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Cambiamenti indesiderati

Niente avrebbe potuto descrivere quello che provava Emil in quel momento. Era a dir poco furioso. Per tutto il viaggio verso casa mise il muso. Come se non bastasse il nuovo ospite si era subito aggregato a loro. Stava lì seduto a parlare e la cosa più assurda era, che Voitos gli rispondeva pure.

Quello di qui il principino non si era accorto, perché troppo occupato a mettere il muso, era, che il loro ospite, osservava ogni movimento del ragazzino, e ne sembrava addirittura divertito.

Quando finalmente arrivarono a destinazione, Emil saltò giù dalla carrozza e entrò a casa senza aspettare agli altri due, che erano ancora immersi nei loro discorsi. Davano l’impressione di andare d’accordo, cosa per Voitos abbastanza inusuale. Voitos era una persona molto introversa. Emil sentiva spesso quello che dicevano le domestiche di lui. Emil sentiva che dicevano che non era poi male, ma con il suo fare freddo faceva scappare molte signore interessate a lui. Eppure questo nuovo insegnante era riuscito a farlo parlare a dirotto. Come ci era riuscito non importava.

Emil era deciso di non farsi fregare come aveva fatto Voitos. Questo ospite indesiderato si sarebbe pentito di essere diventato il nuovo insegnante di Emil. Aveva un piano e sapeva anche a chi avrebbe chiesto aiuto.

Xiphos si trovava ignaro nelle stalle a mangiare una mela che aveva rubato dal giardino reale. Naturalmente senza essere visto, “occhio non vede cuore non duole.” Si parla del suo superiore, il comandante dei cavalieri, che gli aveva permesso di fare una pausa. Era da un po’ che non aveva avuto un pomeriggio così tranquillo. Niente lavoro, il suo piccolo pesciolino rosso si trovava a festeggiare il compleanno con i suoi amichetti ricchi e lui si godeva questa succosa mela. Purtroppo i dei non erano della stessa opinione.

Tutto a un tratto si sentì toccare la spalla.

Gli venne un tale spavento che lasciò cadere la sua bellissima mela rubata. Fece un urlo e stava per maledire chiunque avesse avuto il coraggio di disturbarlo. Per sua meraviglia era Emil. Quel Emil che veramente doveva essere a una festa.

“Per la miseria! Non farlo mai più, altrimenti di lego una campana al collo!” Il principino sghignazzò. Guardò dietro a Xiphos. Questi si girò solo per vedere come la sua amatissima mela veniva divorata da uno dei cavalli. “Acc…” Fece un profondo respiro e si girò di nuovo verso Emil che cercava disperatamente di non ridere.

“Che succede? Non dovresti essere a mangiare torta al tuo party per privilegiati?” Emil scosse la testa amareggiato.

Ho voluto venirmene via perché era diventato troppo per me.

Mentre diceva questo abbassò lo sguardo. Non voleva che Xiphos vedesse quanto era sconvolto. Il piccolo cavaliere, in queste situazioni non tendeva essere di grande aiuto. Si sarebbe solo innervosito facendo innervosire anche Emil. Come quella volta che uno dei bambini che avevano invitato i genitori di Emil, per ampliare il cerchio di amicizie di Emil, lo presero in giro per il suo mutismo. Oltretutto gli ruppero la lavagna. Xiphos quella volta divenne così rosso dalla rabbia che sembrava un pomodoro maturo. Poi si avventò contro quei bambini. Per fortuna c’erano delle guardie nelle vicinanze che portarono via Xiphos l’indemoniato.

Hanno trovato un nuovo insegnante per me. Non mi piace, aggiunse. Xiphos sorrise, ben sapendo cosa era venuto a fare il principino lì da lui.

“Fammi indovinare, vuoi che gli faccia dei dispetti in modo che se ne vada in fretta e furia?” Inclinò la testa e alzò una sopracciglia.

“Ho ragione?” Emil annuì. “Perfetto.” Cominciò a correre facendo segno a Emil di seguirlo. “Seguimi mio giovane apprendista.” Emil lo seguì passo per passo.

“Prima lezione: prima di stuzzicare qualcuno, devi osservarlo. Devi capire come funziona qui sopra.” Fece segno sulla fronte. Pareva essere completamente a suo agio, cosa che preoccupava un poco a Emil.

“Allora, ora faremo una visitina al tuo nuovo insegnante e gli faremo capire subito, di che pasta siamo fatti,” pavoneggiandosi pieno di se si avviò. Erano arrivati nell’aula.

Per chi si trovava per la prima volta nel castello, avrebbe potuto scambiare facilmente l’aula per l’ufficio del re. Le due stanze erano ammobiliate allo stesso modo. Librerie, un scrittoio ma… neanche l’ombra del nuovo insegnante. A questo punto i due ragazzini decisero di aspettare fino a che sarebbe apparso qualcuno. Prima o poi doveva pur venire questo nuovo insegnante.

Quello che non avevano messo in conto era che, entrambi abbastanza irrequieti si annoiarono a morte. Iniziarono a toccare ogni cosa e addirittura Xiphos si era messo a sfogliare ogni libro a portata di mano posandolo poi sulla scrivania. Emil nel frattempo aveva messo in ordine ogni cassetto e si era ficcato nelle tasche dei pantaloni ogni singola matita che gli veniva a tiro. Mentre erano così concentrati nel loro nuovo passatempo non si accorsero che la persona che aspettavano era lì da un po’.

Era fermo sulla soglia dell’aula allibito a osservare cosa stavano combinando nella sua futura aula d’insegnamento.

“Scusate l’intromissione, ma cosa state combinando?” Le teste dei due ragazzini scattarono verso la voce che li aveva tirati fuori dalla loro concentrazione.

“Non si preoccupi non disturba,” disse Xiphos con nonchalance. Andò dal signore, lo osservò un attimo poi si girò verso Emil che si dedicava di nuovo alla sua raccolta matite.

“Emil,” il principino alzò la testa. “È lui?” Emil annuì. Xiphos fece un sorrisino malefico e si concentrò sullo sconosciuto.

“Ho sentito dire che lei è il nuovo insegnante del principe,” disse.

“Così è, e tu saresti?” chiese il giovane insegnante.

“Io sono Xiphos, la guardia del corpo e braccio destro del primo principe del reame Mousiki.” Quando voleva, il giovane cavaliere parlava proprio come un adulto, cosa che lasciava sempre abbastanza perplesso a Emil.

All’insegnante, invece non fece nessun effetto. “Allora sicuramente mi spiegherete perché vi siete preso l’impegno di mettere sotto sopra la mia aula.” Fece segno su tutti i libri sparsi sulla scrivania e gli scaffali vuoti. Emil odiava litigare. Soprattutto odiava litigare con degli adulti arrabbiati. Però vedere come Xiphos cercava di tenergli testa era sempre eccitante.

Entrambi i contendenti stavano litigando mentre rimanevano con il loro sorriso incollati in faccia. “Sicuramente. Ci stavamo annoiando mentre aspettavamo una certa persona,” disse il giovane cavaliere. Questo per l’insegnante era troppo. Il suo sorriso sparì.

“Xiphos,” ora aveva uno sguardo che Emil non riuscì a interpretare bene. Aveva visto qualcosa negli occhi di quell’uomo. Non sapeva bene cosa, ma qualcosa era appena successo. “Ti cercano alle stalle.”

Senza batter ciglia il giovane cavaliere si girò verso Emil e disse: “Hai sentito il tipo, devo andare.”

Detto fatto. Xiphos se ne era andato lasciando Emil solo con il nuovo insegnante, che ora gli stava ancora più antipatico.

“Vostra altezza, è ora della vostra lezione.” Andò verso la scrivania e disse: “Prima lezione, conseguenze. Quando qualcuno fa qualcosa, non importa se nel bene o nel male, deve convivere con le conseguenze delle sue azioni. Quindi ora rimetterete a posto ogni singolo libro.”

Emil scosse la testa. Perché devo convivere con le conseguenze delle azioni di qualcun altro? Infatti era stato Xiphos a prendere tutti quei libri dagli scaffali, non lui. Non aveva certo voglia di rimettere a posto tutto quel ben di dio.

“Sicuramente non avete preso voi il libri, ma non avete neanche impedito al vostro amico di farlo. Quindi siete responsabile anche voi, come lui.” Il signor Pséftis si sedette alla scrivania e iniziò a sfogliare i quaderni di Emil mentre il principino lavorava. Ora sì che era sicuro che non lo poteva vedere.

Finalmente Emil superò la sua prima mattinata di lezioni. Visto che era pomeriggio era libero di fare quello che voleva. Al momento quello che voleva era parlare con Xiphos sul perché lo aveva abbandonato così.

Lo trovò mentre si allenava con gli altri cavalieri. Si stava duellando con un ragazzo che Emil non conosceva. Il giovane cavaliere lo notò subito. Fece segno al suo contendente di fare una pausa e corse dal principino. “Come è stata la tua prima lezione?”

Senza preavviso Emil gli sbatté la lavagna in testa. Xiphos sussultò e, strofinandosi la testa arrabbiato, chiese: “Che cavolo…” Dava l’impressione di essere veramente arrabbiato.

Potrei chiedere la stessa cosa a te. Perché te la sei squagliata così?! ma anche Emil era arrabbiato.

“Cosa intendi dire?” rispose Xiphos.

Mi hai lasciato solo con quel nuovo insegnante pur avendomi promesso che mi avresti aiutato!

Xiphos sembrava cadere dalle nuvole. “Che cavolo stai dicendo. Sono stato tutto il tempo qui.” Non poteva essere vero. Emil già era furioso perché Xiphos lo aveva piantato in asso, ora andava anche raccontando balle. “Veramente non so di cosa tu stia parlando Emil.”

Ora Emil era l’offeso. Per essere sinceri gli veniva da piangere. Sbatté il piede per terra e corse via. Xiphos gli corse dietro anche se non ci stava capendo niente. “Aspettami.”

Emil corse nel giardino seguito dal giovane cavaliere. Si sedette sulla sponda del lago dove incontrò la prima volta Euterpe. Xiphos si era fermato dietro di lui senza parlare.

Emil strinse forte il medaglione e pensò intensamente a lei. Voleva vederla a tutti i costi ora più che mai.

Il vento iniziò a soffiare con intensità ed Emil alzò la testa mentre Xiphos tratteneva il fiato. Il giovane cavaliere stava lì pallido balbettando: “Lì, nell’acqua…”

Fuori dall’acqua era apparsa una mano che faceva segno ai due ragazzi di seguirla. Detto fatto. Xiphos però prese per un braccio Emil e disse con voce tremante: “I-i-io come tua guardia del corpo vado per primo.” Spinse Emil delicatamente dietro di se e lo prese per mano. Strinse forte la mano di Emil avviandosi verso il centro del lago dove la mano ancora li stava aspettando.

“E mo?” guardò Emil che gli fece segno di immergersi. Il giovane cavaliere scosse la testa. “Preferisco andare a raccogliere escrementi dei cavalli.” Emil prese entrambe le mani del ragazzo glieli strinse e sorrise.

“Va bene, ma guai a te se succede qualcosa.” Fecero un profondo respiro e si immersero.

Sotto i loro piedi sentirono pavimento, non terra ma vero e proprio pavimento. Emil fu il primo che aprì gli occhi per accorgersi che erano in quella stanza dove aveva incontrato Euterpe la prima volta. Dette un colpetto sulla spalla dell’amico, che quando si accorse dove si trovavano sgranò gli occhi.

“Dove accidenti siamo?!” La porta si aprì ed entrò Euterpe. Se la canticchiava portando un vassoio con due bicchieri. Alzò lo sguardo e disse: “Oh, c’è anche Xiphos!“ Guardò il vassoio. “Non mi bastando i bicchieri, torno subito.”

Si girò e stava per andarsene quando Emil la prese per un braccio. Sono venuto per chiederti qualcosa di veramente importante. Lei guardò prima Emil poi Xiphos. „Bene.“

Lasciò andare il vassoio che sparì all’istante. Incrociò le braccia e lo guardò impaziente. “Che succede?”

Xiphos chiamò l’amico. “Posso sapere anche io cosa sta succedendo?” Emil si era dimenticato che Xiphos, a differenza di Euterpe, non riusciva a sentire i pensieri di Emil, visto che non aveva una connessione con loro.

Anche Xiphos deve ascoltare. Lei aggrottò la fronte come se avesse capito male. Poi alzò lo sguardo al soffitto e disse: “Bene.” Andò dal giovane cavaliere prese il suo viso tra le sue mani.

“Ei signò, non è che ci conosciamo poi tanto bene.” Lei lo ignorò e gli dette un bacio sulla fronte. Xiphos divenne rosso come un pomodoro e allontanò Euterpe leggermente da se. Andò da Emil e gli sussurrò nell’orecchio: “Che cavolo aveva da significare questo?”

Emil rispose con un sorrisino. Lo capirai subito. Appena aveva finito il pensiero, Xiphos si mise a gridare. „Cosa è stato?!” Emil sghignazzò. Euterpe sembrava irritata.

“Sentite ragazzi-” iniziò con tono serio. “Se avete da chiedere qualcosa, allora fatelo. Non sono una che ha molta pazienza.” Poi guardò di nuovo dritto negli occhi a Emil.

“Non mi piace neanche ricevere ordini.” Ora sembra alquanto più che irritata, ma Emil non si lasciò distrarre.

Ho incontrato Erato. Si fermò un attimo per vedere come reagiva lei. Lei però non fece una piega. Allora continuò. Mi ha detto delle cose strane.

Euterpe annuì. “Continua.” Lo guardava con occhi semi aperti.

Xiphos sentiva l’aria tra loro diventare sempre più sottile. Decise di non intervenire. Emil proseguì.

Mi ha detto che a me manca il segno.

Ci fu un lungo silenzio nella stanza. Tutto a un tratto si sentì un urlo così forte che fece tremare tutta la stanza.

“Come si permette?!” Euterpe andò verso Emil, ma Xiphos si mise in mezzo.

“Sparisci!” Sputò lei. Il giovane cavaliere rispose con un deciso, “No,” era serio.

“Non mi piace ripetermi.”

“Sembra che ci siano diverse cose che non ti piacciono. Tra queste cose ci sono anche le buone maniere,” la prese in giro Xiphos.

“Bene, allora con le cattive.”

La stanza iniziò a tremare e dalle sue mani uscivano dei piccoli lampi. Si avvicinò piano piano alla faccia del giovane cavaliere. Anche se Xiphos era un ottimo spadaccino, non aveva nessuna possibilità contro una dea. Emil doveva intervenire, subito.

Si guardò intorno per vedere se trovava qualcosa che gli poteva essere d’aiuto per attirare l’attenzione su di se. Corse verso il letto prese un cuscino e lo sbatté addosso a Euterpe.

Lei cadde in avanti e tutto si fermò.

La dea batté un paio di volte le ciglia girandosi lentamente verso Emil, che era rimasto lì fermo. Xiphos cercava disperatamente di non ridere evitando di guardare Euterpe. Emil nel frattempo aveva tirato vicino a se l’amico, ponendosi di fronte a Euterpe.

Calmati! Lei si aggiustò i capelli arruffati e si avviò verso la porta. Senza guardare i due ragazzi disse: “Sto per rimandarvi indietro. Mi farò viva nel momento che mi sarò calmata.”

Non dette ai ragazzi il tempo di reagire sparì e la stanza divenne di nuovo acqua. Una forte corrente li sbatté fuori dal lago, facendoli fare un atterraggio non tanto dolce. Xiphos si massaggiò il suo sedere mentre Emil si alzava lentamente.

Beh, questa proprio non se l’erano aspettata. Perché aveva reagito così? Cosa l’aveva fatta infuriare in questo modo? E perché si trovavano davanti al padre di Emil che stava di fronte a loro con le braccia incrociate e lo sguardo arrabbiato? Xiphos fece il saluto. Emil sorrise. Il re sospirò.

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