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Capitolo 4

"Siamo il risultato del dolore che abbiamo provato."

~Ellen

Mi svegliai con la testa dolorante, stava per scoppiarmi. Non ricordo niente di ieri sera, solo qualcosa di inizio serata, qualche ragazzo e... basta. Andai in bagno, mi feci una doccia veloce e poi scesi in cucina. Era ora di pranzo, avevo dormito un casino di tempo, sarò tornata a casa davvero molto tardi.

-Guardate un po' chi c'è, la bella addormentata. Fatto tardi ieri?- mi chiese mio padre. Annuii e mi sedetti a tavola.

Appena mise davanti a me il piatto con la pasta, feci una smorfia di disgusto e dissi

-Papà, non ho molta fame, non mi sento tanto bene.- mi guardò preoccupato e disse

-Non è che hai bevuto troppo? Sai che non voglio.- vidi a quella domanda Brian lanciarmi uno sguardo incomprensibile. Lasciai perdere e dissi

-No papà, stai tranquillo.- dopo un po' smise di opprimermi e decisi di salire in camera mia.

Una settimana dopo...

In questa settimana non ho avuto incontri ravvicinati con Brian, solo qualche sguardo intenso e incomprensibile per la casa e qualche parola. Era quasi ora di cena, perciò andai in cucina e vidi un biglietto sul tavolo

-Tesoro, stasera non ci sono. Prepara o ordina qualcosa fuori per te e Brian, decidi tu che fare, magari così fate un po' conoscenza. Non uscire almeno stasera, non puoi lasciare un ospite solo a casa, un bacio.- lessi tutto a bassa voce. Imprecai e buttai il bigliettino nel cestino. Fanculo, stasera ci si deprime con le serie tv.

In cucina entrò Brian, gli spiegai la situazione senza troppi giri di parole, senza nemmeno guardarlo e iniziai a cucinare la carne. Se avessimo ordinato la piazza, sarebbe arrivata dopo un'ora, ed io avevo fame adesso. Appena pronta, la servii a Brian e mi sedetti a tavola insieme a lui. Ci ritrovammo faccia a faccia, nel più assordante dei silenzi.

-Merda!- imprecai a bassa voce. Mi ero tagliata con il coltello; non faccio bene a distrarmi mentre taglio il cibo. Afferrai il tovagliolo accanto al piatto e tamponai il dito; cavolo se brucia.

Alzai la testa verso Brian, dato che non lo sentivo più nemmeno respirare e vidi che con le mani si copriva il volto.

-Brian, tutto bene?- dissi cercando di attirare la sua attenzione ma niente. Mi avvicinai a lui ma la sua voce mi fermò

-No, non avvicinarti.- aveva un tono così sofferente che mi fece preoccupare ancora di più. Non lasciai stare, dovevo aiutarlo.

-Cazzo, sta' lontana!- disse sta volta alzando la voce. In automatico levò le mani dal viso e il sangue mi si gelò nelle vene. Volevo urlare ma non ci riuscivo. I suoi occhi, i suoi fottutissimi occhi erano rossi. Il mio istinto di sopravvivenza mi fece capire del pericolo che avevo davanti. Terrorizzata, corsi il più velocemente possibile e mi chiusi a chiave in camera mia. Ancora tremante, presi il cellulare e chiamai mio padre

-Pronto?- disse lui.

-Porca Troia papà, torna subito a casa, Brian, che cazzo è? Sta att...- la linea si interruppe, batteria scarica. Il caricatore era nell'altra stanza, e io non sarei uscita neanche morta da lì. Mi accorsi solo in quel momento di panico, che stavo piangendo. Io che piango? Grazie al cazzo, ho visto la morte in faccia porca merda.

Non so per quanto ma pregai, finché la porta di casa si aprì, ed io col cuore in gola sperai che fosse mio padre e che non gli succedesse niente.

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