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CAPITOLO 4

O questo o quello

POV DANIELLE

Entro in camera con un’unica certezza: Richard mi renderà la vita impossibile.

Non credo di avere bisogno di ripetizioni, Mark ha fatto un ottimo lavoro nell’insegnarmi questa materia.

Decisa a non volere aiuto da nessuno, raggiungo Jay in salotto, dove lo trovo a giocare con la console.

Con tranquillità gli elenco tutte le motivazioni valide, credibili o meno, sul perché non voglio ripetizioni.

Una sola è vera. «Non mi servono. Da Mark ho studiato e ho recuperato tutte le lezioni perse, forse mi sono addirittura portata avanti con il programma. Non vedo perché devo fare questa cosa delle ripetizioni» dico incrociando le braccia. Non mi ascolta nemmeno. Sembra più impegnato a giocare al videogame. «Mi odia» me ne esco dopo aver capito che è una causa persa.

Jay sorride e scuote la testa. Per la prima volta, mette in pausa il gioco e si volta a guardarmi.

«Te la sei cercata. Se ti odia è colpa tua. E no, non esiste. Farai ugualmente le ripetizioni» sono le sue uniche parole.

«Chi ti odia?» dice Richard sbucando da non so dove. È di nuovo e sempre da noi. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Diavolo di un ragazzo.

«Tu la odi» spiffera Jackson.

Richard si volta verso di me e sbuffa in una risatina. Si avvicina e mi stringe così forte che mi sembra di sentire le ossa rompersi sotto la forza del suo abbraccio. Un brivido mi percorre la spina dorsale e il ricordo di Orlando torna nitido nei miei pensieri. Perché mi fa questo effetto? Perché riesce ancora a smuovere qualcosa nel mio petto?

Lo sento prendere un respiro profondo. Subito dopo ridacchia qualche parola sdolcinata che so benissimo essere finta. Lui ride ancora di più quando mi lamento della sua stretta, ci sta prendendo gusto a sbeffeggiarmi. Mio fratello, poi, si sta godendo lo spettacolo. Non devo cedere in nessun caso.

«Stretti in un solo abbraccio, dove due corpi diventano uno, dove uno esprime tutto l'amore che prova per l'altro» dice Richard quasi in un sussurro.

«L'unica cosa che uscirà qui sarà il pranzo, se non mi lasci» lo minaccio e incomincio a fingere dei conati. Lui si stacca all'istante.

«Piccola Brown, sarai figa quanto vuoi, ma fai davvero schifo come attrice.» Ride. Gli mostro la lingua in risposta. «Che state facendo?» cambia argomento e si getta a peso morto sul divano.

Irritante? Lo è. Invadente? Lo è. Figo? Per mia sfortuna, lo è. È un piacere stare con lui quando si comporta così? Non pervenuta.

«Mi ha supplicato di non farle prendere ripetizioni.» Il mio cuore perde un battito quando gli occhi di Richard incontrano i miei e mi fulminano. Gli sto mettendo i bastoni tra le ruote, lo so.

Mi sento a disagio, ma la cosa sembra divertire mio fratello.

Distolgo lo sguardo e prendo un respiro profondo.

Credevo che almeno lui mi desse manforte, invece mi sbagliavo di grosso.

Con una smorfia di disgusto, mi allontano. Non posso restare un secondo di più.

Sento Richard che, urlando, mi ordina di portare loro due birre perché sono assetati e hanno bisogno di rigenerarsi. Lo ignoro.

***

Sono chiusa in camera mia da soli dieci minuti, quando qualcuno entra senza bussare. Mi volto e guardo il ragazzo in modo spavaldo. Lui sembra essere qui per reclamare le sue amate birre. Si guarda intorno e si avvicina a me.

«Di sicuro qui non trovi da bere, quindi esci.»

«Perché? Mi piace qui e mi piaceva chi ci dormiva» dice guardandosi attorno. Un pugno mi colpisce in pieno petto.

Cazzo, sa come ferirmi.

Distolgo lo sguardo da lui e deglutisco. Alla fine avevo ragione io e non il dottor Tolley. Si è solo divertito e non ha mai provato nulla per me. In me rivede Jennifer. «Me la ricordavo diversa e non così da... da Danielle.» E afferra l'unico libro che non doveva prendere dalla scrivania, aggrotta la fronte quando legge il titolo. «After? Ti piace?»

Non rispondo, guardo altrove. Voglio che se ne vada e anche subito. «Ti piace un amore così? Un rapporto di amore e odio?»

«Tu definisci After una storia di amore e odio? Ma l'hai letto?» Torno a guardarlo.

«Sai, Linda lascia in giro le sue cose e io ho il brutto vizio di leggere tutto. Libri, appunti, compiti, foglietti nell'astuccio, messaggi nel cellulare, mail, conversazioni delle chat, diari sotto il letto...» Si interrompe e fa finta di sfogliarlo. «È comunque un libro.» Fa spallucce. Sospira e lo lancia sulla scrivania per poi avvicinarsi pericolosamente a me. Io indietreggio. Il suo sguardo spavaldo mi dà i brividi. «Sei diventata davvero tremenda, lo sai? E non nego che questa cosa mi piaccia» sussurra avvicinandosi al mio volto. Tenta di accarezzarmi il viso, ma mi ritraggo leggermente, evitando il contatto.

Non devo cedere.

Lui corruga la fronte. «Che c'è, hai paura?» E allunga la mano, sfiorandomi la guancia con il dorso.

Cedo solo perché la sua voce è calda e rassicurante, per nulla spaventosa e strafottente come poco prima. Posso paragonarla a quella della sera dietro la palestra.

Al contatto con la sua pelle, chiudo gli occhi per assaporare meglio quel momento e inclino la testa verso la sua mano. Lui la gira e avvolge la mia guancia in un modo davvero dolce e delicato. Non c’è arroganza in questo suo gesto.

Scuoto la testa e apro gli occhi, puntandoli nei suoi dove trovo la mia rovina. Non si muove, non sposta lo sguardo e la cosa mi rassicura. Lento, si accosta maggiormente, piazzandosi proprio vicinissimo. Anche se cerco di combatterlo, il mio corpo lo vuole.

Abbasso le palpebre e inalo il suo inebriante profumo che tanto mi è mancato.

Sono presa alla sprovvista quando la sua mano s’intrufola tra i miei capelli e mi attira a sé per darmi un bacio.

Non so che fare, assecondarlo o respingerlo, ma in ogni caso, va contro la mia volontà. Voglio questo bacio? Anche se le sue labbra sono immobili sulle mie e non esigono altro, non so che fare.

Ho passato il resto delle vacanze in terapia dal dottor Tolley solo per analizzare ciò che è successo tra noi e sinceramente ho paura di doverlo rifare. «Lasciati andare. Torna ad essere mia.»

Rimango stupita quando con la mano libera mi afferra per il sedere e mi alza, portandomi sulla scrivania. Socchiudo le labbra e lui coglie l’occasione per approfondire il bacio.

La sua lingua scivola nella mia bocca e i miei muscoli, tesi da settimane, si sciolgono in un solo istante.

Semplicemente stupendo.

«Dov'è la Danielle che mi ha urlato contro tutto il suo odio perché ho preso a pugni il suo fidanzatino biondo? Che ne hai fatto?» chiede staccandosi. Porta le mani sulle mie cosce e mi attira a sé facendomi sentire l’effetto che ha avuto il suo bacio.

«Ti piace questa Danielle?» mormoro quasi esasperata. Voglio di più di un semplice bacio, ma non posso. Me lo sono ripromesso.

«A me piaci così come sei e come vuoi essere.» Unisce le nostre fronti. «E a te? Piace il nuovo me?»

«Non ti conosco nemmeno.» Ridacchio.

«Ti piacerebbe conoscermi? Ti piacerebbe cancellare tutto e provare a ricominciare? Ho tanto tempo questa volta.» Sorride tornando a carezzarmi la guancia con il naso. Non esita a lasciare qualche bacio sull’angolo della mia bocca.

Già, ora ha tempo. Le altre volte doveva sempre scappare da qualche parte, o finiva la ricreazione o doveva andare all'audizione o addirittura partire e non tornare per mesi, e come dimenticare quando gli ho urlato contro il mio odio pochi istanti dopo aver fatto sesso?

La sua voce è sincera, amorevole e mi fa intuire che vorrebbe davvero fare sul serio con me. Ma ora, che è diventato qualcuno, sarà peggiorato.

È solo questo quello che ti preoccupa? E se ha spifferato a tutti ciò che è successo ad Orlando e per questo è salito di grado?

Porto le mani sulle sue spalle e lo spingo per scostarlo. «E dai, piccola Brown. Concediti il lusso e il privilegio di conoscere da vicino il famoso Richard Breenly dei...» Ecco, come immaginavo. Ora che si sente rifiutato, prende il sopravvento il Richard bullo. Ed è proprio quello che non sopporto.

«A me non interessa quel Richard, sinceramente non mi attira nessuno dei Richard che mi hai proposto oggi.» A me piace il mio Richard, quello premuroso di quella sera.

Mi dà un bacio sulla fronte e sospira mentre io sorrido per il gesto dolce. È proprio così che lo voglio.

«Vedrai che cederai.» Sembra convinto delle sue parole. Chiudo gli occhi e accenno un sorriso mentre lui continua a tormentarmi.

Ad un tratto le sue mani s’infilano sotto lo stretto tessuto dei suoi boxer che uso come pigiama, fino ad arrivare a pizzicarmi il sedere. «Ho la possibilità di riavere i miei boxer? Sai, ora sono i miei preferiti» mi sussurra sulla pelle. Il suo respiro mi solletica, le sue labbra mi stuzzicano, le sue parole mi eccitano. Sorrido e scuoto la testa. Non esiste. «Ok, allora farai la brava e andrai in cucina a prenderci due birre.» Sbuffo e lo spingo lontano, scendo dalla scrivania e continuo a fare ciò che stavo facendo prima. «Comunque, mi dispiace per te ma le ripetizioni sono ufficiali. Non puoi evitarle.» Si diverte a girovagare per la mia stanza e a guardare le foto appese alle pareti. Ridacchia, quando vede quella che ha scattato Linda prima di salire sulla barca di Nick, con noi tre e le nostre facce buffe. Porta la mano ad accarezzare l’immagine e con il pollice sfiora le mie labbra immortalate.

Distolgo lo sguardo perché il suo gesto m’imbarazza. «Ti aspetto dopo cena.» Non lo guardo nemmeno quando decide d’uscire dalla stanza.

«Sarà dura.»

***

L’ora tanto attesa arriva in men che non si dica e in questo preciso istante sono davanti alla maledetta porta di casa Breenly mentre raccolgo il coraggio per suonare. Quando lo faccio, mi pento subito.

Davvero voglio fare ripetizioni con lui? Richard che ha preso a pugni Nick? Che ha portato Sarah a Orlando? Lo stesso che mi ha fatto correre per mezzo appartamento di Mark con le mani sporche di panna dopo che me le ero pulite nei suoi capelli? Il ragazzo che mi ha regalato una parte di sé, mi ha baciato ed espresso il desiderio di voler ricominciare. Lui che...

«Ah, sei tu» dice dopo avermi aperto la porta. Lui che è così lunatico.

La visione del suo petto nudo, di quei dannati addominali scolpiti e quelle braccia, abbastanza muscolose da riuscire a sollevarti e farti sedere sulla scrivania, mi distrae dai pensieri e mi riporta al momento in cui le mie dita hanno tracciato i contorni del suo tatuaggio pochi istanti prima di fare l’amore con lui. «Che fai? Vieni dentro o resti lì sulla porta?»

Indossa dei pantaloncini da basket e quel dannato capellino che copre i suoi splendidi occhi. Nel complesso, una visione stupenda.

Entro senza dire nulla e lo seguo al piano di sopra.

Quando arrivo nella sua stanza, sono colpita dall'enorme graffito che mi ricorda tantissimo quello dietro la palestra, anche se i colori sono diversi. Sorrido a quella visione e a quel ricordo.

Vederlo dal vivo fa tutto un altro effetto.

Seccato, mi ordina di sedermi e di dirgli di quale argomento abbiamo discusso a scuola. Lui si butta sul letto mentre a me ha destinato la sua scrivania, rigorosamente in ordine. Sembra non notare che mi sono bloccata davanti al disegno. Ubbidisco senza fiatare e inizio a sfogliare il libro alla ricerca del capitolo giusto.

Tossisco per richiamarlo e lui si alza di scatto per raggiungermi alla scrivania. Incomincia a leggere ciò che c'è scritto e mi ordina di prendere un foglio da un mobile lì vicino.

Inizia a scarabocchiare una serie di numeri che poi mi consegna come esercizio.

Le poche indicazioni che mi dà sono davvero irritanti. Alla fine mi fa leggere il capitolo perché poi tenti di mettere in pratica ciò che ho appreso. Usa un metodo di studio tutto suo.

Quando finisco, lo avverto e lui fa un balzo dal letto e si avvicina di nuovo, intrappolandomi tra sé e la scrivania. I nostri sguardi sono concentrati sul mio compito, finché Richard non prende la matita dalle mie mani e traccia una riga su tutto l'esercizio.

Cosa?

«Rifallo» mi ordina lanciando la matita sulla scrivania.

Mi acciglio senza capire. Mentre lui si getta di nuovo sul letto, io alzo gli occhi al cielo, irritata e molto seccata. Lo assecondo e, subito dopo, lo richiamo.

«Richard, ho finito, e il risultato è uguale. Dov’è il problema?» gli chiedo. Lui mi zittisce.

Perché devo fare questa baggianata se non mi serve? So tutto, capisco tutto, sono avanti rispetto alla media dei miei compagni. Non vedo il perché devo fare ripetizioni.

Forse Mark si è dimenticato di quella stupida promessa fatta al preside per cui avrei recuperato quest’anno le lezioni che ho saltato l’anno scorso?

«È uguale perché è giusto, ma in questo modo hai riletto il capitolo.»

«È inutile che ti arrabbi, sei tu che hai voluto questa cosa delle ripetizioni, non io. Quindi...»

«Non finirai mai tra le luride mani di quel viscido di Hansel» m’interrompe. Mi volto verso di lui stupita dalle sue parole.

Che diavolo vuole dire?

I miei occhi sono intenti a scrutare il suo volto corrugato, i suoi sono sul foglio. Mormoro un 'Ok' sottovoce. Si volta a guardarmi e i nostri sguardi si intrecciano saldamente.

«Ok» sussurra dolce. Lentamente gli occhi di Richard si spostano sulle mie labbra come se aspettasse quel non so che per fare il passo successivo.

«Ora devo occuparmi del compito vero e proprio» sussurro, nella speranza che qualcosa possa succedere. Mi va bene tutto, tranne restare qui, così vicina a lui, alle sue labbra e al suo letto. Non voglio che accada di nuovo. Non voglio commettere di nuovo quell’errore, non voglio continuare a sbagliare.

«Ok, prendi il quaderno allora» sussurra alzando gli occhi e fissandoli nei miei. Abbiamo il fiato corto. Comincio ad avvicinarmi a lui, spiazzandolo. Stranamente indietreggia per evitare il contatto. Voglio solo prendere il quaderno, nulla di più.

POV RICHARD

Il gioco è durato poco. I nostri sguardi si sono fusi di nuovo. I suoi occhi chiari sono sempre di più nei miei. Si sta avvicinando abbastanza piano e mi basterebbe solo uno scatto, un piccolo accenno per azzerare quel poco che ci divide, stampare le mie labbra sulle sue, afferrarla e sbatterla sul letto. Di nuovo. Sarebbe divino.

Coraggio, Richard, è ciò che vuoi, no? La vuoi di nuovo, no? Vuoi essere dentro di lei e desideri che lei ti avvolga con il suo calore.

Sai che punteggio ha e allora buttati di nuovo. Ti porterà ancora più in alto di quanto tu sia già.

Non m’interessa il suo punteggio, ma lei per com’ è.

Riesce a mandarmi a puttane il cervello. Salto da un pensiero illogico all'altro. Ci provo o no?

Prima l’ha fatto.

Sì, ma prima ti ha anche assecondato.

Continua ad avvicinarsi e, senza accorgermene, mi ritrovo a indietreggiare per evitare il contatto.

Ma che diavolo?

Si abbassa senza fretta. Inclina leggermente la testa di lato, mi sorride e si raddrizza subito dopo.

«Eccolo» sussurra così sensualmente che mi potrei sciogliere e continua: «Questo me lo spieghi?» Non si riferisce a ciò che sta succedendo, vero? No, perché non saprei dirlo nemmeno io che cosa sta accadendo. Le sorrido malizioso e vorrei risponderle qualcosa di tagliente che la faccia arrossire, ma vengo interrotto da qualcuno che bussa alla porta. Sospiro e vado ad aprire.

Quando si chiede di non essere disturbati per nessun motivo e si viene importunati comunque, è davvero irritante.

Alla porta trovo Sedrik che mi annuncia la presenza di una ragazza nel salotto di casa. Aggiunge che è alquanto scocciata. Annuisco congedandolo e chiudo la porta. Dan sta sfogliando il libro per cercare l'argomento che ha bisogno le spieghi.

Indosso una maglia e le dico di non muoversi da lì perché sarò subito di ritorno.

Mentre sto per uscire dalla camera, la sento borbottare qualcosa riguardante Sarah.

Scendo due scalini alla volta per far prima.

«Che diavolo ci fa lei qui?» chiede Sarah appena varco la soglia del salotto. La guardo in malo modo. «Non fare il finto tonto. So che è qui» continua. La sua tenacia è abbastanza divertente.

Le dico di smetterla, alla fine è un favore che faccio a Linda e Danielle non mi può interessare in nessun modo ma, chissà perché, ci crede a malapena. Si avvicina e mi punta il dito contro. La blocco per il polso e le sorrido.

«Che vuoi farmi? Avanti, dimmi che mi fai» domando.

«Si è fatta Lucas, te lo ricordi, sì? E potrebbe sorpassarti se le dai la possibilità» dice tra i denti. Se è per quello si è fatta pure me, anche se ero io sopra di lei. Quindi, dovrei già essere in alto.

«Be’, anche tu ti sei fatta Lucas. Che c'è, sei gelosa di una ragazzina problematica che ha ottenuto una cosa per cui tu, per averla, hai dovuto svalutarti?» le domando. Lei scatta e con l'altra mano riesce a darmi uno schiaffo.

Questa me la paga.

«Scusate l'interruzione, ma la ragazzina difficile, che si è fatta Lucas e vorrebbe farsi chiunque respiri pur di sorpassare qualcuno per non so quale motivo, andrebbe via» ci interrompe una vocina flebile, ma decisa.

Merda.

Sul volto di Sarah è comparso un ghigno di vittoria.

«Oh, la piccola Brown è qui» dice scostandosi da me per dirigersi verso la ragazza. La strattono per bloccarla, ma lei riesce a liberarsi.

«Ahm, sì, credo che lei sia qui da qualche parete» risponde tranquilla Dan. Mi volto e vedo che le due ragazze sono faccia a faccia, pronte per darsele. O almeno Sarah lo è.

«Be’, allora perché la piccola Brown non se ne va e lascia me e il mio fidanzato in pace? Magari per sempre» continua l'irritante bionda.

Fidanzato, ma non diciamo fesserie. È solo la trombamica di turno. Posso lasciarla quando voglio.

Gli sguardi tra loro sono torvi, pieni di un odio che, sinceramente, non so nemmeno da dove sia nato. Danielle alza le mani in segno di resa e indietreggia di qualche passo, scuote la testa e borbotta qualcosa come: 'Voi siete malati' per poi dirigersi verso l'uscita.

La richiamo cercando di bloccarla e muovo dei passi per raggiungerla. Sarah tenta di afferrarmi per il braccio, ma le sfuggo e ringrazio il cielo che Dan si sia fermata.

Dalla tasca estraggo il cellulare e glielo porgo. Con uno sguardo dubbioso, allunga la mano e lo prende per poi voltarsi e dirigersi a casa sua senza esitare. Appoggio la mano sulla porta, come se solo questo gesto riuscisse a fermarla o a chiederle scusa o a lenire la mia rabbia. «Oh, finalmente. Non la sopporto quella sciacquetta» borbotta Sarah che ormai mi ha raggiunto nell'atrio. «L’altro giorno l’ho dovuta persino abbracciare perché c’era Jay. Volevo strangolarla.»

«Esci» dico senza guardarla. Ho ancora gli occhi sulla mia mano che lenta si sta chiudendo a pugno. «Esci, vattene, vai da qualsiasi altra parte basta che sia lontano da me. Vattene subito» le urlo posando la fronte sulla porta accanto alla mano che è stretta in un pugno duro. Sono esausto.

«Cosa? Ci tieni a lei?»

«No.» Mi volto di scatto. Punto i miei occhi nei suoi che sono sgranati. «Ma non puoi e non devi venire mai più a casa mia e dire chi può o non può restare. Potrà esserci quello che diavolo vuoi tra noi o tra voi, ma questo assolutamente no. Ora vattene via. Subito» e alzo la voce ancora di più. Mi ha stancato.

Mio padre sbuca dallo studio e Linda, con un’espressione assai divertita, gli si affianca.

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