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Capitolo 8: Tre condizioni

Serena restò senza parole, al primo sguardo capì che la domestica lo aveva fatto apposta, ma se ne andò senza dire nulla.

“Pensava davvero che una volta entrata nella famiglia Ferrari, sarebbe diventata importante come una regina? Se non è rispettata nemmeno da suo marito, come potremmo rispettarla noi domestici?”

“Esatto. Ho sentito dire che la notte scorsa il marito l’ha cacciata fuori, se fossi in lei, farei subito le valigie e me ne andrei subito a casa per la vergogna.”

“Per una donna così, chissà cos’è la vergogna. Negli occhi hanno solo denaro!”

Allontanatasi, non riusciva più a sentire quello che dicevano, il volto di Serena impallidì e appoggiandosi alla porta si accovacciò lentamente, stringendosi il petto. Perché? Perché mai doveva sopportare tutto questo? Solo perché aveva divorziato? Gettò il volto tra le ginocchia, le chiacchiere e le risate delle domestiche le balenavano nelle orecchie, e ripensò al divorzio, al ritorno a casa, ai genitori che l’avevano costretta a sposarsi e a quella notte... Avvertì un tonfo allo stomaco, improvvisamente alzò la testa. No!

Aveva deciso che il giorno dopo sarebbe andata in ospedale. Non poteva essere incinta. Non poteva!

Nel momento in cui alzò la testa di scatto, la porta si aprì, Luca spinse la sedia a rotelle fuori dalla stanza, e Serena, sentendo il rumore, inavvertitamente diresse lo sguardo in quella direzione.

Cristian si limitò a lanciarle uno sguardo. Gli occhi di Serena pieni di lacrime, imbattendosi nei suoi occhi scuri, ebbero lo stesso effetto di un sassolino che, gettato in un lago calmo, fa oscillare un cerchio di onde.

Serena non era affatto di cattivo aspetto, al contrario i tratti del suo viso erano ben definiti, aveva delle lunghe ciglia arricciate, e i suoi occhi, simili ad acqua limpida di torrente, sembravano racchiudere tutta l’energia del mondo. Ma questa sorgente doveva essere di ghiaccio, poiché in genere il suo sguardo dava alle persone una sensazione di freddezza che la rendeva meno affascinante.

Le sue ciglia erano piene di lacrime, e il rossore degli occhi la facevano apparire debole. E la sua esile figura ferma e accovacciata lì, favoriva la voglia delle persone di compatirla.

I due uomini restarono senza parole.

Dopo un pò, Serena disse: “Stai uscendo?”

la sua voce era pesante a causa della gola secca.

Come non aveva mai fatto prima, Cristian arricciò le labbra e annuì.

Serena non disse nulla, distolse lo sguardo e abbassò gli occhi, fissandosi sbalordita le punte dei piedi.

Cristian la fissò, portando lo sguardo verso il basso, e disse: “Non ti ho forse detto di non restare qui fuori e arrecarmi imbarazzo?”

Serena alzò la testa e lo guardò timidamente, dicendo: “Ma, ne avevamo già parlato, mi avevi detto tu che non potevo entrare in camera.”

Cristian rispose con tono freddo: “Quando te lo avrei detto?”

Serena era senza parole, era come se lui non avesse detto nulla. Tuttavia quella sera non era tornato.

Pensando che era stata lei a fraintendere il tutto, si morse il labbro e abbassò gli occhi, poi improvvisamente lui le disse: “Finché non l’avrò trovata, ti lascerò rimanere in questa stanza, ma a tre condizioni.”

Serena alzò la testa e disse: “Trovare chi?”

Gli occhi di Cristian erano scuri, cupi e spaventosi, e disse: “Faresti meglio a non fare domande.”

Serena abbassò di nuovo lo sguardo, in fondo non le importava chi stesse cercando. Perché mai aveva chiesto? Loro due erano sposati solo sulla carta. La cosa importante era che l’aveva fatta restare.

“Va bene, ascolto tutto quello che dici.” Disse Serena a bassa voce.

“Per prima cosa, il letto è mio, trova un altro posto in cui dormire; in secondo luogo, le tue cose dovranno restare nella tua valigia, non metterle nell’armadio mio; ed infine, non toccarmi.”

Lei avrebbe potuto dormire sul pavimento. E avrebbe anche potuto comprare un altro armadio. In quanto al terzo punto...non toccarlo? Serena alzò gli occhi e lo guardò in modo strano...chi avrebbe mai voluto toccarlo? Anche se Cristian era di bell’aspetto, Serena non era affatto quel tipo di donna assetata. Così si precipitò dicendo: “Va bene, promesso.”

“Luca.” Disse Cristian: “Andiamo.”

Luca spinse la sedia a rotelle e i due se ne andarono.

Serena, vedendoli andar via, tirò un sospiro di sollievo e fece un sorriso lieve.

Le tre condizioni dettate da Cristian, significavano che lei sarebbe potuta restare nella camera, così si alzò, prese la valigia ed entrò.

Il giorno seguente, dopo essersi alzata, Serena indossò un abito semplice, un cappello ed uscì. Al cancello, incontrò Leonardo pronto ad andare in azienda.

“Aurora, stai cercando Cristian per andare in azienda? Vuoi che ti accompagno?” Serena non si aspettava di incontrarlo, e pensando a dove era diretta, scosse la testa e disse: “Grazie, ma non sto andando in azienda.”

“Capisco. E dove vai? Posso comunque accompagnarti.”

“Non serve grazie, sono diretta in direzione opposta all’azienda.”

“Va bene allora, stai attenta.”

Serena camminò a lungo fino a raggiungere il lato della strada, poi salì sull’autobus ed indossò una maschera. Si sentiva davvero in colpa. Il risultato del test fatto il giorno prima l’aveva turbata al punto da non farla dormire la notte precedente.

Sperava davvero che il test si fosse sbagliato. Arrivata in ospedale, prese il numero e si mise in fila, tutti la guardavano con occhi strani. Così Serena fece un leggero colpo di tosse, tirò fuori gli occhiali dalla borsa e li indossò. Ma gli sguardi si fecero ancora più insistenti. Dopotutto era una donna nel reparto di ginecologia, vestita in modo strano, con indosso un cappello, una maschera, gli occhiali, come se non dovesse essere riconosciuta da nessuno.

Più serena voleva mantenere un profilo basso, più creava la reazione opposta, soprattutto nei luoghi pubblici attirava sempre di più l’attenzione di tutti.

Quando fu il suo turno, il dottore si accorse che lei aveva solamente un occhio scoperto, e incuriosito le chiese: “E’ qui per un controllo?”

Serena fece un colpo di tosse, allungò la mano per togliersi la maschera e disse: “Si!”

“Cos’è questo mistero? Non vuole che qualcuno la veda?”Chiese il dottore, poi continuò socchiudendo un occhio: “ Fa quel tipo di professione?”

Serena si fermò e, non reagendo, chiese confusa: “Eh?”

“Le ho chiesto se fa quel tipo di lavoro...ha capito?”

Poi ci pensò un attimo e cominciò: “Dottore, io...”

Ma il dottore la interruppe dicendo: “E’ rimasta incinta accidentalmente e vuole abortire ,vero?.” Poi continuò sospirando: “Come mai non vi curate del vostro corpo? Ieri è venuta una donna che fa il suo stesso lavoro. Era la sua quinta o sesta volta. Quante volte volete restare incinta in questa vita? Non temete per il vostro corpo?”

“Io non sono...” Serena voleva spiegare che non era come credeva il dottore, ma mentre si accingeva ad aprire la bocca, entrarono alcuni uomini vestiti di nero che spaventarono le persone all’interno.

Non appena qualcuno entrò, Serena si rimise la maschera, si alzò e provò a sgattaiolare via.

“Ferma!”

Inaspettatamente quelle persone si diressero verso di lei e, vedendo che cercava di andar via, la fermarono direttamente.

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