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5. Una vita piena di obblighi (1)

Cammino per i corridoi della casa principale, mentre molti abbassano la testa e altri non sanno come comportarsi per attirare la mia attenzione, soprattutto le donne della Famiglia, che di solito sono le uniche a desiderare di essere notate, molto diverse dagli uomini che si aggirano per il luogo, che vogliono il contrario, osservo i colori neutri delle pareti come se fosse la prima volta, il pavimento ricoperto da un tappeto colorato con il logo della famiglia e le migliaia di candelabri di diamanti e oro bianco che decorano il cielo della casa, mentre avanzo a ogni passo, tiro un grosso sospiro e arrivo alla conclusione che questo posto non mi dà quella gioia di familiarità o di attaccamento che dentro di me sto cercando, tutto qui è gelido, una cuspide di solitudine che invade ogni centimetro della mia anima, che nutre solo la speranza di un po' di calore ad ogni costo, come odio il freddo che risiede in questa casa, la cosa più strana di tutte è che qui non fa così freddo, perché anche se Mosca è considerata una città gelida, per me non fa così freddo come nella mia vecchia casa, non è così freddo come nella mia precedente residenza, dalla quale mi ero trasferita cinque anni fa, essendo la nuova capofamiglia dopo la morte di mio padre e il raggiungimento della famiglia, ma credo che quando parlo del freddo e della cupezza della mia residenza, sto parlando del mio grande fastidio per non sentirmi a casa..

"Capo Ull... abbiamo tutto pronto..." mi fermo quando lo sento, perché se indica che sono pronti, vuol dire che hanno già catturato il porco che aveva estorto informazioni su di noi alla polizia e alle famiglie nemiche, il che mi ha fatto provare un certo piacere e godimento, perché ora sarei stato incaricato di caricare e far soffrire quel povero disgraziato, che a quanto pare non era molto intelligente a dire.

"Dov'è?" Mi fa cenno con le mani di seguirlo, cosa che faccio senza esitare, senza aspettare una parola in più o una spiegazione su come sono riusciti a catturarlo, la mia mano destra sa bene che odio tante chiacchiere, quando nulla sarà proficuo per me o per la mia famiglia, mi incammino verso la parte bassa della casa e mi dirigo verso il vecchio scantinato costruito in tempo di guerra, Non è cambiato molto in tutto questo tempo, perché se devo essere sincero ha ancora lo stesso scopo degli anni precedenti, quando entro c'è quel miserabile uomo, completamente picchiato e apparentemente privo di alcune dita, mentre emette piccoli rantoli di dolore e respira a fatica per avere il naso completamente frantumato.

"Capo..." lo dicono tutti in modo sottomesso e ammirato, mentre mi avvicino a quel maiale e alzo lo sguardo in modo che si accorga del mio grande ripudio nei suoi confronti; voglio che mi faccia il muso mentre mi occupo di finire il lavoro dei miei ragazzi, voglio che si accorga del mio grande fascino per averlo lì così pieno di dolore, per sapere che morirà nelle mie mani.

"Gli uomini annuiscono e cercano tutte le mie vittime, e mentre i miei uomini arrivano, si sente un urlo di una donna, insieme a una bambina che non riesce a credere a ciò che sta vedendo in questo momento, nulla in confronto a ciò che le accadrà, poiché questo è solo l'inizio".

"Per favore... non loro..." sorrido senza ringraziare le sue parole, non sarà lui a comandare in questo, qui l'unica a dettare ciò che si farà e ciò che non si farà sarò io, perché non c'è niente di più doloroso per un uomo o una donna che infliggere del male alla propria famiglia o a ciò che si ama alla follia, come lui ha fatto con noi.

"Per colpa tua... sono morti bambini e donne... abbiamo dovuto risolvere conflitti con la polizia e hai anche rubato molti soldi..." quell'uomo aveva dato informazioni su di noi non solo alla polizia, ma aveva anche venduto informazioni su alcuni parenti che vivevano fuori dalla sicurezza del condominio di famiglia, ai nostri nemici, che erano andati a cercarlo e avevano ucciso tutti senza pietà, cosa che mi sarebbe costata, infondendogli un grande dolore...

In modo quasi primitivo porto il bambino che gridava aiuto al padre, mentre la donna mi implorava indicandomi che non avevano fatto nulla, di lasciarli andare, peccato che anche gli altri uccisi fossero innocenti, erano persone che avevano deciso di vivere fuori dal condominio per avere una vita senza le responsabilità della famiglia Ledebev, quello stronzo aveva semplicemente trovato divertente giocare con noi, aveva cercato di farci del male e ci era riuscito: ma mi sbagliavo di grosso se pensavo che non ci sarebbero state rappresaglie, sparo alla donna, facendo urlare anche l'uomo e il ragazzo, ma poi miro al bambino che piangeva inconsolabile, mentre l'uomo mi implorava più e più volte di perdonare suo figlio, cosa che non avrò.

"Vi supplico, vi giuro che non avevo idea che i Volkov avrebbero fatto una cosa così orribile, uccidere me, ma non mio figlio..." guardo il ragazzo, che si è appena fatto la pipì addosso quando ha visto che lo guardavo dritto negli occhi, è molto comune che i bambini piccoli facciano così, la paura che c'è nei miei confronti è abbastanza lusinghiera e anche un po' opprimente.

"Vi mostrerò cosa si fa a chi osa fare del male alla mia famiglia..." grida il ragazzo mentre lo butto a terra e gli punto la pistola contro, mentre sento le urla dell'uomo e del ragazzino che sembra stia per svenire per la paura, "portate il ragazzo da Lena, lei saprà cosa fare con lui"."Gli uomini annuiscono, mentre prendono il biondino e lo portano via urlando, mentre io guardo quel bastardo che ha osato tradirci, "uccidetelo lentamente..." Esco dalla stanza, mentre sento le sue urla, e noto che i miei vestiti sono completamente sporchi di sangue, diavolo ho avuto una cena importante, ora non sopporterò il suo maledetto rimprovero...

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