Capitolo 2
Non mi girai più indietro, al contrario mi chiusi la porta della stanza alle spalle e andai ad aprire il secrétaire dove custodisco gelosamente i risparmi di una vita. Raramente uscivo, ero molto propensa agli studi e le mie amicizie non piacendo ai miei genitori venivano ignorate. Quindi la mia paghetta mensile, quella che per i miei mi serviva per socializzare, la investivo in un libretto di risparmio che mi ero fatta senza dire nulla. Su quello versavo le paghette e la retta mensile della scuola di danza cui mamma mi aveva iscritta da piccola -ovviamente avevo smesso da un bel po' anche se lei non lo sapeva-. Infine anche i regali di valore monetario delle zie Caroline e Olivia andavano in quel fondo di emergenza. Dovevo valutare se potevo o meno affrontare l'università solo a mie spese. Se papà non si convinceva non mi restava altro da fare che fare da me. Il saldo era abbastanza confortante, avrei potuto pagare le tasse universitarie senza problemi, almeno per il primo anno.
Tornai a prendere l'ammissione all'università, poi prendendo il numero telefonai alla segreteria. Dovevo prenotare una camera al campus, se dovevo badare da me a tutto avrei dovuto imparare a risparmiare. Anzi no, ero già abbastanza brava in questo, a differenza di Brooklyn non mi riempivo di abiti firmati, Louboutin e Jimmy Choo, ne di trucchi e sfarzi. A differenza di Brooklyn non mi ero neanche accontentata del primo figlio di papà che si era fatto avanti accettando di sposarlo. Per l'amore del cielo, Jonatan era un ragazzo delizioso, forse troppo, riusciva ad essere succube oltre che di suo padre anche di Brooklyn. Inoltre la teneva, temeva lei: Adelaide Thompson! Assurdo.
Io non mi accontentavo! Così parsimoniosa avevo conservato tutto ciò che avevo potuto, cancellando dalla mia vita tutto ciò che trovavo inutile. Lezioni di danza classica in primis, non facevano per me e lo sapevamo benissimo in casa. Se mi fosse piaciuto ogni anno ai saggi non sarei stata relegata a 'ballerina di riserva' sempre. Questo era il motivo per cui mia madre non aveva fatto caso alla mancata frequenza della scuola, ed anche per cui la maestra non si era posta domande per la mia cancellazione dai corsi. Inoltre non avevo voluto prendere un auto, la trovavo futile quando avevo a disposizione qualcuno che portava me e i miei fratelli a scuola e non uscivo.
Quello che mi concedevo come capriccio per coprire le ore di danza inesistenti, erano i pomeriggi al cinema o in biblioteca, leggevo tanto per coprire le ore di danza e andavo a correre tutte le mattine al Rose Fitzgerald Kennedy Greenway. Non perché mi piacesse, solo non mi andava di mandare a puttane gli anni di dieta cui era stata costretta. Se a sedici anni ero arrivata ad indossare una decente 34, adesso potevo vantarmi di essere una 32. In più adesso le mie forme stavano diventando armoniose, non ero più piatta, avevo un seno sì piccolo, ma sodo e rotondo al posto giusto. Quindi mantenere una buona condotta alimentare e correre erano cose cui non rinunciavo. Non che non mangiassi, amavo i pop corn col burro d'arachidi e mangiare il gelato in inverno, mi piaceva tanto la pasta e mi concedevo un hot dog o un Gran crispy Mac bacon al mese.
In tutto ciò ero sola, i miei 'amici' di scuola non erano tanto amici, i gemelli si compensavano l'un l'altra, London e Chester erano decisamente ormai grandi e frequentavano i loro giri e amici e Brooklyn da quando a sedici anni aveva conosciuto Jonatan si era parecchio allontanata da me. Ero sola, se avessi lasciato casa nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.
La segreteria mi aveva informato che aveva preso in carica la mia domanda per una camera al campus e che ero in lista, appena avuto il pagamento dell'iscrizione mi avrebbero aggiornata.
Posai il libretto e l'ammissione nel secrétaire e mi stesi sul letto pensando. Mamma e papà fra meno di un mese sarebbero andati, come di consueto, a Rio per le vacanze estive. Se per allora non avrebbero accettato la mia decisione di andare ad Harvard avrei approfittato di quella loro assenza per abbandonare la casa dove ero vissuta fin dalla nascita. Avevo deciso, dovevo vivere la mia vita come volevo fare!