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Capitolo 4

Non appena sentii il rumore degli spari, non fui solo spaventato, ma fui preso da una paura selvaggia. Il mio stomaco si è contorto in un nodo. Tutto il mio corpo ha tremato così tanto che i denti hanno cominciato a battere. Dai miei occhi sgorgavano lacrime incontrollabili. Volevo tanto scappare, ma nei residui della mia mente ricordavo quello che mi aveva detto sull'autoblindo, e solo questo fatto mi fece rimanere ferma e continuare a nascondermi sotto le coperte, recitando preghiere.

Rimasi lì, accovacciata, senza osare nemmeno pensare di affacciarmi alla finestra per vedere cosa stesse succedendo. Sentivo gli spari, i colpi contundenti, il rumore delle ossa che si rompevano, come nei film. Ma nei film gli ululati delle vittime scompaiono non appena si allontana la messa a fuoco della telecamera; nella realtà continuavano a giungere alle mie orecchie, facendomi ancora più paura e stringendomi di più alle spalle. Non so quanti ne avesse abbattuti questo Roman, come lo chiamavano, ma dal silenzio si capiva che era stato catturato.

E dopo ho sentito una voce sconosciuta che spiegava al tizio che mi aveva trascinato in questo pasticcio cosa e come pensava:

- Allora, Hammer, senti, le cose stanno così. Il vecchio è finito. Tu sei suo figlio, ed ecco l'accordo: prendi il suo posto, gestisci il locale. Tutto rimane come prima, tranne l'erba e tutto ciò che ne consegue. D'ora in poi la nostra merce sarà venduta attraverso le farmacie. Non la porterai in città per conto tuo, capito? Gestite tutto il resto come volete, tranne la droga. Questa attività nella vostra città apparterrà a noi. Se sei d'accordo, è un affare. Se non lo sei, segui tuo padre.

Non sentii la risposta di Roman, ma riuscii a capire chiaramente la voce che aveva parlato prima, ma già arrabbiata.

- Idiota! Quindi scegli la morte?! Come vuoi. - E dopo una pausa: - Picchiatelo fino a farlo morire, poi spingetelo in macchina e gettatelo dalla scogliera. Ripulite questo posto. Assicuratevi che le sue impronte siano su tutte le armi. Fate in modo che la polizia pensi che sia stata una guerra tra bande e che, dopo aver ucciso tutti, si sia suicidato. Prendiamo tutti i nostri uomini. Bastardo, ha ucciso un sacco di gente! È così! Tutti alle macchine, - comandò l'uomo, e ci fu un movimento in strada, un rumore di macchine che partivano bruscamente, stemperato solo dai colpi smorzati e contundenti di un oggetto duro contro il corpo, e dal gemito sommesso di chi aveva ricevuto quei colpi.

Mi coprii le orecchie, ma non riuscii a smettere di sentire l'inferno che stava succedendo in strada: come diverse persone, imprecando, stavano picchiando un uomo, insultandolo, maledicendo la sua famiglia e sua madre.

- Va bene, è un cadavere vivente. Mettiamolo in macchina e andiamocene. Sono sicuro che i suoi bastardi staranno già arrivando lassù. Andiamocene da qui.

L'hanno ucciso? No, non quello. E io? Che ne sarà di me?

Sento un fruscio fuori.

- E' pesante, bastardo!

- Avete mangiato la vostra stessa carcassa", si lamentarono i banditi.

- E dobbiamo indossarlo.

Dalle voci ho capito che erano in tre.

Chiudendo gli occhi, cercai di concentrarmi sui suoni.

I malviventi, sbuffando infelicemente, lanciarono qualcosa di pesante vicino all'auto.

Improvvisamente una luce fioca penetrò nel bagagliaio dell'auto.

- Scarichiamolo qui e poi ce ne andiamo.

Mi bloccai, temendo di prendere un altro respiro e nascondendo la testa tra le ginocchia. Aspettai che accadesse la cosa successiva.

Gli uomini hanno appoggiato il corpo trafelato di Roman accanto a me, senza curarsi del suo comfort, e hanno sbattuto il bagagliaio con un rumore.

- Bene, dividiamoci. Kostyan, porta questo sacco di spazzatura alla scogliera e buttalo giù, e tu, Andryukha, seguici, vai a prendere Kostyan dopo che ha fatto il lavoro. Io torno alla base, voi seguitemi. Solo, ragazzi, assicuratevi che l'auto esploda e il suo corpo bruci al suolo. Va bene, andiamo. I bastardi si stanno avvicinando. Prendiamo la circonvallazione principale per non imbatterci in nessun sei.

Prima ho sentito il rumore di un'auto che si allontanava, seguita da una seconda. L'auto in cui eravamo seduti ha fatto partire la terza.

Per tutto il tempo della conversazione tra i banditi, mentre noi eravamo ancora sulla strada, rimasi seduto, senza muovermi, senza respirare e con la paura di battere le palpebre. Una mossa sbagliata e avrebbero capito che c'era qualcun altro qui. E allora la mia vita sarebbe finita di sicuro.

L'autista della nostra auto era in vena, prima ha ammirato l'auto e poi, con le parole "vediamo cosa sta ascoltando questo idiota", ha alzato il volume della musica.

I bassi potenti si diffondono in tutta la cabina e mi fanno rinsavire.

Se non facciamo qualcosa, sarò gettato dalla rupe con Roman! E sarò bruciata viva! L'orrore di ciò che stava accadendo mi travolse, mandandomi in un attacco di panico. L'unica cosa di cui mi resi conto fu che la mia salvezza giaceva accanto a me, morendo e trascinandomi giù con sé. Ma io non voglio!

Tirando con cautela la coperta, finalmente strisciai fuori dall'oscurità e, vedendo ciò che mi stava davanti, urlai di orrore. Mi salvarono la musica ad alto volume e una mano sulla bocca.

Si aprì un varco insanguinato e non riuscii a vedere un centimetro del suo corpo che non fosse coperto di sangue. Il suo volto era tumefatto e non assomigliava affatto al ragazzo spavaldo che mi era apparso solo un paio d'ore prima. Gli occhi erano gonfi e anche se cercava di aprirli, non ci riusciva. Sì, l'avevano davvero picchiato a morte.

Con cautela mi avvicinai a lui per controllare il suo respiro. Ma non riuscivo a sentire nulla. È davvero morto? Aveva detto che con lui sarei stata al sicuro! Cosa dovrei fare adesso? Come faccio a uscire tutto intero da questa maledetta macchina?!

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