Capitolo 3
"Vedi tu hai un problema, fingi di essere menefreghista per nascondere che ogni minima cosa ti ferisce."
~Brian
Ellen, era lei la ragazza. Scrutai attentamente la sua figura delicata da capo a piedi. Studiai attentamente i suoi lunghi capelli corvini leggermente ondulati dal sale del mare e rimasi ipnotizzato dai suoi occhi azzurri cristallini. Il volto di porcellana era contornato dalle guance arrossate dal sole. Sembrava quasi una bambola. Ero sorpreso, nessuna ragazza aveva mai avuto questo effetto a primo impatto su di me. Aveva un carattere molto forte, lo notai subito. Le nostre espressioni non mutarono, semplicemente i nostri occhi rimasero incastrati tra di loro, finché lei se ne andò, lasciandomi lì a guardare il punto in cui era lei poco prima.
Venti minuti dopo...
La cena è pronta, e tra non molto sarebbe arrivata. Proprio mentre la pensavo, la vidi entrare in cucina con aria disinvolta. A differenza da come pensavo io, non era spocchiosa e snob, lo capii da come aveva legato i capelli disordinatamente in una treccia e da cosa indossasse per stare in casa: dei semplici pantaloni di tuta e una canottiera. Eravamo tutti seduti adesso, lei si trovava difronte a me.
-Allora Brian, parlaci un po' di te.- disse il padre, facendomi tornare alla realtà.
-Bhe, ho vent'anni, sono nato ed ho vissuto praticamente tutta la mia infanzia ad Oslo, e mi trovo in Italia da circa dodici anni. Vivo da solo da due anni ormai e i miei genitori sono tornati a vivere ad Oslo quando me ne sono andato di casa.- dissi continuando a mangiare il pescespada che avevo davanti.
-Quindi non andavi d'accordo con i tuoi?- a mia grande sorpresa, Ellen mi rivolse quella domanda.
-Proprio così.- risposi io pacato.
Da allora, calò il silenzio a tavola. Mentre finivo la mia cena, la guardavo; non potevo farne a meno. Mentre mangiava, a volte capitava si bloccasse e guardasse il piatto, facendo strane smorfie. Pensava molto, si vedeva. Venni beccato da lei mentre la guardavo; vidi il suo volto modificarsi in un'espressione tipo "cazzo guardi?" Repressi un sorriso e tornai con la testa sul piatto.
Finimmo tutti di cenare tardi a causa di qualche chiacchiera e del mio arrivo, infatti erano le 22.30. Ad Ellen arrivò un messaggio, lo lesse e disse ancora con lo sguardo puntato verso il telefono
-Stasera esco, faccio tardi. Passano a prendermi Riki e Ale, vado a prepararmi.- sparì di nuovo tra le mura di quella casa, lasciandomi solo con il padre.
-Scusala per la poca educazione, è fatta così.- disse lui mortificato.
-Tranquillo, non me la prendo mica per questo.- dissi tranquillizzandolo. Resta il fatto che non capirò mai chi sono Riki ed Ale.
Restammo a parlare per un po' mentre lo aiutavo a sparecchiare, quando in cucina rientrò Ellen completamente cambiata. Indossava un tubino nero corto e aderente che metteva in risalto il suo fisico perfetto e abbondante. Truccata molto leggermente e i capelli lasciati sciolti che le ricadevano sulle spalle come seta. Cazzo se era bella, bella in tutti i modi e con qualsiasi cosa addosso. Notò il mio sguardo su di lei ma non disse niente riguardo ciò, solo un "Io vado", e uscì fuori casa.
Ore 04:15
Ero coricato sul mio letto, quando sentii la porta di casa aprirsi. Scesi in soggiorno e vidi Ellen barcollante sui suoi tacchi neri laccati. Le andai subito incontro e la afferrai per le spalle, tenendola su.
-Sei ubriaca?- le domandai preoccupato.
-No, tu che dici intelligentone?- disse scoppiando a ridere. Sì che lo era, ed anche tanto. L'accompagnai senza dire niente in camera sua, le feci levare le scarpe e la feci stendere, coprendola con le leggere lenzuola del suo letto.
-Grazie...- sussurrò prima di chiudere gli occhi e addormentarsi subito. Restai a guardare il suo viso rilassato per qualche attimo, poi andai in camera mia, riuscendo ad addormentarmi a mia volta. Forse prima non c'ero riuscito perché pensavo a lei, pensavo a quando sarebbe ritornata a casa.