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Capitolo 6

"A volte neanche ti accorgi di essere cambiato. Credi di essere sempre tu e che la tua vita sia sempre la tua vita. Invece un giorno ti svegli, ti guardi intorno e non riconosci niente, assolutamente niente."

~Ellen

Guardavo il vuoto, ero completamente assente. Una parte di me voleva parlare e chiedere altre spiegazioni ma l'altra era morta.

-Tesoro, so che è davvero difficile accettarlo ma ascoltami bene. Non sentirti sbagliata, non sentirti nemmeno obbligata a fare qualcosa. Quello che ti ho detto l'ho tenuto nascosto per il tuo bene e spero che tu adesso non mi veda con occhio diverso. Io sono tuo padre, ti voglio bene, indipendentemente da quello che pensi o che sei.

Ti racconto una storia: Brian non voleva diventare un vampiro purtroppo però, in seguito ad un incidente, ha dovuto diventarlo o sarebbe morto.- lo guardai, ancora spaventata. Riuscii a parlare finalmente

-Brian da quanto è un... vampiro?- era l'unica cosa che riuscii a dire. Mi guardò sorpreso da quella domanda e disse

-So che ti stai chiedendo molte cose, tra cui le caratteristiche dei vampiri e sono proprio qui per aiutarti. L'ho promesso a tua madre che te lo avrei spiegato un giorno. I vampiri sono eterni, possono morire con ferite profonde agli organi vitali, hanno abilità fisiche fuori dal normale e si... bevono sangue. Il resto delle leggende sono tutte invenzioni.

Per quanto riguarda Brian, lui è diventato un vampiro all'età di vent'anni, questo è successo duecentocinquanta anni fa.- rimasi di pietra a quelle parole, duecentocinquanta anni fa? Quindi come fa ad essere un mio parente? Il legame di sangue dovrebbe essersi spezzato da decenni ormai.

-Ma quindi non siamo cugini?- domandai sorpresa a mio padre.

-Diciamo di no, praticamente lui è un tuo avo, uno dei capostipite dei Ventura.- quando sentii quel cognome, collegai nella mia mente mille cose in una. Ventura era il cognome di mia madre, questo significa che di generazione in generazione, i figli maschi hanno portato avanti il cognome, ma il gene viaggiava lo stesso, indipendentemente dal sesso di una persona.

-Quindi lui ha avuto dei figli?.- dissi porgendo un'altra domanda a mio padre.

-No, lui è stato l'unico a non averne. I suoi tre fratelli sì però, tra l'altro lui è stato proprio quello tra i quattro ad avere ereditato il gene. Devi sapere che solo un figlio erediterà il gene, soprattutto se è solo uno dei genitori ad averlo. I Ventura usavano sposarsi tra parenti per mantenere il gene sempre vivo, così c'era la possibilità che più figli lo avessero; pensavano fosse una cosa molto importante, una specie di dono.

Sai? Ho già capito dall'inizio che provi qualcosa per Brian. Non c'è niente di male, mi fa piacere. Adesso che sai la verità, hai la libertà di fare ciò che ti pare.- io provavo qualcosa per Brian? Ma cosa? Che sta dicendo? Forse però... no, no, NO! Impossibile!

-Lui? Scherzi? Nha. Ho bisogno di una doccia fredda, vado.- dissi ridendo istericamente. Mi alzai e corsi in bagno, chiudendo velocemente la porta. Mi spogliai e mi gettai sotto la doccia. Aprii l'acqua fredda e chiusi gli occhi. In un giorno la mia vita era diventata un fottuto casino. Brian, la mia famiglia, la mia vita...

Era già chiaro che non sarei diventata mai un vampiro, non ne trovavo motivo, stavo benissimo così. Adesso cosa avrei fatto d'ora in poi quando avrei visto Brian? Niente, come al solito. Ho deciso: devo fare finta che non sia successo niente, è la cosa più ragionevole.

Uscii dalla doccia ma non trovai il mio accappatoio. Ce n'era uno blu scuro e lo misi, non potevo fare altro. Uscii dal bagno e andai in camera mia.

-Ma quello è il mio accappatoio?- feci un salto di due metri e dissi

-Porca troia ma che cazzo...- le parole mi morirono in gola quando mi girai e davanti a me vidi Brian. Il cuore iniziò a battere fortissimo, ero sicura fosse per la paura, anche se sentivo fosse anche per qualcos'altro. Mi fissava insistentemente da capo a piedi. Non mi feci scrupoli, tornai alla mia compostezza e con nonchalance dissi

-Non trovavo il mio e poi... perché mai era nel mio bagno? Problemi tuoi. A proposito, cosa ci fai qui?- tolse lo sguardo dal mio corpo e tornò a guardami in faccia

-Volevo chiederti di potermi prestare il caricabatterie, non trovo il mio.- disse con un mezzo sorriso.

-Ma certo! Entri in camera mia senza bussare, mi sembra giusto. Comunque serve anche a me, quindi fai presto. È in cucina, prendilo- dissi girandomi verso l'armadio. Stava per uscire quando disse

-Per quanto riguarda oggi...- lo interruppi senza mai girarmi

-Brian, è tutto a posto, davvero.- detto ciò, la porta si chiuse. Sospirai sedendomi sul letto, mettendomi una mano sulla fronte. Non so come ma ce l'avevo fatta, avevo affrontato la mia paura.

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