Libreria
Italiano

Quel giorno in cui ti ho amata

233.0K · Completato
Elsie Haru
46
CapitolI
412
Visualizzazioni
9.0
Valutazioni

Riepilogo

Min-jae, membro del gruppo K-pop, Timelers, pensa che la sua vita non potrebbe essere più perfetta di com'è e non vorrebbe cambiarne nemmeno una virgola, ma pare che qualcuno, o qualcosa non sia della stessa idea. Un giorno, mentre sta passeggiando tranquillamente in un centro commerciale, Min-jae nota una piccola folla riunita attorno al corpo di una ragazza svenuta e quando il suo sguardo cade sul braccialetto della sventurata, il sangue gli si gela nelle vene. Quel Pierrot, quel ciondolo, non è un gioiello comune. Avvicinandosi al gruppo, per assicurarsi che non sia Hana, la ragazza con cui ha passato quattro anni prima un'infuocata notte di sesso, quella a terra, Min-jae sente il pianto di un bambino. Quando riesce a farsi strada tra le persone assiepate, purtroppo l'idol, scopre che è davvero Hana, la ragazza incosciente e con suo sommo stupore scopre anche, che la bambina che sta piangendo disperata, è sicuramente sua figlia. Dal momento in cui Min-jae vede Min-young, capisce subito che quella bambina che gli assomiglia è sua, e in quello stesso attimo, la sua vita, cambierà per sempre. Quel giorno in cui ti ho amata è il primo volume della serie Wrong Love Saga, che tratterà delle storie d'amore dei membri del gruppo K-pop idol, Timelers.

RagazziTriangolo AmorosoLacrimeAmoreRomanticoSegretiSogniBaciDrammaticoBugieVero AmoreFelicitàSentimentalegravidanzamodernitàurbanoBGavventura di una notte

Capitolo 1.

-Min-jae -

«Hyung*, ma la senti la sveglia?»

Yeongi lo apostrofò dalla porta spalancata di camera sua, mentre lui se ne stava rintanato con la testa sotto al cuscino, e quando non si mosse, il suo amico avanzò fino al letto con passo pesante, spegnendo l'incriminata sveglia, che stava suonando per la quindicesima volta.

«Ti chiederei se sei morto se non vedessi la tua schiena sollevarsi dal respiro.» Tornò a dire Yeongi, ma lui continuò a ignorarlo e allora questi strappò il cuscino dalla sua presa ammonendolo: «Hyung, fra pochissimo dobbiamo uscire e tu sei ancora a letto!»

«No che non dobbiamo» riuscì a dirgli finalmente con voce roca.

Poteva giurare di essersi appena addormentato. Sicuramente uno dei membri gli aveva tirato uno scherzo e gli aveva puntato la sveglia all'alba, non poteva già essere pomeriggio!

Maledicendo il Dio del Sonno, che da qualche parte doveva esistere e doveva essere davvero un burlone, per fargli passare tutte le notti insonni e tutti i giorni quei risvegli traumatici; ruotò poi sulla schiena senza aprire gli occhi.

«Hyung, Shinji hyung è già pronto e fra un po' arriverà Ki-soo hyung, si arrabbieranno con me se non sarò riuscito a tirarti giù dal letto.» Cercò di implorarlo Yeongi sedendosi sul letto, prendendo a sprofondare le dita delle mani nel suo fianco destro.

Sembrava un gattino che impastava la pancia della mamma gatta!

Rotolando sul fianco decise di voltargli la schiena, ma Yeongi non interruppe il suo movimento, limitandosi a seguire il suo fianco che si era mosso, continuando a impastare la sua carne.

«Min-jae hyung abbiamo appuntamento per le tre, dobbiamo andare a provare le giacche. Min-jae hyung, alzati. Min-jae hyung dobbiamo uscire. Min-jae hyung alzati. Min-jae hyung…» Intonando una sorta di cantilena con voce dolce e fanciullesca, Yeongi non pareva davvero intenzionato a volerlo lasciare dormire ancora un po' e per quanto il sonno lo reclamasse, lui non aveva cuore di ignorarlo ancora.

Con una mossa scattante allora si girò afferrando il suo fratellino per il collo e la vita, poi lo trascinò con sé sul letto mentre tornava a girarsi e lo avvolgeva con braccia e gambe per bloccarlo.

A confronto suo Yeongi era uno scricciolo, poteva rigirarselo come voleva e tenerlo bloccato all’infinito con quella mossa. «Dormi con me ancora cinque minuti, gattino fastidioso» gli disse poi con tono fintamente burbero.

Ridendo e protestando allo stesso tempo, Yeongi cercò di liberarsi dalla sua presa. «Mi metterai nei guai hyung. Alzati ti prego.» Tornò a implorarlo questi, mentre smetteva di dibattersi e lo abbracciava. «Prenderò a riempirti la faccia di baci umidi se non ti alzerai» lo minacciò infine all'improvviso, facendogli spalancare gli occhi inorridito.

Le labbra di Yeongi ora si trovavano pericolosamente vicino al viso e non era inusuale che questi baciasse a tradimento i membri ogni qualvolta gli pareva. «No! I baci umidi, no!» protestò quindi allontanando di colpo Yeongi e alzandosi agilmente dal letto.

A quella vista il suo amico esultò sollevando braccia e gambe al cielo. «Ho vinto!» Esclamò girandosi poi su di un lato, puntellando il gomito destro sul materasso e mettendo la mano dello stesso braccio sotto alla testa, assumendo un broncio carino. «Però mi offende che tu non voglia i miei bacini umidi, sai che te li darei con tanto amore.»

Lui si passò la mano tra i lunghi capelli arruffati, sollevando metà delle labbra in un mezzo sorriso mentre lo guardava.

Kim Yeong-gi, in arte Yeongi, ventitré anni non ancora compiuti, suo coinquilino e compagno di gruppo. Vivevano assieme da cinque anni e cioè da quando avevano debuttato come il gruppo k-pop idol dei Timelers, ma si conoscevano e faticavano assieme da sette anni, compresi i due da trainer, nella compagnia Alpha² Entertainment. Yeongi era il ballerino principale del gruppo, il secondo rapper dopo Young-min e come lo aveva appena definito lui, un adorabile gattino dispettoso. L'altezza non era propriamente la principale qualità del suo fratellino, ma i centimetri in meno che Yeongi si ritrovava, venivano ampiamente compensati dal suo viso angelico, dai suoi occhioni dolci e profondi e dal suo corpo snello e ben proporzionato, che questi sapeva muovere in modo davvero molto sexy. Yeongi era uno yin e yang vivente, poteva essere angelo e demone a seconda di quello che richiedeva lo spettacolo del momento e da seduttore mozzafiato si trasformava nel ragazzo della porta accanto in un battito di ciglia; lo invidiava per la sua capacità camaleontica di saper diventare ciò che voleva in pochi attimi. Il suo piccolo fratellino non era solo bello e talentuoso, ma anche molto intelligente e soprattutto furbo, molto furbo e un abile manipolatore, tutti tratti che essendo uno dei due maknae*, lo facevano automaticamente diventare uno dei più viziati da loro hyung. In quel periodo Yeongi sfoggiava un taglio piuttosto corto, molto estivo e i suoi capelli erano tendenti all'azzurro cielo d'agosto.

«Fila a prepararmi un caffè moccioso, se vuoi che mi renda presentabile in un tempo accettabile» minacciò cercando di sembrare burbero, ma Yeongi non gli credette nemmeno per un momento. Facendogli una linguaccia questi saltò giù dal letto saettando fuori dalla sua stanza ridacchiando.

«Voglio un caffè, capito?!» gli urlò dietro lui dirigendosi stancamente verso il bagno.

Il piccolo gattino pestifero, era diventato il membro addetto a svegliarlo, da quando Eun-ho, il loro leader, era partito per il servizio militare, perché Shinji, il loro quarto coinquilino, non si sarebbe mai scomodato a prendersi la briga di cimentarsi in quel compito, era troppo Lord per perdere tempo dietro a lui.

Raggiunto il bagno con infinita lentezza aprì il rubinetto del lavandino, poi si chinò verso lo specchio strofinandosi la mano sul mento. Come ogni mattina, i suoi capelli al momento mossi, parevano una stramba aureola cotonosa, che gli donavano l'aspetto di un hippie americano degli anni '70.

«Maledetti peli» borbottò sentendo e vedendo chiaramente barba e baffi accennati sul suo viso.

Con uno sbuffo cercò il rasoio elettrico nei cassetti sotto al lavello.

Il novanta per cento dei maschi coreani, si poteva tranquillamente radere ogni tre o quattro giorni, tanto era lenta la ricrescita dei loro peli, ma lui era tra quei pochi, di quel dieci per cento sfortunati, che doveva adempiere a quel noiosissimo compito ogni giorno, se voleva mantenere il viso liscio e pulito.

Stancamente si rase, applicandosi poi il minimo indispensabile dei prodotti che componevano la skin care rituale della giornata. Schiaffeggiandosi poi il viso gentilmente tornò a guardarsi avvicinandosi allo specchio e annuì soddisfatto. Era presentabile!

Anche lui non se la cavava male in quanto ad aspetto.

Yook Min-jae, era questo il suo nome di nascita, in arte solo Min-jae, alto quasi un metro e novanta, aveva il primato di altezza nel suo gruppo. Aveva ricevuto alcuni doni indispensabili alla sua nascita dai suoi splendidi genitori, l’altezza, un bel viso dalla mascella ben definita, un naso dritto e proporzionato, labbra giustamente carnose e il piacere di poter mangiare tutto quello che voleva senza ingrassare. Quell’ultimo, essendo un idol, era un gran dono, perché non doveva sottostare a diete estenuanti e visto che non amava particolarmente andare in palestra, non doveva faticare troppo per sembrare in splendida forma. L’unico vero difetto che pensava di avere era quello di avere degli occhi molto stretti, che quasi si chiudevano quando rideva e non brillava di scaltrezza, non era mai stato il primo della classe, nemmeno a metà classifica in realtà, ma non si poteva voler tutto dalla vita e lui era contento di quello che era e di quello che era riuscito a diventare.

Visto che si riteneva a posto, e non era sua intenzione truccarsi solo per uscire con i suoi membri, fischiettando il ritornello dell'ultima canzone registrata qualche giorno prima, aprì la porta per uscire dal bagno, ma si bloccò trovandosi davanti Shinji.

Mentre il suo amico lo guardava da capo a piedi corrucciando la fronte, lui sarcasticamente fece lo stesso.

Do Shinji, ventisette anni, suo coetaneo, ma maggiore per mese di nascita. In quel momento leader sostituto in assenza di Eun-ho. Alto, poco meno di lui di un paio di centimetri, fisico perfetto in ogni sua forma, viso da bravo ragazzo sempre rilassato e sorridente. Shinji era il bravo capo classe del gruppo, il paladino perfetto senza macchia e sosteneva il ruolo con fierezza, senza parer accusare mai il peso di tanta perfezione. Shinji non amava snaturare il suo aspetto e raramente lo si vedeva con lenti a contatto colorate, capelli tinti o con qualche stramba pettinatura, o a indossare abbigliamenti eccentrici. Terzo vocal dopo Eun-ho e il maknae per eccellenza Juwu, aveva una voce modulata e calda che si addiceva alle ballad che facevano sciogliere i cuori delle sue fan come neve al sole. Lui e Shinji erano eternamente in conflitto, come l'acqua e il fuoco, ma si volevano anche un bene infinito e in fondo si adoravano davvero, ma avevano preso a battibeccarsi fin dal loro primo incontro, e non erano più riusciti a smettere da quel momento. Il suo secondo hyung, per un pugno di giorni appena di differenza di nascita, amava prendersi gioco di lui, della sua indolenza e delle sue stranezze e lui lo ricambiava sfottendolo per la sua perfezione.

«Sei ancora in pigiama» lo apostrofò Shinji con una smorfia disapprovante non appena lo ebbe squadrato da capo a piedi.

Lui per tutta risposta scosse il capo. «No» rispose poi secco.

Negare… Negare sempre e mai farsi cogliere impreparati. I suoi motti di vita erano tanti e lui amava seguirli tutti, soprattutto quelli che sostenevano la sua indolenza e il suo modo di essere cool e noncurante sempre.

Shinji tornò a scorrere lo sguardo sulla sua semplice t-shirt rossa sbiadita e sui pantaloni di cotone mélange che indossava. «Esci così?» domandò poi quasi allarmato.

«Più o meno» rispose lui facendo spallucce.

Il suo hyung sfoggiava come sempre, al suo contrario, un abbigliamento impeccabile, composto da una polo a righe bianche e nere e un jeans chiaro che fasciava le sue gambe tornite, in pendant con gli accessori indossati, a cui molto probabilmente avrebbe poi aggiunto una scarpa sportiva abbinata che si trovava sicuramente ancora in una scatola intonsa nell’ingresso. Se non fosse stata estate, probabilmente questo avrebbe concluso l'outfit con una giacchetta di pelle leggera, o di jeans dello stesso colore del pantalone.

Anche a lui piaceva essere curato, ma mai perfetto nei dettagli, si distingueva appunto perché sembrava sempre leggermente svogliato anche nel vestire. Un maglioncino con collo sfilacciato, una t-shirt mezza fuori e mezza dentro ai pantaloni, il capello spettinato, una giacca dal taglio impari, era quello il suo modo di vestire, amava distinguersi, sempre.

«Fai come vuoi» ribatté Shinji sbrigativo, non sembrava in vena di iniziare un tira e molla con lui quella mattina; probabilmente perché tanto sapeva che non avrebbe mai vinto, poi si spostò per farlo passare.

Sorridendogli con fare sornione lui s'avviò per il corridoio lentamente.

«Ti vorrei tra dieci minuti all'ingresso. Ki-soo sta già arrivando non facciamolo aspettare» gli disse Shinji prima di chiudere la porta del bagno senza attendere una sua risposta.

Tornando a fischiettare entrò in camera senza affrettarsi. Dieci minuti erano più che sufficienti per prepararsi, non ci voleva molto a rendere presentabile la perfezione e lui era già ampiamente perfetto così come era.

Quando fu in camera scrutò tra i suoi vestiti per cercare qualcosa che desse al suo pigiama un tono adatto ad uscire, poi afferrò una camicia a fiori bianca e gialla e la indossò aperta sulla t-shirt con cui aveva dormito quella notte. Non doveva essere seriamente presentabile quel giorno, dovevano andare a provare le giacche per il matrimonio della sorella di Juwu, il loro maknae e non era un'uscita ufficiale, si sarebbero mossi anche senza i manager, quindi dovevano passare inosservati, meglio non rendersi troppo appariscenti.

Optò per indossare anche un cappello alla pescatora bianco che calò sulla testa con forza e afferrò al volo degli occhiali da sole e una mascherina leggera di cotone nero. Era pronto!

Muovendosi per uscire dalla camera, passò davanti allo specchio, fece una mezza piroetta e annuì soddisfatto. Stava bene, e non avrebbe dato soddisfazione a Shinji che lo credeva, giustamente, in pigiama. All'ingresso avrebbe indossato un paio di ciabatte di pelle nera e via.

Quando passò davanti alla cucina, annusò odore di caffè e si fermò di colpo affacciandosi alla porta.

Yeongi lo accolse con un sorriso smagliante e una tazza fumante sollevata nella sua direzione.

«Wow, cos'è successo?» Meravigliandosi lui entrò nella stanza formando una lettera O con le labbra, sgranando gli occhi.

Nonostante fosse uno dei più piccoli e a rigor di logica avrebbe dovuto obbedire ai più grandi, Yeongi non obbediva quasi mai, era raro vederglielo fare. La colpa era anche di loro fratelli maggiori naturalmente, che fin dal principio avevano sempre lasciato correre, abbandonando le gerarchie e le formalità. Tutto era partito da Eun-ho ovviamente, il più grande, il leader, che a lungo andare si era pentito di quella concessione, ma che al fine aveva creato un gruppo coeso ed equo, dove tutti si sentivano sullo stesso piano di importanza e ognuno poteva dire la sua opinione su ogni questione. Era anche per quel motivo che lui amava i Timelers e adorava ognuno dei sei membri del suo gruppo.

«Ti amo hyung e voglio che tu accetti i miei bacetti umidi» rispose con fare malizioso Yeongi porgendogli la tazza di caffè, con gli occhi brillanti e l'immancabile espressione furbetta stampata in volto.

Afferrando la tazza guardingo inclinò la testa di lato con sospetto. «Cosa vuoi per davvero?» chiese poi portando la tazza al volto e annusando con diffidenza la fragranza dalla stessa sprigionata.

Non è che gli aveva versato qualcosa di disgustoso dentro al caffè quella peste, vero?

Yeongi si portò le mani dietro la schiena dondolandosi, continuando a sorridergli. «Nulla! Non posso fare qualcosa di carino per te?» replicò.

«S… s… sì?» domandò lui ancora più sospettoso, poi allungò la lingua per assaggiare il liquido nella tazza e testarlo con circospezione.

A quella vista Yeongi tornò ad indossare il solito broncio carino borbottando: «È buono, anzi, buonissimo. Ho usato la miscela italiana che ti piace tanto.»

Riportando la lingua in bocca, assaporò il gusto corposo e piacevole del caffè sentendosi felice. «Ok.» Annuì dopo di che con gioia, portandosi la tazza alle labbra, mentre il sorriso riaffiorava sul viso di Yeongi.

«A proposito, Ki-soo hyung ha detto che se le prove giacche finiscono presto, possiamo fare un giro di shopping, sei d'accordo?» propose il suo fratellino subito dopo.

Con le labbra ancora appoggiate alla tazza lui mascherò un sorriso dietro ad una nuova lunga sorsata di caffè. Ecco il perché della gentilezza di quella peste.

Qualche giorno prima Yeongi aveva vinto ad un gioco contro di lui e lui gli aveva promesso di acquistargli un oggetto di moda per ricompensarlo, non appena ne avessero avuto l'occasione.

«Non so, vediamo» rispose noncurante e la reazione di Yeongi fu esattamente quella che si sarebbe aspettato. Il suo amico arricciò il nasino carino, torcendo le labbra in una smorfia. «Non ti sarai già dimenticato del mio premio, vero hyung?» domandò poi questi risentito.

Lui aggrottò la fronte replicando. «Premio, quale premio?»

«Maddai hyung!» Yeongi batté quasi il piede a terra come un bambino capriccioso. «Mi sono impegnato tanto per vincere e non era nemmeno un gioco nelle mie corde. Ho lasciato scegliere a te a cosa giocare, per avvantaggiarti e ora mi ripaghi così.»

Ridacchiando in risposta poggiò la tazza sul tavolo, poi scompigliò i capelli di Yeongi. «Ti comprerò quello che vuoi» gli disse avviandosi subito dopo per uscire.

Aveva sentito la voce di Ki-soo arrivare dall’ingresso e non voleva tardare per non dare la soddisfazione a Shinji di riprenderlo. Shinji aveva preso molto seriamente il nuovo ruolo di leader ed era diventato paurosamente serioso e fin troppo rigoroso da quando Eun-ho era partito per il servizio militare.

«Grazie, sei lo hyung migliore del mondo» gli disse Yeongi raggiungendolo e aggrappandosi al suo braccio mentre raggiungevano i loro amici.

«Eccoli. Possiamo andare?» disse Ki-soo non appena li vide, accogliendoli con un cenno e un sorriso. Era ancora fermo sul pianerottolo d'ingresso, e lui ricambiò il cenno raggiungendo le sue ciabatte.

Kim Ki-soo, in arte Kisu, ventisei anni, secondo miglior ballerino dopo Yeongi e secondo miglior fisico scolpito dopo Shinji. Ki-soo era a suo avviso una delle creature più buone e pure che esistessero sul pianeta Terra, da che lo conosceva lui non lo aveva mai visto seriamente arrabbiato. Lo ammirava tanto per quel suo carattere gentile e buono, anche se a volte, proprio per quella sua indole, Ki-soo risultava fin troppo accondiscendente e paziente. Grazie a Ki-soo e al suo modo di affrontare le cose, ben e spesso, alcune delle discussioni del gruppo, si erano concluse con toni pacati e ragionevoli, mentre se lui non ci fosse stato, forse si sarebbero risolte a pugni, o anche peggio. Ki-soo era solito portare capelli molto corti, aveva un viso magro e affilato, sempre perfettamente curato e vestiva alla moda, in modo semplice e spesso elegante; anche quel giorno infatti sfoggiava una camicia kaki stretta e dal taglio raffinato, aperta in modo quasi sfacciato sul petto nudo, pantaloni bianchi e scarpe lucide. In quel periodo aveva i capelli neri e spesso li portava tirati tutti all’indietro, come in quel momento, sembrava quasi un gangster.

«Perfetto, allora andiamo, Juwu ci aspetta in negozio» disse Shinji avviandosi mentre lui indossava le ciabatte.

«Agli ordini sergente» gli ribatté infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, facendo ridere Yeongi.

Decisero di andare tutti con la macchina di Ki-soo, che si mise ovviamente alla guida e lui occupò il sedile posteriore assieme a Yeongi, che non appena salito prese in mano il suo cellulare e si mise a controllare i suoi sns.

Mentre si dirigevano in macchina verso il negozio dove erano diretti, lui invece prese ad osservare il panorama scorrere, accomodato sul sedile in una posa rilassata.

Se qualcuno gli avesse chiesto in quel preciso momento cosa ne pensasse della sua vita, in tutta onestà gli avrebbe risposto che non avrebbe voluto cambiarne nemmeno una virgola. I Timelers non erano certamente uno dei gruppi più famosi della loro agenzia, anzi, da quando si erano formati avevano vinto pochissimi premi, ma lui non avrebbe fatto cambio di gruppo nemmeno se gli avessero proposto di unirsi alla band più famosa della Corea del Sud del momento. I suoi compagni erano tutto speciali, li considerava tutti fratelli e non molti potevano vantare una coesione e un buon rapporto come quelli che avevano loro sette. L'agenzia Alpha² aveva permesso fin da subito ai Timelers di strutturarsi come una band atipica, il suo gruppo si componeva la musica e i testi da solo e persino le coreografie venivano studiate da loro stessi, facevano la musica che più gli piaceva, seguendo i temi che il loro leader gli proponeva e scegliendoli con la maggioranza dei voti. L'agenzia aveva posto loro qualche linea guida, ma perlopiù erano abbastanza liberi di agire secondo i loro gusti personali e lui si sentiva trattato davvero molto bene da tutti.

Per quanto lo riguardava amava sia cantare che ballare, ma la sua più grande passione era la radio e da un anno a quella parte era riuscito ad avere un programma tutto suo fisso, in una delle stazioni radiofoniche più rinomate di Seul. Il suo prossimo passo sarebbe stato quello di gettarsi nella presentazione degli spettacoli, visto che si sentiva davvero adeguato per il ruolo di MC. All'interno del gruppo faceva quello che doveva, dando il suo contributo quando era richiesto e sostenendo con tutto il meglio di sé il ruolo che i membri gli davano nei pezzi cantati o nelle coreografie di ballo, ma il meglio lo dava nei vlog, o durante gli spettacoli. Amava esibirsi dal vivo, vedere i fan, interagire con loro, amava il pubblico almeno quanto il pubblico amava lui, se non di più. Amava la vita in generale e non era una di quelle persone che si faceva cogliere dalla tristezza o dai rimpianti, dava tutto quello che poteva sempre, perciò non poteva mai abbattersi. L'unico puntino un po' oscuro che minava la sua felicità e stabilità attuale era l'assenza di Eun-ho. Fino a che non aveva visto il loro leader varcare le porte della caserma, non aveva immaginato che gli sarebbe mancato così tanto, ma invece gli mancava terribilmente. Nonostante lo sentisse spesso, il vuoto lasciato da Eun-ho era davvero pesante. Il loro leader era severo ed esigente con loro, ma anche prezioso e motivante. Eun-ho riusciva a infondere in ognuno di loro un coraggio e una determinazione trainante che continuava a tenerli a galla e li aiutava ad andare avanti con un sorriso sicuro, in quel mondo quasi mai facile in cui vivevano e lavoravano.

Sorrise malinconico mentre pensava al suo leader. Mancava ancora molto tempo al rientro di Eun-ho, doveva tener duro e far di tutto per renderlo orgoglioso di loro, anche durante la sua assenza, non poteva farsi venire la malinconia ogni volta che lo pensava. Doveva affrontare giorno per giorno con filosofia.

Quel pomeriggio nessuno di loro aveva impegni lavorativi, solo lui doveva presentarsi in radio per le nove di sera, per il resto sarebbero stati liberi di godersi davvero qualche ora di svago e shopping. Avevano appena terminato di registrare il loro nuovo mini album e di lì a qualche giorno questo sarebbe uscito con le relative promozioni e registrazioni degli MV. La dirigenza aveva quindi concesso loro tre giorni di pausa, in vista anche del matrimonio che si sarebbe tenuto quella stessa domenica in arrivo, della sorella di Juwu, Sun-mi, che era oltretutto una delle dirigenti della loro agenzia e cara amica di tutto il gruppo; perciò avevano ottenuto dei permessi straordinari per parteciparvi. Durante le nozze si sarebbero anche esibiti e i genitori di Juwu avevano insistito per pagare i loro abiti, ordinandoli in un atelier di lusso. Purtroppo quando avevano fatto la prima prova degli abiti i loro quattro erano risultati da sistemare: chi perché, come la sua giacca o quella di Shinji era troppo stretta, o chi, come quella degli altri, troppo larga e quindi ora stavano andando alla seconda prova.

«Siete arrivati!» Quando entrarono nel atelier Juwu quasi li raggiunse saltellando.

Park Joo-woo, in arte Juwu ventitré anni a dicembre, prima voce del gruppo, con un tono da sei ottave, che faceva tremare i vetri delle finestre. Juwu era l’incarnazione della parola furbizia e agli occhi di tutti sembrava in realtà il più grande tra loro, perché era sempre sostenuto, ma anche amichevole, nel senso che non era sicuramente il primo a farsi avanti per dare la mano a qualcuno, ma se gliela si porgeva rispondeva al saluto con calore e simpatia. Juwu era un po' una contraddizione vivente insomma. Il suo adorato maknae era anche diretto, e fin troppo sincero e spontaneo, in linea di massima comunque, non si poteva non amarlo alla follia.

«Noona, sono arrivati» disse Juwu voltandosi verso il retro dell'atelier, da dove sbucarono tre persone. La prima era la futura sposa, Sun-mi, poi c’era la futura madre della sposa, Oh Sun-hee e accanto alle due una bellissima ragazza alta come una modella e bella come una dea.

«Improvvisamente è diventata una bella giornata» disse lui sottovoce, meritandosi una gomitata da Yeongi al suo fianco.

«Sei tremendo» rispose il suo fratellino salutando le tre donne.

Lui si limitò a sghignazzare mentre Sun-mi presentava la dea come la proprietaria dell’atelier. Era davvero una bella donna, ora che la vedeva da vicino, doveva avere super giù l’età di Sun-mi, ma per lui non era molto importante l’età, anche se di norma era consuetudine frequentarsi per gli uomini coreani, con donne più giovani o della stessa età.

Seguendo i suoi amici che erano stati invitati dalla dea a raggiungere i camerini dove si sarebbero provati le giacche, lui lanciò un nuovo sguardo di apprezzamento alla donna e Yeongi lo ammonì una seconda volta facendolo ridere.

Yeongi era l’ultima persona al mondo che conoscesse, che potesse permettersi di criticarlo se apprezzava una donna, visto che collezionava ragazze come altri avrebbero collezionato figurine Pokemon. A confronto di Yeongi, lui non era così esperto in campo femminile e in realtà non era nemmeno sfacciato come gli piaceva fingere di essere. La prima ragazza con cui aveva avuto un rapporto vero e proprio era stata una compagna di università, ed era stata solo l'avventura di una notte. Una notte davvero molto bella e intensa, ma che per entrambi era finita con il sorgere del sole. Dopo quella esperienza, dopo Hana, aveva avuto un paio di relazioni leggere, ma gli impegni con il gruppo non gli avevano permesso di divertirsi di più. Inoltre lui non essendo scaltro e abile nei raggiri come Yeongi, aveva sempre avuto una tremenda paura di farsi scoprire da manager o altri, quando faceva qualcosa che non doveva, e anche se la loro agenzia non vietava del tutto le relazioni, non si sentiva a suo agio a rischiare uno scandalo per qualche leggera scappatella.

Gli piaceva una ragazza al momento però, Seo-jun, una delle stylist del salone di bellezza che frequentavano come gruppo, ma non c’era stato ancora nulla di che con lei. Ora che ci pensava aveva sentito proprio dire ad una collega di Seo-jun che l'ultimo giorno del mese era il suo compleanno; visto che era intenzione dei suoi compagni andare a fare shopping dopo le prove, poteva approfittarne per comprarle qualcosa e fare così la prima mossa. Seo-jun gli pareva una ragazza seria e a modo, ma che non gli avrebbe creato casini con il suo lavoro, quindi poteva fare un tentativo di corteggiamento. Lui gli piaceva, non era stupido, lo vedeva che Seo-jun lo trattava con riguardo e si attardava sempre con lui più del dovuto, quindi se non aveva già un altro ragazzo che le interessava, sarebbe stata una passeggiata conquistarla. Finché si fosse comportato con discrezione, era sicuro che non si sarebbe messo nei guai, non aveva intenzione di instaurare una relazione seria e duratura e lo avrebbe ammesso serenamente con Seo-jun, poi chissà, il futuro era sempre imprevedibile.

NOTA: HYUNG (형) -significa letteralmente “fratello maggiore”, è un termine che i ragazzi più giovani usano indicando i più grandi.

MAKNAE - il membro più giovane di un gruppo K-pop