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La scelta di Belle

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Eyra Young
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Riepilogo

Belle è da sempre innamorata di Peter. Migliori amici da sempre solo che lui non è stato in grado di vedere oltre la semplice amicizia. Lo farà nel momento in cui un altro ragazzo mostrerà un interesse ossessivo verso Belle. E allora quando anche l'amore della sua vita si farà avanti per conquistare il suo cuore, quale sarà la scelta di Belle?

Triangolo AmorosoAmoreDominanteUniversitàSessoBDSMPassioneBadboyBaciPossessivo

1- BELLE

La Saint Jules era un'antica università. Il suo nome faceva gola a tutti e ogni anno il numero di iscrizioni era imponente. Pochi erano gli eletti che riuscivano a entrare e i motivi, spesso, non avevano a che vedere con le loro grandi menti bensì con il loro cognome. Essere figli di personaggi importanti aveva il suo valore all'interno di quelle mura e ancora di più in caso di ammissione. Potevi anche essere un caprone ma se eri figlio di un senatore allora, eri perfetto.

Io, Peter e Hook ne eravamo una dimostrazione.

Tre figli importanti, tre famiglie antiche e nobili alle spalle, loro tre erano la dimostrazione di quanto il cognome fosse importante alla Saint Jules.

Eravamo tre ragazzi diversi, ma a unirci, sarebbe stato presto qualcosa di incontrollabile e segreto.

Il primo giorno che incontrai Peter avevo all'incirca sette anni mentre lui otto. I suoi occhi mi colpirono subito: erano spenti e disincantati. Mamma lo aveva preso in affido subito dopo aver vinto una causa contro quella che era la sua famiglia affidataria dell'epoca. Avrei scoperto solo molto tempo dopo l'orrore che aveva dovuto passare. Mia madre era uno dei migliori avvocati di tutta Londra, se non la migliore, e papà aveva in mano, da generazioni, tutta comunicazione degli stati del Commonwealth. TV e giornali erano controllati dalla nostra famiglia da sempre.

Io e Peter eravamo cresciuti insieme come fratello e sorella e la cosa andò più che bene perché essendo figlia unica l'idea di avere un fratello con cui parlare, giocare, e che mi proteggesse mi rendeva più che felice. Oltretutto, andare d'accordo con lui era più che naturale. Peter era buono, gentile e intelligente. Con il tempo divenne il mio migliore amico. Poi qualcosa cambiò per sempre in me.

Successe alla festa per i miei quindici anni, durante un ballo, il mio corpo stretto a lui mi provocò sensazioni mai provate prima. Non era la prima volta che ballavamo insieme, ma era la prima volta che pensavo di baciarlo.

I suoi capelli biondi scuro, gli occhi marroni, erano acconciati e sistemati in maniera perfetta. Così come lo era il suo vestito. Peter era impeccabile fasciato nel suo smoking nero, ma la cosa più invitante di tutte erano le sue labbra.

Mi ritrovai a fissarle per un tempo che mi parve infinito e desideravo con tutta me stessa di poterle assaggiare.

Fu proprio quello che chiesi all'universo quando fu ora di spegnere la candelina sulla mia torta. Un attimo prima guardai mio fratello negli occhi e sperai che gli arrivassero tutti i miei pensieri.

I miei sogni si infransero quella sera stessa quando Peter incontrò Wendy e rimase folgorato dalla sua estrema bellezza. Da allora i miei sentimenti per lui non fecero che crescere ma restarono comunque nell'oblio del mio cuore riservando alla notte il solo momento in cui li tornavo fuori sognando lunghi baci al chiaro di luna.

***

«Belle, muoviti!»

Mi guardai un'ultima volta allo specchio. La gonna scozzese Blue e verde mi arrivava poco sopra le ginocchia. La camicia bianca mi fasciava la parte superiore del corpo e al centro, sul collo, risaltava la cravatta della stessa fantasia e colori della gonna. Indossai il cardigan blu e poggiai sopra il braccio il cappotto del medesimo colore.

Era l'uniforme dell'università e io non vedevo l'ora di cominciare la mia nuova vita. A dover essere del tutto onesta, non vedevo l'ora di rivedere Peter.

Feci le scale di corsa e trovai la signora Milly ad aspettarmi sull'uscio della porta.

Casa Tinker era un grande palazzo al centro di Londra, segno della megalomania che colpiva la mia famiglia da generazioni. Mio padre ne andava orgoglioso, io non avevo mai vissuto in nessun altro posto se non quello.

«Mamma e papà?» domandai già sapendo la risposta.

«Hanni entrambi dei contrattempi a lavoro, signorina. La salutano e le augurano buon viaggio.»

Finsi un sorriso. Non che fosse strana come cosa, tutt'altro. Byron e Lauren Tinker era sempre stato genitori assenti dacché ne avevo memoria. Non so se nelle altre famiglie funzionava allo stesso modo, non mi era mai stato concesso di frequentare o intrattenermi con qualche mio coetaneo. Avevo frequentato tutte le scuole da casa con un'insegnante privato, Mister James, quindi per me, la mia famiglia, era quanto di più normale esistesse sulla terra.

Soprattutto in passato, però, avevo sofferto molto per la loro assenza. Almeno avevo avuto Peter con me anche se a lui vennero concessi tutti i privilegi e le libertà che a me non venivano mai concesse. Lui aveva studiato a Eton. Lui frequentava locali e si divertiva. Lui aveva degli amici. Lui aveva una ragazza. Io non avevo mai avuto niente di tutto questo. Ero quasi del tutto sicura che ogni cosa fosse rimasta così per sempre fino a quando papà non mi aveva chiamata nel suo studio per comunicarmi che alla fine dell'estate avrei raggiunto Peter in Scozia, per frequentare la Saint Jules.

"È una tradizione della nostra famiglia, Belle."

aveva detto e io avevo accettato all'istante.

«Capisco, bè non importa. Salutameli tu, Milly.»

Lei era quanto di più vicino a una madre avessi avuto nel corso della vita e pensare che la mia, di madre, non era mica morta. Milly aveva la dolcezza e la purezza d'animo che avrei voluto ogni tanto vedere in Lauren. Ma mi accontentavo di avere lei.

La abbracciai e mi persi del suo odore. Milly profumava sempre di dolce, cacao, vaniglia e zucchero. Era la governante di casa Tinker ma passava la maggior parte del suo tempo in cucina a preparare dolci.

Ricambiò la mia stretta e mi abbracciò con la stessa dolcezza che mi aveva riservato negli anni.

La guardai per qualche istante, cercando di memorizzare ogni più piccolo dettaglio di lei. I capelli un po' grigi tenuti insieme da uno chignon perfetto, gli occhiali da vista sottili che nascondevano due occhi azzurri e il sorriso gentile che tanto amavo vederle in volto.

«Stia attenta signorina, e faccia un buon viaggio.»

***

Tra le tante cose che mi erano vietate fare, o perlomeno era così fino a quel momento, c'era il viaggiare da sola. Adesso, invece, non solo stavo per farlo ma la mia destinazione era quanto di distante fossi arrivata in diciotto anni.

Chiusa dentro la limousine mi persi a guardare Londra farsi sempre più lontana. Erano belle le campagne inglesi, e quel giorno un leggero tepore aleggiava nell'aria.

Mi lasciai andare sul sedile e mi rilassai con la musica alle orecchie sentendomi libera per la prima volta nella vita.

Il telefono poggiato sulle mie gambe vibrò e sorrisi quando, sbloccandolo, notai il nome di Peter.

-Sei partita?-

-Sono in macchina.

Tra poco dovremmo

arrivare in aeroporto.-

-Ok. Stai attenta

e fammi sapere

quando arrivi.

Ci vediamo lì.-

Non lo vedevo da mesi e l'attesa e l'ansia di rivederlo non avevano fatto che accrescere il desiderio di lui.

***

Se speravo di viaggiare come una passeggera qualunque, come una persona qualunque, mi ero dovuta ricredere una volta che venni accompagnata al jet privato dei Tinker. Un colosso di metallo scuro con il logo di famiglia a campeggiare sulle fiancate laterali.

«Benvenuta a bordo, signorina Tinker.»

Non ero mai stata sopra un jet prima e tutto mi sembrò grande e... assurdo.

Avevo sempre avuto la percezione della ricchezza della mia famiglia, ma in quel momento tutto, ogni cosa, era più reale che mai.

L'arredamento elegante urlava lusso da tutte le parti, i sedili e le poltroncine in pelle bordeaux, le luci bianche brillanti dei lampadari a goccia di cristallo, e poi c'erano persino le camere da letto, bagni giganteschi e io ero sempre più sorpresa.

Mi misi seduta comoda, allacciai la cintura e tirai fuori un libro dalla tracolla che mi ero portata dietro. Era quello il mio bagaglio della giornata, tutto il resto era già partito e arrivato a destinazione qualche giorno prima.

Attraverso le cuffie suonava una ballata romantica, lenta e dolce, e mi immersi completamente nella lettura.

Leggere era una di quelle attività che più mi piacevano e una di quelle cose che non erano né vietate né sottoposte a controllo minuzioso da parte di mamma e papà.

Non avevo mai realmente compreso il perché di tutta quella differenza di trattamento tra me e Peter ma dopo un po' avevo smesso di chiedermelo e avevo accettato la situazione per quello che era.

Ero emozionata e immaginavo mille cose della nuova vita che mi aspettava ma non mi ero neanche avvicinata lontanamente a quella che sarebbe stata la realtà perché quello che mi successe fu più di quanto mi sarei aspettata in cento vite.