Capitolo 1 - Theresa
Questa è di sicuro la festa migliore che abbiano mai organizzato i Roberts, anche se a causa di tutti i cocktails che ho mandato giù sino a ora, domani avrò le idee confuse e i ricordi ingarbugliati tra di loro.
«Ma chi se ne frega! Si vive una volta sola e io voglio vivere,» borbotto tra me e ripenso a questo pomeriggio, a quando ho litigato un’altra volta con William anche se non ricordo il motivo, ma del resto è normale.
Noi non facciamo altro che litigare però puntualmente facciamo pace, o meglio, io gli chiedo scusa e poi facciamo pace.
Mando giù un altro sorso di Vodka Lemon al gusto di pesca e rido, rido mentre sento William che mi afferra per mano e mi tira via dall’isola della cucina di casa di Jonny e Martha Roberts, lì dove gli alcolici sono quasi del tutto finiti.
È finita anche la festa ma io sono la migliore amica di Martha e lei mi ha permesso di restare a dormire perché i genitori sono fuori, in vacanza su qualche isola del Mare dei Caraibi per cercare di riattaccare i gocci della loro relazione dopo che si sono messi le corna a vicenda.
«Dove stiamo andando?»
Non mi risponde, tiro il suo braccio e lui si arresta nel corridoio buio, si volta e io finisco sul suo petto.
Rido, rido ancora e allungo le mie mani oltre la sua nuca, mi metto in punta di piedi e raggiungo la sua bocca.
Lo perdono, lo perdono anche se a volte mi fa impazzire, anche se spesso mi tratta male e ho la sensazione che lui voglia solo prendersi cura di una donna che sia poi una compagna perfetta in tutto e per tutto, da ostentare come trofeo.
A lui bastano le carezze anche se a volte sembra che voglia solo prendermi a schiaffi, basta fare l’amore sottovoce e al buio forse perché non gli piaccio abbastanza e l’oscurità mi copre, basta tenermi a freno perché, in fondo, questi dieci anni di differenza cominciano a pesare un po’ a entrambi e lui è un uomo, io ancora una bambina.
Il nostro è un bacio diverso, al sapore di frutta e alcol, un bacio che mi scuote e la sua lingua nella mia bocca mi incendia.
Voglio di più, lo voglio ora, anche se non siamo soli in casa.
Spingo William verso la prima stanza degli ospiti che ci capita sotto mano e quando siamo dentro, ruoto la chiave in modo tale che nessuno possa disturbarci.
Le sue mani raggiungono in fretta i bottoni della mia camicia, li slaccia con urgenza e io faccio lo stesso, lo costringo a togliere la maglietta mentre il buio ci accoglie. Mi fa arretrare fino al grande letto posto al centro della stanza e mi spinge sul materasso subito dopo avermi tolto anche i jeans.
Afferra le mie mani intente a carezzargli i capelli che sembrano più corti rispetto a quanto ricordassi, e me le blocca sulla testa mentre con la bocca mi bacia il collo e poi scende, con l’altra mano scosta il mio reggiseno e le sue labbra si chiudono subito su un capezzolo e succhia forte facendomi male e procurandomi un piacere intenso nello stesso istante.
«Oh mio Dio!»
Il mio respiro è già in affanno e lui continua a mangiarmi i seni, lecca i capezzoli e poi li morde piano con i denti, succhia forte e mi toglie il respiro e poi li lecca ancora.
La sua lingua scende, mi lecca l’addome, ruota attorno all’ombelico e lascia che le mie mani stringano i suoi capelli serici.
Con le sue, invece, mi apre le gambe con un solo movimento rude, mi costringe a spalancare le cosce e si insinua nel mezzo.
«William»
«Shhh!»
Mi zittisce mentre cerco di guardare ma la penombra non aiuta. William è qui, tra le mie gambe e con le dita scosta di lato il tessuto delle mie mutandine. Sono già bagnata, me lo sento e lui si china appena, mi bacia sul monte di Venere ancora ricoperto dal tessuto e io ho uno scatto con il bacino.
Non mi sembra vero, non è mai successo prima, William non l’ha mai fatto, non mi ha mai baciato lì e questo suo bacio lieve sulla stoffa mi ha già mandato in estasi.
Avvicina il suo viso ancora di più al mio sesso e trattengo il respiro, poi stringo forte i suoi capelli tra ledita quando sento la sua lingua percorrere per intero e
con decisione la mia intimità. Lecca ancora, dal basso
verso l’alto e a ogni leccata si insinua sempre più in
profondità.
«Shhh!»
Ma come faccio a stare zitta? I miei gemiti sono incontrollati e lui dovrebbe smetterla di farmi questo se vuole davvero che io me ne stia zitta e buona.
Non voglio però, non voglio che smetta anche se è come impazzire, è una sensazione indescrivibile e i suoi gemiti rochi mi mandano in tilt fino a quando non mi strappa completamente gli slip e resto muta, in attesa di scoprire cos’altro mi farà.
Preme di nuovo le sue mani sulle mie ginocchia, mi spalanca ancora le gambe e poi mi tira verso il basso, il mio sesso completamente esposto è davanti ai suoi occhi.
Spinge con la lingua per insinuarsi nel mio umido calore, poi le sue labbra imprigionano il mio clitoride e succhia, succhia come ha fatto prima con i miei seni e il piacere è devastante, l’orgasmo mi toglie quasi del tutto le forze ma lui, non contento, inserisce prima un dito e poi due e spinge, spinge dentro di me nonostante io lo stia supplicando di smettere.
«Ti prego! Ti prego, basta!»
«Non puoi dire sul serio.»
Continua, continua a massaggiarmi, a leccarmi, a spingere le sue dita che ora sono tre fino a quando un’altra ondata di piacere mi fa tremare forte.
Si solleva, torna da me e dalla mia bocca e la sua lingua mi regala il sapore della mia intimità, le sue mani spingono sulla mia nuca.
Spinge, spinge fino a suggerirmi di chinare la testa e non so se sono pronta, non so se ne sono in grado e un po’ me ne vergogno, ma è come se non mi ascoltasse, è come se fosse un altro in questo momento e ora è lui a stare steso e io davanti alla sua erezione.
Allungo timidamente le mie mani, le stringo attorno al suo membro teso al massimo, sembra anche più largo e con lentezza spingo su e giù la pelle.
«Prendimelo in bocca, Theresa.»
William mi chiama sempre Tessa, mai Theresa.
«Prendilo, ti prego!»
Cerco di concentrarmi sulla voce ma è completamente distorta dal suo piacere e forse anche dal mio perché sto facendo qualcosa di proibito e solo l’idea mi eccita e poi l’alcol mette a tacere la ragione. Mi spinge la testa e sento la punta del suo pene che preme sulle mie labbra.
Oh mio Dio! Ma cosa sto facendo?
Lui spinge, forse dovrei oppormi ma non lo faccio.
Apro piano la bocca e lo accolgo all’interno, dentro di me e non è tanto male come immaginavo. Geme forte e con le mani spinge ancora sul mio capo, il suo membro mi riempie e scivola in gola.
Lascio fare all’istinto, lascio che la lingua lo accarezzi, poi succhio e lui geme, mugugno anche io ma faccio fatica a prenderlo tutto e all’istante mi ritraggo, tossisco mentre le sue mani mi afferrano e mi accarezzano il volto.
Le sue carezze ora sono dolci, piene di tenerezza e amore.
Sì, stiamo facendo l’amore anche se lo stiamo facendo in maniera completamente diversa rispetto al solito e forse è colpa dell’alcol, oppure è merito di tutti quei cocktails che finalmente ci hanno reso liberi da ogni freno inibitore, finalmente mi sembra di aver ritrovato l’uomo di cui mi sono innamorata all’inizio.