Capitolo 7 Chiarimenti
Chiedere scusa certe volte,
non implica sempre che la parte lesa ti dia il suo perdono
Sofia's Pov
Ha avuto il coraggio di fermarmi:
«Cosa vuoi?»
L'ho detto in maniera fredda, quasi a stento mi riconosco anche io per avergli risposto in questa maniera:
"Non me ne frega un cazzo dei suoi gradi!"
Non appena gli rispondo in questa maniera noto che trattiene un respiro:
"Oltre al danno che mi ha fatto ora pretende che sia un cagnolino ai suoi ordini? Ahhh ha sbagliato donna!"
Mi guarda con un'espressione che fatico a decifrare, mi si avvicina ed è chiaro come il sole oserei dire lampante che lui è ben più alto di me:
«Vorrei scusarmi per essermi comportato da stronzo!»
Lo guardo con un sopracciglio alzato:
«Suvvia, non guardarmi in quel modo, so di averti ferita!»
«Ed è qui che ti sbagli, all'inizio forse, poi ho capito bene presto come sei fatto e io non sto al tuo gioco, so che stai facendo di tutto per allontanarmi da te!»
Trattiene un respiro e mi guarda in attesa di un' altra mia risposta, peccato che non ne avrà, faccio per andarmene, ma lui prontamente mi afferra per un braccio e mi trascina, all'inizio cerco di opporre resistenza, ma lui è nettamente più forte della sottoscritta, quindi non mi resta che sottostare al suo volere quasi del tutto fuori controllo.
Nel frattempo riconosco benissimo il corridoio e dove mi sta portando, apre la porta ed entra sempre tenendomi per un braccio, mi libera per un istante e richiude la porta dietro di sé, come se avesse paura che la sottoscritta scappi dalla sua camera, mi fa un sorrisetto:
«Ho capito, ti ho ferita ma non vuoi farmi vedere il tuo dolore dico bene?»
Non rispondo nemmeno a questa sua domanda troppo insensata, decido che la finestra della sua camera ad un certo punto sia troppo interessante rispetto a lui, sento i suoi passi pesanti venire nella mia direzione, mi prende il mento con le sue possenti dita e lo rivolge verso di lui:
«Ti dirò una cosa ora, solo non prendermi in giro va bene?»
Annuisco in maniera impercettibile:
«Sono preoccupato per te va bene? Ho paura che tu ti faccia male in missione, quel che ti ho detto ti basta dal desistere al silenzio forzato che vuoi perseguire?»
"Adesso mi sta facendo incazzare sul serio. Chi cazzo si crede di essere? Dio per caso?"
Lo guardo e cerco di mantenere la mia faccia e la mia voce neutrale:
«Te lo dico una volta in maniera chiara e semplice. Mi ascolti?»
Mi guarda in maniera intensa mischiata a curiosità:
«Sì.»
«Non mi interessa cosa vuoi tu esattamente, quello che voglio è che ti decidi a capire quello che vuoi nella tua vita, non mi interessa affatto il tuo grado in questo momento quindi ti parlo con franchezza. Non trttarmi da deficente, anche se sono una donna e sono giovane io so quello che voglio dalla mia vita, se tu non lo sai non è un mio fottuto problema, ma azzardati a darmi ancora della puttanat che grado o non grado più alto del mio nulla mi porterà dal desistere di darti un bel pugno in faccia sono stata chiara?»
Dopo il mio discorso rimane in silenzio per un po' mi sta fissando intensamente.
Lucas's Pov.
Mi ha parlato con una franchezza tale da lasciarmi destabilizzato, non so se essere arrabbiato con lei per come mi ha risposto o esserne deluso:
"Hai capito la bimba che lezione mi ha dato?"
Fatto sta che mi ricompongo in un attimo e penso alle parole che le devo dire:
«Ti ripeto mi dispiace moltissimo per come ti ho trattata.»
«Accetto le tue scuse.»
«Ma?»
«Ma non ti perdono il tuo essere testa di cazzo.»
Detto questo alza i tacchi e se ne va.
Mi lascia come un coglione qui da solo nel corridoio a guardare il suo perfetto e tondo fondoschiena che si allontana da me, io da quale fottuto codardo sono non entro nel centro medico, mi dirigo sul campo per vedere se le reclute che si stanno allenando lo stanno facendo nella maniera corretta.
In lontananza vedo il mio amico che mi viene in contro con una faccia a dir poco curiosa:
«Amico quindi avete fatto pace?»
«Le ho chiesto scusa e le ho esposto il mio pensiero.»
«E?»
«Ha detto che ha accettato le mie scuse ma non mi perdona.»
«Mi sa che stavolta ti tocca sudare per avere il suo perdono.»
«Già, peccato che domani parte per la striscia di Gaza, e noi non siamo stati convocati!»
«Tranquillo se la saprà cavare!»
«Spero.»
Nel frattempo il mio amico mi guarda con un ghigno beffardo, decido di lasciar perdere nel capire quello che sta pensando il mio migliore amico.
Sofia's Pov.
Il tenente testa di cazzo mi aveva chiesto scusa:
"Come se chiedere scusa fosse abbastanza a farmi passare l'arrabbiatura. Mi ha preso per scema per caso?"
Rientro nel centro medico e inizio a svolgere il mio lavoro, intanto sento su di me lo sguardo incessante della mia migliore amica come per chiedermi spiegazioni, ma adesso non sono ancora pronta per parlare con lei quello che mi ha detto il Tenente Testa di Cazzo, vedo con la coda dell'occhio che Ginevra si precipita verso di me, ma io cambio strada e mi posiziono davanti a la recluta che ha avuto un infarto, per ora e per fortuna devo dire che è stazionario.
Ginevra come ho previsto si posiziona davanti a me:
«Ora usciamo dalla base dato che possiamo, abbiamo svolto tutti i compiti e tu mi devi un sacco di spiegazioni non credi?»
«Va bene amica mia.»
Usciamo dal centro medico e arriva un Tenente Maggiore dell'unità medica, ci guarda con un sopracciglio alzato:
«Vorrei sapere perché voi due siete ancora qui dentro, forza andate a svagarvi un po', dopo tutto ve lo meritate.»
Ci scambiamo uno sguardo d'intesa e ci dirigiamo nei nostri alloggi per cambiarci visto che possiamo uscire per qualche ora dalla base anche se io chiamerei questo posto:
"Manicomio."
Io la mia amica ci cambiamo, solo che esco prima io, sono vestita con un vestito a tema floreale, e ai piedi ho delle converse nere, un po' di tempo fa non avrei mai osato a mettere un vestito ma ora non mi interessa più niente dell'opinione delle altre persone, anche se quella persona è il Tenente Testa di Cazzo, aspetto la mia amica fuori dalla sua stanza, qualche minuto dopo esce, oggi si è vestita con un pantaloncino corto e una canotta nera ai piedi anche lei ha delle converse nere, abbiamo le stesse scarpe perché ironia della sorte quando Ginevra me le aveva regalate io avevo fatto la stessa cosa con lei.
Ci guardiamo entrambe i piedi e scoppiamo a ridere proprio come quando eravamo più piccole, ci prendiamo a braccetto e ci incamminiamo verso l'uscita della base.