Capitolo 7
Ecco una riscrittura del testo che mantiene il messaggio emotivo ma con un linguaggio più fluido e accessibile:
“Quando mi sono svegliato…” è un pensiero che colpisce come una stilettata nel petto. Ricordare il dolore è straziante. Ero qui a Roma, circondato dalle mie sorelle. Quando ho aperto gli occhi, la prima domanda non riguardava la gamba, ma lei. Sento il cuore incrinarsi di nuovo. Non l’avevo mai raccontato.
Emma, tra le mie braccia, singhiozza. Non so da quanto, ero troppo concentrato a non piangere. “Se vuoi, posso smettere. Non voglio che tu versi nemmeno una lacrima per me,” le dico, asciugandole le lacrime con il pollice. “Continuo?” le chiedo, e lei annuisce, ancora in lacrime.
“Mia sorella Lisa, la più piccola, è sempre stata la più forte. È stata lei a dirmi che avevano operato d’urgenza Francesca. Era in coma e poi è morta per le troppe lesioni. Le avevano amputato braccia e gambe. Non sarebbe stata più la stessa e, forse, mi avrebbe anche odiato per averla portata laggiù.”
Emma è seduta di fronte a me, avvolta in una coperta, mentre si asciuga le lacrime con il dorso della mano. I suoi capelli disordinati dopo la nostra intimità sembrano simboleggiare quanto il mio cuore stia cedendo a questa donna che, dopo aver fatto l’amore con me, ascolta la storia dell’amore della mia vita, della donna che avrei voluto come madre dei miei figli, quella che ho amato così tanto da volermi lasciare morire.
Non le dirò, però, che quando mia sorella mi disse: “Christopher, sei vivo,” ero intontito dai farmaci, ma la sensazione di morte che avevo addosso era insopportabile. “Chi abbiamo perso, Lia? Chi è caduto?” piangeva, disperata. Si conoscevano bene; era una sua amica, e io ricordo solo che, nonostante la mia instabilità, sono riuscito a sollevarmi e abbracciarla.
Questo flashback mi tormenta ogni giorno. “Emma,” le dico, ma lei ha gli occhi bassi. “Guardami,” dico con fermezza, sollevandole il volto con l’indice. I suoi occhi, pieni di lacrime, sono pozze scure in cui mi perdo. In quegli occhi c’è tanto dolore, ma anche una forza straordinaria, la volontà di non lasciarsi andare, di restare al mio fianco nonostante tutto il peso che le sto dando.
Respiriamo insieme, in silenzio, lasciando che il momento si depositi nell’aria. Non c’è altro da dire; ora sa tutto ciò che c’è da sapere, e io mi sento un po’ più leggero, come se avessi finalmente condiviso una parte di me che era rimasta nascosta troppo a lungo. Anche questo sono io: dolore, un dolore che strappa via l’anima.
“La ami ancora?” chiede, e la sua domanda arriva come un fulmine, senza darmi il tempo di rispondere. “Non posso combattere con un amore così. Lo leggo nei tuoi occhi, da come ne parli ancora oggi.” Si alza dal divano prima che io possa fermarla. “Emma,” dico, ma lei inizia a vestirsi, sfuggendo alla mia mano.
Sapevo che il mio passato poteva turbarla, ma lei ha accolto il mio dolore. Mi metto i boxer e la seguo in terrazzo, dove ha acceso una sigaretta. È lì, ferma, a guardare il panorama, il sole che tramonta dietro di lei. Indossa quegli shorts che non lasciano nulla all’immaginazione, e la mia felpa che le sta enorme. Ma a me, in questo momento, manda fuori di testa vederla indossare qualcosa di mio. È come se la stessi avvolgendo, anche se lei mantiene le distanze.
Mi appoggio alla finestra, tormentato dalla consapevolezza del dolore che potrebbe provare pensando a me con un’altra donna. Vorrei dirle che non è mai stata solo una sostituta, che non ho mai smesso di pensare a lei, anche quando ero con qualcun altro. Ma ora, qui, in questo silenzio denso di parole non dette, mi chiedo se il nostro legame possa davvero resistere a tutto questo.
Decido di avvicinarmi; non riesco più a non toccarla. Ogni passo è carico di fragilità. Sono così vicino da sentire il calore del suo corpo e vedere il leggero tremito delle sue mani mentre stringe la sigaretta. Ma lei non si volta, non fa un movimento per accogliermi. Poso le mani accanto alle sue sul parapetto, sfiorandole le dita. Il suo respiro si ferma per un attimo, e il mio cuore batte forte mentre affondo il viso nei suoi capelli, chiudendo gli occhi e inspirando profondamente. Il suo profumo mi disarma, mi fa sentire completamente suo, come se non esistesse nient’altro al mondo in quel momento.
“Sei arrivata come un uragano,” le sussurro, la mia voce è tremante per l’emozione che non riesco a trattenere. “Mi hai travolto fin da subito, e da quel momento non sono mai stato lo stesso. Sei così speciale, incredibilmente unica. Adoro sentirti ridere; quel suono riempie la mia anima e mi fa sentire vivo in un modo che non credevo possibile. Lei… sì, è stata importante per me. Ma non c’è più. Ora sono qui, completamente perso dentro di te, perché tu sei l’unico luogo al mondo dove vorrei essere, dove desidero restare per sempre.”
Sento il suo respiro farsi più profondo e pesante, e poi la sento sorridere, quel sorriso che tanto amo e che mi fa sentire come se avessi trovato finalmente il mio posto nel mondo. Lentamente, si volta verso di me, i suoi occhi brillano nel crepuscolo, e in quell’istante capisco che, nonostante tutto, è ancora qui con me. La distanza che ci separava sembra svanire, dissolversi come fumo