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Baci e carezze

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Riepilogo

Emma, una giovane studentessa di diritto privato, trova una pausa dai suoi studi intensi partecipando ad una festa organizzata nel bar sotto casa della sua migliore amica, Isa. La serata, tra risate, musica e imprevisti, si trasforma in un'avventura emozionante quando Emma incontra Cristopher, un affascinante barista con un passato nel militare. Il loro incontro fortuito e la successiva corsa all'ospedale per una ferita, seguita da un giro in moto e una notte inaspettata nella casa di Cristopher, aprono uno spiraglio su un legame che sembra destinato a svilupparsi. Attraverso una serie di eventi intensi e dialoghi vivaci, la storia esplora temi di amicizia, attrazione e avventura, immergendo il lettore in un mondo di emozioni contrastanti e incontri significativi.

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Capitolo 1

- Quanto quei baci e quelle carezze erano rimasti nei suoi pensieri. Quanto quelle risate erano rimaste nella sua testa, tanto da dover andare a correre per cercare di estraniarsi da quanto era successo la sera prima. -

Il bar sotto casa della sua migliore amica festeggiava il suo primo anno di vita e avevano organizzato una festa. Ci sarebbero stati musica, cocktail gratis e tantissima gente.

Emma non usciva da una settimana perché preparare il suo esame di diritto privato le aveva portato via molto più tempo del previsto. La sua amica Isa non le avrebbe perdonato per nulla al mondo se fosse mancata, quindi si preparò e corse alla festa.

Il bar era tutto decorato, con festoni e lucine. Nello spiazzo di fronte era stato montato un piccolo palco dove erano stati posizionati tutti gli strumenti per la band.

Isa stava parlando con un tizio dai capelli rasati e una barba lunga e folta. “Mario, ho chiesto che le casse di birra dovevano essere trenta, non tre!”

I suoi riccissimi capelli nero corvino, raccolti in un'alta coda, la facevano spiccare in mezzo a tutti; era arrabbiata, si vedeva da come gesticolava.

“Isa, non posso farci nulla! Mi dispiace. C’è stato un fraintendimento.”

Isa se ne va sbuffando.

Si volta e vede Emma, che indossa un tubino bianco senza spalline, con i capelli rossi che le scendono fino alla schiena, senza trucco, solo il suo sorriso.

Isa lascia Mario senza dargli risposta e si dirige verso Emma, appuntando sulla cartellina di fronte a lei qualcosa.

“Credo che mi prenderà un infarto stasera,” dice Isa.

“Offrimi un Martini e raccontami!”

Isa la abbraccia, si dirige verso il bancone e parla al giovane dietro al bar.

“Due Martini, Carlo! Ti prego, dimmi che non abbiamo finito le olive!”

“Posso tirarti su con qualcosa di diverso da un semplice Martini?”

Emma guarda il grande sorriso di Carlo: camicia bianca, pantaloni neri e bretelle rosse.

Isa guarda Emma che annuisce, continuando a fissare il barista.

“Vi stupirò!”

Emma e Isa si mettono a chiacchierare mentre lui inizia a mescolare.

“Sono felice che tu abbia preso una pausa! Quale è l’esame che stai preparando?”

“Diritto privato.”

"Ancora c'è chi si ostina a voler dare diritto privato?!"

Un ragazzo spunta dalla porta del bar, portando due casse di birra. Anche lui indossa camicia bianca, pantaloni neri e bretelle rosse.

Isa corre nel parco e i suoi pensieri continuano a tornare lì; lei ha dei paletti che, ieri, spinta da un bicchiere e da un’atmosfera diversa, sono totalmente saltati.

Il ragazzo che esce dalla porta del bar inciampa; Isa ed Emma gli vanno incontro. Lui si rialza di scatto, e cadendo rompe le bottiglie che lo feriscono. Ha qualche graffio sul volto e un taglio molto profondo sulla mano.

“No dai, non ti avvicinare! Sei vestita di bianco, ti macchierai tutta!”

Cristopher la guarda dritta negli occhi.

È alto, moro, con un grandissimo sorriso e due intensi occhi grigi.

“Non puoi dissanguarti in mezzo alla festa! Lei ti può aiutare. Ha fatto il corso di primo soccorso! Emma!”

“Sí. Vieni,” risponde Emma.

Emma si avvia nel retro bottega senza nemmeno controllare che Cristopher la stia seguendo; i suoi occhi l’hanno colpita. Sembrano pezzi di ghiaccio.

Apre lo sportello sotto la cassa, prende la cassetta di primo soccorso e la apre.

“ Siediti.” È altissimo; lei, con i tacchi, accanto a lui è piccolissima.

Lui non dice nulla, la guarda e apre il canovaccio con il quale si è avvolto la mano.

“È profondo. Ti devo portare in ospedale.” Apre il disinfettante e lo guarda. “Devo metterlo sulla ferita… Non mi odiare, ma non ti farà bene.”

“Ok… vai!”

Lui non si muove, prende un batuffolo e continua a tamponare, poi prende una fascia e cerca di fermare la fuoriuscita di sangue.

Prende un altro batuffolo e lo guarda. “Posso disinfettarti il viso?”

“Vai.” La guarda mentre lui gli tampona piano i graffi che si è fatto. Ha un fisico non invadente, dei capelli rossi che sembrano così morbidi, e occhi grandi marroni.

“Andiamo,” dice lei all’improvviso. “Dobbiamo avvisare Isa. Tu come sei venuto qui?”

“In moto.”

Emma si gira e lo guarda. “Io ho la mia auto dal meccanico, quindi o Isa ci presta la sua auto o io guiderò la tua moto.”

“Ma assolutamente no!” Lui la guarda, arrabbiato, non volendo in alcun modo che un'estranea guidi la sua moto. Non ha permesso di guidarla nemmeno a Marco, il suo migliore amico. Figuriamoci se la farà guidare a lei.

Emma lo guarda per un secondo, poi, come se niente fosse, continua a dirigersi verso Isa.

“Lo devo portare in ospedale.”

“Ma no dai, non ti preoccupare. Faccio andare il suo amico che me lo ha presentato.”

“Dai, lascia stare, ormai mi sono anche sporcata. Una cosa, non ho l'auto e quella è dal meccanico.”

“Oddio, sinceramente anche la mia. Il tipo non ha un’auto?”

“Una moto, che ha già detto di non voler farmi guidare.”

Isa ride, ricordandosi di Emma e della sua moto che si era venduta per pagarsi le spese universitarie.

“Vai, fagli vedere chi è che sa guidare.”

Emma torna da Cristopher, che si era fermato a parlare con il ragazzo che prima stava preparando i cocktail.

“Andiamo?” Si avvicina e lo guarda.

Lui si volta e la guarda.

“Andiamo!” Adesso è lui che cammina senza controllare se Emma gli sta dietro.

Arrivano a una moto parcheggiata poco distante.

“Dammi le chiavi, per favore,” gli dice, guardandolo.

Lui sale sulla moto, accende il motore e le porge il casco.

“Vai da solo, a cosa ti servo?” Lei è un po’ indispettita per questa sua freddezza mista a saccenza.

“Dai, se morissi dissanguato per strada, chi mi aiuterebbe?” Si gira verso di lei, sorridendole.

Emma prende il casco e sale.

Partono; Cristopher sfreccia, poggiando la mano quando sono fermi.

Emma si stringe, percependo sotto la camicia leggera un fisico muscoloso.

L’ospedale è a circa venti minuti; lei non si rende conto del tragitto e si gode il giro in moto! Vendere la sua gli è costato tantissimo; l’aveva acquistata con i soldi che le aveva regalato sua mamma prima di morire. Era come se quella moto gliela avesse donata lei, quindi venderla è stato così doloroso.

Arrivano all’ospedale. “Scendi?”

Emma scende e gli porge il casco.

“Tienilo,” la guarda lui, sfoderando un sorriso disarmante.

Emma è stordita e lo segue mentre si avviano alle porte del pronto soccorso.

Una dottoressa seduta dietro a un computer li accoglie.

Pone a Cristopher tutte le domande; Emma si siede su una sedia poco distante.

Ha 38 anni, ma non li dimostra assolutamente! Al massimo 33 gliene avrebbe dati. Mentre Emma scrolla la home di Instagram, è impossibile non sentire la voce di Cristopher. È calda e con un tono molto chiaro; visto che la sala d’aspetto del pronto soccorso è vuota, è impossibile non sentirlo.

“Se vuole, la sua fidanzata può entrare con lei,” dice la voce metallica della dottoressa rivolta verso Emma, distraendola dall’Instagram.

“Che fai, amore? Entri?” Cristopher ride e la guarda.

“No amore, preferirei di no,” risponde Emma, scrollando la testa e facendo una faccia leggermente schifata.

“Dai, vieni!” incalza lui.

“Signorina, vada a tenergli la mano al suo fidanzato!” si intromette la dottoressa, ridendo.

Emma sbuffa e si alza.

Entrano, e un’infermiera li attende, ponendo nuovamente tantissime domande a Cristopher. Su come si è ferito, su come si sente.

Lui risponde, ripetendo quello che aveva già detto alla dottoressa in accettazione.

L’infermiera, molto giovane, si atteggia e dispensa grandi sorrisi e occhiate ammiccanti.

Lui risponde ai sorrisi dell’infermiera, si lascia medicare e ricucire mentre Emma è lì accanto a loro.

Non è infastidita, perché con questo tipo non ha nulla a che fare; però sta perdendo tempo che avrebbe potuto dedicare magari al divertimento invece di fare la “terza incomoda” con questo tipo.

L’infermiera fa sedere Cristopher e gli fa stendere il braccio sul lettino.

“Ora sentirai un pizzico,” lo avvisa l’infermiera con una voce quasi impercettibile.

“Bene, ora hai gli antidolorifici. Ora ti farò una puntura vicino alla ferita per anestetizzarti.”

Cristopher annuisce senza rispondere. Guarda Emma, che è seduta su una sedia distante da lui.

L’infermiera toglie i pezzi di vetro dalla ferita, la disinfetta e mette i punti. Mette un cerotto e fascia la mano continuando a civettare. Emma, intanto, ignora questa scenetta e scrolla Instagram.

“Bene, per me potete andare. Mi raccomando, la mano a riposo per una settimana. Torna qui tra 5 giorni per il controllo e poi, dopo altri 5, per togliere i punti.”

Cristopher si alza. “Grazie mille, sei stata un angelo!” le sorride e le prende la mano stringendola.

Emma lo segue, ha un passo svelto.

Cristopher si gira e la guarda. “Chiamiamo un taxi?”

“Gentilmente mi dai le chiavi? È una serata che ti sopporto, il minimo che tu possa fare è farmi guidare,” lo guarda sorridendo.

“Si riesce a dirti di no?”

“È difficile; chi lo ha fatto poi si è sempre pentito,” risponde lei.

“Tieni.” Non è riuscito a dirle di no. Saranno gli antidolorifici, sarà il fastidio della mano.

Emma tira fuori un laccetto e lega i suoi capelli in uno chignon, si infila il casco e mette in moto.

“Scusa, ma guidi con queste?” Cristopher guarda i tacchi.

“Sali o vuoi che ti lasci qui?”

Lui alza gli occhi al cielo e sale.