Capitolo 3
Il primo giorno di lezione trascorre velocemente e senza ulteriori problemi. Con mia felicità noto che ho sempre un corso in comune con una delle mie amiche, ma anche se non fosse così non avrei problemi.
In classe c'è tranquillità, i compagni di corso sono piacevoli e simpatici e i professori gentili e disponibili. Ci spiegano il programma e quello che dobbiamo fare per ottenere il massimo agli esami. Io ascolto con attenzione e prendo appunti proprio come una studentessa modello.
Il mio scopo è farmi notare subito, spiccare tra tutti.
Dopo le lezioni io, Desirè, Taylor e Alex ci rechiamo in un bar lì vicino per pranzare insieme e conoscerci meglio.
Scopro che Taylor, in realtà, proviene da New York, è cresciuta lì con una sorella più grande Luisa e una famiglia di ricchi imprenditori nel settore delle telecomunicazioni. Purtroppo il giorno del suo diciottesimo compleanno sono venuti a mancare a causa di un incidente stradale e così quello che per Taylor doveva essere il giorno più emozionante della sua vita si è trasformato in un incubo.
La sorella si è trasferita a Parigi dove ha seguito le orme dei genitori mentre Taylor con la metà dei suoi soldi si è trasferita qui e ha deciso di studiare legge. Nel frattempo aiuta la sorella lavorando tramite il computer e guadagnando comunque una cifra rispettosa.
Lei e Alex si conoscono da quando lei è giunta in Italia, un anno circa.
Alessandra invece è nata a Roma ed ha sempre vissuto qui anche se ha viaggiato molto grazie ai soldi di famiglia. I genitori investono nel campo della moda: lanciano numerose linee di intimo e ne supportano altre.
Lei non ha mai voluto fare la modella perché si imbarazza troppo a posare seminuda davanti a tanti fotografi, ma questo non è mai stato un problema per il fratello Gabriele che invece è un ricercatissimo modello. Chissà perché non ne sono sorpresa!
Avevano anche un'altra sorella che è morta in un incidente stradale all'età di quattordici anni. La sera della tragedia, in auto con la sorellina Serena c'erano anche lei e Gabriele che, per miracolo, si sono salvati.
Mentre ci racconta la sua triste vicenda appare chiaro a tutte noi quanto ancora si senta in colpa per essere sopravvissuta. Vorrei dire mi dispiace ma sarebbe inutile. Quindi decido di tacere.
Lei, dal suo canto, si limita ad asciugarsi una lacrima solitaria sfuggita al suo controllo prima di riacquistare il buonumore e domandare,"Cosa mi dite di voi, ragazze?"
Io resto muta perché per me non è facile dare fiducia alle persone mentre Desy inizia a raccontarsi.
È figlia unica, è nata e cresciuta a Roma e come la mia anche nella sua famiglia sono tutti medici. Ma i suoi genitori non le hanno mai imposto il lavoro da fare nel futuro al contrario di quanto hanno fatto i miei.
Però c'è anche da dire che i suoi pur essendo laureati in medicina non hanno mai esercitato la professione. Hanno preferito dedicarsi ad altro nella loro vita. La medicina per i miei, invece, è tutta la loro vita.
La mia migliore amica prosegue, poi, raccontando anche di come ci siamo conosciute, ma quando finisce gli occhi delle altre due si spostano su di me e capisco di non poter più tacere.
"Anche io sono figlia unica e sono cresciuta a Londra, anche se conosco bene l'Italia. Passo qui tutte le estati. Ho deciso di studiare a Roma perché non potevo più rimanere a casa. I miei genitori non accettavano la mia scelta di studiare legge e mi opprimevano cercando in tutti i modi di farmi cambiare idea. Era diventato complicato. In più il mio fidanzato Edward mi ha tradito con la mia migliore amica Lydia e allora ho compreso di essere circondata da persone non interessate davvero a me, ma a ciò che rappresenta il mio cognome. La mia famiglia è molto ricca, la nostra casa sembra una reggia, io a Londra sono una specie di celebrità con i fotografi che mi seguono ovunque vada."
Alex e Taylor mi guardano estasiate e in coro esclamano "Wow".
Gli faccio un sorriso forzato e continuo a parlare, "I miei genitori quando avevo 16 anni hanno partecipato ad un concorso per medici vincendo non so nemmeno io cosa. Siamo così diventati ancora più ricchi e popolari. A Londra vivevo un inferno. La mia intimità era sparita. La gente conosceva più cose di me, di quante non ne sapessi io stessa. A tutto ciò aggiungete il fatto che da qualche anno i miei genitori sono soci di un'importante casa di moda e potete capire che casino sia la mia vita. Vi chiedo solo un favore, però, trattatemi come una persona normale. Almeno qui ho bisogno di sentirmi una ragazza qualunque. Sono scappata da quella vita perché non ne potevo più e non vorrei che la situazione si ripetesse."
Alex mi guarda e dice, "Tranquilla Kris, per me sei solo una normalissima ragazza, ti voglio bene e mi sei simpatica, ma se mi fai incazzare ti mando a quel paese come ci manderei una qualsiasi persona."
Stavolta le regalo un sorriso sincero. Poi tutte e quattro ci alziamo, paghiamo il conto e usciamo. Davanti al bar, c'è Gabriele appoggiato ad una Range Rover nera scintillante con le braccia conserte, una sigaretta spenta in bocca, gli occhiali scuri sugli occhi e lo sguardo incollato al telefono.
Quando Alex lo chiama solleva il viso, ma i suoi occhi non cercano quelli della sorella dello stesso identico colore. Si soffermano nei miei grandi e grigi e sebbene io ci provi, non riesco a distogliere da lui la mia attenzione.
All'improvviso sento caldo e vorrei solo sfilarmi il giubbino, le gambe mi tremano e sento il cuore a mille. Lui sorride in maniera sfacciata perché sicuramente ha capito le sensazioni che si stanno mescolando in questo momento dentro di me ed io per evitare di mettermi ulteriormente in ridicolo distolgo lo sguardo e mi concentro su Alex e Taylor che ci stanno salutando.
Ci accordiamo per vederci il giorno dopo per fare colazione insieme nello stesso bar. Dopo di che loro si dirigono verso il fuoristrada e io e Desy ci incamminiamo verso il nostro appartamento.
Gabriele ci affianca, abbassa il vetro, si sfila gli occhiali e chiede, "Volete un passaggio, ragazze?"
Io sorrido e rispondo, "Attenzione Gabriele Rossi, o inizierò a pensare che ti piace la mia compagnia."
Nel sentire queste parole il suo sorriso sfacciato si allarga e dice, "Non ti fare film mentali, Kristal Harris!"
Poi si rimette gli occhiali, chiude il finestrino e se ne va.
Io guardo la sua macchina finchè non scompare e intanto sorrido soddisfatta perché ha sicuramente indagato su di me visto che ha usato il mio nome e cognome.