Un giorno lento - Sembrava una normale fine, ma forse era solo l'inizio
Riepilogo
Alphonse - detto Al - tormentato protagonista franco-italiano del racconto, si ritrova improvvisamente catapultato nel vecchio West, tra misteri, amori e colpi di scena. Un viaggio fisico e introspettivo, breve e intenso... "Possiamo davvero scegliere o le poche opzioni da vagliare sono preventivamente già state scremate, per far sì che il cammino sia quello stabilito? È, quindi, fattibile credere che il nostro destino sia segnato?"
UN GIORNO LENTO stagione 1 puntata 1
Era strano.
Sembrava quasi un giorno lento, più lento del solito. Tutto era tranquillo, non era successo nulla di indimenticabile; gli stivali erano al loro posto, la rivoltella anche, il cappello, quel bancone, il boccale...
Sembrava una normale fine, ma forse era solo l'inizio.
La sua pelle era quasi dorata e con agitazione, seppur poco giustificata visti i ritmi blandi di lavoro, strofinava con forza le stoviglie. Un'ordinazione, o due al massimo, da servire e le giornate passavano una dietro l'altra.
Ma quella volta no.
Era un giorno lento.
Ero uscito con calma, osservando la punta degli stivali infangati, un po' come se dovessi metterci del tempo a raggiungere la porta. Come se lo spostarsi facendo sbattere i tacchi sul legno del pavimento dovesse risuonare nelle orecchie di chi era presente, facendogli capire che mi stavo muovendo e che avrebbe dovuto fare attenzione.
Attenzione a cosa, poi? A non scontrarsi contro la mia spalla? A non incrociare il mio sguardo? Cosa mi rendeva così fanatico della mia presenza? Come se volessi essere, per un qualche motivo, temuto.
Ma qui, da temere, non c'è nulla. Neppure nei giorni lenti.
"Ci si rivede!" mi aveva detto lei. Come se dovesse augurarselo o come se non fosse scontato.
Sarei tornato, come al solito, per un ultimo goccio prima di disperdermi.
A volte, anche solo per osservarle il mento o il collo.
Chissà se anche lei mi temeva. Ormai aveva accettato il fatto che passassi lì del tempo, consumando senza mai pagare. Sembrava che, quasi, desse per scontato che non avrei sborsato denaro.
Non le pesava; non ci faceva neanche caso, forse.
A volte, quando uscivo dopo aver trascorso del tempo lì e soprattutto nel primo pomeriggio, notavo una coltre di polvere riempire l'aria. I raggi del sole, non più alti all'orizzonte, evidenziavano le fini polveri alzate dagli zoccoli dei cavalli e dalle ruote dei carri. Capitava che tra questi banchi filtrassero dei raggi, come spade che infilzano corpi immobili, inesorabilmente dilaniati da cotanta potenza. In quei casi – e solo in quei casi – alzavo verso il cielo i miei occhi celesti, freddi come il ghiaccio, per sentire il calore vivo della potenza divina che si faceva percepire ai miei deboli sensi.
La giornata, come al solito, sarebbe volta al termine a breve.
I cani randagi, che man mano avevano racimolato cibarie per superare la giornata, avrebbero fatto ritorno ai loro nascondigli appena fuori le porte del villaggio.