Capitolo 11: Le regole le decido io
“Ho bisogno di più tempo per decidere.” Nessun risultato, perciò Alice riportò Serena alla casa dei Ferrari.
“Tre giorni passano molto veloce, Serena, pianifica in anticipo e chiamami se hai deciso.” Serena riconobbe la complessità della questone richiamando le parole che Alice ha lasciato prima di andare.
“Se vuoi restare nella famiglia Ferrari, è facile, basta un aborto.”
“Se entrambe le nostre figlie dovessero essere rovinate, io e tuo padre ne moriremmo.”
Serena si guardò allo specchio e si chiese: “Cosa dovrei fare? Uccidere davvero il bambino?”
Durante le domande, si sentirono dei passi fuori, i quali resero Serena nervosa e irrigidita. Aprì la porta del bagno, e vide che Luca spingeva Cristian nella stanza.
Gli sguardi si incontrarono nell’aria, ma meno di un secondo, Serena smise di guardarlo allontanandosi nervosamente.
“Fermati.” Si sentì una voce fredda.
Serena si fermò rapidamente e rimase incapace di muoversi.
“Hai deciso?” Sulle labbra di Cristian ci fu un sorriso beffardo accompagnato da un paio di occhi pericolosi come un leopardo assetato di sangue.
Gli indici delle mani di Serena furono attorcigliati per l’insicurezza, e mordendo il labbro inferiore disse: “Non avevi detto tre giorni?”
“Hai veramente l’intenzione di farmi aspettare fino all’ultimo giorno?” Il tono dell’uomo si alzò leggermente, con i suoi occhi ancora più freddi.
Serena non poté fare altro che spalancare gli occhi, “Le tue parole non valgono nulla?”
Quegli occhi bellissimi furono allargati e pieni di shock e stupore, come un freddo lago invernale. Mentre l’uomo socchiuse gli occhi e sogghignò: “Vuoi giocare? Ti faccio giocare, ma le regole le decido io.”
Giocare? Le labbra rosse della donna tremarono. La vita è un gioco nei suoi occhi?
“Se ti senti riluttante e arrabbiata, va benissimo, sposta via le tue cose e vattene via da casa mia.”
Udendo ciò, Serena strinse i pugni. La stava motivando per farla andare via, semplicemente perché non voleva che rimanesse.
Il tempo comunque ancora rimase, non volendo litigare con lui, allentò i pugni, si voltò ed entrò, tirando fuori la coperta rifacendosi un letto nell’angolo della stanza.
Cristian pensò che lei avrebbe iniziato un litigio, poiché lo guardava sgranando gli occhi pieni di offesa la quale scomparve nel secondo successivo, voltandosi e ignorandolo.
Ignorandolo completamente.
Questa sensazione di dare un pugno sul cotone rese Cristian estremamente scomodo!
“Luca, tu esci.”
Luca rimase sbalordito per un momento, “Ma signore, oggi non ti ho ancora aiutato a...”
“Non voleva diventare la signora Ferrari? Da oggi in poi lo lascio fare a lei.”
Serena, ordinando il letto, si fermò e si alzò dopo le parole dell’uomo.
“Cosa hai bisogno che io faccia?”
“Dille cosa deve fare la signora Ferrari.”
Non capendo cosa stesse pensando, lo sguardo di Luca cadde su Cristian per un istante, e disse comunque a Serena secondo le sue ragioni. “Per il signore non è comodo fare la doccia, quindi devi prenderti cura di lui e devi essere di guardia. Dovresti fare tutto ciò che il signore ti chiede di fare.” Dopo aver finito queste parole, Luca, ancora preoccupato, si avvicinò a Serena e le sussurrò alcune parole. All’inizio, Serena ascoltò attentamente per ricordarsi, ma dopo qualche istante il suo pallido viso s’arrosì e si morse leggermente il labbro inferiore, “Devo per forza fare così?”
Privo di mente sensitivo e delicato, Luca rispose: “Sì certo, comportati bene, fai attenzione che il signore non si arrabbi e ti butti direttamente fuori.”
Serena strinse il collo per lo spavento e annuì: “Ho Capito.”
Dopo l’esortazione, Luca tornò da Cristian: “Signore, allora esco.”
Luca non fu tranquillo dopo essere uscito dalla stanza, e rimase sulla porta ascoltando il movimento con le orecchie attaccate al muro.
Nella stanza ci furono soltanto lei e Cristian. Rammentandosi delle parole che Luca le aveva appena detto, le guance di Serena diventarono di nuovo rosse.
“A cosa stai pensando? Vieni qui!” All’improvviso l’uomo gridò freddamente.
Spaventata dalla voce, Serena camminò tremando verso di lui.
“Cosa tremi?” Cristian, vedendola così spaventata, s’arrabbiò e la rimproverò di nuovo: “Spingimi in bagno.”
E Serena ha dovuto fare come aveva detto.
Il bagno della casa è molto grande ed è stato costruito appositamente per il problema delle gambe di Cristian. Ma dopo averlo spinto dentro, il respiro forte e freddo suo coprì istantaneamente l’intero bagno.
Improvvisamente, il bagno sembrò di esser diventato più piccolo di prima.
Consultando le parole di Luca, Serena chiese a bassa voce: “Dove sono i tuoi vestiti? Ti vado a prenderti i vestiti?”
“Il pigiama è nel primo armadietto. Prendi quello blu.”
“Okay.” Serena si voltò e andò a prendere il pigiama blu. Quando tornò, scoprì che Cristian si era già tolto la maglietta. Il suo torso nudo la fece trasalire, e lei urlò voltandosi per coprire gli occhi.
“Cosa urli?” L’uomo si accigliò.
“Perché ti stai spogliando?”
Cristian, tutto scontento, si voltò e vide che la donna rimase vicino alla porta con la schiena rivolta verso di lui, senza coraggio di entrare. Si guardò, e un sorriso beffardo apparve sulle sue labbra.
“Mi stai fingendo di essere pura?”
Serena volle che si vestisse, ma ragionandoci Cristian ebbe ragione. Come si fa il bagno senza togliersi i vestiti? Pensando a questo, Serena chiuse gli occhi e fece un respiro profondo per convincere se stessa: siamo già marito e moglie! Si era preparata psicologicamente anche prima di sposarlo, e ora non dovrebbe imbarazzarsi più.
Pensando a questo, Serena si voltò con un volto ormai calmato.
“Ti ho portato il pigiama, ti serve altro?”
“Devo spogliarmi.”
Imbarazzatasi, lei avanzò.
“Slacciami prima la cintura.”
Slacciare la cintura?
Serena guardò verso l’uomo. È un uomo con problemi alle gambe, non dovrebbe essere in grado di alzarsi e fare esercizio. Pensò che dovesse essere grassetto, ma la sua pancia era piena di addominali.
“Hai finito di guardarmi? Ho detto slacciare la cintura hai sentito?” Inaspettatamente, la voce di Cristian risuonò di nuovo.
Serena alzò gli occhi e incontrò i suoi acuti e profondi, annuì in preda al panico, tremando le mani per slacciargli la cintura.
Ma lei non aveva mai usato questa cosa, e non riuscì a slacciarla...
L’uomo si accigliò.
Guardando la donna chinata con il sudore sulla fronte, che sembrò veramente ansiosa e nervosa.
“Lo stai facendo apposta?”
“Eh?” Più era ansiosa e più non sapeva come toglierla. La sua voce sembrò in lacrime: “Non, non so come fare...”
Le mani della donna furono morbide come disossate con un calore gentile, mentre gli occhi a color inchiostro dell’uomo sembrarono condensati dalla tempesta.
“Potresti, slacciarla da solo? Ah!” Le parole fallirono di terminare quando l’uomo le prese per il polso e la tirò con forza tra le braccia.