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Capitolo 7

"Lo scopo dello psicoterapeuta non è di produrre uno stato mentale ma di produrre una mobilità mentale che permetta di seguire un percorso nel futuro." (George Kelly)

JAMES

Rivedere Nathalie portava con se ricordi che ahimé non mi abbandonavano. Era stata il mio rammarico ed il mio più grande senso di colpa Nathalie. La volevo? L'avevo voluta si, però per la prima volta non avevo insistito con una donna, per la prima volta una donna non era caduta ai miei piedi, si poteva dire. Le avevo fatto scegliere tra me e lei o solo lei, aveva scelto di non volere stare con me ed io per la prima volta non avevo lottato. Temevo che con lei sarebbe stato diverso dalle altre e non avevo insistito quando mi aveva dato due di picche.

Ne avevo pagato le conseguenze nel peggiore dei modi, dopo quella sera mi ero rifugiato in quello che era il mio mondo e casa mia, nella mia stanza d'albergo a Dubai. E anche adesso dopo averla rivista avevo preso il primo volo verso gli Emirati, alla ricerca di Gabriel, Ahmad e Samuel i miei più cari amici e mio fratello Noah.

Il jet privato partí alle tre di mattina, avevo bisogno di partire dopo che Nathalie era passata in società. Non ero lì quando era giunta, ma l'avevo riconosciuta subito dagli schermi della video sorveglianza. Avevo notato il suo stato, sarei voluto scendere ed andare da lei. Ma non mi trovavo a New York in quel momento, ero a Shangai. Inoltre le avevo fatto una promessa ai Caraibi, non l'avrei più avvicinata.

Quando avevo lasciato la sede della König Inc. di Shangai per raggiungere il mio appartamento antistante gli uffici, avevo iniziato a guardare gli schermi di sorveglianza a New York e lei era lì, attesi un po' a fissarla e ancora da lì non si muoveva. Cosa fare? Mio padre mi aveva scritto appena l'aveva riconosciuta ai cancelli, si era preoccupato per lei ed anche io lo ero. Cosa dovevo fare? Chiamarla, prendere il jet e tornare da lei?

Poi avevo optato per una via sicura e tranquilla, avevo chiamato papà e gli avevo detto di andare da lei. Ci avrebbe pensato lui e aveva fatto tutto ciò che mi aspettavo, anche chiamare Dominic e l'auto per accompagnarla a casa.

Mi prudevano ancora le mani, sarei voluto andare da lei, tornare a casa, oppure chiamare mio padre farmela passare e invece no. Mi ero trattenuto da bravo ragazzo, avevo chiamato il pilota del mio jet privato e gli avevo detto che si partiva, saremo andati negli Emirati, dovevo tornare lì e parlare con Gabriel o Amira subito .

Una volta in aereo e sicuro di star prendendo le distanze da Nathalie Winter mi rilassai. Distesi il mio sediolino ed in volo verso Dubai finalmente mi addormentai, avevo più di tredici ore di viaggio ed un sonno senza sogni avanti. O almeno questo pensavo

[...]

La notte era calda. Era luglio ma l'afa già si sentiva nell'aria.

Come ogni venerdì andare al Crowne Lounge bar era diventata una consuetudine. Non ero abitudinario, non ero uno che cazzeggiava e basta. Anzi si poteva dire che cazzeggiare non rientrava nel mio dizionario.

Avevo votato la mia vita al lavoro, agli enti benefici ed al sesso casuale. Questo fino al mese prima ed al primo ingresso al Crowne, mi avevano invitato ad andarci ed avevo anche rifiutato.

"Dai al venerdì ci sono gli artisti emergenti, una birra e musica soft. Non stare sempre a lavorare amico!" Mi aveva detto John, il compagno che era venuto a prendermi.

Così avevo accettato, così avevo incontrato la donna che mi aveva portato via l'anima e la libido.

Mettere piede in quel locale raffinato anche se era senza troppe pretese, era stata una sorpresa. Era arredato con discrezione e la clientela era fatta presso poco di miei coetanei e di giovani universitari, al bar dei ragazzi preparavano cocktail e panini, alla porta si trovavano due buttafuori ed un poster: al sabato Burlesque.

Sul palco si susseguivano ragazzi e ragazze, band anche, che facevano da contorno e accompagnamento.

Mi andai a sedere ad un tavolo in vimini con John ed avevo ordinato una birra scura, mi stavo rilassando. Questo fino a quando lei non era salita sul palco, nulla di straordinario. Capelli biondi, occhi azzurri ed un fisico mozzafiato coperto da un jeans ed una t-shirt. Salutò tutti, alcuni la applaudirono, con molte probabilità era un artista che si esibiva spesso.

Portai la birra alle labbra e mi fermai di botto appena la musica partí e con essa la voce della donna.

Può una canzone entrarti nell'anima? No! Ma una voce? Sì! Mi risposi.

La sua voce che cantava sulle note di una musica country, il suo corpo che alla fine diventó voluttuoso e provocatorio ed infine il suo sorriso. Il suo sorriso che partí dalle labbra per arrivare agli occhi chiari e luminosi.

E fui perso, capii che quella sarebbe stata la mia prossima ed ultima donna. Perché dopo di lei nessun altra sarebbe giunta...

Dopo la sua esibizione la ragazza scese dal palco con la chitarra dietro le spalle, ne seguii tutti i movimenti fino a che non arrivò al bancone bar scherzando col barista.

Come ipnotizzato la seguii e andai a sedermi accanto a lei.

"Disturbo?"

La ragazza si voltò stupita, poi sorrise. Lo stesso sorriso che le avevo visto sul palco, bello, sincero e pulito. Questa volta l'impatto era più ampliato lei era lì e con quel sorriso mi aveva trafitto il cuore.

"Certo che no, il bar è di tutti." Disse mentre prendeva la sua Coca Cola e la portava alle labbra, ne beve un sorso e poi sospirò, si era dissetata.

Quei pochi gesti innocenti mi eccitarono, sentii i jeans stringersi nelle parti basse. Chissà se si rendeva conto dell'effetto che faceva sugli uomini.

"Sono James, piacere." La mano tesa aspettai di attirare la sua attenzione

"So chi sei... ti vedo sui giornali James Von König. Io sono Nathalie.* Le sue esili dita si intrecciarono alle mie, la sua stretta delicata nella mia decisa. Sentii pervadermi da un brivido di eccitazione. I miei occhi erano nei suoi, in un attimo le si offuscò lo sguardo, l'aveva sentita anche lei ne ero sicuro. Ritrasse la mano e strinse il bicchiere ancora più forte voltando lo sguardo.

Non demorsi "Ti ho sentita suonare, complimenti. Vieni spesso qui?"

Annuí." Quando il lavoro me lo consente si."

"Che lavoro fai?" Le chiesi curioso.

"Adesso andiamo sul personale signor Von König."

"Tu sai di me!" Le dissi divertito.

"Lei è famoso."

"Potrei conoscerti anche io se me ne dessi la possibilità Nathalie."

Lei scosse la testa. "Mi dispiace signor Von König, ma non sono qui per essere abbordata. Grazie della compagnia e buona serata." Disse posando il bicchiere vuoto ed andando via.

Mi aveva rifiutato, quella donna sapeva chi ero. Quindi era a conoscenza del fatto che fossi ricco, uno scapolo d'oro! Ma mi aveva rifiutato, io James Von König, scapolo molto ambito, ero stato rifiutato dalla ragazza più bella che avessi mai visto. Scossi la testa con un sorriso compiaciuto e presi la mia birra dirigendomi da John. "Quando si canta qui?" Gli chiesi.

"Tutti i venerdì sera James." Rispose.

"Perfetto! Adesso vado via, buona serata John."

"Segui Nathalie? La cantante dico..." Affermò lui.

"Mistero? Non ti darò mai la soddisfazione di fartelo sapere, lo so che riporteresti tutto sul tuo giornale amico. Ciao ci si vede in questi giorni."

Lo avevo salutato e non lo avevo visto per parecchio tempo, però al Crowne ci ero tornato. Non una sola volta, anzi altre due ed alla fine ero stato avvicinato dal buttafuori

"Mi dispiace dirglielo signor Von König, ma potrebbe gentilmente stare lontano da Nathalie durante la sua esibizione? Sono solo due canzoni poi il locale è tutto a sua disposizione."

Incredibile, aveva chiamato la sicurezza! Eppure ero stato discreto, ero andato lì e l'avevo solo sentita cantare. Ovvio che avevo cercato il suo sguardo durante le esibizioni e mi ero beato della sua visione ma cazzo, non mi aveva dato occasione di farmi conoscere.

Avevo lasciato il locale, non avevo neanche voluto consumare, avevo detto al mio autista di girare in tondo con l'auto, che avevo bisogno di camminare e si schiarirmi la mente, quella ragazza stava realmente portandomi allo stremo e non ne capivo il motivo.

Dovevo accettare il suo no, andare avanti e non farmi fermare da lei. Uscire con una donna, sicuramente più arrendevole, sarebbe stata la soluzione.

Tornai allora al Crowne, osservando l'orario ero certo che Nathalie si era già esibita, con molte probabilità era tornata anche a casa. Quella per me invece sarebbe stata l'ultima volta al Crowne, avevo una vita ed andava oltre quel locale e le canzoncine di Nathalie Winter.

Entrato nel parcheggio del Crowne presi il cellulare, così da avvertire il mio autista che ero tornato. La mia attenzione fu però attirata da urla strazianti, mi girai intorno cercando la fonte di quelle urla, poi un auto nel parcheggio attirò la mia attenzione, un uomo penzolava fuori dal retro dell'auto con le braghe abbassate, ansimava, sotto di lui una donna piangeva.

Corsi subito in soccorso della donna, cazzo uno stupro, sotto i miei occhi! Afferrai l'uomo per la camicia con violenza tirandolo via da lì e dandogli poi un pugno, poi mi assicurai che la donna stesse bene. Quando vidi il suo volto inorridii: Nathalie!

"Ehi coglione. Perché non ti fai i cazzi tuoi e te ne scegli un'altra?" Disse l'uomo arrancando. Mi prese per le spalle, ma io ormai ero fuori di me. Non ci vedevo più dalla rabbia, lo afferrai e gli suonai un pugno, poi un altro e ancora uno, questo fin quando non mi sentii afferrare per il pugno.

"Mr Von König...James? Cosa fa? Lo uccide." Mi voltai, Leonel il mio autista mi chiamava e mi teneva per mano. Mi alzai e raggiunsi Nathalie, piangeva e sembrava in stato di incoscienza, mi guardava ma non c'era. La rivestii e la strinsi tra le braccia, cercò di divincolarsi, mi diede pugni sul petto e piangeva ed urlava, mi offendeva.

"Leonel chiama la polizia, lo voglio dentro. Poi dopo ci porti in ospedale!" Ordinai

Restai lì tutto il tempo a prendermi offese ed insulti che non meritavo, o forse si! Se non fossi andato via, se come tutte le altre sere sarei andato a sentirla e poi le avrei offerto la sua Coca Cola, tutto dal mio angolino, fino a vederla andare via e tornare a casa. Se avessi fatto come sempre ed avrei vegliato su di lei, non sarebbe accaduto nulla.

Niente, ero stato in giro ed ecco cosa era successo.

Sovrappensiero non mi accorsi della polizia che era arrivata, Leonel mi aveva come sempre riportato al presente. Ero andato dal poliziotto ed avevo raccontato come, mentre ero un attimo lontano, avessero abusato della mia ragazza.

Avevano subito portato l'uomo via ed io ero andato con Nathalie verso una clinica chiedendo a Leonel di prendere la sua auto e portarla al suo indirizzo.

Ero rimasto con lei tutto il tempo mentre in ospedale la visitavano e si accertavano stesse bene, la dottoressa disse che era in stato di trance, che ero arrivato in tempo e che l'uomo non aveva seminato in lei. Ma intanto l'avevano comunque stuprata.

"Ci vuole tempo signor Von König, per entrambi ma sopratutto per lei. Le stia vicino ed abbia pazienza!"

Annuii, si lo sapevo. Come sapevo che quel giorno sarebbe stato sempre nella memoria di lei.

L'avevo riportata a casa poggiata nella sua auto ed ero andato via. Dalla sua vita e da quella notte da incubo per sempre.

Mi sentii strattonare e chiamare, forse Nathalie voleva che restassi, eppure la voce era insistente ed apparteneva ad un uomo.

Aprii gli occhi ridestandomi da quel sogno, guardai dinnanzi a me, il co-pilota mi fissava preoccupato.

"Signor Von König siamo in India. Sapevo che voleva pilotare e..."

"Si... si George grazie. Vi raggiungo subito." Dissi al ragazzo, ecco l'effetto che Nathalie Winter aveva su di me. Sensi di colpa e ricordi amari che dovevano restare chiusi in un angolo.

Andai a rinfrescarmi poi raggiunsi i piloti in camera di pilotaggio.

Presi il posto del primo pilota e gli dissi di andare a riposare e condussi tutti fino a Dubai. Avevo bisogno di non pensare e quella era la soluzione migliore.

...

Atterrammo alle 16.47 all'aeroporto di Dubai. Non avevo sonno ed ancora non sortivo il jet-lag. Dovevo scaricare la tensione che sentivo dentro e per farlo dovevo vedere i miei amici, Gabriel e Gale per la precisione.

Isabella la mia amica e assistente mi aspettava all'uscita degli arrivi, mi portai il ciuffo ribelle all'indietro e le sorrisi, andai a salutarla abbracciandola fin quando la mia attenzione non venne attirata da mia sorella Jewel.

Le andai incontro e la strinsi a me abbracciandola con foga, mentre lei stessa mi riempiva il viso di baci. Chiunque vedendoci accanto avrebbe detto che non eravamo fratelli. Ma era così,avevamo la stessa madre. Peccato che eravamo stati separati per parecchi anni una volta che ero partito per Cambridge. Jewel però quando aveva saputo dei miei successi era saltata sul primo aereo per Dubai dove fino a cinque anni prima vivevo in fissa dimora ed era venuta a cercarmi. All'inizio ero stato titubante verso di lei, ma nell'ultimo anno ci eravamo avvicinati, vuoi perché era il giusto tempo, vuoi perché non mi andava che si cacciasse nei guai. Stava di fatto che Jewel era mia sorella e che lei è Noah ormai erano parte della mia vita araba. Inoltre poteva sembrare assurdo che a riappacificare i nostri genitori dopo la separazione fosse stata Jewel, eppure le cose erano andate proprio così.

"Come stanno mamma e papà. Sei venuto perché ti mancavo? Ok vuoi le novità! Lo hai scoperto vero?"

Fermai mia sorella che parlava a manetta senza darmi modo di risponderle, mettendole una mano sulla bocca così che potesse tacere.

"Calma Jey. Sono arrivato adesso e no! Non so nulla. Cosa è successo? Di nuovo nei guai con la legge?"

"Giuro non rubo uno scafo da più di un anno. Però ho conosciuto un ragazzo e... usciamo, da sei mesi insieme."

"Ehi..." Posai la borsa a terra e la guardai, poi guardai Isabella, il suo sguardo adorante mi faceva intendere che la cotta per me non le era passata. "Sono stato qui tre mesi fa. Giusto?"

Isabella rise divertita scuotendo la sua chioma fulva. "Sai che frequento poco tua sorella, non guardare me." Disse alzando le mani in sua difesa.

"Volevo esserne sicura James. Prima che tu potessi iniziare a preoccuparti e varie. Lo amo."

"E questo dovrebbe giustificarlo? Sentite, adesso andiamo a casa, poi me lo presenterai e tutto quanto concerne. Devo parlare con Sam, vedere Amhad e sicuramente incontrare per primo Gabriel." Dissi a mia sorella, alzai la mano per mettere a tacere Isabella e una volta fuori dall'aeroporto respirai l'aria calda del paese.

Sul cellulare arabo iniziarono ad arrivare messaggi: Samuel, Amhad, Samuel, Edward... ok, gli affari avevano la priorità

Prima di salire in auto mandai loro un messaggio vocale dando appuntamento al Thunder il ristorante della fidanzata di Noah per cena e quando staccai guardai le due donne.

"Devo parlare con Gabriel."

...

Gabriel era un uomo alto, più alto di me sicuramente. Ma dall'aspetto più fine ed elegante. I capelli biondi erano ben curati come anche il viso, perfettamente sbarbato. Nonostante il caldo Gabe, come lo chiamavo io, indossava un vestito giacca e cravatta blu, con camicia abbinata.

Nonostante non avessi avvertito del mio arrivo nel suo studio, Gabe, non era rimasto sorpreso nel vedermi apparire nel suo ufficio. Guardò la sua segretaria divertito e chiese semplicemente di annullare gli appuntamenti del pomeriggio visto che avrebbe avuto da fare e di farci raggiungere dalla dottoressa Gale.

Così mi accomodai sulla poltrona ed appena ebbi il via iniziai a tirare fuori tutto. Dalla serata di beneficenza al Plaza, alla crociera con il relativo confronto che avevo avuto con Nathalie fino alla sua visita del giorno prima alla sede della mia società.

Intanto Amira Gale la socia barra fidanzata di Gabe entrò in ufficio. Entrò e rise andando a sedersi su una sedia accavallando le lunghe gambe e guardandomi con i suoi occhi scuri e penetranti.

Amira era stata la mia tele confidente in quei mesi e sapeva già tutto. Sapeva dei miei sensi di colpa nei confronti di Nathalie, sapeva che ogni volta che la vedevo ne restavo sconvolto e sapeva che non volevo sentirla nominare. Era il motivo per cui Nathalie la chiamavo: Lei, la donna e mai per il suo nome. Non volevo che Gabe e Amira dessero un nome ed una voce, alla donna che era diventata un tormento e un'ossessione.

Non volevo che i miei amici la vedessero come qualcuno di esistente.

"Sai cosa penso?" Mi disse infine Gabe, le mani intente a giocare con la penna.

Lo guardai scettico ed annuii aspettando una sua conclusione, speravo diversa da quella di Amira.

"Penso che lei sia un l'ossessione." Oh ma questo lo sapevo, non avevo bisogno di loro due. "Il fatto che tu sia scappato qui a Dubai..."

"... sono qui per lavoro." Affermai.

"Non interrompere. Puoi chiamarlo lavoro, puoi chiamarlo fuggire, puoi chiamarlo come vuoi. Ma sta di fatto che tu hai paura, sei ossessionato da lei, ed ora hai paura dopo questa crociera di ottenere ciò che hai sempre desiderato. Il suo corpo e poi puff!" Fece un gesto con la mano aprendola e chiudendola "Ne rimani deluso, brutta paura. Scommetto che è bella. Lei intendo."

Scossi la testa, non era vero ciò che diceva! Cioè non la volevo più Nathalie, cazzo se era bella. E cazzo si, ancora adesso a vederla il mio uccello reagiva eccome. Ma non la volevo, incrociare il cammino mio con quello di lei non era il mio destino.

"Qui ti sbagli Gabe." Intervenne Amira, mi sorrise conciliante come se fosse a conoscenza di un segreto che solo lei conosceva. "Si lei è bella! Cioè da come James la descrive è una persona bella dentro. Anche tu James, non vuoi ammetterlo ma sai che è così, come anche tu. Ad un certo punto le persone belle si incontrano e si trovano e, dopo averti tanto sentito parlare di lei James, reputo che tu ti sia semplicemente innamorato amico mio." Concluse.

"Co... cosa? No... no sbagliate tutti e due." Dissi alzandomi e guardandoli ormai stanco. "No!"

Amira si alzò e mi guardò con sfida. "Ah no! Ti ricordi cosa mi hai detto la prima volta che abbiamo parlato di lei? Ti chiesi, cosa ha attirato la tua attenzione."

"Il culo. James dice che lei ha un gran bel culo!" Intervenne Gabe, Amira lo guardò sbuffando. Era vero, verissimo. Nathalie aveva un culo che mi portava a pensare di fare follie.

"Per favore siamo seri." Disse lei sconfortata. "James! Sii sincero, quando pensi a lei, la prima cosa che ti passa per la mente cosa è? Rispondimi adesso, annulla tutte le risposte precedenti. Pensi a lei e cosa risalta di più?"

Guardai Amira sconsolato, sospirai e diedi la solita risposta di sempre. "I suoi occhi, la sua voce... il suo sorriso prima di quella notte." Ammisi

La donna mi si avvicinò e mi sfiorò il braccio. "Allora vedi di sbrigare ciò che hai da fare qui James e torna da lei. Raccontale la verità su quella notte. Non omettere nulla, devi dirle tutto e dovete liberarvi da questo brutto evento che vi ha segnato ed andare avanti. Devi scoprire se quello che senti è vero amore oppure attrazione. Per farlo non devi essere qui a Dubai. Devi tornare a casa e nonostante noi qui siamo casa James, per ora casa tua è dove si trova lei."

Amira. Perché cazzo sembrava che lei avesse sempre ragione. Le sorrisi ed annuii, dovevo scoprire se Nathalie Winter ne valeva la pena quindi dovevo tornare a New York.

Quella sera avrai parlato con Ahmad e Samuel, poi sarei andato a dormire. Infine mi sarei preso il mio tempo tra lavoro, famiglia e amici. Poi sarei tornato a New York ed avrei escogitato un modo per avvicinare Nathalie

...

Parlare con Gabe e Gale mi aveva portato ancora più confusione. Potevo accettare l'attrazione fisica, la provavo indiscussamente con Nathalie. Era bella, giovane e aveva fascino. I miei due amici non potevano saperlo, non la conoscevano.Sicuramente più di un uomo si sarebbe girato al passaggio di Miss Winter. Ma parlare per me, quando si trattava di sentimenti quale era l'amore, questo no, non lo accettavo. Non ero innamorato, non lo ero mai stato in realtà, se lo fossi stato non me ne sarei stato di sicuro con le mani in mano lasciando andare quella che doveva essere la donna della mia vita.

Dopo l'incontro con i miei amici ero uscito dal loro studio mettendomi tutta quella storia alle spalle. Mi ero diretto da Sawt alraed il ristorante di Alysanne per cenare con Samuel e Amhad. Avevo salutato l'esuberante fidanzata di mio fratello Noah e mi ero diretto al nostro tavolo.

Dopo i soliti convenevoli Samuel era andato subito al punto.

Sayaidat fi fasl alshita' era stata a Dubai e con la sua socia Sayaidat Kalhida avevano chiesto la disponibilità a prendere un locale nel centro commerciale che avremmo costruito ad Abu Dabhi.

Quasi mi venne l'acquolina in bocca, non ero un uomo goloso eppure a Dubai e precisamente nella pasticceria Ahlum, tutto cambiava. Amavo i datteri e andavo pazzo per la crema particolare che aveva creato Sayaidat alshita, non la conoscevo era solo una persona sentita nominare, la creatrice di ahlum. Quando andavo in pasticceria, tutti i giorni quando mi trovavo a Dubai, Sayaidat Yasirah l'anziana donna dietro il bancone diceva sempre che la mente era la 'signora d'inverno' mentre Sayaidat Kalhida era colei che gestiva il locale e teneva in mano la contabilità. La stessa Sayaidat Kalhida quando la incontravo decantava le lodi di Sayaidat alshita', visto che ella era un impiastro con i dolci. Stava di fatto che Alhum era diventata una garanzia e che ormai i dolci di quel locale avevano ammaliato tutti i palati arabi e non.

"Domani al mio risveglio la prima cosa che farò sarà andare da Ahlum per mangiare una sfoglia." Annunciai mangiando un po' di pane arabo, Ahmad mi guardò attraverso il suo sguardo scuro mentre beveva dell'acqua.

"Quanto resterai questa volta Malik?" Mi chiese il mio socio.

In realtà non lo sapevo, ma sicuramente un po'. Avevamo da stendere il progetto per il nuovo cantiere, parlare con i fornitori ed organizzare i manovali. Poi c'era mia sorella ed il suo nuovo ragazzo... sicuramente avrei dovuto conoscerlo quindi stimare il mio tempo a Dubai.

"Resterò per un po' tutto settembre e se mi va anche ottobre." Risposi con un sorriso

Osservai Ahmad che sembrava rasserenarsi. "Raya e Ismael saranno felici di poter stare un po' di tempo con zio James."

"Anche io non vedo l'ora di riabbracciare i tuoi figli Amhad."

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