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Capitolo 6: Anche se non è con me.

Era venerdì sera, il capo di Luciana aveva saputo che di tanto in tanto cantava nei bar e le chiese di cantare al ristorante quella sera.

Le emozioni di Lu erano altissime, contava le ore e desiderava che il giorno dopo non sorgesse, che il mezzogiorno non arrivasse, la sua anima soffriva, la tristezza era evidente sul suo viso, nel suo sguardo malinconico, le passò persino per la testa di andare in chiesa, di smascherare Irma, ma desistette, temeva che parlando, Albeiro, il suo ex compagno, sarebbe apparso per fare del male ai suoi figli.

"Va bene", rispose e sospirò profondamente.

"Perfetto, chiederò loro di preparare il palco".

"Cosa canterai?"

"Anche se non è con me", rispose.

****

Dafne e Mike si assicurarono che Emiliano stesse facendo la doccia e approfittarono di quel momento per prendere il suo cellulare e comporre il numero che era sul biglietto che Juan Miguel aveva lasciato loro.

"Avete chiamato il consorzio del caffè colombiano Alma mía, in questo momento non possiamo assistervi, i nostri orari di apertura sono...".

Daphne riattaccò, stringendo le labbra in segno di evidente fastidio.

"Mi ha risposto un computer, è un consorzio di caffè".

"Componi l'altro numero". Mike gli strappò il cellulare e digitò.

"Salve".

Una voce di donna fece trasalire il bambino.

"La strega", pensò, e riattaccò.

"Che cosa è successo?", chiese Daphne, "sei bianco come un foglio di carta". Lo guardò con attenzione.

"Mi ha risposto una donna, probabilmente era la strega, non riusciremo a parlare con lui", sbuffò, e sentirono Emiliano spegnere la doccia, cancellare immediatamente la cronologia delle chiamate, lasciare il cellulare al suo posto e correre fuori dalla camera da letto.

"Che cosa faremo?", chiese Daphne.

"Dobbiamo rischiare e andare alla cattedrale, lì c'è scritto che il matrimonio è alle dodici, dobbiamo essere in quella chiesa, qualunque cosa accada".

Daphne guardò il fratello con occhi spalancati e annuì, anche se non sapeva come sarebbero arrivati al matrimonio.

****

"So bene che, come me, soffrite quotidianamente la solitudine di due amanti che, lasciatisi, lottano per non ritrovarsi...".

I commensali ascoltarono con attenzione la voce soave di Lu che interpretava la melodia, smisero di assaggiare il cibo per contemplarlo e notarono che il viso della bella donna era bagnato dalle lacrime che uscivano dai suoi occhi, molti poterono percepire il dolore della sua anima in quell'interpretazione.

"E non per questo ho smesso di amarti per un solo giorno, sono con te, anche se sei lontana dalla mia vita, per la tua felicità a scapito della mia...".

Le vennero in mente i ricordi dei momenti felici vissuti insieme al padre dei suoi figli, la favola era stata così bella finché era durata, ma la realtà era diversa, essere una escort le aveva tolto tutto, anche la vita, perché per il mondo intero era morta.

"Ma se ora hai solo la metà del grande amore che ancora provo per te, puoi giurare che chi ti ha ti benedice". Intonare quell'ultima frase le raschiò la gola come fiele, l'anima si frammentò di nuovo in mille pezzi: "Voglio che tu sia felice, anche se non con me...".

****

Miguel era uscito dall'albergo per schiarirsi le idee, né lei né lui si erano accorti che erano a pochi metri di distanza, gli bastava attraversare la strada, girare l'angolo ed entrare nel ristorante, ma prima preferì fare una passeggiata nel parco, guardò l'imponente cattedrale e sospirò, tra poche ore sarebbe stato lì dentro a unire la sua vita a quella di una donna che amava, ma non amava.

Sbuffò e decise di andare a bere qualcosa, quindi attraversò la sala dell'antica dimora, dove c'erano diversi bar e ristoranti, e all'improvviso quella melodia catturò i suoi sensi.

"Puoi giurare che colui che ti ha benedetto io lo benedico. Voglio che tu sia felice, anche se non con me...".

"Quella voce!" sussurrò, l'interpretazione gli strappò più di un sospiro e di nuovo quel battito nel petto.

"Luciana!"

Gli venne in mente l'immagine di lei, non sapeva perché gli era sembrato di vederla, entrò nel locale all'improvviso e cercò tra la gente, ma c'erano solo persone che mangiavano, altre sedute davanti al bar, gente che andava e veniva, sul palco non c'era nessuno. Emise un sospiro e scosse la testa.

"Sto impazzendo", sussurrò; tuttavia, sentiva una strana sensazione nel petto e non riusciva a spiegarsi il perché, non sapeva cosa fosse Lu, lei era così vicina a lui, si stava cambiando per andare a casa, il suo turno era finito per la notte.

*****

Lu salutò i colleghi, non sarebbe andata a lavorare nel fine settimana, non poteva né voleva assistere allo scenario in cui l'uomo che amava di più avrebbe unito la sua vita a quella della donna che detestava.

"Speriamo che domani scenda una pioggia torrenziale e che il tuo bel vestito bianco, cara Irma, si ricopra di fango, così come il tuo cuore è nero", pensò mentre usciva dalla stanza in cui indossavano le uniformi. Stava per uscire dall'ingresso principale per ricevere la sua parte di mance, quando la sagoma di un uomo seduto al bar le fece accelerare il battito cardiaco.

"Miguel" disse nella sua mente, e rimase statica, paralizzata, a contemplarlo da lontano, notò che era solo.

"È la mia occasione!", pensò allora di avvicinarsi a lui, di parlargli, di chiedergli di ascoltarla, si fece coraggio, fece un respiro profondo e cominciò a camminare verso di lui, a ogni passo il suo cuore batteva forte e, quando fu a pochi centimetri da lei, vide entrare la strega di Irma.

"Amore, che ci fai qui?", chiese con quella voce stridula, si avvicinò a lui, lo abbracciò come se fosse suo.

Lu strinse i pugni così forte che le nocche divennero bianche, le pupille si dilatarono per la rabbia che le ribolliva dentro, e si voltò decisa ad uscire dalla porta laterale.

"Lucia! Le tue mance!" gridò la cassiera.

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