L'itinerante Bottega Dei Sapori Esotici
Riepilogo
Dopo la morte del suo cliente il giovane avvocato Paul Calloway è costretto a fare un viaggio per la lettura del suo testamento. Arriverà alla stravagante attività del suo defunto cliente, cioè un bordello itinerante con saltimbanchi e soggetti Freak utilizzati come meretrici e gigolò. S'imbatterà nelle loro storie cercando di capire il piano segreto del suo cliente. Riuscirà Paul? Scoprirà quali segreti che si nascondono? Verrà catturato anche lui dalla bellezza della bottega? Dalle ammalianti donne che vi sono? Come finirà questo viaggio? Sali a bordo di questa carovana anche tu, ne uscirai o resterai ammaliato?
1.
La sera era scesa già da qualche ora. Dalla finestra del suo studio, il giovane avvocato Paul Calloway osservava i passanti attraversare la strada o cercare una carrozza per dirigersi chissà dove.
Il vecchio orologio a pendolo poggiato al muro, proprio di fronte alla sua scrivania, indicava le 21:25. Calloway guardò le lancette perplesso. Tirando fuori dal taschino del suo panciotto rosso un piccolo orologio d’argento, scoprì con delusione che anche le lancette di quest’ultimo indicavano lo stesso orario del pendolo.
“Quasi un’ora e mezza di ritardo. Per fortuna che sono scapolo; sai che scenata ti rifila una moglie rientrando a un orario simile,” pensò tra sé e sé l’avvocato.
Poi attizzò il fuoco del piccolo focolare che aveva in quella stanza. Dopotutto, era gennaio e il freddo si faceva sentire. Tornò rassegnato a guardare dalla finestra, quando qualcuno bussò alla sua porta.
«Chi è?» chiese Calloway, sapendo già la risposta.
«Buonasera avvocato, sono il signor Bearer. Posso entrare?» fece una voce stranamente stridula dall’altra parte della porta.
Il giovane avvocato si mosse verso la porta e la aprì.
Dinanzi a sé c’era un uomo alto circa un metro e settanta, ma incredibilmente grasso. Aveva grandi baffi neri, e neri erano anche i suoi capelli. Sotto gli occhi scuri vi erano due grandi occhiaie. Il suo colorito pallido e il triplo mento conferivano alla sua figura un aspetto al limite tra il divertente e il pauroso.
La maggior parte delle persone probabilmente lo avrebbe definito grottesco. Indossava un abito scuro con un cravattino viola e un lungo cilindro in testa. Un soprabito nero e un bastone con un’aquila d’argento come pomello completavano quella strana visione.
«Buonasera, signor Bearer. Prego, si accomodi,» disse Calloway, cercando di non far trasparire il turbamento che la vista dell’uomo gli aveva provocato.
«Mi deve scusare per il ritardo, ma purtroppo il treno da Londra ha subito un ritardo di due ore. Una cosa disdicevole,» rispose Bearer con la sua voce stridula, entrando a fatica e porgendo il soprabito e il cilindro al padrone dello studio.
«Non si preoccupi, signor Bearer,» disse Calloway, facendo finta di non essere infastidito dal grande ritardo con cui il suo cliente si era presentato all’appuntamento.
«Posso offrirle del whisky per scaldarsi un po'? Viene direttamente dalle Highlands.»
«Volentieri, avvocato, ma solo se poi voi mi farete compagnia con questi,» disse Bearer, estraendo dalla tasca interna della giacca due grandi sigari. «Li ho presi a Costantinopoli. I migliori che io abbia mai fumato.»
I due si sedettero sulle poltrone vicino al camino, sorseggiando il fantastico whisky scozzese e accendendo i magnifici sigari del Bosforo.
Poi, cercando di superare quello strano timore che lo aveva colto, il giovane avvocato prese la parola.
«Signor Bearer, posso chiederle come mai avete voluto vedermi?»
«Beh, vede, avvocato Calloway, ho letto di voi sul Times, per il caso di quel giovane gobbo accusato di aver derubato e ucciso una giovane.»
«Ah, sì. Il caso del signor Brooks,» sospirò affranto l’avvocato. «Siete venuto qui per dirmi quanto sia stato riprovevole da parte mia difendere un uomo del genere e addirittura farlo scagionare dalle accuse.»
Il caso era avvenuto l’anno precedente e aveva suscitato un enorme clamore mediatico. Si trattava di una situazione molto semplice: un giovane gobbo, che viveva di stenti, era accusato di aver derubato, violentato e infine ucciso una giovane donna.
Per via del suo aspetto, il giovane era finito al centro dei sospetti, ma senza prove. Calloway si era interessato a quel processo solo per farsi pubblicità e aveva assistito il suo cliente gratuitamente.
Procedendo con il processo, fu chiaro che il signor Brooks non era il colpevole, e così fu scagionato dalle accuse. Tuttavia, la pubblicità che il giovane avvocato sperava di ottenere gli si rivoltò contro.
Molti dei suoi clienti non apprezzarono affatto il fatto che lui prendesse le difese di quello che consideravano un mostro, e ruppero diversi contratti. Gli furono inviate lettere intimidatorie e, una volta, qualcuno gli lanciò verso il portone del suo studio una dozzina di uova marce.
Erano passati mesi da allora e le cose si erano calmate, anche se del giovane signor Brooks si erano perse le tracce.
«Al contrario, avvocato. Sono qui perché voi avete preso le difese di quel giovane, superando il fatto che molti lo definivano un mostro per via del suo aspetto. Avete visto al di là della mera carne e avete visto la sua anima,» disse con grande passione Bearer.
«La ringrazio per le belle parole,» rispose sinceramente Calloway, sorpreso dalla luce negli occhi del suo cliente. «Ma ancora non mi avete detto perché siete qui.»
«Vedete, avvocato, io possiedo una mia attività itinerante. Ho diversi artisti sul mio libro paga.
Siamo da un mese a Londra e tra due giorni andremo via per la Francia e poi in giro per l’Europa.
Ma ecco, vedete, io…» Per un attimo la voce stridula di Bearer si spezzò e si soffermò sull’ultimo sorso di whisky che aveva nel bicchiere.
«Io sto morendo. Per i medici, è difficile che possa arrivare al prossimo Natale.»
«Mi dispiace molto, signor Bearer,» disse Calloway con tono dispiaciuto.
«La ringrazio. Ma vedete, io sono contento così. Tuttavia, voglio essere sicuro che, una volta che me ne andrò, le cose vadano in un certo modo.»
Mentre diceva questo, tirò fuori alcune buste gialle dalla giacca e le porse verso Calloway.
«Qui ci sono le mie volontà testamentali; voglio che alla mia morte lei curi le mie volontà.»
«Signor Bearer, quello che mi chiedete è una grande responsabilità. E poi, se voi doveste morire mentre siete in Francia, in Italia o a Costantinopoli, come farei?» chiese preoccupato l’avvocato.
Per tutta risposta, Bearer rise di gusto, con una grassa risata gutturale.
«Non dovete preoccuparvi di questo. Costantinopoli non è prevista per il nostro prossimo giro; i miei occhi, purtroppo, non si poseranno più su quella meravigliosa città.
E voi, per il vostro disturbo, sarete pagato con duemila sterline oggi, e una volta sistemate le mie volontà, ne avrete altre quattromila, se accettate, ovviamente.»
«Seimila sterline?» chiese incredulo Calloway.
«Seimila, esatto. E qui per voi ho già il vostro assegno di duemila sterline,» rispose Bearer, porgendo un assegno che sembrava essere uscito dalla magia di una tasca.
«Perché io?» chiese nuovamente Calloway.
Bearer lo guardò e sorrise.
«Perché i miei artisti sono particolari e la maggior parte delle persone potrebbe fraintendere.
Ma un uomo come lei, che vede al di là delle normali convenzioni sociali, è l’uomo giusto.»
Per un attimo, Calloway esitò e poi prese l’assegno dalle mani del suo nuovo cliente.
«Abbiamo un accordo, allora. Molto bene.» E così dicendo, Bearer schizzò in piedi con un’agilità che l’avvocato non gli credeva possibile.
«Andate via, signor Bearer?» chiese Calloway con sorpresa.
«Oh sì, mio caro; vedete, quello che dovevo fare l’ho fatto. Ora devo tornare alla mia bottega; devo ultimare i preparativi per la nostra partenza.»
E mentre diceva questo, prese cilindro e soprabito, e si avvicinò alla porta.
«Quando sarà il momento, avrete mie notizie. Addio, avvocato Calloway.»
E così dicendo, senza neanche attendere una risposta, se ne andò.
Calloway rimase lì interdetto per qualche secondo, poi guardò l'assegno che aveva in mano.
Ancora non lo sapeva, ma quella era stata la prima e ultima volta che aveva visto Mark Bearer in vita.