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Capitolo 5

"E ti alzerai un giorno e quel giorno cambierai tutto."

~Ellen

Era da qualche minuto che la porta si era aperta ma adesso non sentivo più niente. Il cuore batteva come non mai al solo pensiero che mio padre potesse essere la fuori con quel... mostro. Quegli occhi, erano così inquietanti. Un brivido salii lungo la mia spina dorsale al solo ricordo. Presa da un attacco di panico, iniziai a urlare "papà" attaccata alla porta.

-Tesoro...- la voce di mio padre fece fare al mio cuore un salto di sollievo. Era dietro la porta, potevo sentirlo.

Aprii la porta di scatto e lo trascinai dentro, richiudendola alle mie spalle subito dopo.

-Cazzo papà, mi sembravi morto.- dissi con la paura negli occhi. Non mi rispose, allora lo guardai in faccia. Non era spaventato, anzi, aveva un espressione dispiaciuta.

-Papà, di qualcosa porca miseria! Cos'è Brian? Che gli è successo?- dissi alzando la voce.

-Vedi cara, c'è una cosa che devo dirti. Riguarda tua madre, ma non te lo dirò adesso, non qui. Ho bisogno di parlarti insieme a... Brian.- quando pronunciò quel nome, fui percossa da mille brividi.

-Oh no, io non esco da qui, soprattutto non parlerò con lui. È pericoloso papà. A proposito, perché non sei sorpreso?- gli domandai confusa. Sospirò e assunse una faccia seria e disse

-Sì, ne ero a conoscenza ma quando saprai la verità sarà tutto più chiaro.- mi sta prendendo in giro? Di che parla?

-Di cosa stai parlando? Di quale verità? Perché se lo sapevi lo hai lasciato entrare in casa nostra? È pericoloso, cavolo.- dissi entrando di nuovo in panico.

-Per favore, non agitarti. Ti sarà tutto più chiaro quando ne parleremo, anche se all'inizio non accetterai tutto. Lui non è pericoloso come hai potuto vedere, non ti ha fatto niente, non avrebbe mai potuto.- si, mi prende in giro.

-Oh Dio papà ma come puoi dire una cosa del genere? Io non...- non riuscii a finire di parlare, non ce la faci. Si avvicinò a me e mi prese il viso tra le mani, poi disse

-Ehy, stai tranquilla. Tu hai fiducia in me?- che domande, certo, era mio padre. Annuii e lui continuò a parlare

-Allora ascolta, fatti spiegare. Scendi con me in soggiorno. Lui non c'è e non ci sarà per un po'. Parliamo io e te e poi potrai farmi tutte le domande che vorrai.- accettai, era l'unica cosa che potevo fare, volevo sapere e lui mi avrebbe aiutato.

Scendemmo insieme in salotto e mi guardai le spalle più volte, con la paura di poterlo incontrare. Ci sedemmo uno difronte l'altro e si schiarì la voce, poi iniziò a parlare

-Allora, da dove iniziare? Non conosci esattamente la vera storia di tua madre. L'ho conosciuta due anni prima della tua nascita, ero ad Oslo per lavoro. Proprio così, Oslo, la stessa città di Brian. Ci innamorammo subito, devo ammetterlo, infatti decise di lasciare tutto e venire con me in Italia. Un anno dopo ci sposammo e nascesti tu subito dopo. Adesso arriviamo alla parte più importante... tua madre non era una donna qualsiasi. Faceva parte di una lunga dinastia di diciamo esseri diversi? Sì. Si tramandano un gene da secoli che salta di generazione in generazione. Lei non ha ereditato questo gene, ma l'avrebbe ereditato chi fosse venuta dopo di lei. Ti spiego meglio: questo gene lo ereditano in pochi ma non è evidente, non finché la persona stessa decide di valorizzarlo facendosi aiutare da chi è come lui....- lo guardai come se mi stesse parlando in arabo, capii quello che disse anche se non completamente. Stava parlando di me, io ero venuta dopo mia madre, sono sua figlia. Ancora però non capisco di che gene parla e che c'entra con Brian.

-Esprimiti meglio papà, si tratta di me, voglio sapere.- dissi con l'ansia. Chiuse gli occhi, lo faceva per riprendere il controllo, lo conoscevo, poi disse

-In pratica Brian è un vampiro, ha ereditato il gene e qualcuno come lui l'ha aiutato a metterlo in risalto, quindi a diventare un vampiro. Non tutti sono propensi ad esserlo, solo alcune persone possono diventarlo, hanno un sangue particolare, raro e importante. Quelli con il gene nascono umani ma delle caratteristiche fisiche dimostrano la sua presenza. In poche parole tu Ellen, sei una di quelle persone.-

Il mondo mi cadde addosso. Incredula e impaurita, elaborai quelle informazioni e fui costretta ad accettarle perché non poteva altro che essere la verità.

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