento diventa una sfida

Atena si aspettava di cominciare con esercizi blandi, ma Paride aveva un’idea diversa.

“Facciamo degli squat.”

Lei annuì, posizionandosi davanti allo specchio. Ma non appena scese nel primo movimento, sentì una presenza dietro di sé.

Troppo vicina.

“Schiena dritta,” disse Paride a bassa voce. “Non far cadere le ginocchia in avanti.”

Le sue mani le sfiorarono la vita per correggerle la postura.

Un tocco leggero, tecnico.

Ma il corpo di Atena lo percepì come una scossa elettrica.

Trattenne il respiro, sperando che lui non lo notasse.

Ma quando alzò lo sguardo nello specchio, vide il riflesso di Paride che la osservava con un’intensità quasi pericolosa.

Lui l’aveva sentito.

---

La tensione cresce

L’allenamento continuò con gli affondi. Paride si posizionò accanto a lei per dimostrarle il movimento.

E Atena non poté fare a meno di osservarlo.

Ogni muscolo si contraeva con precisione, ogni gesto era fluido, perfetto. Il suo corpo sembrava fatto per il controllo, per la disciplina.

Per il piacere.

Atena deglutì. Dove diavolo stava andando la sua mente?

Quando fu il suo turno, cercò di concentrarsi, ma Paride la osservava con troppa attenzione.

Poi accadde.

Mentre si abbassava in un affondo, perse leggermente l’equilibrio.

Paride fu più veloce di lei.

Le mani forti la afferrarono ai fianchi, stabilizzandola con facilità.

Un battito di cuore troppo veloce.

Un respiro trattenuto.

E quando si voltò a guardarlo, lo trovò più vicino di quanto avrebbe dovuto essere.

“Sei troppo rigida.” La sua voce era appena un sussurro. “Lasciati andare.”

Atena si sentì mancare il fiato.

E capì che questa non era solo una lezione di fitness.

Era qualcosa di molto, molto più pericoloso.

Scarica subito l'app per ricevere il premio
Scansiona il codice QR per scaricare l'app Hinovel.