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CAPITOLO 5

Luca si svegliò nel suo grande letto dopo mezzogiorno, ovviamente era andato a dormire dopo le 5 del mattino, e aveva un mal di testa che non riusciva a sopportare nemmeno da solo.

Uscì in cucina, indossando solo i pantaloni del pigiama, aveva delle cicatrici sulle gambe, ma non gli importavano. Il corpo di Luca era molto ben lavorato, era l'unica cosa che faceva per cercare di sentirsi bene con se stesso, il suo addome era perfettamente segnato.

Stava per prepararsi qualcosa da mangiare, ma prima di tutto avrebbe preso due ibuprofene, non era nemmeno in cucina da due minuti quando entrò Berny.

-Vuoi pranzare con me o hai già mangiato? - Non l'aveva visto, ma l'aveva già sentito: la sua guardia del corpo era l'amico più fedele che potesse avere. Finì di cercare le pillole, riempì un bicchiere di succo d'arancia e lo bevve subito. Il succo gli rinfrescò la gola, poi si voltò verso Berny che ancora non rispondeva. Vedendolo teso, si accigliò. -Qual è il problema?

-A quanto pare la "signorina" Leticia Jones è arrivata a casa sua ieri e, quando non c'era nessuno ad accoglierla, ha fatto storie per aver sbagliato il suo nome.

-Pazza puttana!

-Luca, so che sono solo un'impiegata, ma per quanto tempo hai intenzione di sopportare questa serpe? Sei un brav'uomo, sai che mia moglie Ana ti vuole molto bene, così come la tua famiglia, quindi arriverà una donna che ti ama così come sei. - Luca rise amaramente.

-Sei più di un dipendente e lo sai, sei uno dei miei pochi amici.

Hai ragione, ma solo su una cosa, e cioè che devo stroncare sul nascere quello che ho con quel parassita. Per quanto riguarda l'altra cosa, Berny, siamo onesti, nessuna donna si accorgerà mai di me.

-Non credo, ci sono molte donne che guardano ai sentimenti delle persone, a come sono realmente e non al loro aspetto fisico.

-Beh, che Dio ti ascolti e mi mandi davvero quella donna per me. Anche se la verità è che anch'io non voglio soffrire per amore, per questo non voglio nessuno, è meglio che viva come vivo io.

Berny sgranò gli occhi, il suo capo era decisamente testardo.

Luca preparò il pranzo per entrambi, aveva due grandi insegnanti che gli avevano insegnato il mondo della gastronomia, sua madre e Ana, e gliene sarebbe stato eternamente grato.

Mentre stava finendo di pranzare, squillò il cellulare e quando vide che era sua madre a chiamare, rispose immediatamente.

-Mamma", fu la prima cosa che disse.

-Tesoro, ti senti meglio? Vieni oggi?

-Sto meglio, ma no, non verrò né oggi né in questi giorni, voglio stare da solo, mamma, ed è così che voglio stare.

-Cara, per favore. ....

-Mamma", la interruppe prima che lei continuasse con la stessa cosa. -Per favore, ti dico che quando me la sentirò, ti prometto che ci andrò.

Gabriella sospirò rassegnata.

-Va bene tesoro, volevo solo ricordarti che April arriverà tra due giorni, andremo a prenderla all'aeroporto, e volevo sapere se volevi venire con noi? - Avrebbe voluto dire di sì, gli era sempre piaciuto conoscere gente nuova, ma dopo l'incidente non gli piaceva più.

-No mamma, la incontrerò lunedì, quando entrerà in azienda.

Gabriella odiava i rifiuti quando chiedeva qualcosa, ma capiva, anche se non sapeva cosa succedesse davvero quando lui si isolava da tutti, non si lamentava mai, anzi lo sosteneva.

-Va bene tesoro, come desideri, non dimenticare quanto ti voglio bene.

-Grazie mamma e anch'io ti voglio bene, ci vediamo dopo. - Disse lui prima di interromperla.

Quel giorno rimase a casa, ma il giovedì, il venerdì e il sabato andò all'orfanotrofio, un posto dove amava andare, gli piaceva andare con i bambini, anche se all'inizio chiedevano cosa gli fosse successo, con il tempo i bambini non lo chiedevano più, gli volevano molto bene, Luca era molto bravo con loro, quel posto era ogni giorno più moderno, aveva speso molti milioni per ingrandirlo, In 5 anni c'erano quasi 250 bambini in più, ma il posto era bellissimo, Luca aveva ogni stanza con tre cabine, un bagno, una TV, le stanze erano enormi ed erano quasi 73 stanze, naturalmente sembrava un collegio o un ospedale, era più di mille metri quadrati e 6 piani, aveva due sale giochi per i bambini sotto i 12 anni e altre due dai 12 ai 18 anni. Un grande giardino, Luca stava per mettere altre stanze, voleva che ogni bambino si sentisse bene, anche l'educazione di quei piccoli pagava, nel corso di quei 5 anni, molti se ne erano andati e avevano continuato a studiare e a lavorare per lui, addirittura facevano donazioni al luogo dove era partito.

Mentre giocava con i bambini, non riusciva a smettere di sorridere, quei bambini li riempivano, c'erano due fratellini gemelli di due anni che erano molto legati a lui, piangevano persino ogni volta che doveva partire. Adorava quei piccoli Emily e Eddy, un'idea gli passò per la testa e si accigliò, perché non ci aveva pensato prima? Forse poteva adottarli.

Decise di andare a parlare con il responsabile per vedere cosa potevano chiedergli per adottare quei piccoli, mentre camminava si voltò un attimo per vedere che i bambini stavano ancora giocando, non poté fare a meno di sorridere di nuovo, avrebbero cambiato la sua vita. Mentre si voltava di nuovo, si imbatté in un corpo piccolo e delicato.

Una bella donna, con incantevoli occhi grigi, stava di fronte a lui con un sorriso affascinante.

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