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Capitolo 3: A casa

Capitolo 3: A casa

Ranch Stewart

Ethan

Finalmente arrivo a casa dopo un lungo viaggio in auto dal Camp Pendleton in California fino a Hamilton nel Montana. Circa 18 ore di viaggio per una distanza di 1191 miglia. L'ho fatto tutto d'un fiato, fermandomi solo per mangiare e fare benzina. Attraverso il cancello del ranch e un'ondata di ricordi mi investe.

Ricordo mia madre che appariva sul portico e ci gridava di venire a mangiare. Tristemente, rivedo il giorno fatidico della sua morte e mio padre che arrivava con il viso devastato dal dolore. La mia reazione quando ce l'ha annunciato? Ero corso come un pazzo fino allo sfinimento nella foresta, senza guardare davvero dove andavo. Avevo pianto a dirotto, fino ad addormentarmi vicino al fiume, rannicchiato contro il mio cane che mi aveva seguito per tutto il tragitto.

Mio padre, preoccupato di non vedermi tornare, aveva dovuto avvertire la polizia. I ululati dei lupi mi hanno svegliato. Sono tornato a casa al mattino presto, congelato e abbattuto. Mia madre era la mia confidente, la mia più grande alleata. La sua perdita mi ha disorientato, mi ha fatto perdere i miei punti di riferimento. Ho avuto l'impressione di vagare senza meta fino al mio arruolamento nell'esercito. L'esercito mi ha dato una struttura, un obiettivo. Mi ha permesso di sfuggire ai miei dolorosi ricordi e ai miei pensieri neri. Ma le missioni in zone ostili hanno tormentato le mie notti con incubi di guerra.

Torniamo al presente. Parcheggio il mio furgone davanti alla casa e le luci del portico si accendono. Una figura familiare appare, accompagnata da un pastore tedesco che non è altro che il discendente del mio fedele compagno, Jasper, scomparso qualche anno fa per vecchiaia. Il cane abbaia gioiosamente. Papà diceva che Jasper non aveva mai accettato la mia partenza e mi cercava costantemente.

Vedo mio padre scendere le scale per venirmi incontro, con il cane sempre ai suoi piedi. Scendo senza dire una parola e abbraccio mio padre. Vedo gli occhi di papà, lucidi di lacrime non versate. Restiamo qualche istante nella nostra stretta da padre e figlio, un momento di silenzio carico di emozioni, felici di ritrovarci finalmente. Vedo sopra la sua spalla, i miei due fratelli che appaiono. Cole e Ryan scendono di corsa le scale per venirmi a salutare in abbracci d'orso.

- Ehi, ehi, ehi! chi abbiamo qui? Sembra che il nostro piccolo fuggitivo dalla bella faccia sia tornato! Esclama Cole sorridendo.

- Wow! Ryan è cresciuto molto, ha la barba! Scherzo io.

- Credo che sia tu ad avere più barba di me, sembri un boscaiolo! Replica Ryan.

La raderò presto, quindi approfittane. Dico facendo un occhiolino. Prendo il mio bagaglio dal sedile posteriore e seguo la famiglia all'interno, al caldo davanti a un bel fuoco nel camino.

- Peccato che arrivi così tardi, Ava deve già dormire. Dico sconsolato di aver perso mia nipote.

- La porterai a scuola domani mattina, sarà felice di rivedere suo zio Ethan e di avere un nuovo autista. Dice Cole.

- Vuoi bere qualcosa? Dice papà.

- Qualcosa di caldo sarebbe molto apprezzato dopo questo viaggio ghiacciato. Ho incrociato Jimmy sulla 93 prima di arrivare. Dico.

- Lo sai che ci ha chiamato per avvertirci del tuo imminente arrivo. Dice papà.

Eh sì! Il mio fratellino, il poliziotto previdente, sono proprio il suo opposto. Vado e vengo come il vento. Papà va in cucina e ci sediamo in salotto davanti al grande camino in pietra sui grandi divani che lo circondano.

Parliamo di tutto e di niente, dei ricordi, del ranch, di hockey, di football... Guardo le foto sul camino, quella di Ava soprattutto. È cresciuta così tanto! Assomiglia sempre più a sua madre man mano che cresce. Ho un nodo alla gola pensando a Cole e alla perdita di Kathy.

- Dovrai smettere di imboccare Ava con gli spinaci, altrimenti ci supererà tutti! scherzo io. I ragazzi scoppiano a ridere.

Papà riappare con due tazze di caffè nero ben caldo. Ne prendo un sorso ben meritato dopo un viaggio così lungo. Ammiro le decorazioni natalizie che adornano allegramente la stanza. Domani dovrò fare qualche acquisto di regali dopo aver portato mia nipote a scuola.

Continuiamo a chiacchierare ancora un po' sul ranch e infine ci separiamo per andare a letto. Apro la porta della mia vecchia camera, vedo che è stata ristrutturata, un letto grande ha sostituito il mio vecchio letto singolo e addio ai poster sportivi che tappezzavano le pareti. Non mi vedo con i miei un metro e ottanta a dormire nel mio letto singolo da bambino. Un ultimo sguardo dalla finestra e mi spoglio per finalmente addormentarmi in un sonno avvolto nel caldo piumone soffice.

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