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Capitolo 7

"Mi piace stare da solo. O meglio, mi convinco di stare meglio in questo modo."

~Brian

È da ieri sera che non esce dalla sua camera nemmeno per mangiare. Dopo che le ho riportato il caricabatterie, si è chiusa a chiave e non risponde a nessuno. Suo padre mi ha detto che lei sa tutto, assolutamente tutto e che dalla faccia che ha fatto, non l'ha presa proprio bene. Come biasimarla? A me sono serviti anni per accettarlo. È proprio una condanna essere un vampiro, per questo non permetterò che le succeda qualcosa che la faccia diventare tale. A parte questo, sono convinto che lei non voglia diventarlo assolutamente. Nonostante abbia mantenuto la calma quando mi ha visto in camera sua, il suo cuore la tradiva, batteva così forte che sembrava uscirle dal petto. Quella ragazza è al centro dei miei pensieri costantemente e nonostante io abbia vissuto per così tanto tempo, non ho mai incontrato nessuno in questa terra che mi prendesse mente e corpo in questo modo. Essendo un vampiro i miei istinti e i miei sensi sono amplificati e quando ce l'ho accanto a me o la penso, impazzisco. Di una cosa sono sicuro, quella ragazza mi ha fottuto la testa.

Il padre di Ellen è uscito di casa ormai da qualche minuto e sono rimasto solo. Mi alzai di scatto quando sentii dei passi leggeri sulle scale. Andai all'ingresso principale e vidi sulla soglia della porta, quasi ormai fuori casa, Ellen. Mi precipitai da lei e le afferrai il polso, fermandola. Si girò di scatto spaventata e mi guardò scioccata e disse

-E tu che ci fai qui?- la guardai confuso per la sua domanda e dissi

-Ci vivo qui per ora, che domande sono?- la vidi sospirare e dire

-Ne sono consapevole, mi sembravi soltanto fuori casa dato che non ti avevo sentito. Adesso devo andare, potresti lasciarmi il braccio?- disse passando lo sguardo da me alla mia mano intorno al suo polso e quando vide che non lo lasciai, iniziò a tirare il braccio nervosa. Strinsi di più la presa e vidi nel suo volto una smorfia di dolore. A quel punto alleggerii la presa mortificato ma continuai a tenerla ferma.

-Mi spieghi che diavolo vuoi? Lasciami.- rispose acida. Volevo parlarle, so che c'era qualcosa che le passava per la testa. Sentivo che aveva paura, ma qualcosa non mi convinceva, non era semplice paura.

-Tu hai paura di me, ma non per quello che sono. Tu hai paura di starmi vicino, di guardarmi negli occhi.- dissi cercando il suo sguardo che continuava a tenere basso. Continuai a chiamarla, a cercare di alzare il suo volto verso di me, ma non ci riuscii. La spinsi al muro e la bloccai con le braccia, mettendole tra le sue spalle e la parete. Alzò la testa verso di me e il suo cuore aumentò i battiti a dismisura e la sua bocca si aprì leggermente per la sorpresa. Mi avvicinai al suo volto e la vidi stringersi al muro, per cercare di spostarsi invano.

-Vedi? Tu temi il mio sguardo.- dissi fissandole le labbra insistentemente. Fece lo stesso lei, finché decisi di avvicinarmi di più, fino a toccarle la fronte con la mia. Riuscivo a sentire il suo respiro caldo contro la mia guancia fredda e ormai stavo cedendo alla tentazione di sentire le sue labbra sulle mie e stringere il suo corpo meraviglioso in un abbraccio stretto contro il mio petto.

Feci un salto indietro enorme quando sentii una pressione fastidiosa sulla guancia; mi aveva appena dato uno schiaffo. Con una faccia omicida mi puntò il dito contro e urlò

-Ne ho abbastanza, stammi lontano e lasciami vivere. Tu non sei niente per me, NIENTE!- strinse i pugni e uscì di casa sbattendo la porta, lasciandomi lì in una specie di stato di shock con una mano sulla guancia. Provavo dolore, sì ma morale, non fisico. Perché mi odiava così tanto? Eppure sento che vorrebbe starmi accanto ma combatte contro se stessa, contro quello che prova, sono confuso.

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