Capitolo 1.1
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Quando i primi raggi del sole si infilarono nel nostro locale malandato, sentii il rombo acuto dei motori delle auto fuori dal bar. E poi il silenzio. Un silenzio diabolico. Non un solo suono. Non un solo colpo. Persino il vento che faceva ondeggiare la sbiadita insegna "chiuso" si era magicamente placato.
Valutando inconsapevolmente la situazione sospettosamente strana del quartiere, decisi di scoprire il motivo di quell'abominevole silenzio. Come ipnotizzato, mi avvicinai lentamente alla finestra e sentii un brivido gelido lungo la schiena mentre la porta d'ingresso improvvisamente si staccava dai cardini e, come un misero cartone, volava via con un brutto fruscio contro il muro più vicino.
E una frazione di secondo dopo. una folla di sconosciuti imbecilli vestiti con identici abiti neri irrompe nella stanza.
M-mamme!
Perché una squadra speciale d'élite della città di Sumoran, composta dai più veri teppisti maniaci senz'anima, con i quali anche un incontro casuale può essere l'ultimo?!?!?
Non è che sto prendendo un caffè di prima mattina.
Questo è quanto.
Siamo fottuti.
Corro da mia sorella, le afferro la mano e la nascondo dietro la schiena, proprio nel momento in cui il loro capo - un uomo ben pasciuto, dai capelli scuri e vestito con un mantello nero di vera pelle - esce dalla folla di uomini muscolosi.
Guardando la squallida stanza con uno sguardo severo, lo straniero ridacchiava con un tono da uomo d'affari che mi faceva mancare il respiro come se avessi l'asma:
-Miserabile... Che buco! Perché è così buio e puzza così tanto?!
Cerco di nascondermi nell'angolo nero, desiderando solo di scomparire. Forse andrà via. Forse non se ne accorgerà. Forse questi "ragazzi" minacciosi hanno solo sbagliato indirizzo.
Chloe trema di paura, sta per urlare, ma io le copro rapidamente la bocca con il palmo della mano. Lo sconosciuto si ferma, strizza gli occhi e aspira con le narici l'aria ammuffita della misera stanza, come se annusasse, come un vero animale selvatico. Poi all'improvviso, con un tono intimidatorio e imperioso, sibila:
-Esci, tesoro! So che siete qui dentro.
Silenzio.
-Se non vi fate vedere, vostra madre sarà morta in cinque secondi.
Nessuna risposta.
-1... 2... 3
Il diavolo! Meglio adeguarsi.
Questi ragazzi non scherzano.
-Va bene, va bene! Sono qui! - Lascio andare mia sorella, le faccio cenno di stare giù e mi affretto a uscire dal mio nascondiglio.
A pochi passi dall'incubo vero e proprio, cerco di guardare lo sconosciuto, ma sento subito le mie gambe tremare a tradimento, perché l'uomo ha un aspetto molto intimidatorio: capelli rosso scuro, leggermente ondulati, occhi enormi e senza fondo, del colore della lava incandescente, zigomi infossati, naso largo con una piccola gobba e un mento seducente con una fossetta affilata.
Se la morte avesse preso forma umana, avrebbe certamente avuto l'aspetto di questo tipo orribile e particolarmente pericoloso.
Lo sconosciuto, notando il mio sguardo preoccupato, sorrise e disse:
-Buona ragazza... Perché tua sorella non si fa vedere? Mmm... timida allora?
Non mi piace il suo tono, né il suo aspetto, né il suo modo di parlare, né il suo disgustoso entourage, che mi divora continuamente con sguardi così avidi, come se fossi apparsa davanti a tutta questa marmaglia in forma completamente nuda.
-Che cosa vuoi? - Stringo le mani a pugno, faccio un altro passo, mostrandomi fuori dall'oscurità: - Ci sono solo io in casa... E mia madre, gravemente malata.
All'improvviso, il mostro scoppia in un'orrenda risata:
-"Wow, quella ragazzina ha un bel caratterino. Non vedevo una femmina così da molto tempo.... Il signor Damien sarà molto contento. - Ma che cos'è? Guarda com'è fatta!
-Sembra un pezzo di merda! - Sento una risatina roca sputata dalla folla di altri non-umani.
Ohhhh. Per una frazione di secondo, la stanza sudicia è di nuovo avvolta da un silenzio inquietante, che viene subito scosso da un ringhio da incubo del capo della banda di teppisti.
-CHI. OSA. URLARE?! - Il mostro stringe le mani in pugni d'acciaio e si rivolge ai subordinati storditi: "Venite fuori! Se non uscite, moriranno tutti!
Mi è venuta prima la febbre, poi il raffreddore, mentre il cuore mi è praticamente uscito dal petto.
-È Mark! - dalla folla, direttamente sul pavimento sporco, uno dei subordinati. A quanto pare, era stato appena spinto.
-Puttana! Ti insegnerò a fare attenzione alla lingua! - il leader si avvicina al colpevole, alza la mano destra e... e sprigiona qualcosa... qualcosa di affilato e lucente, che assomiglia a degli artigli o a delle lame sottili come rasoi.
Cosa?
Artigli!!!!?
Incredibile!
O sto sognando, o ho un'allucinazione in preda alla tensione nervosa.
Un forte urlo... e il tizio è sparito.