Capitolo 2
-Ciao”, dice Cristina seriamente.
-Ciao, tutto bene? -Chiedo.
-No,” sospira, ”Sofia non è ancora arrivata e sono preoccupata, è sempre in anticipo, sono già le 22:00 passate e non è ancora arrivata. -Sembra spaventata.
-Andrò a casa tua”, riattacco.
Casa di Cristina Lincoln,
-E' già arrivata? -chiedo quando apre la porta.
-E se le fosse successo qualcosa? Se fosse stata rapinata? -I suoi occhi si velano, non l'ho mai vista così prima d'ora.
-Vieni, sediamoci”, la conduco in salotto e ci sediamo su un divano per due persone.
-Dov'è? -Sta iniziando a piovere. Oh Dio, ora sta per peggiorare.
-Andrà tutto bene, arriverà. -La abbraccio.
-Lo spero. -Lei singhiozza.
La porta d'ingresso si apre.
-Dannazione, fa freddo. -dice una voce femminile.
-Ernesto, non è così, te lo assicuro. È la prima volta che lo fa. -Dice lei, temendo che possa pentirsene.
-È la prima e l'ultima volta che lo fa, perché finché starà con me non lo farà. -Dico che è sicuro.
-Lo so. -Annuisce.
-Beh, devo andare. Domani, dopo che Taylor mi avrà lasciato al lavoro, verrà a prendere le cose di tua nipote. Poi, quando avrà finito la scuola, potremo andare a prenderla insieme e io ti accompagnerò all'aeroporto. -Dico gentilmente.
-Certo. -Lei annuisce - Grazie ancora. -Sorride.
-Non è niente. -Le do un bacio sulla guancia e me ne vado.
Il giorno dopo,
Sono nel mio ufficio e il mio cellulare squilla e dice che Miss Steele mi sta chiamando.
-Ehi... Signor Holmes? È Anastasia Steele.
Sembra nervosa.
-Signorina Steele. Che piacere sentirla. -Cerco di sembrare sorpreso e indifferente.
-Vorremmo procedere con il servizio fotografico per l'articolo. -Domani, se va bene. Dove le conviene, signore?
Sorride, so che è nervosa.
-Sto all'Heathman di Portland. Diciamo alle nove e mezza del mattino?
-Beh, ci vediamo lì.
-La aspetto, Miss Steele. -Riaggancio.
Sorrido dopo aver chiuso la telefonata, ho mentito dicendole che alloggerò in hotel. Ma non deve sapere che sono già tornato a Seattle. Inoltre, proprio oggi dopo... diavolo, mi sono dimenticato di dovermi occupare della bambina. Troverò un modo per arrivare a Portland domani mattina presto.
*Squilla il telefono del mio ufficio.
-Salve”, rispondo.
-Signor Holmes, la signora Lincoln la sta aspettando alla reception, dice che deve andarsene subito. -Andrea dice.
-Certo, scendo subito. -Riaggancio.
-Cristina”, le sorrido e la saluto.
-Ciao, andiamo? -Sorriso.
-Sì - annuisco - Vieni - usciamo e Taylor ci sta già aspettando - Pensavo di venirti a prendere. -Pensavo di venirti a prendere”, dico quando siamo in macchina.
-Sì, ma ho deciso di approfittare del fatto che Taylor stava cercando le cose di Sofia e sono venuto con lui. -Si ritocca il trucco.
-Oh, fantastico. -Inizio a controllare alcune cose sul mio blackberry.
-Siamo arrivati”, annuncia Taylor.
-Eccolo che arriva”, dice Cristina guardando Sofia che si avvicina, ”potrei non riconoscere l'auto, chi sarà mai? -Guardo Sofia e la vedo sorridere e parlare con un ragazzo.
Non l'ho mai vista sorridere prima e da quello che vedo è molto bella, ma per qualche strana ragione non mi piace che sorrida a quel ragazzo.
-Vado a chiamarla. -Dice Cristina.
-Non preoccuparti, vado io. -Scendo dall'auto.
-Davvero, disegni benissimo. -Che ne dici se andiamo di nuovo alla mia galleria? -propone...
-Mi piacerebbe, ma...” la interrompo.
- Sofia cara, dobbiamo andare o tua zia perderà il volo. -Dico con voce “gentile”.
-Oh, devi andare. -dice il ragazzo-.
-Sì”, annuisce, ‘ma forse un'altra volta’. -suggerisce Sofia.
-Certo - gli sorride - quando vuoi.
-Bene, allora, ciao. -Le dà un bacio sorridente sulla guancia.
-Ciao, bellissima.
-Andiamo. -La prendo per il gomito e inizio a camminare verso la macchina.
-Morbido”, protesta lei.
-Morbido? -La guardo seriamente.
-Mi stai stringendo forte. -Lei geme.
-Mi dispiace. -Mi lascio andare e mi scuso.
-Non preoccuparti. -Apre la portiera e sale in macchina.
-Chi era quel ragazzo? -Chiede Christina seriamente.
Molto bene, a lei non piace il ragazzo e nemmeno a me.