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2- PETER

C'era chi nasceva già sotto una buona stella. Erano quelli il cui primo respiro era stato fatto dentro una gabbia dorata. Puzzavano un po' di snob quelli, e li ricordavo quando da bambino mi guardavano con gli occhi intrisi di pietà assoluta mista a sdegno per il mio aspetto.

Non ero nato in una famiglia ricca e importante. Mia madre era una prostituta e mio padre non avevo idea di chi fosse.

Decisamente, io non ero nato sotto una buona stella, piuttosto si era eclissitata prima ancora che nascessi.

La mia genitrice era svanita nel nulla una notte quando avevo all'incirca cinque anni. Era Natale e a parte il fatto di trovarmi nella roulotte sotto un ponte putrido e rancio, non ricordo molto altro.

I servizi sociali mi avevano preso in carico e da allora ero stato sistemato in una famiglia perbene londinese. O perlomeno era così che sembrava all'apparenza perché, di fatto, di perbene non aveva niente. Lui, il capofamiglia, era un gran bel pezzo di ubriacone mentre lei era una donnuncola sottomessa e cattiva.

Non avevano bisogno di un figlio, non avevo alcuna voglia di colmare un vuoto interiore derivante dall'assenza di un figlio nellaoro vita, nel loro matrimonio. Quello che desideravano, ed era poi il motivo per cui avevano scelto me, era un bambino in buona salute, bello e silenzioso. La ragione l'avrei capita presto, una volta entrato in quella famiglia ed era ancora la stessa cosa che veniva a tormentarmi di notte. Ogni notte.

Tutto era cambiato non appena i Tinker erano entrati nel mio raggio visivo. Da lì la mia buona stella era tornata a splendere e la mia vita era cambiata radicalmente.

Non ci avevo solo guadagnato in status sociale ma ero diventato pure un fratello maggiore.

Conoscere Belle, ne ero certo, era il dono più bello che mi avesse fatto l'universo. Forse qualcuno lassù aveva avuto pena di me, un ragazzino che altro non era se non uno straccione.

***

«Vuoi che ti faccia compagnia in aeroporto?»

«No, non serve, non ci metterò molto.»

Wendy annuì. Era assolutamente rilassata sopra il grande letto della mia camera a Saint Jules.

Quelli come me occupavano una posizione di spicco in quelle mura ricche di storia e uno dei privilegi dell'avere un padre che donava ogni anno fiumi di sterline alla scuola mi concedeva tra gli altri quello di avere una camera tutta mia e tutta la privacy di cui avevo bisogno.

Ma non era di certo una novità. Lo stesso era successo a Eton, e sarebbe sempre stato così.

Abituarsi alla bella vita non era stato per nulla difficile, anzi, era qualcosa che sentivo familiare sin dal primo momento.

«Spero sia davvero così, Peter, perché già la tua parte di letto si è freddata...»

Era molto sexy, Wendy, dotata di una bellezza fuori dal comune. I lunghi capelli biondi ondulati sembravano spighe di grano e facevano da contorno a un viso bellissimo.

I suoi occhi chiari e profondi erano un oceano tenue e avvolgente.

Ma era attraverso il suo corpo che si trovava la perdizione.

Wendy era la mia, fin da quando avevamo entrambi sedici anni.

Era bastato un suo sorriso e io avevo dimenticato tutto, persino me stesso. E poi era dolce e spavalda ma non era una di quella dolcezza smielata che cariava i denti, quanto piuttosto eleganza di un semplice sorriso che non mancava mai di dispensare agli altri.

Ero convinto che Wendy Carroll fosse la mia anima gemella, la metà perfetta della mela.

Mi avvicinai a lei con fare lento e composto e misi un ginocchio sul letto, mentre lasciai l'atro a terra per tenermi in equilibrio.

Abbassai il viso e assaggiai ancora una volta la sua bocca con quelle labbra piene e voluttuose che mi attiravano sempre come due calamite da cui era impossibile scappare.

Ci baciammo a lungo, con le nostre lingue che danzarono feroci e a tempo. Non avrei voluto fare altro per tutto il giorno ma il dovere mi chiamava all'azione e Belle sarebbe arrivata presto all'aeroporto.

Mi staccai controvoglia.

«Riprenderemo più tardi, Wendy tesoro, tu sei vuoi resta pure qui.»

Mi allontanai lasciando la mia ragazza nuda sul letto augurandomi di tornare quanto prima per scoparla come avevi fatto per tutta la notte.

***

Avere una sorella non era male, anzi, era bello. Avere qualcuno da proteggere da tutto quello che era il male nel mondo era diventata la mia missione da quando i miei occhi avevano incontrato per la prima volta quelli di Belle.

Era un angelo, piccolo e biondo, con due grandi occhi verdi, limpidi come il cielo d'estate.

Tra me e lei era nato tutto nella maniera più spontanea che potesse esistere e il breve tempo era come se ci fossimo conosciuti da sempre.

Le volevo molto bene, era il mio prezioso tesoro e non avrei mai permesso a qualcuno di farle del male. Volevo preservare la sua innocenza in eterno, perché una volta che lo conosci, il male, ti sporchi di peccato e niente sarà mai abbastanza per risanare le ferite semplicemente perché non esisteva una cura.

Nella vita si poteva sanguinare anche senza che nessuno lo vedesse.

Mi guardai attorno in trepida attesa di vederla sbucare da qualche parte e riuscii a scorgere la sua figura restai senza fiato.

Belle era assolutamente perfetta vestita della sua divisa e forse per via del tempo che avevamo passato distanti sentii il mio cuore battere e arrivarmi fino in gola e lo stomaco si aggrovigliò di emozioni sconosciute.

Mi riempii d'orgoglio quando vidi il sorriso illuminarle il volto. Era per me. Era tutto per me quel sorriso.

«Peter!»

Mi saltò praticamente addosso e io la lasciai fare stringendola forte a me.

Dio, mi era mancato il suo profumo.

Ancora non sapevo di come sarebbero precipitate le cose tra di noi.

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