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Capitolo 6: Io sono tua moglie!

Dopo innumerevoli tazze di caffè, Serena stava per svenire davanti a lui per la stanchezza, era quasi al punto da non riuscire più a resistere. Quando rientrò nella sala riunioni con il caffè, Cristian non c’era già più. Era sparito così, senza nemmeno un commento. Lei mise il caffè sul tavolo, si voltò ed uscì. Arrivata sotto l’edificio, vide la macchina di Cristian lasciare la compagnia, e lei, era stata lasciata lì di nuovo. Serena fece un sorriso irritato, avrebbe dovuto immaginarselo.

Si diresse verso il lato della strada per prendere un taxi, ma una macchina bianca le si fermò davanti.

“Aurora, ti do un passaggio.”

Quando il finestrino si abbassò, Serena vide apparire il volto gentile di Leonardo.

Presa un pò alla sprovvista, scosse la testa e disse: “Non serve.” Se Cristian l’avesse vista, avrebbe sicuramente detto qualcosa riguardo il loro legame.

“Andiamo, sali. Sarai stanchissima dopo aver fatto avanti e indietro per ore.” Detto ciò, Leonardo si slacciò la cintura e scese dalla macchina per aprirle la portiera. La sua gentilezza era davvero difficile da rifiutare.

Così Serena salì in macchina e lo ringraziò.

“Di niente.” Disse Leonardo sorridendole dolcemente e ricordandole di indossare la cintura di sicurezza.

Durante il tragitto verso casa, Leonardo rimase in silenzio, non le fece alcuna domanda e la accompagnò fino al cancello. Rientrata in casa, Serena salì pian piano le scale per raggiungere la sua stanza con il cuore ancora pieno della sensazione di dolcezza che Leonardo possiede.

Come potevano due fratelli avere personalità così diverse?

Entrata in camera sua, si fermò di scatto, quando vide la sua valigia per terra. Qualche secondo dopo, il suo sguardo fu catturato dalla persona all’interno della sua stanza.

“Chi ti ha permesso di occupare tutta la stanza?”

Lei rimase in silenzio, e disse mentre si accingeva a tirare su la valigia: “Non si era detto che non saresti tornato?”

Quella notte, dopo che lui era andato via, lei aveva pensato che non sarebbe più tornato.

“Questa è la mia stanza.”

Serena restò in silenzio e mordendosi il labbro disse: “Ma io sono tua moglie.”

“Mia moglie con il nome di tua sorella?”

Lei restò ammutolita. Sembrava che lui non volesse farla restare in quella stanza, dalle sue parole e dalle sue gesta si evinceva tutto il suo odio, ma lei davvero non voleva andarsene.

Serena lo guardò supplichevole e disse: “Ti prego, potresti concedermi solo un angolo di questa stanza? Non chiedo molto.”

“No!”

Serena impallidì: “ Ma se vado via, tuo nonno lo scoprirà.”

Cristian diede l’ordine e subito Luca eseguì dicendo: “Signora Serena, andiamo, la prego non mi faccia insistere.”

Serena mordendosi il labbro disse rivolgendosi a Cristian: “Davvero non c’è modo di farti cambiare idea?”

Gli occhi di lui, scuri e profondi come quelli di un lupo, divennero più cattivi.

Dopo un ulteriore sguardo, Serena si girò in silenzio e trascinando la valigia, si chiuse la porta alle spalle.

“Signor Presidente, sembra che si sia davvero arresa.” Disse Luca.

Cristian fece un ghigno di disprezzo, pensando che la sua grande perseveranza l’avesse sconfitta.

Che donna debole.

“Hai mandato qualcuno a tenere d’occhio l’ospedale?” Chiese Cristian con freddezza.

Luca cambiò volto e rispose: “Non ne ho ancora avuto il tempo.”

“Allora perché sei ancora qui?”

“Vado subito.” Disse Luca, che uscendo vide Serena trascinare ancora la valigia, la guardò come ad augurarle buona fortuna e sparì.

Il giorno dopo, quando Luca andò e chiamare Cristian, restò a bocca aperta davanti alla scena che gli si presentò davanti la porta. Così, entrato silenziosamente nella stanza, svegliò Cristian e aspettò che egli si preparasse. Poi cominciò: “Signor presidente, la signora Serena...”.

Sentendo nominare il suo nome, si infastidì ed assunse un’espressione fredda.

“Signor presidente, mi perdoni se l’ho nominata, ma...” Luca si rese conto di quanto fosse inutile continuare a spiegare così disse: “forse dovrebbe dare un’occhiata alla porta lei stesso.”

“Spingimi fuori.”

Sebbene Cristian fosse psicologicamente forte, restò scioccato quando vide la donna, avvolta nel suo cappotto, dormire rannicchiata fuori dalla porta della stanza.

Serena aveva appoggiato la valigia vicino la porta ed, avvolgendosi nel cappotto, si era seduta contro il muro. Durante il sonno, doveva essere caduta. A causa del freddo tremava dentro il cappotto che la avvolgeva quasi completamente, lasciando intravedere solamente il piccolo viso impallidito. La sue pelle era bianca e luminosa, i capelli spettinati, alcune ciocche cadevano sulla fronte, dandole un’aria più innocente. Guardando il suo corpo tremante, in Cristian nacque una leggera sensazione di pietà.

E dopo un pò disse a Luca: “Svegliala.”

Questo confuso chiese: “Come la sveglio?”

“Svegliala come vuoi.” Disse Cristian.

Luca si avvicinò e facendo come ordinato, mosse con il piede delicatamente verso il sedere di Serena. Il viso di Cristian improvvisamente si incupì e con tono freddo disse: “Cosa stai facendo?”

Luca rispose innocentemente: “La sto svegliando.” Toccandosi il naso, continuò: “Signor presidente, pensa che sia stato troppo delicato? Posso essere più brusco.”

Agli occhi di Luca, era chiaro che Cristian odiasse molto Serena.

“Basta così. Ti ho detto di svegliarla, non di farle male.” Disse Cristian trattenendo la rabbia.

“Ok”. Luca comprese e si accovacciò per strattonare le spalle di Serena, la quale, dormendo profondamente, ci mise un bel pò prima di svegliarsi.

“Signora Serena, è mattino, si svegli.”

Mattino?

Serena rimase stordita per un pò, poi si sedette e guardò la luce intorno a sé, strofinandosi gli occhi.

Non riusciva a credere di aver passato la notte dormendo lì, il tempo era volato....

“Chi ti ha detto di dormire davanti la porta?”

Alla fredda domanda, Serena alzò la testa e vide Cristian che la fissava infastidito. Lei restò seduta per un pò, come se stesse pensando a quanto era successo, poi prese il cappotto e disse con una voce sottile: “Non avevo altro posto dove potevo andare.”

Probabilmente per aver dormito tutta la notte a terra, la sua voce era nasale.

“Perciò hai dormito qui?”

Serena mordendosi il labbro, sollevò la testa per incrociare lo sguardo freddo di Cristian, e disse in tono ostinato: “Se pensi che io sia fonte di imbarazzo, lasciami dormire dentro la stanza.”

“Tu...”

Cristian restò in silenzio per un pò, seppure ancora con aspetto prepotente.

Serena lo fissò con insistenza. Rispetto alla sera precedente, il suo viso era eccessivamente pallido, tanto da sembrare malata. Vedendola così, Cristian non sapeva cosa fare, si sentì improvvisamente con un cuor delicato e con voce fredda disse: “Andiamo.”

Luca spinse la sedia a rotelle e disse: “Signor presidente, e la signora Serena...?”

Cristian si voltò, e fissandola disse: “Non mettermi in imbarazzo restando lì”

Serena aspettò che i due se ne fossero andati, afferrò il cappotto e si alzò. Quella frase significava forse che sarebbe potuta entrare nella stanza? Permesso o no, lui era già andato via, così entrò e si lavò il viso. Mentre si lavava i denti, ebbe uno strano senso di nausea, e afferrò il lavandino in preda a vari conati di vomito.

Avendo poi freddo, fece un bagno caldo, che tuttavia non eliminò la sensazione di freddo. Sentiva anche la gola rauca e con la mente intontita.

Sentendosi così, Serena decise infine di andare in ospedale.

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