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CAPITOLO 7

Finirà mai questa storia?

POV RICHARD

Rientro tardi, molto tardi, troppo. Saranno le quattro del mattino e non vedo l'ora di andarmene a dormire. Tra l'intervista durata più del dovuto, in cui volevano sapere di tutto e di più, e la festicciola in discoteca, non ce la faccio più.

Quando entro in cucina per prendere un bicchiere di succo, noto una sagoma seduta al bancone. La testa è appoggiata sul piano.

Linda?

Giro la rotellina dell'interruttore e illumino la stanza con una luce sfocata, giusto per riuscire a vedere e constato che non è mia sorella. La testa piena di lunghi capelli spettinati è appoggiata sopra un braccio allungato, l'altro invece è piegato e nella mano tiene stretto un bicchiere pieno d'acqua. Una boccetta arancione è posata vicino a lei.

Danielle? Nella mia cucina poi?

Mi avvicino con la paura di vedere qualcosa che non voglio, ma non c'è nulla di preoccupante. Sembra che si sia solo addormentata.

«Ehi.» Appoggio la mano sulla sua spalla e la scuoto un po', ma non si sveglia. “Dan, svegliati” riprovo. Quant'è bella, anche se ha la bocca mezza aperta e leggermente storta. Le sposto con delicatezza le ciocche di capelli che le coprono il volto. Strizza gli occhi, ma non si sveglia. «Svegliati, amore» le sussurro e le do un leggero bacio sulla guancia.

Lei emette un gemito seguito da un sorriso. Non posso lasciarla qui. Non vuole aprire gli occhi, e quindi decido di portarla in camera. Le tolgo il bicchiere dalla mano e infilo le pastiglie in tasca.

La tiro a me, adagiandole la testa sul mio petto.

Quant'è leggera. Forse troppo.

Quando la sollevo, porta le braccia intorno al mio collo, stringendosi a me e premendo la fronte contro la mia guancia. Indossa solo una maglia a maniche lunghe di due o tre taglie più grande e i boxer.

La porto in camera di Linda. So che dormono assieme 'Così abbiamo più tempo per spettegolare' mi aveva risposto una volta. Apro la porta e mi dirigo in silenzio verso il lato del letto dove si mette di solito e ce la adagio.

«Mi sono addormentata» farfuglia sfregando la fronte sulla mia guancia prima di girarsi e abbracciare il cuscino. L'accenno di barba sembra non averle dato fastidio.

«Tranquilla, ora ci sono io» le rispondo e la copro con il lenzuolo. Prima di andarmene le lascio un altro bacio leggero sulla guancia che lei subito dopo sembra voler scacciare passando la mano per spostare i capelli. Sorrido e le accarezzo la testa.

Appena chiudo la porta, mi ricordo che devo ancora finire alcuni compiti. Sospiro e ritorno in cucina per non dare fastidio a nessuno. Vorrei tanto mettermi a dormire ma non posso trascurare quelle materie. Il college, per le poche ore di lezione che sono riuscito a frequentare, è davvero sfiancante.

«Lo sapevo, la prossima volta non ci vai» mi sveglia la voce di mia madre. Mi guardo attorno e realizzo la situazione. «Ti sei di nuovo addormentato sui libri. A che diavolo di ora sei ritornato questa volta?»

«Mamma, ti prego. Ho appena chiuso gli occhi. Non farne un dramma» le rispondo sfregandomi la faccia.

«Invece sì. Ero contraria a questa cosa del gruppo, ma te l’ho lasciato fare. Mi avevi promesso che questo non sarebbe mai successo e invece? Ecco che ti addormenti sui libri» continua con i rimproveri. Classico suo.

«Sì, mamma, hai ragione.»

«Oh no, non funziona. Prima di tutto l’università e poi la boy band.»

«Sì, mamma, hai ragione» continuo a borbottare mentre sto cercando di riprendere lo studio.

«No, Richard, non va affatto bene.»

«Ok, mamma, allora non hai ragione» la prendo in giro.

«Che avete da urlare voi due?» chiede mio padre sbucando dal corridoio. «Vi si sente fin da sopra. E tu quando ti sei svegliato?»

«Io non urlo. È lei che lo fa» mi giustifico. Papà guarda la mamma con fare interrogativo.

«L'ho trovato addormento sui libri.»

«Ma ho studiato» la interrompo. Ne fa sempre un dramma. Andreas si volta verso di me.

«Di nuovo? Finirà mai questa storia? Richard, sai, vero, che sei al college?» chiede in tono deluso. Quando si tratta di me, il sentimento che provano è sempre lo stesso. Delusione.

«Sì, finirà. Il prossimo anno finirà» gli rispondo. Chiudo gli ultimi libri e me ne vado verso la mia camera, per cercare di farmi almeno una doccia prima di ritornare nella mia vecchia scuola.

POV DANIELLE

Appena sto per scendere uno scalino e raggiungere gli altri nella cucina dei Breenly, Richard compare nell’ingresso. Il suo sguardo duro si fissa nei miei occhi e riesce a immobilizzarmi. Accenna un lieve sorriso che sembra più una smorfia, la sua smorfia. Gli sorrido in risposta. Ricordo il suo bacio e come mi ha rimboccato le coperte. È stato un gesto dolce.

Nessuno dei due riesce a muoversi, a schiodarsi dal posto in cui si trova e decidersi a raggiungere l'altro o a proseguire dritto per la propria strada. Finché questa strana impasse non viene interrotta dallo squillo assillante del mio telefono. Tenendo gli occhi fissi su di lui, sfilo il cellulare dalla tasca dei jeans e, senza guardare, rispondo.

«Tesoro, finalmente, pensavo che...» esordisce una voce ovattata dall'altro capo.

«Nick?» domando. Appena sente quel nome, Richard scuote leggermente la testa e si acciglia. «C-che c-cosa vuoi?» chiedo.

«Tesoro, so di avere sbagliato, ma devo spiegarti e devi ascoltarmi» ricomincia a implorarmi. Richard, che fino a poco prima è riuscito a trattenere i miei occhi nei suoi, abbassa lo sguardo e se ne va.

«No» sussurro rivolta più a lui che al biondo al telefono.

«Tesoro, ti amo e voglio stare con te. Mi dispiace non averti qui per fartelo capire. Ti amo troppo per perderti.» La sua voce inconfondibile mi fa rabbrividire. Incomincia a singhiozzare quando pronuncia l'ultima frase. «Parlami, ti prego. È notte qui ed è da quando te ne sei andata che non dormo più.»

«Ti prego, no. Non dare la colpa a me» dico dura «Sei stato tu a farlo, tu a volerlo, tu a...» Mi si rompe la voce. «Ciao, Nick.»

Linda arriva subito dopo. Con la mano mi cinge la vita e mi abbraccia. Appoggia le sue labbra sulla mia spalla. Forse ha capito che tra Nick e me non è proprio come l’ho descritta. «Perché non può essere tutto perfetto?» le chiedo.

«Perché sono degli stronzi e tu sei troppo buona» risponde.

«Ragazze, perché state lì in piedi? Venite a fare colazione, altrimenti arriveremo in ritardo» ci interrompe Andreas. Ubbidiamo e ci fiondiamo sui resti della torta che non abbiamo mangiato ieri sera.

***

Il tragitto verso la scuola è silenziosissimo. Linda imita il fratello guardando fuori dal finestrino mentre Andreas guida il SUV nero senza mai parlare o cercare d’intrattenere qualsiasi genere di conversazione ed io tengo lo sguardo fisso sul sedile davanti a me, pensando e ripensando alle parole di Nick.

Sono di sicuro cavolate, immense cavolate. Se mi avesse amata davvero, non avrebbe fatto ciò che ha fatto. Il telefono continua a suonare e non ho la forza né di rispondere né di toccare quell’aggeggio. La mano di Linda si appoggia sulla mia gamba attirando la mia attenzione.

Mi sorride compiaciuta bisbigliandomi la sua preoccupazione per il mio stato d’animo, ma io mi limito a sbuffare e, senza dare peso al suo richiamo, continuo a fissare i disegni geometrici sul tessuto del coprisedile.

«Ci vediamo dopo, ragazze» dice Andreas interrompendo il silenzio. Nulla di più.

***

Per la consueta ora di matematica, il professor Hansel mi porge l'ennesimo foglio con il compito della lezione precedente e la saliva mi va di traverso.

«C'è qualcosa che non va? Credo che quello sia un voto giusto.» Deglutisco. L’insegnante mi spiega in breve e in modo elementare come funzioneranno le cose da ora in poi. In poche parole, sono penalizzata visto che Richard mi ha fatto il compito.

Mi cade il mondo addosso. Decisamente. A questo punto, dovrò dire addio all'accademia. Ho passato l’intera estate a studiare per ritrovarmi i voti dimezzati.

Lo guardo sbigottita e senza parole. Di scatto mi volto verso Linda che mi sta fissando. La prego di non rivelare nulla a suo fratello, anche perché la colpa è sua.

***

Tornati in auto alla fine delle lezioni, le cose non sono cambiate per nulla. Richard sta sulle sue, Andreas è troppo impegnato a non intervenire nei nostri dialoghi per altro inesistenti. Linda ha gli occhi rivolti al cielo mentre si tamburella il mento con le dita. E poi ci sono io che non ho la minima voglia d’interagire visto il casino in cui mi trovo. «Che programmi hai per Halloween?» chiede Linda. Scuoto la testa, non ne voglio sapere. Lei protesta e la cosa è davvero estenuante, infatti sa benissimo che non voglio partecipare a nessuna attività con altri miei coetanei.

Mi getto con la schiena sul sedile, incrocio le braccia e metto il broncio. Sbuffo ripensando alle chiare parole di Jay: 'O t’impegni o non vai'. Ma come posso farcela se i voti saranno ugualmente dimezzati? «Vedrai che il tutor ti darà il via libera e magari ti ci accompagna pure al ballo» ridacchia e alza le mani in segno di resa mentre io le dedico il mio sguardo peggiore. Non ci voglio andare al ballo. Assolutamente. E sarà difficile convincermi del contrario.

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