CAPITOLO 1
-Respira... respira con calma... non ci riesco!
Urlo esasperata perché ancora una volta ho combinato un pasticcio con il mio capo, Dio, ora cosa farò, mi ucciderà se lo scopre. Una delle impiegate entra in bagno, io faccio finta di sciacquarmi il viso per non farle notare il mio nervosismo.
"Cosa devo fare, mi licenzierà".
Mi strofino gli occhi mentre penso a un modo per affrontare la situazione, ma....
-Ahhhh!!....
Ho fatto un casino e ora ho il sapone negli occhi.
Comincio a gridare aiuto, ma la ragazza che era con me in bagno scappa via dandomi della pazza. Sì, sono così maldestra, il pensiero della faccia arrabbiata del mio capo mi terrorizza molto, molto più del film dell'esorcista e per questo non mi sono accorta di avere il sapone sulle mani.
Lavandomi la faccia, sospiro e mi asciugo il viso con il maglione, scuoto le mani e socchiudo gli occhi per schiarirmi la vista. La porta si apre e le segretarie dell'ingresso principale mi guardano con disprezzo, mi guardo allo specchio e mi rendo conto che non solo mi sono lavata la faccia, ma che il mio maglione di lana è un disastro.
Ma chi non sarebbe spaventato dalla faccia terrificante di un capo che ti porterebbe via tutto con una sola parola "addio".
"Come lo odio!"
-Signorina Villanueva! -Mi sono spaventata a morte quando ho sentito che le risorse umane mi stavano chiamando.
La voce è stata interrotta da un'altra voce che diceva "scendi" alle risorse umane.
"Non sarei in grado di?
-Villanueva.
Mi fece impallidire dal terrore.
"Dannazione, è lui!
-Villanueva", si schiarì la voce, "La informo che non sono arrabbiato".
"Sei serio?"
-Sono serio - "Mi hai appena letto nel pensiero? -Ecco perché le chiedo il favore di presentarsi immediatamente nel mio ufficio".
La reazione del mio capo non fu quella che mi aspettavo, ero importante per lui eppure non era arrabbiato con me. Non volevo che si arrabbiasse con me, così corsi come un matto verso la porta del suo ufficio, ma quando stavo per aprirla sentii quella sensazione che mi faceva digrignare i denti, mi faceva accapponare la pelle perché è la stessa sensazione che mi dice che non succederà nulla di buono.
"Non essere sciocca, è solo paura".
Mi spingo ad aprire la porta. Lo faccio a occhi chiusi, mentre faccio due passi dentro il suo ufficio, apro l'occhio sinistro per paura di guardarlo in faccia.
-Entra", sentendo la calma del mio capo nella sua voce mi sento sollevata che non sia arrabbiato con me, "Lira, cosa stai aspettando?
Mi rendo conto che il suo tono di voce sta cambiando quando vedo che non mi sono ancora mossa da casa mia. Deglutisco a fatica prima di chiudermi la porta alle spalle. Mi avvicino e tiro indietro una delle sedie davanti alla sua scrivania, stavo per sedermi quando lo sento sussurrare il mio nome con fastidio.
-Ti chiede solo una cosa, una sola, ma tu non sei riuscita a fare nemmeno quella, sei davvero lenta o cosa?
-Io... Lea...
-E per di più mi stai contraddicendo! -Mi urla contro, sbattendo il suo banco sulla scrivania: "Dovevi solo mettere tutto in una cartella per la presentazione! -Come cazzo è possibile che tu non sappia fare nulla!
-Giuro che l'ho fatto perfettamente... Signor Vlarios.
-Davvero? -Il suo tono sarcastico mi infastidisce, ma mi trattengo: "Per favore, è meglio che mi dica in cosa è bravo? -Mi guarda dalla testa ai piedi: "Non sei nemmeno adatto a uscire, Dio, hai un aspetto orribile e puzzi.
Mi sentivo davvero denigrato, davvero. So di non essere bella e di non vestirmi come le altre segretarie, ma ho fatto del mio meglio in tutti gli anni in cui ho lavorato per lui.
-Signore... non mi sono riposata e...
-Ma niente! -Mi zittisce all'improvviso.
-Io... sì, l'ho fatto... - Giustifico quello che è successo -Io ieri sera, signore, ho controllato che tutto fosse in ordine e beh... è stato lei a...
Non me l'aspettavo nemmeno, è successo tutto in un secondo. Mi aveva spinto al punto da farmi cadere dalla sedia. Scalciò la sedia con rabbia, mentre la mia mente si svuotava per la rabbia che avevo, nessuno mi aveva mai trattato così, nemmeno i miei genitori e non avevo intenzione di lasciar correre.
-Voglio che tu te ne vada da qui e come risarcimento per la cosa stupida che hai fatto non ti darò un centesimo.
-Non questo. -Ero stufa di lui. Non puoi buttarmi fuori senza un centesimo.
Per tutto questo tempo sono stata sottomessa per non perdere il lavoro e tutto per mia figlia, ma lui mi ha appena buttato fuori e per di più vuole togliermi i diritti per avergli leccato il culo per tutti questi anni, no, non lo tollero.
Voleva passare alle maniere forti, ma gli ho dato un calcio nei testicoli.
"Dio, sì, è stato bello".
Afferrai la sedia su cui ero seduto e lui mi guardò con sorpresa, dandomi del pazzo e cominciando a gridare aiuto come una bambina.
-Signore!
Quando mi voltai verso la porta, la sicurezza mi venne incontro e mi gettò a terra come se fossi un ladro.
-Chiamate la polizia! -Il mio capo gridò mentre la aiutavano a rimettersi in piedi: "Portatela fuori di qui e assicuratevi che vada in prigione".
-Non potete farmi questo!
Mi fece un sorriso maligno e mi disse in faccia che c'erano abbastanza prove contro di me per mandarmi in prigione per molto tempo e sentirlo dire era sconcertante,
"No. Se questo accade, non vedrò mia figlia".
Con le lacrime agli occhi la pregai di non farlo.
-Cosa? -Avvicina l'orecchio al mio viso: "Non ho sentito bene".
Fa un cenno con le dita e le sue guardie mi inginocchiano davanti a lui.
-La colpa... è mia... - le lacrime mi sgorgano un paio di volte per l'umiliazione - è stata colpa mia.
-Mmm... va bene. -Lasciala andare, questo le servirà da lezione, vero, Lira?
Digrigno i denti dalla rabbia perché dice il mio nome in modo sbagliato per chiamarmi velocemente.
-Sì.
-Perché devi rendere tutto così difficile? -Mi sussurra all'orecchio: "Nessuno può gestirmi, tanto meno una persona come te".
-Perché... perché mi fai questo?
-Perché, beh, è perché posso, perché voglio e perché ne ho dannatamente voglia". -Sorride in modo crudele: "Portala fuori di qui e trovami una nuova segretaria". -Lo guardo per l'ultima volta con tutto il mio odio.
-Bastardo!
Non posso fare a meno di gridarglielo in faccia e ancora di più perché so che sta godendo di questa umiliazione.
"Ama umiliare gli altri".
-Così non ci saranno rancori, ti farò un regalo.
-Cosa?
Mi afferra le guance con la mano destra in modo rude, possiede quel sorriso storto che odio con tutti i miei demoni che mi urlano contro per averli fatti uscire e lo picchia a morte... La pressione mi innervosisce, non riesco a reagire essendo sotto shock per quello che sta accadendo, le sue labbra erano contro le mie.