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Brucio per te

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Riepilogo

Atena Pears è sempre stata un po' più grossa rispetto alle altre ragazze, ma non le è mai importato. Sta bene nel proprio corpo. Perlomeno il più delle volte. Ma la sua dottoressa le consiglia di iniziare ad allenarsi con un personal trainer... E ha già in mente la persona giusta: Paride Jackson, determinato a far sudare Atena... in più modi.

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Capitolo 1: Un incontro inaspettato

Atena osservò il proprio riflesso nella vetrina di un negozio mentre camminava per le strade della città. Il cappotto lungo e scuro la avvolgeva, proteggendola dal vento di febbraio, ma non dal senso di vuoto che si portava dentro. Passò le dita tra i capelli sciolti, lisciandoli con un gesto automatico, ma senza davvero guardarsi.

Aveva appena compiuto trent’anni, eppure si sentiva più vecchia di quanto avrebbe dovuto. Non per il tempo che passava, ma per qualcosa di più profondo. Qualcosa che la inchiodava in una routine che sembrava aver prosciugato ogni scintilla di passione dalla sua vita.

Lavoro. Responsabilità. Aspettative.

Ogni giorno correva da un impegno all’altro senza fermarsi mai. Ma a cosa serviva tutto questo, se dentro di lei si sentiva immobile?

Il campanello della porta dello studio medico tintinnò quando la spinse, interrompendo i suoi pensieri. L’odore di disinfettante e carta si mescolava all’aroma sottile del tè alla menta che la dottoressa Martin amava bere durante le visite.

“Atena, cara. Accomodati.”

La dottoressa Martin le fece cenno di sedersi, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso. Era una donna di mezza età, dall’aspetto rassicurante, con i capelli castani raccolti in un elegante chignon. Il suo sguardo esperto la scrutò con una gentile severità.

“Dimmi come stai.”

Atena si lasciò cadere sulla sedia e incrociò le gambe, giocando con l’anello sottile che portava al dito. “Bene. Credo.”

“Credi?”

Sospirò. “Sono sempre stanca. Il lavoro, la vita… ho la sensazione che tutto mi stia sfuggendo di mano. Non mi riconosco più.”

La dottoressa Martin annuì, prendendo alcuni appunti. “Il tuo corpo ti sta lanciando un segnale. Quando è stata l’ultima volta che ti sei fermata a prenderti cura di te?”

Atena strinse le labbra. Non ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva fatto qualcosa solo per sé stessa.

“Ti serve un cambiamento,” continuò la dottoressa, chiudendo la cartella. “E credo di sapere da dove puoi iniziare.”

Atena inarcò un sopracciglio. “Spero non mi dirai di fare yoga o meditazione.”

La dottoressa sorrise. “No, niente di così tranquillo. Hai bisogno di qualcosa che ti scuota, che ti rimetta in contatto con il tuo corpo. Ti consiglio un personal trainer.”

“Un personal trainer?” ripeté Atena, scettica.

“Paride Jackson.” Il tono della dottoressa divenne più leggero, quasi divertito. “È uno dei migliori. Competente, paziente, ma anche… diciamo, molto intuitivo. Sa leggere le persone meglio di quanto loro stesse riescano a fare.”

Leggere le persone.

Atena si sentì inspiegabilmente a disagio. “Non so se ho bisogno di qualcuno che mi analizzi mentre cerco di non svenire su un tapis roulant.”

La dottoressa rise. “Non è quel tipo di allenatore. Lui capisce cosa ti serve. E sono sicura che con te sarà particolarmente attento.”

Particolarmente attento? Cosa voleva dire?

La dottoressa le porse un biglietto. Il nome “Paride Jackson” risaltava sul cartoncino con una calligrafia decisa. Sotto, un numero di telefono scritto a mano.

“Prova, Atena. Non hai nulla da perdere.”

Atena lo prese senza dire nulla. Ma mentre lo infilava nella borsa, sentiva che quella semplice decisione avrebbe avuto conseguenze molto più grandi di quanto immaginasse.

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UNA VOCE CHE SCUOTE

Quella sera, sola nel suo appartamento, Atena osservava il biglietto sul tavolo.

Il bicchiere di vino che aveva riempito era rimasto quasi intatto, dimenticato accanto a lei. Cosa la tratteneva dal comporre quel numero? Paura? Scetticismo? O qualcosa di più profondo, qualcosa che non voleva ammettere?

Si morse il labbro inferiore, poi allungò la mano verso il telefono.

Uno squillo. Due.

“Pronto, Paride Jackson.”

Atena sussultò.

La sua voce era profonda, calda, con una punta di sicurezza che la colpì in pieno petto. Non se l’era aspettata.

“Sono… Atena. La dottoressa Martin mi ha dato il tuo numero.” Cercò di sembrare disinvolta, ma si sentì ridicolmente nervosa.

“Atena.” Ripeté il suo nome con una lentezza misurata, come se lo stesse assaporando. “Piacere di conoscerti.”

Un brivido le scese lungo la schiena.

“Piacere mio,” rispose, stringendo il telefono tra le dita.

“Dimmi,” continuò lui con quella voce vellutata, “sei pronta a lasciarti guidare?”

Atena trattenne il respiro.

Le sue parole sembravano cariche di significati nascosti, di un’intensità che non avrebbe dovuto esserci in una semplice conversazione telefonica.

Era davvero pronta?

Una parte di lei voleva dire di no.

Ma un’altra, quella più profonda e istintiva, sussurrava qualcosa di diverso.

“Sì,” rispose piano.

Dall’altra parte, Paride sorrise. Lei non lo vide, ma lo sentì. “Bene. Allora ci vediamo domani. Preparati, Atena. Cambieremo tutto.”

Click.

Il telefono tornò muto, ma il battito nel petto di Atena era tutto tranne che calmo.

Si passò una mano tra i capelli, cercando di riportare ordine nei suoi pensieri.

Non sapeva perché, ma aveva la netta sensazione che quel Paride Jackson non fosse solo un personal trainer.

E che l’incontro del giorno dopo avrebbe cambiato più di quanto fosse pronta ad ammettere.