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3. Milo - Verso la luce

È come cadere in un pozzo profondo e senza fine. È sentirsi circondati e allo stesso tempo non percepire niente e nessuno. È l'oscurità. È la letargia del vuoto. È la morte e poi... la luce.

Cerco di aprire gli occhi, ma le palpebre mi sembrano pesanti. Un intorpidimento mi attraversa dalla testa fino a quelli che credo siano i piedi, cerco di muovermi, ma non ci riesco. Quando non ci riesco, subentra la disperazione. Quando non ci riesco, la disperazione si fa strada, poi succede, riesco ad aprire gli occhi e la prima cosa che vedo è una luce intensa sul mio viso.

"Ariana, tesoro!", chiamo disperata.

Se davvero esiste un paradiso e io ci sono dentro, spero almeno che la prima cosa che possa vedere sia il volto della mia bambina.

La luce non se ne va e non posso nemmeno muovermi. So da quello che ho fatto che è difficile per me trovarmi in (paradiso) e se non sono lì, dove diavolo sono?

Improvvisamente tutto diventa chiaro.

"No, no, non voglio stare qui!".

Lotto con me stesso per cercare di alzarmi, ma non ci riesco. La luce ha smesso di essere speranza. La luce ha smesso di essere speranza ed è diventata l'ennesimo promemoria di quanto io possa essere un perdente.

Chi avrebbe mai pensato che nemmeno un suicidio avrebbe funzionato per me? Sono patetico.

Un paio di infermieri e quello che sembra un medico entrano nel mio campo visivo. Una delle infermiere allontana la lampada dal mio viso, permettendomi di avere una visione più ampia dell'intera immagine.

"Si calmi, signor Hope". La voce del medico è roca, come se si fosse appena alzato: "Va tutto bene".

La verità è che non gli credo affatto. (Beh) sono tutt'altro.

Una delle infermiere prende il catetere dalla mia mano e inizia a iniettare una sostanza, mentre il medico e l'altra infermiera rilevano i miei segni vitali. In meno tempo di quanto mi aspettassi, tutto comincia a confondersi. I miei sensi si intorpidiscono di nuovo e sento gli occhi pesanti. L'ultima cosa che sento è il medico che ordina allo psichiatra.

Quello che mi mancava, uno strizzacervelli.

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